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Tassa extraprofitti banche cambia. BTP fuori, chi vince e chi perde

Pubblicato 25 Settembre 2023 Aggiornato 26 Ottobre 2023 10:21

La tassa sugli extraprofitti delle banche annunciata dal governo Meloni in data 7 agosto 2023 e contenuta nel decreto asset cambia in base ai desiderata del vicepremier, ministro degli Esteri e leader di Forza Italia, Antonio Tajani.

A Piazza Affari i titoli bancari guardano con favore alle modifiche, apportate al testo con l’emendamento del governo, che hanno reso più blanda la ‘punizione’ contro quegli extraprofitti bancari contro cui la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in primis ha lanciato una vera e propria crociata.

Per settimane il prelievo sugli extraprofitti bancari è stato pomo della discordia tra la premier Meloni, che ne ha sempre rivendicato la paternità, e il leader di Forza Italia Tajani, meno propenso a punire gli istituti di credito per quegli “extraprofitti” incassati sulla scia dei continui rialzi dei tassi da parte della Bce (di cui l’ultimo, ampiamente criticato dal vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini), è stato annunciato a metà mese.

Fin da subito la tassa, oltre a scatenare il panico a Piazza Affari, è stata bocciata da economisti, strategist e, in sostanza, mercati, non solo nella sostanza ma anche nella forma, visto che quella parola riferita agli istituti di credito, ovvero “extraprofitti”, non avrebbe nessun riscontro nella realtà dei fatti.

Alle 12.15 circa ora italiana, sul Ftse Mib di Piazza Affari svettano Banco BPM e Mps, che superano le altre segnando rialzi del 2,4%.

D’altronde, il Monte dei Paschi di Siena, insieme a Iccrea, riuscirebbe anche a evitare il pagamento dell’imposta.

Bene anche Bper, in crescita dell’1,8% circa.

Solida UniCredit che sale dello 0,40% circa, mentre Intesa SanPaolo mette a segno un progresso dello 0,63% circa.

Il Ftse Mib di Piazza Affari arretra dello 0,60%, viaggiando in area 28.404 punti circa.

Tassa extraprofitti banche: nuovo stravolgimento. Cosa cambia

Vediamo in concreto i cambiamenti che hanno interessato la tassa sugli extraprofitti delle banche e che sono stati annunciati nella giornata di ieri, sabato 23 settembre 2023.

E’ stato il vicepremier Antonio Tajani a fare l’annuncio sull’emendamento del governo che ha modificato il testo originario del prelievo. Così una nota di Forza Italia:

“Forza Italia è soddisfatta per l’emendamento del governo che modifica il testo originario sugli extraprofitti delle banche, accogliendo la sostanza delle nostre indicazioni ed è per questo motivo che ritireremo gli emendamenti presentati”. “La tassazione sarà più equilibrata, verranno salvaguardati gli interessi dei risparmiatori e degli investitori, gli acquisti dei titoli di stato e la specificità delle varie banche”.

Tajani ha espresso soddisfazione nei confronti della decisione del governo anche con un tweet su X riaffrontando il caso, ancora, in un’intervista che è stata pubblicata oggi da Il Corriere di Sera:

“Sulle banche abbiamo subito detto che c’erano correzioni da fare per garantire risparmiatori, gli stessi istituti soprattutto piccoli e medi e ancor di più la credibilità dell’Italia agli occhi di investitori e mercati: la premier Meloni ci ha ascoltato e oggi siamo pienamente soddisfatti”.

Il target sul valore del gettito che il governo Meloni incasserà con l’imposizione della tassa, non cambia, rimanendo a una cifra poco al di sotto dei 3 miliardi di euro:

un ammontare in ogni caso alquanto risicato per fare da assist alle risorse necessarie per la copertura della manovra, che dovrebbe oscillare tra i 20 e i 25 miliardi.

Le banche potranno scongiurare il versamento dell’imposta

Viene data la possibilità alle banche italiane di evitare il versamento dell’imposta.

Nella bozza dell’emendamento del governo sulla tassa si legge infatti che, “in luogo del versamento”, le banche potranno far confluire “a una riserva non distribuibile un importo pari a due volte e mezza l’imposta“.

Questa riserva verrà computata “tra gli elementi del capitale primario di classe 1”, rafforzando così il patrimonio delle banche.

Il tetto massimo del prelievo è stato portato dallo 0,1% allo 0,26% “dell’importo complessivo dell’esposizione al rischio su base individuale”, quindi non più dell’attivo totale, fattore che esclude i BTP.

Ancora, la tassa si calcola “applicando un’aliquota del 40% sull’ammontare del margine di interessi” dell’esercizio 2023 “che eccede per almeno il 10% il medesimo margine” dell’esercizio 2021.

Nel testo precedente, invece, si stabiliva che la tassa sarebbe stata calcolata in modo differente a seconda che si riferisse al bilancio 2022 (eccedenza del 5%) o a quello del 2023 (eccedenza del 10%).

“E’ fatto divieto alle banche di traslare gli oneri derivanti” dalla tassa sugli extraprofitti “sui costi dei servizi erogati nei confronti di imprese e clienti finali”,  si legge ancora nell’emendamento, che è stato bollinato dalla Ragioneria.

Sarà l’Autorità garante della concorrenza e del mercato a vigilare “sulla puntuale osservanza della disposizione anche mediante accertamenti a campione e riferisce annualmente al Parlamento con apposita relazione”.

Le banche che beneficeranno subito della versione più light della tassa

In una nota pubblicata nella giornata di oggi, lunedì 25 settembre 2023, Equita SIM sottolinea che, in particolare, due sono le modifiche sostanziali rispetto alla versione inizialmente proposta:

  • Il tetto massimo della tassa che dovrà essere versata da ogni istituto è definito come lo 0.26% dei RWA anziché lo 0.1% degli attivi.
  • Inoltre, agli istituti viene data la facoltà di destinare a una riserva non distribuibile un importo non inferiore a 2,5 volte l’ammontare dell’imposta, andando quindi a rafforzare la posizione di CET1 (ovvero il patrimonio). Qualora la riserva venga successivamente utilizzata per la distribuzione di utili, la banca dovrà pagare l’imposta maggiorata per la quota di interessi maturata al tasso di interesse sui depositi Bce.

A proposito di RWA, è bene ricordare che l’acronimo sta per attivi ponderati a rischio (risk-weigted assets, RWA), calcolati dalle banche ai fini di vigilanza prudenziale, stando alle norme contenute nell’accordo di Basilea 3, illustrate da Investopedia .

“Sulla base dei nostri calcoli – si legge nella nota di Equita – a parità di condizioni e focalizzandoci solo sul quotato, l’impatto della tassa sul settore bancario passerebbe da 2,1 miliardi di euro circa a 1,8 miliardi, (dunque l’1% circa della capitalizzazione di mercato), con un impatto medio sugli utili 2023 atteso scendere dal 9% all’8%”.

Equita prevede che “la maggior parte degli istituti sotto nostra copertura opterà per il pagamento della tassa, alla luce di un impatto gestibile e al fine dimantenere maggiore flessibilità sulla politica di remunerazione”.

“Da questo punto di vista, in ottica relativa, i maggiori beneficiari dalla nuova definizione dell’imposta sono Mps-Monte dei Paschi di Siena e Iccrea che, non prevedendo in ogni caso di distribuire dividendi quest’anno, ragionevolmente porteranno l’utile generato a riserva e non saranno soggetti alla tassazione straordinaria”.

Viene ricordato nella nota che l’impatto sugli utili di Mps e di Iccrea, prima dell’emendamento del governo al testo, era stato stimato rispettivamente pari a 120 milioni e 166 milioni circa.

Per Equita “l’impatto dalla nuova definizione della tassa è minore anche per i soggetti caratterizzati da un business model maggiormente capital light e conseguentemente con una minore RWA density (Fineco e Banca Generali tra gli asset gatherers e Credem tra le banche tradizionali). Dall’altro lato, la nuova definizione del cap dell’imposta basato su 0,26% dei RWA è leggermente più penalizzante rispetto alla versione iniziale per soggetti con maggiore RWA density come Mediobanca, Illimity e Banca Ifis”.

Tassa anti-banche VS extraprofitti subito bocciata. Abi: extraprofitti non esistono

Nel vocabolario della finanza mondiale, hanno fatto notare molti fin dall’annuncio shock piombato in Italia agli inizi di agosto, che il termine extraprofitti associato alle banche non sarebbe neanche pervenuto.

Vero è che la ‘moda’ di promulgare o voler promulgare leggi che prendano di mira gli utili delle banche è già esplosa un po’ ovunque in Europa:

l’Italia di Giorgia Meloni non è stata certo la prima a lanciare una battaglia contro il settore bancario, ‘reo’ – questa l’accusa di diversi governi – di aver fatto più utili, sulla scia dei continui rialzi dei tassi da parte della Bce (che, tuttavia, hanno aumentato anche i costi della raccolta, rendendo contestualmente più alto il rischio NPL-crediti deteriorati).

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Alla fine, ad avere la meglio su una tassa decisa anche in vista delle elezioni europee del 2024 e in un contesto in cui si va a caccia di soldi per finanziare la legge di bilancio del 2024, è stata Forza Italia.

E vale la pena di ricordare che un dietrofront sull’imposta c’era già stato, subito dopo il massacro dei titoli bancari a Piazza Affari, l’8 agosto scorso, all’indomani dell’annuncio della misura (fatto tra l’altro non dal ministro dell’economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, ma dal leader della Lega, vicepremier e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini).

Ma che la stessa dicitura extraprofitti non avesse senso lo aveva detto chiaro e tondo, tra gli altri, anche il direttore generale dell’Abi Giovanni Sabatini che, nella sua audizione al Senato per commentare il balzello, oltre a lanciare un avvertimento sugli effetti che la sua applicazione avrebbe sul mercato italiano, aveva negato la stessa esistenza degli extraprofitti:

“L’imposta straordinaria è stata definita come tassazione di extraprofitti del settore bancario – aveva detto Sabatini – L’extra-profitto si riferisce a una situazione specifica, quella in cui un’impresa godendo di una posizione di monopolio od oligopolio può fissare il prezzo dei suoi prodotti ricavando un profitto superiore a quello determinabile in un mercato concorrenziale. Questa situazione è assente nelle banche, non solo in forte concorrenza nell’intera area dell’euro”.

L’accusa dell’economista Maffè: ‘Non chiamateli extraprofitti’

Ancora prima, su X ma anche su un’intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica in cui sottolineava come il governo Meloni preferisse “il capitalismo parrocchiale al libero mercati”, l’economista Carlo Alberto Carnevale Maffè, professore di strategia e di imprenditorialità alla SDA Bocconi, spiegava come parlare di extraprofitti non avesse alcun senso.

Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi definiva l’imposta un “prelievo forzoso”, sottolineando di non aver mai letto la parola extraprofitti nei suoi libri di studio. E fin da subito era stata più che evidente la profonda irritazione dei banchieri, riassunta negli affondi del ceo di Illimity, ex numero uno di Intesa SanPaolo ed ex ministro del governo Monti Corrado Passera contro la cosiddetta ‘manovra d’estate’.

Dubbi di costituzionalità venivano espressi inoltre dai tecnici del Senato mentre, dopo l’ABI, associazione bancaria italiana, arrivava la netta bocciatura della Bce di Christine Lagarde.

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In particolare i tecnici del Senato avevano anche sollevato dubbi sulla reale capacità della tassa di assicurare un maggior gettito fiscale.

“A latere, si osserva che, incidendo il prelievo non sull’incremento, ma sull’intero ammontare del maggior valore conseguito fra i due considerati, esso potrebbe indurre alcuni soggetti a modificare la propria politica dei tassi proprio al fine di evitare o ridurre l’imposizione, con riflessi positivi per correntisti e/o mutuatari, ma con possibili effetti negativi per la finanza pubblica, non già per la mancata applicazione della presente imposta, bensì per l’impatto sul conto economico complessivo degli istituti di credito e quindi sulla tassazione da questi ordinariamente dovuta”.

Meloni contro le ‘rendite di posizione’. La paura di Tajani per l’impatto sui BTP

Ma fin da subito la presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva insistito sulla natura giusta del prelievo. “Mi sono assunta la responsabilità della decisione”, spiegava in un’intervista rilasciata a Il Sole 24 Ore la premier, avendo cura di sottolineare:

“Qualcuno dice: ‘Volete tassare la ricchezza guadagnata’. Io non tasserò mai il legittimo profitto imprenditoriale, ma non intendo difendere le rendite di posizione”.

Parallelamente, il vicepremier e leader di Forza Italia Antonio Tajani esprimeva i timori sulle possibile conseguenze dell’imposta non solo sulle banche, ma anche sui BTP.

“Ora però bisogna scrivere bene la norma. Una delle preoccupazioni è legata al fatto che si tassano i rendimenti dei titoli di Stato. Poiché sono oltre 400 miliardi quelli detenuti dalle banche rischiamo che ci siano ricadute sulle prossime aste”, diceva il vicepremier.

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Insomma, un vero e proprio ennesimo pasticcio di Stato, oggetto tra l’altro fin da subito da una iniziale revisione immediata da parte del governo Meloni, arrivata dopo il tonfo delle banche italiane UniCredit, Mps, Intesa SanPaolo, Bper, Banco BPM & Co a Piazza Affari, nel bel mezzo di un sell off che aveva fatto di quel martedì 8 agosto il Black Tuesday della borsa di Milano dell’estate 2023.

Il governo Meloni correggeva il tiro, ma troppe rimanevano le incognite sulla portata della stangata anti-banche.

I titoli delle banche italiane quotate a Piazza Affari oggi reagiscono al dietrofront del governo Meloni in modo positivo. Va detto tuttavia che la tassa non è stata certo ritirata, anche se sicuramente è stata sgonfiata nel suo intento punitivo (sempre negato tuttavia dalla premier Meloni) con l’emendamento del governo. Fermo restando che il gettito fiscale, poco al di sotto di 3 miliardi di euro, dovrebbe rimanere al di sotto di 3 miliardi di euro.

Ma qual’è stata la stangata che le banche italiane in generale hanno sofferto a Piazza Affari, a partire dall’annuncio della tassa sugli extraprofitti annunciata il 7 agosto?

In realtà non male, tutt’altro.

La prospettiva di un’imposta annacquata ha fatto sì che, dal giorno 7 agosto 2023 (precedente il tonfo dei titoli nella sessione successiva del Black Tuesday dell’8 agosto, il Ftse Italia All-Share Banks Index è balzato del 7,4%, sovraperformando l’indice dei titoli bancari scambiato sullo Stoxx 600 che, nello stesso arco di tempo, ha messo a segno un progresso del 3,3%.

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