Tassi Fed: dopo shock Wall Street mercati prezzano raffica di tagli. Quanti entro fine 2025
La Fed di Jerome Powell sta sottovalutando il rischio di hard landing negli Stati Uniti, allo stesso modo in cui ha sottovalutato il rischio di una impennata dell’inflazione, tre anni fa circa?
Se la risposta è positiva, alla sfilza di rialzi dei tassi degli ultimi due anni seguirà negli Usa una carrellata di tagli a partire dalla prossima riunione del Fomc del 17-18 settembre, anticipata magari anche dall’annuncio di un taglio di emergenza?
Wall Street e azionario globale in ripresa post Black Monday
Sono queste le domande che assillano i trader, reduci dai sell che hanno massacrato le borse di tutto il mondo, appena due giorni fa, quando il Dow Jones ha terminato una seduta da incubo crollando di più di 1000 punti, soffrendo insieme allo S&P 500 il tonfo più forte dal settembre del 2022, e quando le vendite che si sono accanite sul Nasdaq (scivolato nei minimi intraday fino a -6%) sono state tali da portare l’indice dei titoli chip Philadelphia Semiconductor Index a riportare il calo più significativo dal novembre del 2022.
Ancora prima, l’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo aveva chiuso con un tracollo superiore al 12%, in quella che si era confermata la seduta peggiore dal Black Monday del 1986.
La buona notizia è che, dopo il massacro dell’azionario globale della giornata di lunedì, sia sulla borsa di Tokyo che a Wall Street hanno fatto la loro ricomparsa i buy. La cattiva notizia, che conferma la cautela degli operatori di mercato, è che la ripresa è durata il tempo di una sessione.
All’indomani del bagno di sangue, nella sessione di martedì, l’indice Nikkei 225 ha recuperato quasi tutto quanto perso alla vigilia, chiudendo in rally del 10,23%, a quota 34,675.46 punti.
Bene anche Wall Street, che sempre l’altro ieri, nel Day After il Black Monday, era riuscita a superare il trauma dei sell, complice la forte ritirata dell’indice della paura VIX.
Le borse europee avevano continuato invece ad arrancare nella giornata di trading dell’altro ieri, con l’indice Ftse Mib di Piazza Affari che aveva chiuso la sessione in calo dello 0,60%, a quota 31.107 punti, fallendo il tentativo di recupero, e confermandosi il listino peggiore in Europa. Deboli anche le borse di Francoforte, Londra, Parigi.
Ieri buy a Piazza Affari, post conti Bper e Banco BPM
Ieri i buy erano tornati però anche in Europa.
In evidenza il forte recupero del Ftse Mib, che ha trovato il suo assist principale nei buy che si sono affollati sui titoli delle banche italiane, terminando la seduta con un balzo del 2,33% a quota 31.831,64.
Hanno corso anche ieri le azioni di Mps-Monte dei Paschi di Siena, chiudendo la sessione con un balzo del 6,72% a 5,032 euro, grazie alla trimestrale migliore delle attese diffusa nella seduta di martedì dalla banca senese-Monte di Stato.
Bene anche Bper dopo i conti pubblicati ieri mattina, (+1,11% a 4,725 euro), così come sono salite le quotazioni della collega Banco BPM, che ha alzato il velo sugli utili anch’essa prima dell’avvio della giornata di trading di ieri di Piazza Affari, annunciando sorprese sui dividendi e migliorando la guidance. Il titolo ha chiuso in progresso del 2,06% a 5,846 punti.
Ancora meglio di Bper e Banco BPM, hanno fatto ieri le azioni di UniCredit, tra le migliori del Ftse Mib insieme a Mps, segnando un rally del 4,79% a 34,16 euro.
Ma fino a che punto quella fuga dall’azionario può essere considerata frutto di un panico eccessivo e non l’inizio di un forte dietrofront delle borse di tutto il mondo?
L’attenti arriva da Wall Street che, dopo aver iniziato la sessione di ieri in rialzo, mostrando tutta l’intenzione di continuare a salire dopo la giornata di buy della vigilia e di recuperare terreno dalla seduta shock del Black Monday, ieri è tornata a fare dietrofront, chiudendo la seduta in rosso, in concomitanza con il nuovo rialzo del VIX, noto anche come indice della paura.
Wall Street alle prese con dubbio Fed: ha scherzato con il fuoco?
L’interrogativo che sta togliendo il sonno ai trader di tutto il mondo è il seguente: fino a che punto quanto è successo nella seduta di lunedì scorso convincerà la Fed di Jerome Powell ad abbandonare la cautela che fino a oggi ha continuato a mostrare, ostinandosi a confermare i tassi sui fed funds Usa, ancora inchiodati al record degli ultimi 23 anni, al range compreso tra il 5,25% e il 5,5%?
Per caso la Fed – ma anche la Bce, come fanno notare molti in Eurozona – ha scherzato con il fuoco decidendo di rimanere con le mani in mano fino all’ultima riunione di luglio del Fomc, il suo braccio di politica monetaria?
Assediata già dalle pesanti critiche dell’ex presidente degli Stati Uniti e candidato repubblicano alle elezioni Usa del prossimo 5 novembre Donald Trump, insultata qualche giorno anche fa dal ceo di Tesla Elon Musk, la Federal Reserve è finita nel mirino anche di strategist ed economisti che, soprattutto dopo la diffusione di alcuni dati macro Usa negativi che sono culminati nel report occupazionale degli States, hanno iniziato a sfornare previsioni sulla direzione futura dei tassi Usa decisamente dovish.
Gli stessi mercati sono tornati a fare i loro conti.
Fed: tagli aggressivi anticipati da taglio di emergenza?
Stando a quanto emerge dai contratti futures sui fed funds a 30 giorni, i mercati stanno scommettendo su un taglio di 50 punti base in occasione della prossima riunione di settembre del Fomc, seguito da altre sforbiciate pari a 2,25 punti percentuali entro la fine del 2025.
“Purtroppo la realtà è che diversi dati hanno confermato quello che l’aumento del tasso di disoccupazione sta segnalando in modo significativo – ha commentato alla CNBC l’economista di Citigroup Andrew Hollenhorst, che si è detto pessimista guardando al futuro prossimo – I dati che saranno diffusi nel corso del prossimo mese confermeranno probabilmente l’indebolimento continuo (dell’economia), rendendo probabile un taglio a settembre di mezzo punto percentuale e una potenziale riduzione tra le riunioni della Fed”.
Dello stesso avviso Steven Blitz, capo economista Usa presso TS Lombard, interpellato anche lui dalla CNBC:
“In sintesi, nessuna recessione oggi, ma una recessione sarebbe sempre di più inevitabile entro la fine dell’anno, nel caso in cui la Fed non intervenisse. Ma la Fed agirà, a iniziare da un taglio di mezzo punto percentuale a settembre, che sarà comunicato alla fine di agosto”, ovvero in occasione del simposio di Jackson Hole, dove si riunisce ogni anno il gotha della finanza. E dove parla, soprattutto, il presidente della Fed Jerome Powell.
E che dire di un taglio dei tassi di emergenza, di cui si è parlato dopo il crollo monstre dell’altroieri?
Di fatto, nel Black Monday del 5 agosto, le scommesse su un intervento di emergenza della Fed sono di colpo schizzate, come ha messo in evidenza un articolo di Politico, riportando le dichiarazioni di Andrzej Szczepaniak, economista di Nomura che, nella giornata di lunedì, ha riferito che i trader stavano scommettendo su un taglio dei tassi di emergenza da parte della Fed con una probabilità pari a ben il 60%.
A essere segnalate sono state tuttavia anche le parole di Kyle Chapman, FX analista del mercato forex di Ballinger Group, che ha affermato di non ritenere necessario un taglio dei tassi di emergenza da parte della Fed:
“Le grandi scommesse su un taglio di emergenza indicano in modo chiaro che i trader sono eccessivamente spaventati. Sicuramente, per la Fed è arrivato il momento di tagliare (i tassi) il mese prossimo, ma l’economia americana non sta ancora andando a pezzi”, ha detto Chapman.
Idem ha commentato alla CNBC Michael Gapen, economista di Bank of America:
“Se la domanda è ‘la Fed dovrebbe considerare ora un taglio di emergenza in questo momento’? Noi pensiamo che la storia dica ‘No, neanche per idea“.
Ma se le scommesse su un taglio di emergenza da parte della Fed si sono affievolite, rimangono alte le speculazioni su una raffica di tagli a partire dal meeting di settembre.
L’economista: “la Fed faccia le cose in grande o vada a casa”
Tanto che Joseph LaVorgna, responsabile economista della divisione Usa di SMBC Nikko Securities, ha detto alla CNBC di prevedere che la Fed taglierà i tassi di 3 punti percentuali pieni entro la fine del 2025:
“Faccia le cose in grande o vada a casa. La Fed ha detto chiaramente che i tassi di interesse sono troppo alti. Perchè dovrebbe essere lenta a rimuovere la restrizione monetaria? – ha fatto notare LaVorgna – La Fed taglierà velocemente, anche solo per il fatto che i tassi in questo momento non si trovano al livello giusto. Perchè aspettare?”
Ha fatto riferimento all’arrivo di tagli ai tassi Usa, due giorni fa, anche il vicepremier, ministro degli Affari esteri e leader di Forza Italia Antonio Tajani.
Tajani non si è lasciato sfuggire l’occasione di accusare di nuovo la Bce di Christine Lagarde che, dopo la mini sforbiciata di appena 25 punti base annunciata agli inizi di giugno ha confermato i tassi nella riunione di luglio , rimandando così l’eventuale decisione di tagliare ancora il costo del denaro a settembre.
La Fed di Jerome Powell e la Bce di Christine Lagarde sono insomma sempre di più sul banco degli imputati, in un contesto economico sempre più complicato, che sta lanciando sempre di più un SOS alle banche centrali.
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