Notizie Notizie Italia Banche italiane: utili e dividendi da sogno, polemiche su tassa extraprofitti Meloni

Banche italiane: utili e dividendi da sogno, polemiche su tassa extraprofitti Meloni

14 Febbraio 2024 12:14

Il primo beneficiario degli utili delle banche italiane sarà lo Stato“. Parola del numero uno dell’Abi (Associazione bancaria italiana) Antonio Patuelli, che ha parlato oggi ai microfoni del GR1 Rai.

In un momento in cui la lente dei mercati continua a focalizzarsi sui profitti delle banche, che in Italia si sono confermati nel 2023 particolarmente corposi grazie ai rialzi dei tassi varati dalla Bce, e in un momento in cui non mancano le polemiche – tra chi punta il dito contro i ghiotti dividendi promessi agli azionisti e chi contro la mancata applicazione della tassa sugli extraprofitti che era stata annunciata in pompa magna dal governo Meloni – Patuelli ha rimarcato il contributo che gli istituti danno allo Stato.

Utili banche, Patuelli: il primo a beneficiarne, con le tasse, sarà lo Stato

Facendo riferimento al boom di utili incassati dalle banche italiane nel corso del 2023, il presidente dell’Abi Antonio Patuelli ha presentato le tre direzioni verso cui andranno i profitti bancari:

“La prima in imposte, nel senso che i dividendi avranno una somma di imposte che raggiunge quasi il 60%. Quindi il primo che beneficierà degli utili bancari sarà lo Stato”.

Poi, “ne beneficeranno gli azionisti e ne dovranno beneficiare le banche con robusti accantonamenti“.

Meloni su tassa extraprofitti più light: così le banche pagheranno più tasse

La frase proferita da Patuelli su come lo Stato italiano beneficerà degli utili delle banche – nonostante le entrate mancate che avrebbe incassato con l‘applicazione della tassa sugli extraprofitti – ricalca quanto detto dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel corso della conferenza stampa di fine anno 2023, rimandata al 4 gennaio di quest’anno.

Interpellata sul prelievo diventato ormai fantasma, la premier Meloni aveva ricordato, infatti, come l’applicazione della versione più light della tassa sugli extraprofitti avesse portato diverse banche italiane a non pagare l’imposta, ma “ad accantonare un importo pari ad almeno due volte e mezzo l’ammontare della tassazione in una riserva non distribuibile”:

una soluzione che, aveva sottolineato la presidente del Consiglio, non solo a suo avviso si sarebbe tradotta in una maggiore erogazione del credito, ma anche nel versamento di più tasse allo Stato da parte degli istituti di credito:

“Udite, udite: questo comporta anche nel medio periodo che molte di quelle banche alla fine pagheranno più tasse di quelle previste con la tassazione sugli extraprofitti”, aveva sottolineato la premier, parlando di operazione win-win per lo Stato.

“Per lo Stato è un’operazione Win-Win. A noi non toglie niente – aveva rimarcato Giorgia Meloni – Da una parte consente un’ipotesi che è pagare subito la tassa, dall’altra consente un’ipotesi che è il rafforzamento del capitale e quindi ritorni positivi per i contribuenti, ritorni positivi per lo Stato“: quest’ultimo aspetto è stato messo oggi in evidenza dal presidente dell’Abi Antonio Patuelli.

Detto questo, va ricordato che in quella occasione, Meloni aveva detto anche che la decisione di diverse banche di accantonare a riserva l’importo pari a due e mezzo l’ammontare della tassazione si sarebbe tradotta in una maggiore erogazione del credito a favore di famiglie e imprese:

Aumentando le riserve aumenterà anche il credito che viene erogato ai cittadini”.

Meloni aveva citato “gli accordi di Basilea”, affermando che “più si rafforza il capitale della banca, più aumenta il volume possibile degli impieghi. Quindi, nel caso in cui si optasse per questa ipotesi – quindi non versamento immediato della tassazione, ma accantonamento di almeno due volte e mezzo l’importo della tassazione in una riserva non distribuibile – questo comporterebbe un aumento del credito che viene erogato“. Sarà per lei forse, ma non per la platea degli esperti.

L’assunto è stato smentito in primis dall‘economista e analista finanziario Mario Seminerio, autore di Phastidio.net che, dati alla mano, ha fatto notare, nell’articolo da lui scrittoSpezzeremo le reni ai margini delle banche” come proprio quella dichiarazione di Meloni sulla relazione tra più capitale e più erogazione del credito faccia acqua da più parti:

Non c’è alcun aumento di credito erogato. Incredibile, vero?“, ha fatto notare l’economista Seminerio, riferendosi ai dati mensili diffusi dalla stessa Abi, nell’articolo pubblicato alla fine di gennaio.

Quella frase di Doris: se fai più utili paghi più imposte

Detto questo, oltre alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al numero uno dell’Abi Antonio Patuelli, a far notare come alla fine, a fare gli extraprofitti sarebbe stato lo Stato in primis, era stato alla fine dello scorso anno, in concomitanza con la pubblicazione degli utili del terzo trimestre del 2023, anche il numero uno di Mediolanum Massimo Doris, che aveva ricordato l’equazione più utili incassati dalle banche, più tasse allo Stato.

“Peraltro quest’anno (2023) le banche pagheranno come minimo il 50% in più di imposte ordinarie rispetto al 2022, perchè se fai più utili paghi più imposte. Quindi, l’incasso da parte dello Stato sarà molto cospicuo: un extraincasso per lo Stato ci sarà, dalle imposte ordinarie”, aveva spiegato Doris.

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La polemica esplosa sulla tassa sugli extraprofitti delle banche italiane (che non c’è) continua tuttavia ad accendere il dibattito politico.

Da alcuni calcoli è emerso anche che la scappatoia di Stato arrivata dal governo Meloni avrebbe  permesso agli istituti di credito di guadagnare anche qualcosa come 3-4 miliardi di euro in più, come ha riportato il quotidiano La Repubblica, in un articolo pubblicato nella giornata di ieri.

Nell’articolo il giornalista Andrea Greco ha spiegato infatti che, grazie alla scappatoia di Stato, come era già emerso tra l’altro alla fine del 2023, diverse banche italiane “invece di versare l’imposta hanno optato per un incremento delle riserve“:

in questo modo, gli istituti sono riusciti a dimezzare addirittura “l’accantonamento sui crediti, facendo crescere ulteriormente gli utili”.

Risultato: “Extra guadagni dopo un anno già d’oro per i loro bilanci”.

Non stupisce il fatto che in questi ultimi giorni nell’arena politica il dibattito si sia fatto particolarmente acceso.

Storia della tassa sugli extraprofitti delle banche italiane che non c’è

La tassa sugli extraprofitti delle banche italiane è stata annunciata il 7 agosto del 2023 dal governo Meloni. Lo shock è stato talmente grande per il settore bancario da scatenare una vera Caporetto di Borsa, con una perdita a Piazza Affari, in una sola sessione, calcolata in quasi 9 miliardi di euro, che ha costretto  il Mef, ministero dell’Economia e delle Finanze, a fare dietrofront fin da subito.

La tassa di Meloni aveva provocato subito e per ovvi motivi l’ira dei banchieri italiani, Corrado Passera in primis, ed era stata bocciata nel giro di pochi giorni dalla Bce, dopo che i tecnici del Senato avevano sollevato dubbi sulla sua costituzionalità.

Alla fine, il governo Meloni era stato costretto a rinunciare al prelievo consentendo alle banche di usufruire di un’alternativa che, in sostanza, è stata scelta da tutte le principali banche italiane, come emerso dalla stagione delle trimestrali precedente a questa, ovvero alla fine del 2023, quando a Piazza Affari era scoccata l’ora della diffusione degli utili.

In questi ultimi giorni, con la pubblicazione dei risultati di bilancio relativi all’ultimo trimestre del 2023, gli utili da sogno che il sistema bancario italiano ha riportato in tutto il 2023 sono tornati a fare notizia. E, in attesa della data clou delle elezioni europee, il dibattito politico si è incentrato non per niente proprio sui cosiddetti extraprofitti delle banche: vocabolo che per gli economisti ed esperti neanche avrebbe ragione di esistere.

Ad alimentare le critiche, lo stesso annuncio di nuovi dividendi da parte delle banche italiane, a favore dei rispettivi azionisti, così come anche di nuovi buyback, in un momento in cui, dati di Bankitalia alla mano, i prestiti alle famiglie e le imprese sono però scesi.

In particolare, nel mese di dicembre, i prestiti alle famiglie si sono ridotti dell’1,3 per cento sui dodici mesi (accentuando la flessione rispetto al -1,2% di novembre), e quelli alle società non finanziarie hanno sofferto un calo del 3,7 per cento (-4,8 nel mese precedente).

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Non solo utili, tra le banche si discute anche del nodo dividendi

La questione dei dividendi sempre più ghiotti, tra l’altro, non è stata argomento di conversazione solo tra i cittadini italiani, ma tra alcuni stessi ceo delle principali banche italiane: a parlarne sono stati in particolare Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa SanPaolo e Piero Luigi Montani, numero uno di Bper.

Interpellati sugli importi stabiliti dalle banche per remunerare gli stakeholders, entrambi i banchieri hanno storto il naso, lanciando, seppur in modo implicito, stoccate varie alla banca italiana più generosa tra tutte, ovvero UniCredit, il gruppo guidato dal ceo Andrea Orcel.

Messina, in particolare, ha definito il ricorso eccessivo alle operazioni di buyback quasi patologico, ricordando che “le aziende non sono mucche da mungere”, mentre il numero uno di Bper Montani ha precisato che “il nostro intendimento è quello di favorire i soci”, ma anche che “per farlo dobbiamo mantenere la banca solida”. Insomma: “Non vogliamo bruciare tutto adesso per fare bella figura”.

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Nell’arena politica il dossier del boom degli utili incassati dalle banche è stato rinfacciato al governo Meloni in particolare dal M5S, con il leader Giuseppe Conte che si è così espresso:

“La furia di lady tax Giorgia Meloni per nuove tasse e nuovi tagli non risparmia nessuno, oddio qualcuno che se la cava benissimo c’è: le banche, lì a Giorgia Meloni viene la tremarella”.

Per le banche si registrano incrementi tra il 50% e il 70% per gli utili ma da tutto questo per la collettività non ricaviamo nemmeno un euro”, ha detto Conte.

Ma certo non sono state soltanto le opposizioni al governo Meloni a lanciare l’attacco contro le banche (e la premier).

Dall’analisi dei bilanci 2023 dei primi cinque gruppi italiani condotta dalla Fondazione Fiba di First Cisl, è emerso che “tra dividendi e buyback gli azionisti potranno beneficiare di oltre 17 miliardi” e che, “a fronte dei lusinghieri risultati, con un Cet1 in surplus di 50 miliardi, si registra un calo dei prestiti del 4,2%”.

Il segretario della First Cisl Riccardo Colombani ha puntato il dito contro gli istituti parlando tra le altre cose di una ricerca dividendi banche che è diventata ormai una ossessione.

Detto questo, il quadretto idilliaco delle banche presentato da più parti non ha preso in considerazione alcuni elementi di vulnerabilità che sono stati messi invece in evidenza da Fabio Panetta, governatore di Bankitalia, in un recente discorso.

Il governatore ha rimarcato l’eccezionalità del momento positivo di cui le banche italiane hanno potuto beneficiare, con l’effetto tassi Bce, avvertendo praticamente quanto si sa da parecchio: ovvero che la pacchia utili del 2023 è stato un evento che difficilmente potrà essere replicato, in futuro.