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BTP Valore e spread: Meloni si prende (per ora) la rivincita

6 Giugno 2023 10:09

BTP Valore con boom di ordini, spread giù: Meloni si prende la rivincita

Boom di richieste per il BTP Valore: il governo Meloni gongola, ed è la stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni a prendersi la rivincita contro il mondo degli hedge fund.

“In campagna elettorale si diceva che con la Meloni sarebbero arrivate le cavallette, la Borsa sarebbe crollata. La Borsa sta andando molto bene, lo spread è più basso rispetto al precedente Governo, gli hedge fund hanno smesso di scommettere contro il debito pubblico italiano, il BTP Valore è andato strabene“.

L’agenzia di stampa Il Sole 24 Ore-Radiocor riporta le dichiarazioni che la premier Giorgia Meloni, intervistata da Nicola Porro, ha rilasciato a Quarta Repubblica.

Il Tesoro italiano (Mef, Ministero dell’Economia e delle Finanze) ha lanciato ieri, lunedì 5 giugno, la prima emissione del BTP Valore, titolo di stato rivolto esclusivamente agli investitori e risparmiatori retail, sulla piattaforma MOT di Borsa Italiana-Gruppo Euronext.

Già dalla prima mezz’ora del collocamento, si era notata la forte richiesta del titolo.

Alla fine della giornata, sono arrivati i dati relativi agli ordini della prima giornata di collocamento.

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Nel primo giorno di collocamento del BTP Valore, gli ordini sono ammontati a 5,432 miliardi di euro, a fronte di più di 180 mila contratti, a conferma della forti richieste da parte degli investitori retail per il nuovo titolo di stato.

BTP Valore
BTP Valore

Il collocamento del BTP Valore procederà oggi, per concludersi venerdì 9 giugno (salvo chiusura anticipata).

Le forti richieste proseguono. Si parla di ordini per il BTP Valore di circa 1 miliardo nella prima ora dell’emissione.

Tornando alla rivincita che Giorgia Meloni si è presa sul mondo degli hedge fund, così la presidente del Consiglio a Nicola Porro:

“Lo so benissimo che c’è un problema debito”.  Ma proprio per questo motivo, ha aggiunto Meloni, “stiamo facendo una politica prudente e seria, siamo guardinghi e prudenti nelle stime”.

Detto questo, “c’è una solidità distante anni luce dal racconto che è stato fatto e questo è un problema per la sinistra italiana, e anche a livello internazionale è un problema, perché il dibattito internazionale che ruota sul Governo italiano non è figlio di una nostra debolezza, semmai di una nostra forza”.

Da Goldman a Moody’s: i grandi alert su effetto Meloni sui BTP

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è tolta sicuramente più di un sassolino dalla scarpa, dopo i vari alert che erano stati lanciati poco prima della formazione del suo governo, a seguito della vittoria di Fratelli d’Italia alle elezioni politiche italiane del settembre 2022.

Accanto ai toni improntati alla cautela di alcuni analisti, non erano mancati veri e propri alert sul potenziale effetto negativo del governo Meloni sui tassi dei BTP e, dunque, anche sullo spread BTP-Bund.

Dalle ore immediatamente successive alla vittoria di FdI alle elezioni, c’era chi lanciava un avvertimento sulla necessità che Meloni seguisse le stesse orme dell’ex presidente del Consiglio, Mario Draghi.

Così scrivevano gli economisti di ING Economics:

“La performance dei bond italiani (BTP) verso e nei giorni delle elezioni deve essere valutata alla luce dei principali rischi a cui i bond fanno fronte. In primis, gli investitori guarderanno nervosamente al nuovo governo in attesa di segnali di divergenza fiscale rispetto alla precedente amministrazione (governo Draghi)”.

La paura era di un governo spendi e spandi, proiettato a fare della politica fiscale espansiva – più spesa pubblica, meno tasse – il suo pilastro portante.

Veniva indicato il bisogno che Meloni tenesse a bada, in particolare, l’ansia di fare deficit di Matteo Salvini, leader della Lega.

“Salvini non lo digerisce nessuno e questo conta molto a livello internazionale. In sintesi, i mercati e l’establishment preferiscono dare un po’ di credito a Meloni, perché è nuova piuttosto che a Salvini (ricordiamoci la figuraccia che ha fatto in Polonia, vista da tutti)”, commentava Edoardo Secchi, presidente fondatore di Italy-France Group, imprenditore, investitore, consigliere economico che, in un’intervista rilasciata a FOL, aveva già parlato del pericolo di un governo Meloni.

Secchi avvertiva che la leader di FdI sarebbe stata “costretta a smussare i toni”. E a tal proposito, va detto, è innegabile che lo abbia fatto.

“E’ molto probabile – aggiungeva il fondatore di Italy-France Group – che, al di là della facciata democratica delle elezioni politiche del prossimo 25 settembre, davvero alla fine (Meloni) verrà telecomandata da Draghi. Ridurre debito, avviare le riforme: saranno insomma questi i diktat a cui anche l’Italia di Meloni dovrà sottostare”.

Dai toni decisamente più duri e allarmistici gli strategist di Goldman Sachs, che avevano già fissato la soglia pericolo per l’Italia, lamentandosi dell’imminente uscita di scena del governo Draghi già alla fine di maggio dello scorso anno, prima della crisi che avrebbe decretato la fine dell’esecutivo retto dall’ex numero uno di Bankitalia e della Bce.

L’Italia rimane “il paese più a rischio di discontinuità politica”, con le “imminenti elezioni che potrebbero portare i partecipanti al mercato a trovare l’occasione per comprendere fino a che punto il debito italiano sia sostenibile”, scriveva Goldman Sachs, guardando alle elezioni politiche italiane che si sarebbero dovute tenere nel 2023, anticipate poi a settembre del 2022 con la crisi del governo Draghi.

Poco prima delle elezioni, Goldman Sachs rincarava poi la dose, e insieme a UBS e Société Générale scriveva: Giorgia Meloni vincerà, ma “se abbandonerà l’agenda Draghi saranno guai”.

I vari attenti lanciati dal mondo dell’alta finanza venivano riportati dal quotidiano La Repubblica nell‘articolo dal titolo più che chiaro: Le banche d’affari danno la vittoria a Meloni: “Ma se abbandonerà l’agenda Draghi saranno guai”, firmato da Sara Bennewitz.

Un avvertimento al governo Meloni arrivava in quei giorni anche da Fitch Ratings, che menzionava la necessità di fare progressi nell’esecuzione del PNRR, eredità del governo Draghi.

“Il governo in arrivo erediterà un punto di partenza fiscale più forte delle attese (riferimento a quanto emerso dal NaDef), ma aumentare la crescita, tra le altre cose attraverso il dispiegamento dei fondi del NextGenerationEU (NGEU), rimane centrale per una riduzione del debito che sia duratura”, si leggeva nella nota di Fitch.

Stessi moniti e avvertimenti anche dall’altra agenzia  S&P Global Ratings, che parlava di uno spazio di manovra di bilancio “limitato” e, anche in questo caso, del nodo PNRR.

“Cruciale per la ripresa economica (e di conseguenza, in modo indiretto, per le casse dello Stato) del 2023 e del 2024 sarà se il nuovo governo realizzerà le riforme del Pnrr che consentiranno” l’erogazione di altri fondi europei.

Il grande schiaffo contro il governo Meloni, tra le agenzie di rating, arrivava però soprattutto da Moody’s, pronta a sfoderare la bocciatura del rating sul debito italiano addirittura a “junk”, livello spazzatura.

“In assenza di attuazione delle riforme da parte del governo Meloni, incluse quelle del PNRR di Draghi, l’agenzia sarà pronta a tagliare il rating dell’Italia”, facendolo scivolare nel girone ‘junk’, annunciava Moody’s all’inizio di ottobre 2022.

Insomma: dal mondo delle agenzie di rating e dell’alta finanza, con Goldman Sachs che svettava tra le principali banche d’affari a propinare gli scenari più disastrosi per il debito pubblico made in Italy, di certo il governo di Giorgia Meloni non aveva ricevuto un benvenuto.

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Meloni forte del successo del BTP Valore e del calo dello spread

Con l’intervista rilasciata ieri a Nicola Porro, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha puntato il dito, in modo generico, contro l’industria degli hedge fund, fondi speculativi ergo squali della finanza, che più volte, all’alba delle elezioni politiche italiane, avevano scommesso contro i BTP e contro l’Italia.

Forte – ma l’emissione non è ancora finita – del boom di ordini che ha caratterizzato la prima giornata della prima emissione del BTP Valore, e di uno spread BTP-Bund che viaggia ai minimi dal governo Draghi, Meloni si è presa praticamente la rivincita.

Per ora, però, è il caso di precisare:

tornando infatti allo spauracchio “junk” di Moody’s, per esempio, va detto che l’Italia ha sventato il downgrade del rating sui BTP a “junk”, non per qualche merito particolare. Semplicemente, l’agenzia ha deciso di posticipare l’aggiornamento sul rating del debito sovrano.

Inoltre, un altro schiaffo al governo Meloni è stato sferrato settimane sia dalla stessa Moody’s che, di nuovo, da Goldman Sachs con il seguente consiglio alla comunità degli investitori: “Shortate BTP a 10 anni contro i Bonos”, ovvero i titoli di stato spagnoli.

Cauto sui BTP anche Michael Krautzberger, responsabile della divisione di reddito fisso EMEA di BlackRock che, in una intervista rilasciata alla Reuters, ha ricordato che l’Italia fa fronte “a diversi fattori di rischio” e che, “in generale, siamo prudenti”.

Tra l’altro per l’Italia, oltre al rischio PNRR che il governo Meloni si sta affrettando a smentire, c’è anche il pericolo rappresentato, secondo alcuni esperti, dal Nuovo Patto di stabilità e di crescita, proposto dalla Commissione europea che, pur nell’intenzione delle autorità di Bruxelles di inaugurare una nuova fase, fissa dei diktat sul debito e sul deficit che metterebbero in difficoltà il paese.

BTP Valore: seconda giornata collocamento dopo boom ordini

Tornando al BTP Valore, oggi è partita la seconda giornata della prima emissione dei titolo di stato rivolto esclusivamente alla platea degli investitori e risparmiatori retail.

Con codice ISIN collocamento IT0005547390, il BTP valore, si legge nel sito del Mef, è un titolo di stato emesso dal Mef che ha una durata di 4 anni.

Il titolo presenta rendimenti fissi crescenti nel tempo (il cosiddetto meccanismo step-up) e un premio extra finale di fedeltà pari allo 0,5% calcolato sul capitale investito e corrisposto a coloro che lo detengono fino a scadenza nel 2027.

La sottoscrizione del BTP Valore può avvenire comunque in qualsiasi banca o ufficio postale dove si detiene un conto titoli.

Inoltre, i risparmiatori possono acquistarlo online mediante il proprio home-banking, avendo abilitato le funzioni di trading.

Le cedole sono semestrali e verranno calcolate in base ai tassi minimi garantiti che sono stati comunicati il 1° giugno: 3,25% per il primo e secondo anno, 4,00% per il terzo e quarto anno.

Al termine del collocamento verranno annunciati i tassi cedolari definitivi, che potranno essere confermati o rivisti, ma solo al rialzo, in base alle condizioni di mercato del giorno di chiusura dell’emissione.

Il collocamento non prevede riparti, nè commissioni, né tetti all’investimento, che potrà partire da un minimo di 1.000 euro.

Ai risparmiatori sarà sempre assicurata la completa soddisfazione degli ordini, salvo la facoltà da parte del Ministero di chiudere anticipatamente l’emissione.

Al sottoscrittore non verranno applicate commissioni per acquisti effettuati nei giorni di collocamento.

Sul rendimento del titolo si continuerà ad applicare l’usuale tassazione pari al 12,5% e l’esenzione dalle imposte di successione come per gli altri Buoni del Tesoro Pluriennali.

Grande è l’attenzione per il BTP Valore che, secondo alcuni, risponderebbe all’esigenza del governo Meloni di incentivare i risparmiatori italiani a partecipare in misura maggiore al debito pubblico italiano.

In un’intervista rilasciata a Il Sole 24 Ore alla fine dello scorso anno, Meloni aveva manifestato la volontà, testuali parole, di “mettere al sicuro il nostro debito da nuovi shock finanziari”. Visto che, vale la pena di aggiungere, la Bce di Christine Lagarde è ben diversa ormai dalla Bce del predecessore Mario Draghi che, con i suoi vari bazooka monetari, aveva messo in sicurezza l’euro e i titoli di stato dell’Eurozona, BTP in primis, ponendo fine alla crisi dei debiti sovrani di più di 10 anni fa.

Con la fine dei giochi del precedente Quantitative easing (QE o anche APP in termini tecnici), la Bce di Lagarde ha messo il punto al piano con cui l’Eurotower, negli anni di Mario Draghi, aveva blindato i debiti pubblici dell’area euro, creando però anche distorsioni sul mercato, in base a quanto avevano avvertito diversi critici.

A fronte della fine del QE è stato lanciato il Quantitative Tightening, piano con cui la banca centrale sta già riducendo un bilancio, il proprio, pieno di BTP e altri debiti sovrani europei.

Il governo Meloni lo sa bene, motivo per cui non ha fatto mistero della sua intenzione di convogliare sempre di più il risparmio degli italiani verso i BTP, ovvero verso il debito pubblico dell’Italia.

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