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Extraprofitti, parla Moody’s. Con Meloni VS banche e Bce rischio BTP?

Pubblicato 10 Agosto 2023 Aggiornato 11 Agosto 2023 16:29

Tassa extraprofitti banche, il commento di Moody’s post Fitch. Il Financial Times torna a strigliare il governo Meloni parlando di credibilità dell’Italia rischio. Inficiata immagine di una guardiana dell’economia fiscalmente responsabile. Risposta populista dopo stop reddito di cittadinanza.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni difende a spada tratta la tassa sugli extraprofitti delle banche annunciata dal suo governo, tornando ad attaccare la Bce colpevole a suo avviso di aver alzato i tassi. Nel frattempo, le agenzie di rating non rimangono certo in silenzio, e iniziano a calcolare il danno che il settore bancario soffrirebbe a causa del provvedimento shock.

Se Fitch scrive, nel suo report ad hoc, di ritenere che la tassa sugli extraprofitti minerà gli utili delle banche italiane ma anche che, almeno per ora, non i loro rating, la ‘sorella Moody’s’, che tra l’altro ha affibbiato all’Italia da tempo un rating sul debito italiano superiore di solo un gradino rispetto al livello “junk” (spazzatura) , sembra sfornare un’opinione più severa sulla mossa del governo Meloni.

“La decisione del governo italiano di imporre una tassa sugli extraprofitti delle banche, se applicata nella forma attuale, colpirebbe in modo significativo gli utili netti delle banche e sarebbe un fattore ‘credit negative’ per il settore bancario del paese”, si legge nella nota di Moody’s Investors Service.

La tassa, ha spiegato Moody’s, “aumenterebbe il peso fiscale complessivo delle banche, taglierebbe i profitti dell’intero sistema e ridurrebbe in modo significativo il beneficio arrivato al settore dai rialzi dei tassi di interesse ” lanciati dalla Bce di Christine Lagarde.

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“Se attuata nei termini attuali – viene spiegato nella nota – la tassa inciderebbe per il 15% circa sull’utile netto consolidato del 2022 del sistema bancario” italiano.

Così facendo, il provvedimento andrebbe a ostacolare ulteriormente la redditività delle banche italiane, aggiungendosi ad altri elementi negativi, ovvero all’indebolimento atteso nell’attività dei prestiti, all’aumento delle spese operative provocato dall’elevata inflazione e dalla crescita graduale dei costi di raccolta.

Vero è che Moody’s ha fatto notare che, in base ai suoi calcoli, “la redditività della maggior parte delle banche relativa al 2023, considerando anche l’effetto dell’imposta sugli extraprofitti appena annunciata da Meloni, si attesterebbe nel 2023 a un valore superiore a quello dell’utile netto del 2022.

E questa è comunque una consolazione, in un momento in cui, oltre all’appetibilità delle banche agli occhi degli investitori mondiali, a rischio è anche la reputazione dell’Italia, alle prese con quello che il Financial Times, in un nuovo articolo, definisce una sorta di voltafaccia del governo Meloni verso i mercati.

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FT: “primo scontro di Meloni con i mercati, a rischio credibilità Italia”

Giorgia Meloni’s first brush with markets undermines Italy’s credibility” ovvero “Il primo scontro di Giorgia Meloni con i mercati mette a rischio la credibilità dell’Italia”: è il titolo del nuovo articolo del Financial Times dedicato alla vicenda della tassa sugli extraprofitti delle banche, che ha sconcertato i mercati e che ha sicuramente inficiato quell’immagine market-friendly che il governo Meloni, all’epoca della sua nascita, era riuscito a comunicare al mondo, tenendo così a bada i gufi che avevano temuto, con la fine del governo Draghi, l’arrivo di un’ondata di scommesse short contro i BTP; dunque contro il debito pubblico made in Italy.

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“Inficiata l’immagine di Giorgia Meloni guardiana del debito”

Se le stesse agenzie di rating, Moody’s inclusa, hanno risparmiato all’Italia nuovi eventuali downgrade è stato proprio per la responsabilità fiscale di cui il governo Meloni ha dato finora ampia prova, guardandosi al contempo bene dall’adottare misure in qualsiasi modo troppo populiste e, soprattutto, potenzialmente pericolose per il sistema finanziario italiano.

Ma Giorgia Meloni, proprio ieri, ha difeso a spada tratta la tassazione sugli extraprofitti delle banche, parlando di “margini ingiusti delle banche” e rimarcando anche la sua opposizione nei confronti della Bce di Christine Lagarde.

“C’è stato un aumento dei tassi passivi che le banche hanno applicato ai propri clienti, ovvero un aumento di quanto la banca chiede al cittadino a fronte di mutui e prestiti, al pari del quale però dovrebbero aumentare anche i tassi attivi riconosciuti dalle banche a chi deposita. Però questo non è sempre accaduto e stiamo registrando utili record da parte di molti istituti bancari”, ha detto la presidente del Consiglio.

Meloni contro ‘margini ingiusti banche’ e Bce discutibile

Meloni ha parlato in occasione dell’intervento “Gli appunti di Giorgia”, con cui, oltre ad affrontare diversi dossier come il reddito di cittadinanza e il salario minimo, ha detto la sua sulla tassa sugli extraprofitti varata dal suo governo che ha scioccato i mercati e il mondo intero. E che, già di per sé, nei giorni scorsi ha instillato più di un dubbio su quell’atteggiamento market-friendly che la premier aveva mostrato di avere nei primi giorni del suo governo.

“Stiamo vivendo una fase economica e finanziaria complicata anche a causa dell’inflazione che si registra in tutta Europa, a cui la Bce ha risposto con un intervento del quale possiamo anche discutere…”, ha detto ancora Meloni, lanciando una stoccata alla Banca centrale europea.

Si potrebbe discutere dell’efficacia dell’iniziativa” della Bce, che “ha portato a una situazione in cui aumentano i prezzi, aumenta il costo del denaro e quindi anche dei mutui a tasso variabile, dei nuovi mutui e dei prestiti esistenti”:  una situazione che provoca “una contrazione dell’economia” e che richiede che “il sistema bancario si comporti in modo il più possibile corretto”.

Ora, con quella tassa sugli extraprofitti delle banche che l’FT considera avere un Dna prettamente populista, l’immagine di Giorgia Meloni come guardiana del debito pubblico italiano, e di conseguenza la reputazione stessa dei BTP, è stata gravemente danneggiata.

Il Financial Times parla infatti di una mossa del governo che ha “inflitto un grave danno allo sforzo della presidente del Consiglio Giorgia Meloni di proiettare un’immagine di custode fiscalmente responsabile dell’economia del suo paese”.

A commentare la mossa è stato di nuovo l’economista Lorenzo Codogno, che negli ultimi giorni ha parlato in altre occasioni del provvedimento contro gli extraprofitti delle banche appena annunciato dall’esecutivo.

“L’idea che il governo stesse diventando mainstream, muovendosi verso il centro e diventando responsabile da un punto di vista economico è ora in qualche modo danneggiata“.

Con quell’annuncio (che è stato fatto tra l’altro non dal ministro delle Finanze Giancarlo Giorgetti, ma dal vicepremier, ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture e leader della Lega Matteo Salvini), è nato secondo Codogno “il sospetto” di un governo dal volto non moderato come era sembrato all’inizio.

“Governo italiano comprende conseguenze populismo sui mercati?”

Nell’articolo l’FT ha definito non per niente l’ultima inattesa mossa del governo Meloni “un tentativo goffo e caotico di imporre una tassa sugli extraprofitti delle banche (NII) – minaccia che le stesse parole del ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti aveva ripetutamente cercato di smentire in passato – che ha sollevato interrogativi sulla comprensione, da parte di Meloni, di quelle che potrebbero essere le conseguenze, sui mercati, di decisioni improntate al populismo”.

Citata anche l’opinione di Lorenzo Pregliasco, analista politico e fondatore di YouTrend, che ha affermato che, “probabilmente, (il governo Meloni) ha creduto che “una misura contro un avversario relativamente non popolare come le banche avrebbe potuto essere venduta facilmente all’opinione pubblica, senza provocare un grande impatto sui mercati”.

Non è andata invece cosi, come ha dimostrato il crollo dei titoli delle banche italiane a Piazza Affari.

“Non hanno pensato che (l’annuncio della tassa) avrebbe prodotto la reazione che si è presentata. Hanno fatto davvero male i loro conti”, ha detto Pregliasco.

Probabilmente sotto attacco per avere affossato il reddito di cittadinanza, uno stop considerato “contro i poveri”, il governo Meloni è tornato – secondo gli analisti intervistati dal Financial Times – a sfoderare tutto il suo DNA populista nel tentativo di convincere gli elettori riguardo all’intenzione di blindare comunque, a dispetto dell’alt al RDC, i più poveri e i più fragili.

Mossa in stile Robin Hood. O segnale di disperazione?

“Una mossa in stile Robin Hood”, come ha detto all’FT Francesco Galietti, co-fondatore di Policy Sonar, società di consulenza del rischio politico con sede a Roma.

E certo le parole proferite ieri da Meloni, che è tornata a criticare anche la Bce, non hanno aiutato a riabilitare l’immagine improvissamente offuscata di un governo market-friendly agli occhi dei mercati.

Pregliasco ha detto che, di fatto, l’impressione è che il governo “abbia desiderato tornare a sventolare la narrativa contraria all’establishment, a favore di un elettorato di destra che, di fatto, odia le banche”.

Un segnale, probabilmente, di disperazione – ha detto ancora l’economista Lorenzo Codogno, visiting professor in practice alla London School of Economics e fondatore e capo economista della sua società di consulenza LC Macro Advisors, facendo riferimento all’appuntamento imminente della legge di bilancio – In autunno dovranno preparare la manovra e non hanno soldi per finanziare qualsiasi cosa”. E questo è un altro doloroso capitolo che il governo Meloni si troverà costretto ad affrontare.