Notizie Notizie Italia Governo Meloni Rating Italia: Meloni sbandiera successo spread e BTP Valore. La frase sull’euro

Rating Italia: Meloni sbandiera successo spread e BTP Valore. La frase sull’euro

Pubblicato 24 Novembre 2023 Aggiornato 22 Dicembre 2023 15:39

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è tornata a rivendicare il lavoro compiuto dal governo italiano per blindare la fiducia degli investitori, dei mercati e anche delle famiglie italiane nei confronti dei BTP e titoli di stato, citando anche la “promozione” arrivata nelle ultime settimane dalle quattro agenzie di rating Standard & Poor’s, Fitch, DBRS e Moody’s, quest’ultima la più temuta a causa della minaccia di un downgrade a “junk”. Minaccia, poi, ufficialmente sventata venerdì scorso, 17 novembre.

La fiducia dei mercati e delle famiglie italiane nei titoli di stato italiani è stata sbandierata da Meloni in risposta alle critiche mosse dall’ex presidente del Consiglio e leader di Italia Viva, Matteo Renzi, durante il Question Time al Senato.

Meloni risponde a Renzi citando ‘promozione agenzie di rating’ e ‘no uscita euro’

Così si legge nella trascrizione del Question Time del presidente del Consiglio Giorgia Meloni di ieri, giovedì 23 novembre.

“Con tutto il rispetto, guardi che non lo dico io – ha detto Giorgia Meloni – Penso che sia sotto gli occhi di tutti come in questi mesi sia cresciuta la fiducia, per esempio, degli investitori e dei mercati nell’economia italiana. Con tutto il rispetto, penso che la promozione di quattro agenzie di rating che di solito non sono ‘buone’, per così dire, su queste materie e il fatto che le famiglie comprino molto volentieri i nostri titoli di Stato, che lo spread sia ai minimi da molto tempo e che la Borsa italiana cresca più di quanto crescano tutte le altre borse europee siano dati che dicono qualcosa di più rispetto alle valutazioni – legittime, ovviamente – dell’opposizione”.

Meloni ha aggiunto:

“E guardi che lo abbiamo fatto in piena coerenza, senatore Renzi: le ho sentito dire che avrei detto che bisognava uscire dall’euro; non mi ricordo di aver detto che bisognava uscire dall’euro, mentre mi ricordo di aver detto che l’Italia poteva stare in Europa a testa alta ed è esattamente quello che stiamo facendo e penso che lei se ne renda conto”.

A tal proposito, vale la pena di ricordare, come aveva fatto tra l’altro un articolo pubblicato sul sito di fact checking  Pagella Politica che, “a marzo 2014, un paio di mesi prima delle elezioni europee, durante un comizio Meloni aveva dichiarato che l’Italia doveva dire «chiaramente» all’Europa: «Noi vogliamo uscire dall’euro: e se pensate che questo sia un problema per l’euro, allora convinceteci a rimanere»”.

Qualcosa che un altro articolo di Pagella Politica, ma non solo, ha ricordato bene nelle ultime ore,  rinfrescando la memoria alla presidente del Consiglio.

Rating debito Italia: cosa hanno annunciato S&P e Dbrs

Per quanto riguarda invece la risposta data a Renzi riguardo alle azioni delle quattro agenzie di rating, i fatti sono stati i seguenti:

Il giudizio di S&P pre riunione Bce

L’agenzia di rating Standard & Poor’s è stata la prima delle quattro grandi agenzie di rating citate da Meloni a confermare il rating del debito pubblico italiano, in data 20 ottobre.

S&P Global ha confermato il rating BBB (valutazione di due gradini superiore a quella junk) sul debito italiano, con outlook stabile.

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L’agenzia ha confermato il suo giudizio qualche giorno prima dell’ultima riunione della Bce.

Le altre tre si sono espresse nei giorni successivi al meeting del Consiglio direttivo della Banca centrale europea.

Dbrs conferma rating e outlook citando aiuto della Bce. L’assist ai BTP con il PEPP

L’agenzia di rating DBRS Morningstar ha annunciato venerdì 27 ottobre di aver lasciato la valutazione sul debito pubblico italiano invariata a “BBBH”, confermando l’outlook stabile, all’indomani degli annunci dell’Eurotower.

Dbrs Morningstar ha reiterato la propria valutazione facendo riferimento al sostegno della Bce di cui l’Italia e, nello specifico, i suoi BTP, continuano a beneficiare.

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Il giorno prima, oltre a lasciare invariati i tassi dell’area euro per la prima volta dal luglio del 2022, e dopo dieci strette monetarie consecutive, la Bce di Christine Lagarde aveva confermato, di fatto, quello che viene considerato l’ultimo salva BTP, tra quelli operativi, tuttora attivo: ovvero il PEPP o anche QE pandemico, con cui, secondo alcuni esperti, in primis, la banca centrale europea starebbe tra l’altro blindando soprattutto i titoli di stato italiani.

Così come ha fatto S&P e come hanno fatto nelle settimane successive le agenzie di rating Fitch e Moody’s, anche Dbrs ha citato il forte assist all’Italia rappresentato dall’attuazione del PNRR e, dunque, dai fondi Ue.

Dbrs ha scritto, guardando invece ai fondamentali dell’Italia:

“I rating rimangono limitati a causa di un livello del debito pubblico molto elevato, di un potenziale di crescita del Pil debole e di un contesto politico che ostacola la stabilità del governo e, anche, la sua abilità nel riuscire a gestire le sfide economiche”, paventando anche il rischio che la Commissione Ue decida di “avviare una procedura per deficit eccessivo nei confronti dell’Italia nel 2024”.

I numeri contenuti nella   Nadef (Nota di aggiornamento al Def), d’altronde, soprattutto quelli relativi al rapporto deficit-Pil, avevano preoccupato subito, d’altronde, chi investe in BTP.

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Detto questo, Dbrs ha riconosciuto l’impegno del governo italiano, volto “a ridurre in modo significativo il deficit strutturale e a limitare la crescita della spesa primaria netta in futuro”, pur ammonendo che il governo Meloni “sta pianificando un modesto allentamento fiscale estendendo i tagli fiscali che probabilmente continueranno oltre il 2024″, in un contesto in cui l’Italia farà fronte a “una crescita del Pil più debole e a spese per interessi elevate”.

Gli annunci rating di Fitch e Moody’s. L’Italia di Meloni schiva il junk

E’ stato poi il turno dell’agenzia di rating Fitch che, venerdì 10 novembre, ha confermato il rating del debito pubblico italiano a BBB, due gradini al di sopra della valutazione junk, reiterando contestualmente l’outlook stabile:

“Il rating dell’Italia è sostenuto dalla sua economia grande, diversificata e ad alto valore aggiunto, dalla sua appartenenza all’euro e dalle istituzioni solide rispetto al livello mediano delle altre economie – si legge nella nota di Fitch – Questi aspetti del credito bilanciano fondamentali macroeconomici e fiscali deboli, in particolare un debito governativo molto alto, un approccio fiscale accomodante dallo scoppio della pandemia, il potenziale più moderato del potenziale della crescita del Pil e, più di recente, il contesto di tassi più alti”.

Fitch ha dunque messo in evidenza i punti di forza dell’economia italiana, avvertendo tuttavia che il debito italiano rimane elevato, a fronte di una politica fiscale destinata a farsi più espansiva. Anche Fitch ha citato l’assist che l’attuazione del PNRR darà alla crescita dell’Italia.

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Il 17 novembre 2023, è arrivato infine il giudizio tanto atteso di Moody’s. Niente junk per l’Italia. Ma neanche nessuna promozione, se si guarda al rating, ovvero al giudizio.

Vero è che Moody’s ha rivisto al rialzo l’outlook sul rating del debito pubblico italiano, ma la valutazione è stata confermata a “Baa3”, inchiodando il merito creditizio dell’Italia al livello a cui si trovava prima, ovvero superiore al giudizio “junk” soltanto di un gradino.

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Meloni cita il successo del BTP Valore

Tornando alla frase proferita al Question Time del Senato da Giorgia Meloni, la presidente del Consiglio ha citato anche il successo del BTP Valore, laddove ha sottolineato che le famiglie stanno comprando molto volentieri “i nostri titoli di Stato”.

E i fatti le danno pienamente ragione.

Fin da subito, quando erano passati pochi mesi dalla nascita del suo governo, la premier aveva chiarito la sua intenzione di a far partecipare gli italiani in misura maggiore al debito pubblico italiano, confermando quanto aveva detto il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, che più volte aveva sponsorizzato l’idea di un BTP che riuscisse a incentivare il “coinvolgimento diretto dei risparmiatori italiani”. Tanto che, inizialmente, si era parlato di un BTP autarchico.

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La prima edizione del BTP Valore, ovvero il titolo di Stato emesso dal Mef rivolto esclusivamente alla platea degli investitori retail, è stato lanciato il 5 giugno scorso, raccogliendo un boom di ordini e portando la presidente del Consiglio Meloni a prendersi la rivincita, in modo particolare, sull’industria degli hedge fund e su chi aveva scommesso contro l’Italia e i suoi BTP.

L’importo complessivamente sottoscritto è stato superiore ai 18 miliardi di euro, per la precisione pari a “18.191,090 milioni di euro, a fronte di 654.675 contratti conclusi”.

Il Tesoro di Giorgetti ha poi fatto il bis dei grandi incassi lanciando la seconda edizione del BTP Valore all’inizio di ottobre.

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Il successo è stato di nuovo tale da portare il governo Meloni a inserire nella legge di bilancio una norma tesa a escludere i BTP e i titoli di Stato dal calcolo dell’Isee, per scommettere sempre di più sui BTP People.