Notizie Notizie Italia Tassa extraprofitti banche: dopo UniCredit neanche Intesa SanPaolo la pagherà

Tassa extraprofitti banche: dopo UniCredit neanche Intesa SanPaolo la pagherà

26 Ottobre 2023 11:14

Non solo UniCredit: anche Intesa SanPaolo, la banca italiana guidata dal ceo Carlo Messina, quella tassa sugli extraprofitti delle banche varata dal governo Meloni, non la pagherà.

Lo ha annunciato lo stesso istituto di credito, dopo che l’altroieri Piazza Gae Aulenti, con la comunicazione dei conti del terzo trimestre 2023, informava il mercato della sua decisione di non pagare il prelievo.

Intesa SanPaolo come UniCredit: non pagherà la tassa sugli extraprofitti

Nel corso della conference call con gli analisti, è stato lo stesso ceo di UniCredit Andrea Orcel a ricordare che, con quell’ultima versione della misura sbandierata con orgoglio dalla stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni, due sono le opzioni che il governo italiano ha messo a disposizione delle banche italiane:

“Una era pagarla, l’altra era di rafforzare le nostre riserve e non pagarla, a meno che queste non vengano distribuite in un secondo tempo”.

E UniCredit ha deciso di rafforzare le sue riserve, destinando 1,1 miliardi a riserve proprie non distribuibili.

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Altrettanto ha deciso di fare Intesa SanPaolo, che ha annunciato la decisione  con un comunicato ad hoc.

La banca ha reso noto che “l’imposta straordinaria calcolata sull’incremento del margine di interesse, come prevista dal Decreto Legge 10 agosto 2023 n. 104 convertito con modificazioni dalla Legge 9 ottobre 2023 n. 136, ammonta a circa 828 milioni di euro per il Gruppo e a circa 797 milioni di euro per la Capogruppo”, comunicando poi la decisione adottata dal consiglio di amministrazione, che si è riunito ieri:

quella di “destinare a riserva non distribuibile un importo pari a circa 1.991 milioni di euro, corrispondente a 2,5 volte l’ammontare dell’imposta di circa 797 milioni, in luogo del versamento di tale imposta, avvalendosi dell’opzione prevista dal predetto provvedimento”.

Ancora, Intesa ha annunciato che “la Capogruppo darà indicazione alle banche controllate interessate dal provvedimento (Fideuram, Intesa Sanpaolo Private Banking e Isybank) di adottare analogo orientamento, con una conseguente destinazione a riserva non distribuibile per il Gruppo Intesa Sanpaolo pari a circa 2.069 milioni di euro, corrispondente a 2,5 volte l’ammontare dell’imposta di circa 828 milioni”.

Praticamente, invece di versare la tassa sugli extraprofitti, la banca ha deciso di destinare a riserva una somma che ammonta a circa 2 miliardi di euro.

Banche ‘colpevoli’ di ‘profitti ingiusti’: gli affondi di Meloni

L’annuncio, unito a quello di UniCredit del giorno prima, sta sollevando diverse polemiche nei confronti di una tassa che, fin dall’inizio, è stata accusata di essere un vero e proprio attacco del governo contro il settore bancario, punito per aver macinato utili in tempi di rialzi dei tassi da parte della Bce.

Vero è che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni stessa aveva sottolineato come il provvedimento non avesse alcun intento punitivo nei confronti delle banche italiane. Ma frasi come ‘non intendo difendere le rendite di posizione”, così come il riferimento ai “profitti ingiusti” delle banche erano state interpretate come un vero e proprio attacco dell’esecutivo nei confronti degli istituti di credito.

Lo shock era stato importante: la tassa era piombata di colpo sui mercati con la cosiddetta manovra d’estate, contenuta nel Decreto legge del 10.08.2023 n. 104 (c.d. Decreto Asset o Omnibus bis), relativo alle disposizioni urgenti a tutela degli utenti, in materia di attività economiche e finanziarie e investimenti strategici.

L’annuncio del prelievo sugli extraprofitti era arrivato al termine del Consiglio dei ministri del 7 agosto: a farlo, non era stato tra l’altro neanche il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti (per un po’ di giorni non pervenuto), ma il vicepremier, leader della Lega e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini:

e già questo ‘piccolo’ particolare aveva angosciato i mercati, portando Piazza Affari a soffrire nel Black Tuesday dell’8 agosto una vera e propria Caporetto di Borsa.

Era seguito un dietrofront che aveva però macchiato ulteriormente la credibilità del governo Meloni, generando caos sui mercati.

Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi bollava l’imposta un “prelievo forzoso”, mentre i banchieri mal celavano la profonda irritazione, che in quei giorni veniva mostrata, tra gli altri, dal ceo di Illimity, ex numero uno di Intesa SanPaolo ed ex ministro del governo Monti Corrado Passera.

La tassa sugli extraprofitti delle banche finiva per essere bocciata anche dalla Bce, dopo che i tecnici del Senato stessi avevano sollevato dubbi sulla sua costituzionalità.

Ne risultava un vero e proprio pasticcio di Stato, poi diventato uno dei tanti casi della classica montagna che partorisce il topolino.

Arrivava infatti, alla fine, la versione più light della tassa, con cui venivano blindati anche i BTP, attraverso la Legge del 9 ottobre 2023 n. 136 di conversione del Decreto legge del 10.08.2023 n. 104.

Intesa SanPaolo tra novità su tassa extraprofitti e fattore dividendi

Con la nota odierna di commento sui mercati, Andrea Lisi di Equita SIM ha riassunto in una nota quanto emerso dal comunicato di Intesa SanPaolo:

“Intesa SanPaolo ha comunicato la decisione del CdA di destinare a riserva non distribuibile un importo per il Gruppo pari a €2,069mn, corrispondente a 2.5x volte l’ammontare dell’imposta straordinaria (che sarebbe stato di €828mn)”.

Lisi ha ricordato che Equita SIM aveva già considerato “la destinazione a riserva lo scenario più probabile”, al punto che l’impatto dell’imposta straordinaria non era stato considerato dagli analisti neanche nelle stime sui conti del 2023.

Alla luce della decisione di Intesa SanPaolo, l’analista di Equita ha commentato che “la destinazione a riserva non impatterà a nostro avviso la remunerazione per gli azionisti, con un 2023 DPS (dividendo per azione) che stimiamo pari a € 0.31 (pari a 70% dell’EPS, con yield > 13%)”.

Occhio inoltre al mese di novembre, quando Intesa SanPaolo “definirà anche l’ammontare dell’interim dividend, con importo minimo già stabilito a €2,45 miliardi (€0.136 per azione)”.

E occhio, ovviamente, alla pubblicazione dei conti del terzo trimestre della banca guidata da Carlo Messina, che avverrà venerdì prossimo 3 novembre.

Vale la pena ricordare anche l’affondo lanciato da Fratelli d’Italia (FdI) partito della presidente del Consiglio Giorgia Meloni contro Intesa, per quella che è stata definita la migrazione ‘forzata’ dei correntisti dall’istituto di credito alla sua digital bank Isybank.

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