Tassa extraprofitti banche, Meloni non arretra. Ma a rischio anche BTP
Tassa extraprofitti banche, a parlare è la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. In un’intervista rilasciata a Il Sole 24 Ore, Meloni rivendica di nuovo la responsabilità della decisione, sottolineando che la sua non è una crociata contro i profitti, ma contro le rendite di posizione.
La tassa sugli extraprofitti delle banche decisa dal governo Meloni? A dire la sua è la stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nell’intervista rilasciata a Il Sole 24 Ore, in cui affronta diverse questioni, in primis quella della manovra, legge di bilancio, del 2024.
“Mi sono assunta la responsabilità della decisione”, ha spiegato Meloni a Maria Latella, riferendosi alla tassa sugli extraprofitti delle banche e facendo notare che “Qualcuno dice: ‘Volete tassare la ricchezza guadagnata’. Io non tasserò mai il legittimo profitto imprenditoriale, ma non intendo difendere le rendite di posizione”.
Meloni non arretra, anzi giustifica la tassa, che è piombata come un fulmine a ciel sereno a Piazza Affari, mettendo subito ko i titoli delle banche italiane, in quella che è stata una vera e propria Caporetto di Borsa.
La prospettiva di una tassa sugli extraprofitti delle banche italiane pari al 40% ha subito gelato Piazza Affari, zavorrando il Ftse Mib, nel Day After dei due decreti omnibus, il dl Asset e investimenti e quello Giustizia, sfornati dal CdM lo scorso 7 agosto.
In quella seduta drammatica dell’8 agosto, Bper e Mps sono affondate del 9% circa e raffiche di vendite hanno colpito tutte le banche italiane, tra cui le altre Big UniCredit, Intesa SanPaolo, Banco BPM.
La cosiddetta ‘manovra d’estate’ ha fatto scattare sull’attenti la stessa Bce. Tanto che sarebbe già pronta la lettera della Banca centrale europea, con tanto di critiche sul metodo e sul merito. Non una iniziativa partita da Francoforte, ma una risposta, ha chiarito poi lo stesso Mef, alla richiesta di valutazioni presentata dal ministro delle Finanze Giancarlo Giorgetti.
Una risposta, comunque, di critiche, almeno secondo i rumor, verso quel prelievo straordinario alle banche previsto dall’articolo 26 del decreto 104 del 10/8/23 approvato dal Consiglio dei ministri.
Ma Giorgia Meloni è determinata ad andare avanti, a dispetto delle polemiche che hanno assediato il suo governo.
Extraprofitti banche, Meloni: Non intendo difendere le rendite di posizione
La presidente del Consiglio ha spiegato al Sole la sua decisione e la sua posizione, chiarendo in primis di non aver lanciato alcuna crociata contro la logica del profitto, qualcosa che le è stato contestato più volte da politici ed economisti. Per non parlare della stizza dei banchieri, ben riassunta negli affondi lanciati contro la misura dal ceo di Illimity, ex numero uno di Intesa SanPaolo ed ex ministro del governo Monti Corrado Passera.
“Il profitto è chiaramente il motore di un’economia di mercato – ha detto la premier – Ma questo vale quando il profitto deriva dall’intraprendenza imprenditoriale. Cosa diversa è quando registriamo profitti frutto di rendite di posizione”.
Ovvero?
Giorgia Meloni ha spiegato che “gli extraprofitti delle banche sono il frutto della decisione della Bce di alzare il tasso di interesse”. Fattore che ha portato gli istituti di credito, ad adeguare “con grande tempestività gli interessi attivi, quelli relativi, per esempio, a un mutuo. Gli interessi passivi passivi, invece, li hanno lasciati invariati” (ovvero gli interessi sui depositi percepiti dai correntisti).
Di conseguenza, per la premier “tassare quel margine è una cosa di buon senso”. Perchè, per l’appunto: “non intendo difendere le rendite di posizione”.
Rispondendo all’osservazione de Il Sole 24 Ore sui malumori che la tassa ha sollevato in Forza Italia, Meloni ha ribadito inoltre di essersi “assunta la responsabilità della decisione” e di non aver coinvolto gli alleati “perchè quando si interviene su queste materie bisogna farlo e basta”. A tal proposito, per quanto riguarda il vicepremier Antonio Tajani, “lavoro benissimo” con lui.
Tajani: sono preoccupato. Si tassano i rendimenti dei titoli di Stato
Sarà. Ma proprio ieri dalle pagine sempre de Il Sole 24 Ore, intervistato dal quotidiano, Tajani ha ammesso in sostanza il Pomo della discordia creato proprio da quel provvedimento:
“Sono preoccupato. È giusto che le banche in questo momento siano chiamate a dare un contributo ma come Forza Italia siamo in disaccordo sul metodo con il quale è stata introdotta” la tassa sugli extra-profitti.
Tajani ha espresso anche preoccupazione per l’effetto della tassazione sui titoli di Stato, ovvero sui BTP & Co.
“Ora però bisogna scrivere bene la norma. Una delle preoccupazioni è legata al fatto che si tassano i rendimenti dei titoli di Stato. Poiché sono oltre 400 miliardi quelli detenuti dalle banche rischiamo che ci siano ricadute sulle prossime aste”.
“Intendiamo presentare emendamenti in Parlamento per correggere 4 punti – aveva avvertito Tajani – Dobbiamo tutelare le banche di piccole dimensioni, che non possono essere messe sullo stesso piano delle banche più grandi”.
“Altro aspetto da modificare è la parte inerente l’aggravio di tassazione sui titoli di Stato, escludendoli. Poi l’introduzione della deducibilità di questa tassa, non consentita dalla norma, e l’indicazione che l’imposta è una tantum”.
Il commento della premier alle critiche dell’ FT e dell’Economist
Dal canto suo, nell’intervista rilasciata a Il Sole, Giorgia Meloni ha risposto anche alle critiche arrivate dai pilastri dell’informazione finanziaria mondiale, ovvero dal Financial Times e dall’Economist e a quel commento, secondo cui “Giorgia Meloni non è poi così moderata”.
Nessuna sorpresa, ha ribattuto la premier: “L’avevo messo in conto. Gli organi di stampa fanno il loro lavoro”. “E’ il sale del giornalismo, ci mancherebbe altro”.
Ma la presidente del Consiglio ha continuato a difendere a spada tratta la tassa sugli extraprofitti delle banche che il suo governo ha tutta l’intenzione di mettere nero su bianco (Forza Italia permettendo).
A suo avviso, “non mettiamo in difficoltà alcuna banca”. Si tratta solo di “un provvedimento che interviene, con garbo, in un momento di difficoltà per tante persone”.
Certo è che la tassa sugli extraprofitti delle banche qualche crepa nel governo Meloni l’ha sicuramente provocata, tanto che di recente si è parlato anche della possibilità di apportare al testo sfornato nel mese di luglio, con la ‘manovra d’estate’, alcune (altre) modifiche. Modifiche che, tra l’altro, erano state apportate dall’esecutivo già immediatamente dopo l’arrivo della notizia, che aveva scatenato a Piazza Affari una vera e propria fuga dai titoli delle banche italiane.
Tajani ha già reso noto che, di fatto, sono già stati definiti una serie di emendamenti al provvedimento. In tal senso, ieri un ulteriore altolà a difesa delle banche italiane è arrivato da Forza Italia, con le parole del vicepresidente vicario dei deputati di Forza Italia e portavoce del partito, Raffaele Nevi, intervenuto nel programma Omnibus di La7:
“La nostra posizione è inequivocabile, le banche sono parte integrate del nostro sistema economico e sostengono famiglie e le imprese. È giusto chiedere agli istituti bancari un sacrificio ma facendo attenzione, per esempio non coinvolgendo le banche di credito cooperativo, che non dividono utili ma li mettono a patrimonio, dalle grandi banche a cui invece chiedere uno sforzo”.
“Sul tema presenteremo altri emendamenti ma Tajani ha già evidenziato le nostre proposte che cercano di non indurre altri problemi”, ha aggiunto Nevi.
Va detto che giorni fa la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, La Stampa, Repubblica, aveva già rivendicato la misura.
“E’ una iniziativa che ho assunto io. Punto”, aveva detto, parlando della genesi del prelievo sugli extraprofitti.
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Tassa extraprofitti: rischio boomerang per i BTP?
Oltre all’impatto che la tassa sugli extraprofitti potrebbe avere sui conti (e dividendi agli azionisti) delle banche, come dimostrano le stesse parole di Tajani, ora si inizia a ragionare anche sulle conseguenze che il provvedimento avrebbe sui BTP, e sui titoli di stato italiani.
Dell’impatto ha parlato anche un articolo de Il Sole 24 Ore, indicando un chiaro rischio boomerang per la carta italiana.
L’articolo ha ricordato che la tassazione sarebbe in vigore per l’esercizio 2023, facendo notare che “la vigenza di questo svantaggio fiscale fino nel 2023 potrebbe essere controproducente in vista delle aste dei titoli di Stato da qui a fine anno”.
Di fatto, l’interrogativo è più che lecito:
“Perché le banche dovrebbero continuare a investire su quei titoli se renderanno di meno? Tanto vale investire in altri titoli, magari con rendimenti che maturano dopo il 2023″.
Un bel problema, se si considera che i nuovi BTP emessi dallo Stato sono stati ormai mollati dalla mano salvifica della Bce. E se si considera che il debito pubblico è proprio una delle spine nel fianco dell’Italia, se non il vero tallone d’Achille del paese.