Notizie Notizie Italia Tassa extraprofitti banche: la stizza dei banchieri e degli investitori

Tassa extraprofitti banche: la stizza dei banchieri e degli investitori

Pubblicato 11 Agosto 2023 Aggiornato 30 Agosto 2023 08:43

Banche italiane sotto la lente dei mercati dopo shock tassa extraprofitti. Gli istituti di credito iniziano a calcolare l’impatto del prelievo, mentre i banchieri e gli investitori bocciano la mossa del governo Meloni.

Le banche italiane rimangono osservate speciali dei mercati e della politica, dopo lo shock della tassa sugli extraprofitti annunciata qualche giorno fa dal governo Meloni. Tassa che è stata limata, ma che rimane pur sempre una minaccia, come sostengono diversi analisti, economisti e banchieri stessi: e non solo per i dividendi – e in particolare quelli promessi da UniCredit sono decisamente ghiotti – ma anche per gli utili e, dunque, per lo stesso credito erogato all’economia reale.

Si attende la posizione ufficiale dell’Abi, l’Associazione Bancaria italiana guidata da Antonio Patuelli che, nella giornata di ieri, ha riunito il suo comitato di presidenza, dedicando la riunione alla tassa, piombata all’inizio della settimana sul settore bancario italiano come un fulmine a ciel sereno.

Fulmine a ciel sereno in quanto il comparto bancario made in Italy stava vivendo un buon momento, forte delle ottime trimestrali snocciolate dai pesi massimi del settore e, anche, delle indicazioni positive emerse con la pubblicazione degli esiti degli stress test lanciati dall’Eba, Autorità bancaria italiana, e dalla Vigilanza della Bce.

Dagli stress test era emersa la sorpresa Mps, ma anche quella di FinecoBank, e quella targata Credem .

Il tutto, mentre la stagione delle trimestrali vedeva protagonista, di nuovo, gli ottimi conti di UniCredit, con tanto di nuova sorpresa sui dividendi sfornata dal Ronaldo dei Banchieri Andrea Orcel.

Molto bene anche Mps, apparentemente pronta, ormai da un po’, a lasciarsi alle spalle quella reputazione di tallone d’Achille del sistema finanziario italiano che l’aveva inseguita per anni, grazie alla forte ripresa della redditività.

L’esito degli stress test della Bce e dell’Eba prometteva più che bene per il settore.

Ma lo shock della tassa sugli extraprofitti ha scatenato subito il panico, alimentando un’ondata di dubbi sulla capacità delle banche di continuare a generare una solida redditività e, allo stesso tempo, di riuscire a fornire credito alle famiglie e alle imprese (in un momento in cui gli stessi istituti paventano una crescita dei crediti deteriorati, NPL, e si apprestano dunque a diventare più severi con i clienti e potenziali tali).

Di colpo, l’outlook sugli utili si è fatto con la notizia del prelievo, decisamente più offuscato. Per non parlare del danno che l’annuncio ha fatto immediatamente all’immagine market-friendly del governo Meloni.

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Tassa extraprofitti: Abi sorpresa, banche “molto unite”

Assediato da critiche provenienti da più parti, il governo Meloni ha fatto subito dietrofront, sebbene in un modo che diversi investitori e analisti hanno considerato piuttosto goffo, e sicuramente molto caotico.

La decisione di correggere il tiro, mettendo paletti al prelievo sugli extraprofitti, è stata considerata anche poco trasparente, vista la latitanza del ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti.

E’ in questo contesto che ieri l’Abi si è riunita, definendosi “sorpresa dalla tassa”. Le banche italiane si sono però dette anche “molto unite”.

Dal canto suo, il numero uno dell’Abi Antonio Patuelli, d’accordo con gli istituti di credito italiani, ha invocato un atteggiamento improntato alla “cautela, fermezza, serietà e al senso di responsabilità”, al fine di non far “precipitare le cose”.

Oggi una nota di Equita SIM ha fatto riferimento alla riunione citando le indiscrezioni sulle proposte avanzate dall’Associazione bancaria italiana.

Tra queste, “secondo quanto riporta Milano Finanza – ha riassunto Equita – ci sarebbe quella della “deducibilità fiscale della tassa nel corso dei prossimi cinque anni, per un possibile risparmio che Il Messaggero quantifica in 800 milioni”.

“Inoltre, secondo fonti riportate da Il Messaggero, rimarrebbe da chiarire se anche il margine di interesse prodotto dai titoli di Stato sia da includere nel calcolo della tassazione”.

Banche, Passera (Illimity): si spara nel mucchio, credito a rischio

Nel frattempo, diversi sono stati i banchieri che hanno fatto sentire la loro voce di dissenso commentando la mossa del governo Meloni, con dichiarazioni che a mala pena sono riuscite a celare il profondo sconcerto che sta agitando il settore.

Due giorni fa si era fatto già sentire Corrado Passera, ceo di Illimity:

Sparando, come si sta facendo, nel mucchio, il rischio paradossalmente, è quello di scoraggiare il credito alle piccole e medie imprese e alle famiglie“, aveva tuonato il banchiere, ricordando che, “in questi due anni”, le banche italiane hanno “aumentato i volumi di finanziamenti all’economia reale”, mantenendo “inalterato lo spread, adeguando la remunerazione dei depositi, compresa la giacenza a vista”.

Questo, per ritrovarsi “punite con una stangata fiscale che si aggiunge al maggiore rischio di credito che si sono prese”.

Corrado Passera è tornato a parlare anche nelle ultime ore, rilasciando un’intervista al quotidiano La Repubblica con cui è tornato sulla questione della tassa sugli extraprofitti.

La norma, ha auspicato il numero uno di Illimity ed ex ceo di Intesa SanPaolo, anche ex ministro del governo Monti, “va rivista, per cercare soluzioni prive di troppi effetti negativi”.

A me suona male sentir parlare di profitti giusti o ingiusti facendo riferimento a valutazioni politiche e non al rispetto di regole esistenti”, ha commentato inoltre il banchiere.

Il commento ha fatto chiaramente riferimento a quella frase di “margini ingiusti” che, l’altro ieri, è stata proferita dalla stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha blindato del tutto la ragion d’essere del prelievo.

L’effetto sorpresa del governo “avrà conseguenze negative per tanto tempo – ha fatto notare Passera- Una brutta pagina in Borsa: cifre e previsioni che si accavallavano, percentuali drammatiche di effetti sul patrimoni bancari, parametri che cambiavano a mercati aperti”.

La misura, ha detto ancora il numero uno di Illimity, rischia davvero di incidere sull’erogazione del credito, in un contesto in cui è già scattato, tra l’altro, l’alert credit crunch:

“Di fatto siamo già in contrazione in Italia: specie del credito alle Pmi, che emerge meno dalle statistiche ma sta diminuendo molto”.

Tassa extraprofitti: le banche iniziano a calcolare i potenziali danni

Dopo la conta dei danni a Piazza Affari, scatenata dall’annuncio improvviso della tassa sugli extraprofitti, alcune banche italiane hanno iniziato già a calcolare l’impatto che il prelievo avrebbe sui loro rispettivi conti.

L’impatto della tassa sugli extraprofitti di Bper Banca, per esempio, dovrebbe essere di 152,3 milioni, riporta il Sole 24 Ore, facendo riferimento a quanto emerso dai conti di Unipol (azionista di maggioranza della banca italiana con una quota pari al 19,9%).

Ieri sono arrivate anche le dichiarazioni di altre banche minori, come Banca Valsabbina che, nella nota relativa ai risultati del primo semestre dell’anno, ha sottolineato che seguirà con “attenzione l’iter normativo del provvedimento” sugli extraprofitti, al fine di “valutare compiutamente i possibili impatti sulla redditività netta dell’istituto”.

Si è fatta sentire anche Banca Etica, per voce della presidente Anna Fasano, lanciando l’alert sul rischio di un ulteriore credit crunch.

“Calcolare la tassa straordinaria sull’incremento del margine di interesse significa identificare come base di tassazione l’attività tipica della banca: l’intermediazione e l’erogazione del credito, con l’effetto di inibire gli istituti a rafforzare questa attività e spingerli a mettere energie e risorse nella distribuzione di servizi vari (assicurazioni prodotti di terzi, ecc) e nell’attività di trading anche speculativo – ad esempio i crediti da bonus fiscali – i cui risultati non vengono colpiti”, ha detto Fasano, aggiungendo, stando a quanto riportato dall’agenzia Ansa, che la misura “provocherà ulteriore credit crunch”.

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Banche italiane, azionisti: ‘mossa tragica, confisca degli utili’

Oltre ai banchieri, sono scesi in campo anche alcuni analisti facenti parte delle divisioni di ricerca di alcuni grandi azionisti delle banche italiane, come ha riportato l’articolo del Financial Times “Top investors attack Italy’s botched windfall tax on banks“:

Una mossa tragica – ha commentato David Herro, responsabile degli investimenti di Harris Associates, sesto azionista più importante di Intesa SanPaolo – Per anni le banche hanno arrancato in un contesto di bassi tassi di interesse. Nessuno ha chiesto l’elemosina nè aiuti. Ora finalmente assistiamo a una qualche forma di normalizzazione e il governo confisca i profitti”.

Oliver Collin, co responsabile della divisione di azionario europeo di Invesco, tra i principali azionisti di UniCredit, ha affermato inoltre che la tassa sugli extraprofitti riflette “una combinazione di assenza di chiarezza e di un voltafaccia totale in termini di politica”.

Ha fatto riferimento alla confusione con cui il provvedimento è stato annunciato anche Jérôme Legras, managing partner di Axiom Alternative Investments, azionista di banche italiane tra cui UniCredit e Intesa Sanpaolo:

“E’ un po’ tutto confuso – ha detto Legras – I numeri non sono stati chiari, hanno colto tutti di sorpresa, nel bel mezzo dell’estate, e il modo in cui è avvenuto l’annuncio è stato strano”.

Dal canto suo Justin Bisseker, analista della divisione bancaria di Schroders, che è tra i primi dieci azionisti di Intesa SanPaolo e uno dei 15 principali azionisti di UniCredit, ha ricordato che “per tanto tempo gli investitori sono stati riluttanti a fidarsi dei titoli bancari”, a causa di “quelle cicatrici” lasciate dalla “crisi finanziaria globale, della crisi dell’euro, dall’arrivo di più regole” emanate per disciplinare il settore.

Un coro di critiche, insomma, dal mondo degli investitori, nei confronti della mossa del governo Meloni, che ha lasciato di stucco non solo Piazza Affari, ma anche la City e i mercati finanziari mondiali.