Notizie Notizie Mondo Wall Street: Goldman Sachs presenta effetto sell su Pil Usa. E cosa farà la Fed sui tassi

Wall Street: Goldman Sachs presenta effetto sell su Pil Usa. E cosa farà la Fed sui tassi

8 Agosto 2024 12:47

Nel bel mezzo del caos che ha investito Wall Street, reduce dal grande shock del Black Monday, Goldman Sachs ha calcolato il rapporto che esiste tra i sell off che si sono abbattuti sull’azionario americano e il Pil Usa, rispondendo alla domanda cruciale: in che modo gli smobilizzi che colpiscono la borsa erodono i fondamentali dell’economia degli Stati Uniti?

Se da un lato viene messo spesso in evidenza il fatto che Wall Street tende a salire anche a fronte di un’economia zoppicante e non esattamente in buone condizioni di salute, facendosi pilotare piuttosto dalle scommesse varie sul trend dei tassi sui fed funds decisi dalla Fed, dall’altro lato il Pil degli Stati Uniti non può prescindere dalla performance della borsa.

Goldman Sachs fa la conta dei danni dopo shock Wall Street

Proprio questa relazione tra Wall Street e il Pil Usa ha portato Goldman Sachs a fare la conta dei danni. E così, nella nota “US Daily: How Market Moves Could Affect the Economy and the Fed” del 6 agosto scorso, gli analisti del colosso hanno riassunto quanto avvenuto nella terribile sessione di lunedì 5 agosto, nel Black Monday, quando lo shock della borsa di Tokyo, alimentato dal timore di una recessione negli Stati Uniti, dal boom della volatilità e dalla chiusura di posizioni di carry trade in yen, ha contagiato il mondo intero, facendo collassare l’azionario globale:

il Dow Jones ha concluso quella sessione affondando di più di 1000 punti, mentre nei minimi intraday il Nasdaq è crollato del 6%.

Tra l’altro il Nasdaq era già scivolato in una fase di correzione, dopo essere stato colpito da una carica di sell off che si era manifestata nelle sessioni precedenti con la pubblicazione dei conti delle Big Tech Usa (come Alphabet-Google, Microsoft, Amazon e Apple  e Tesla) scontando il fenomeno di una forte rotazione da parte dei trader verso i titoli tecnologici verso le small cap e le blue chip.

Nella seduta di lunedì, il Dow Jones e lo S&P 500 hanno concluso tra l’altro la sessione peggiore dal settembre del 2022.

Sebbene riuscito, il tentativo di ripresa di Wall Street della sessione successiva (martedì) è durato il tempo di una seduta, visto che ieri, dopo un avvio positivo, i principali indici azionari sono tornati a puntare verso il basso, chiudendo in territorio negativo, sulla scia anche del nuovo rialzo dell’indice della paura VIX.

Il tema di quanto una imponente virata ribassista di Wall Street possa frenare la crescita del Pil Usa, facendo piombare l’economia in una fase di recessione o di hard landing, rimane dunque decisamente attuale.

Incidenza su Pil sale considerando anche altre asset class

Nel rapporto relativo alla correlazione che esiste tra il trend di Wall Street e il Pil Usa, Goldman Sachs ha calcolato che, nel periodo compreso tra venerdì scorso, quando è stato reso noto il report occupazionale degli States, e la sessione del Black Monday, il mercato azionario americano è scivolato del 5% circa, a fronte di una ritirata dei tassi dei titoli di stato Usa a 10 anni, Treasury, pari a 21 punti base.

Da questi numeri è emerso che, stando al modello stilato dal gigante finanziario americano (FCI, indice delle condizioni finanziarie), i cambiamenti che hanno interessato Wall Street, i Treasury e altre asset class dovrebbero ridurre la crescita del Pil Usa, nel corso del prossimo anno, di 12 punti base, su base netta, il che significa che, presupponendo un’economia americana ancora in buone condizioni di salute, “i rischi (di un deterioramento dei fondamentali degli States), finora, appaiono limitati”.

Detto questo, “l’avvento di un qualsiasi ulteriore sell off del 10% dell’azionario potrebbe ridurre la crescita del Pil nel corso del prossimo anno di 45 punti base circa”.

Non solo:

“includendo le variazioni di altri asset che di norma accompagnano i sell off dei mercati azionari quando la paura sulla crescita del Pil aumenta, l’incidenza complessiva sarebbe di circa 85 punti base”.

Allo stesso tempo – si legge ancora nel report di Goldman Sachs -, “presupponendo un ritmo di crescita del Pil superiore al 2%, sarebbe necessario un ulteriore sell off significativo per portare da solo l’economia (americana) in recessione”.

Di quale portata? La risposta è di un sell off dovrebbe essere superiore al 20% per far scivolare il prodotto interno lordo in una fase di recessione.

Gli analisti del gigante americano hanno però  fatto notare che l’asticella per spingere la Fed a tagliare i tassi più velocemente probabilmente è diventata molto più bassa, visto che gli esponenti (della banca centrale) “potrebbero optare erroneamente per la cautela, in un contesto in cui non è necessario che i tassi siano elevati” e se si considera che “il livello attuale delle condizioni finanziarie tiene già in considerazione che il Fomc allenterà i tassi più di quanto era stato prezzato fino a qualche giorno fa”.

No taglio tassi di emergenza da parte della Fed

Allo stesso tempo, Goldman Sachs non crede che la Fed di Powell annuncerà un taglio dei tassi di emergenza,  in un contesto in cui lo S&P 500 è al momento in calo del 7% circa rispetto al record di sempre.

Vero che la Fed è bersagliata da diverse critiche, in quanto sarebbe “behind the curve”, ovvero in ritardo a tagliare i tassi, dopo averli lasciati ancora fermi nell’ultima riunione di luglio del Fomc, il suo braccio di politica monetaria.

Goldman Sachs non è però neanche particolarmente pessimista sul trend del Pil Usa.

Sebbene nel fine settimana i suoi analisti abbiano alzato l’outlook sul rischio di recessione dal 15% di probabilità al 25%, la banca non ritiene che una recessione sia imminente, facendo notare che Jerome Powell & Co. hanno tra l’altro molto spazio per iniziare a tagliare i tassi, e che la banca centrale americana potrebbe anche decidere di riattivare il piano di QE-Quantitative easing.

Goldman Sachs ha scritto inoltre che, “sebbene il rischio di una recessione negli Stati Uniti e di un aggressivo taglio dei tassi da parte della Fed sia leggermente aumentato, la nostra previsione di base prevede una crescita discreta, una continua disinflazione e una serie di tagli di 25 punti base a partire da settembre”.

Nella sua nota odierna, Jan Hatzius, responsabile economista e capo della divisione di ricerca globale sugli investimenti di Goldman, ha scritto che “la combinazione di un tasso di disoccupazione più alto e di una bassa inflazione ha ulteriormente rafforzato la prospettiva già solida di un allentamento della politica monetaria da parte della Fed”, aggiungendo che le attese della divisione di ricerca del colosso di Wall Street sono  di “tagli di 200 punti base nel corso dei prossimi uno-due anni”.

“Tuttavia – ha aggiunto Hatzius – crediamo che il mercato stia prezzando tagli troppo aggressivi nel breve termine , soprattutto riguardo alla probabilità di una sforbiciata di 50 punti base nel meeting del Fomc dei prossimi 17-18 settembre. Il nostro scenario di base aggiornato prevede che la Commissione taglierà i tassi di 25 punti base in ciascuna delle riunioni di settembre, novembre e dicembre, prima di annunciare un taglio di 25 punti nell’intero primo trimestre del 2025″.

Questa view, ha messo in evidenza Goldman, si basa sulla prospettiva di una crescita del Pil del 2-2,5% nei prossimi trimestri, in linea con la solidità delle vendite al dettaglio dei mesi di maggio e giugno e sulla scia del miglioramento dell’Ism non manifatturiero a luglio, così come anche della ripresa della crescita dei posti di lavoro (Usa) nel mese di agosto”.