Notizie Notizie Italia Governo Meloni Tassa extraprofitti banche: un anno fa lo shock a Piazza Affari. Meloni, Giorgetti e l’incognita tesoretto

Tassa extraprofitti banche: un anno fa lo shock a Piazza Affari. Meloni, Giorgetti e l’incognita tesoretto

8 Agosto 2024 17:59

Ma la nuova edizione della tassa sugli extraprofitti ci sarà o no? Dopo giorni di indiscrezioni, dichiarazioni e smentite, arrivate anche da alcuni esponenti del governo Meloni, a dire le cose come stanno è stato il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti che, nell’affrontare il dossier, ha affermato che una nuova versione di quel prelievo tanto sponsorizzato l’anno scorso dalla stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni, poi volatilizzato, non ci sarà.

Detto questo, il titolare del Tesoro-Mef ha anche fatto una precisazione, riferendosi alle banche e assicurazioni che, insieme alle società energetiche, secondo le indiscrezioni piombate su Piazza Affari esattamente una settimana fa, avrebbero dovuto essere colpite da una nuova edizione del balzello.

Non ci saranno tasse sugli extraprofitti. Sui profitti sì, per loro come per tutti gli altri”, ha detto Giancarlo Giorgetti, nel corso della conferenza stampa di ieri, seguita al Consiglio dei ministri.

“Certamente le banche, come tutte le altre realtà che fanno utili e che stanno bene, saranno chiamate a contribuire come tutti i cittadini“, ha tenuto a puntualizzare il ministro.

Ovvero?

Se l’intenzione di Giorgetti era quella di rassicurare le banche e i loro azionisti, il risultato non è stato quello sperato.

I rumor sulle prossime mosse del governo Meloni contro le banche non sono infatti rientrati.

Tra l’altro, vale la pena di ricordare che cade proprio oggi, giovedì 8 agosto 2024, il primo anniversario dello shock della tassa sugli extraprofitti esploso a Piazza Affari:

il giorno, praticamente, di quella Caporetto di Borsa per i titoli delle banche italiane, che crollarono subito, quella mattina dell’8 agosto del 2023.

8 agosto 2023: un anno il tonfo delle banche con annuncio shock

Presi d’assalto dai sell dei trader sulla scia della notizia relativa all’arrivo di una tassa sugli extraprofitti, i titoli delle principali banche italiane quotate sul Ftse Mib di Piazza Affari affondarono esattamente un anno fa, l’8 agosto del 2023, nei primi minuti della seduta, con perdite fino a -9%, facendo scivolare la capitalizzazione del settore di qualcosa come 9,5 miliardi di euro, mentre gli analisti iniziano a lanciare i primi alert, commentando il provvedimento appena sfornato dal governo Meloni.

“Con una mossa a sorpresa, all’interno del Decreto Legge Asset approvato dal CdM, è stata prevista l’introduzione di un prelievo fiscale aggiuntivo a carico delle banche”, scriveva Equita SIM, mentre il panico per il destino del settore bancario italiano spiccava sui siti finanziari di tutto il mondo.

Bloomberg lanciava l’allarme con l’articolo Italy’s New Tax Wipes Out $10 Billion from Market Value of Banks”, ovvero: “La nuova tassa in Italia cancella $10 miliardi di capitalizzazione delle banche”.

Tassa extraprofitti banche, Salvini-Tajani: tutta colpa della Bce

Tutta colpa dei rialzi dei tassi anti-inflazione lanciati dalla Bce di Christine Lagarde, tuonavano i vicepremier
Matteo Salvini e Antonio Tajani.

Gli introiti (della tassa sugli extraprofitti) serviranno per dare un aiuto per i mutui prima casa e per il taglio delle tasse”, proclamava il leader della Lega e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini.

“Usare parte dei profitti miliardari delle banche per aiutare famiglie e imprese colpite dall’aumento dei tassi. Una norma di buonsenso approvata in Consiglio dei Ministri per sostenere chi è in difficoltà. Avanti così”, scriveva Salvini su X ex Twitter, dopo l’ok alla misura dato dal Consiglio dei ministri convocato alla vigilia, lunedì 7 agosto.

I sell scatenati su tutti i titoli delle banche italiane portavano i titoli di Bper e di Mps a crollare in quel Black Tuesday dell’11% circa. 

L’indice Ftse Mib, noto per la forte presenza dei titoli bancari, concludeva la sessione in calo del 2,12%, a quota 27.942 punti.

Una tassa nata già morta?

Già da allora, forse, si sarebbe dovuto capire che la tassa sugli extraprofitti delle banche era nata già morta, visto che il contenuto del provvedimento veniva cambiato subito, nello stesso giorno del crollo di Borsa dei titoli degli istituti di credito italiani: a subire variazioni, le soglie superate le quali sarebbe scattato il prelievo di Stato.

Il governo Meloni iniziava così subito a tornare sui suoi passi, in quella che, nel corso dell’estate, si sarebbe confermata una vera e propria Odissea, che avrebbe preso in ostaggio oltre a Piazza Affari anche i BTP e, di conseguenza, lo spread BTP-Bund.

Lorenzo Codogno, visiting professor alla London School of Economics e fondatore di LCC Macro Advisors, ex dirigente generale al Dipartimento del Tesoro del Ministero dell’Economia e delle Finanze, commentava sull’allora Twitter quella tassa, dopo l’intervista rilasciata al canale Class CNBC:

“La tassa sugli extraprofitti rivela l’atteggiamento del governo. Il Re è nudo“, scriveva l’economista. “Le banche sono un target facile per i populisti“, continuava Codogno, facendo notare che “un attacco” contro gli istituti di credito avrebbe fatto “solo guadagnare un sostegno politico”.

La tassa sugli extraprofitti sconcertava il mondo dell’alta finanza, anche per il modo in cui era stata annunciata: l’FT parlava in particolare del caso del ministro dell’economia Giorgetti latitante.

Gli investitori di tutto il mondo dovrebbero essere più allarmati dal modo con cui è stata varata la riforma piuttosto che dai dettagli” scriveva il Financial Times, definendo la tassa sugli extraprofitti delle banche un’arma spuntata, in quanto quelle tasse avrebbero potuto magari riempire le casse dello stato ma solo “nel breve termine”, azzoppando nel frattempo “la fiducia degli investitori e le prospettive future delle aziende”.

Tra l’altro, contestava il quotidiano britannico, quell’annuncio inatteso era stato fatto per l’appunto “in assenza del ministro delle Finanze”.

Come se non fosse bastato, faceva notare l’FT, il governo Meloni aveva anche “rivisto le cifre diramando un comunicato stampa”, a conferma di come il ragionamento che aveva fatto sulle conseguenze della tassa (sugli extraprofitti) fosse stato “sbagliato o neanche ci fosse”.

Certo, neanche il quotidiano della City avrebbe potuto prevedere, forse, che quella tassa in stile arma spuntata alla fine sarebbe stata di nuovo corretta, fino ad arrivare a non esistere più, soppiantata da una scappatoia orchestrata ad arte per affossarla del tutto.

Invece che colpire le banche italiane, quella tassa avrebbe finito per renderle, parola della stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni che tanto l’aveva promossa e blindata, ancora più forti.

La stizza dei banchieri e il rischio su BTP e spread

A esplodere subito dopo l’annuncio shock era anche la stizza dei banchieri e dei grandi azionisti delle banche, negli stessi giorni in cui le agenzie di rating iniziavano a calcolare l’entità possibile dei danni che l’imposta avrebbe provocato.

“La decisione del governo italiano di imporre una tassa sugli extraprofitti delle banche, se applicata nella forma attuale, colpirebbe in modo significativo gli utili netti delle banche e sarebbe un fattore ‘credit negative’ per il settore bancario del paese”, scriveva Moody’s Investors Service.

Si faceva risentire anche l’FT con l’articoloGiorgia Meloni’s first brush with markets undermines Italy’s credibility ovvero “Il primo scontro di Giorgia Meloni con i mercati mette a rischio la credibilità dell’Italia”,  segnalando il rischio che l’attuazione della misura avrebbe avuto anche sui titoli di stato italiani, dunque sui BTP.

Il Financial Times parlava di una mossa che aveva, di fatto, “inflitto un grave danno allo sforzo della presidente del Consiglio Giorgia Meloni di proiettare un’immagine di custode fiscalmente responsabile dell’economia del suo paese”.

Il prelievo che sarebbe stato bocciato, oltre che dai mercati anche dalla Bce, dopo che i tecnici del Senato avevano sollevato dubbi sulla sua costituzionalità, continuava tuttavia a essere difeso strenuamente dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni in primis.

“Non intendo difendere le rendite di posizione”, spiegava la premier in quei giorni infuocati di agosto, in un’intervista rilasciata a Il Sole 24 Ore, mentre i BTP confermavano l’effetto negativo che l’annuncio del prelievo aveva già provocato sulla carta italiana.

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Il resto è storia, con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni costretta alla fine a gettare la spugna, dicendo suo malgrado si a quella scappatoia di Stato a cui che le banche italiane avrebbero poi fatto ricorso.

Risultato dell’Odissea: nelle casse dello Stato non sarebbe arrivato un euro, come sarebbe emerso subito dai conti delle banche italiane più importanti, come quelli di UniCredit e Intesa SanPaolo.

Nel bel mezzo degli utili record incassati dalle banche italiane grazie all’effetto dei rialzi dei tassi da parte della Bce di Christine Lagarde, la tassa sugli extraprofitti tanto voluta da Meloni, poi annacquata e sostituita da una sua versione più light fino, praticamente, a sparire, veniva definita semplicemente una farsa.

Fino alla scorsa settimana, se di tassa sugli extraprofitti delle banche si è parlato, è stato fatto in questi termini, con diversi esponenti dell’opposizione che hanno rinfacciato al governo Meloni il prelievo che, alla fine, non c’è mai stato.

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Poi, giovedì scorso, sono circolate di colpo indiscrezioni sulla possibilità di una nuova edizione dell’imposta.

La reazione dei titoli delle banche italiane è stata immediata: le azioni hanno puntato immediatamente verso il basso, con Mps e UniCredit che hanno registrato perdite pesanti.

Sono state poi le dichiarazioni rilasciate in particolare dal sottosegretario all’Economia Federico Freni, e successivamente dal vicepremier, leader di Forza Italia e ministro degli Affari esteri Antonio Tajani, a cercare di rassicurare i mercati sull’intenzione del governo Meloni di non annunciare un nuovo prelievo.

Ieri, la smentita ufficiale dei rumor è arrivata dal ministro delle Finanze Giancarlo Giorgetti, al termine dell’ultimo Consiglio dei ministri che ha approvato il decreto omnibus.

Le banche italiane continuano a essere attentamente monitorate a Piazza Affari e non solo per i rumor vari sulla tassa o su manovre su cui il governo Meloni starebbe riflettendo, ma anche per il contesto delicato che l’azionario globale sta vivendo, dopo il Black Monday di lunedì scorso, che ha interessato tutte le borse principali.

Si cerca anche di capire quello che sarà l’effetto dei tagli dei tassi della Bce che, in un momento si riaccende in modo importante negli Stati Uniti la paura di una recessione, potrebbe essere costretta a ragionare sulla prospettiva diuna raffica di tagli da parte della Federal Reserve.

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Giorgetti su tesoretto e tassa extraprofitti banche

Nell’affrontare il prossimo dossier caldo della legge di bilancio che dovrà essere stilata dal governo Meloni, a fronte della possibilità che sulle casse dello Stato italiano sia arrivato un tesoretto, Giorgetti si è mostrato cauto, invitando anche tutti i presenti alla prudenza, limitandosi a dire: “Aspettiamo”.

Ma le rassicurazioni del ministro sul fatto che l’esecutivo non varerà nessun’altra tassa sugli extraprofitti delle banche non sono riuscite a far rientrare del tutto le indiscrezioni su un nuovo eventuale piano firmato dal governo Meloni teso a penalizzare gli istituti di credito. Tutt’altro.

Nuovi rumor sono arrivati oggi con un articolo di La Repubblica dal titolo “Giorgetti alle banche ‘Devono contribuire’ Tassi più alti sui conti”.

Dunque?

Nell’articolo firmato da Sara Bennewitz e Giuseppe Colombo, è stata menzionata l’idea che il governo Meloni starebbe considerando per costringere le banche italiane a contribuire ai conti dello stato (già lo fanno, ovviamente, con il pagamento delle tasse dovute).

Obbligare le banche a pagare ai loro correntisti gli interessi attivi sulla liquidità depositata nei conti correnti (…) Se la norma venisse applicata, i cittadini otterrebbero una remunerazione sui propri risparmi, mentre lo Stato incasserebbe il cosiddetto capital gain degli interessi maturati”.

In poche parole, ha continuato La Repubblica, le banche “sarebbero obbligate a remunerare i propri clienti e così facendo garantirebbero un gettito fiscale anche allo Stato”.