Notizie Notizie Italia Governo Meloni Rating Italia: S&P non boccia Meloni. Per spread e tassi BTP ora il test Bce

Rating Italia: S&P non boccia Meloni. Per spread e tassi BTP ora il test Bce

Pubblicato 23 Ottobre 2023 Aggiornato 24 Ottobre 2023 16:03

Spread BTP-Bund poco mosso attorno a quota 203 punti base e tassi BTP in lieve calo al 4,912% dopo l’annuncio sul rating del debito pubblico italiano arrivato venerdì scorso 20 ottobre dall’agenzia Standard & Poor’s (S&P).

Il verdetto di S&P ha fatto tirare un sospiro di sollievo a chi investe sull’Italia e sui suoi BTP.

S&P ha infatti confermato il rating BBB, reiterando anche l’outlook stabile.

Quello di S&P è stato solo il primo di una serie di sentenze che saranno emanate nei prossimi giorni dalle altre agenzie di rating:

DBRS, Fitch e Moody’s.

“Le valutazioni di S&P confermano che la manovra approvata dal governo rassicura i mercati, le agenzie di rating. Questo significa che stiamo andando nella giusta direzione. FI (Forza Italia) continuerà a lavorare perché a livello internazionale la credibilità del nostro paese sia sempre maggiore”, ha detto, dopo l’annuncio di S&P, il segretario di Forza Italia, ministro degli Esteri e vice-premier Antonio Tajani, al termine della segreteria del partito.

In vista dei prossimi giudizi delle altre agenzie di rating, si è dimostrato fiducioso nell’arrivo di annunci confortanti anche il sottosegretario al Mef Federico Freni che, nel corso della trasmissione del ‘Caffè della Domenica’ su Radio 24 andata in onda nella giornata di ieri, si è così espresso: “Il giudizio di S&P sull’Italia è stato una boccata di ossigeno e sono ottimista anche per quanto riguarda le valutazioni che ancora devono arrivare”.

La decisione di S&P di confermare il rating e l’outlook sul debito italiano, ha spiegato Freni, “conferma quello che il ministro Giorgetti va predicando da tempo, cioè la prudenza, e ritengo di poter dire che i mercati hanno capito l’affidabilità e la strategia del governo italiano”.

S&P apre le danze su rating Italia. La ‘rivincita’ di Meloni che cita la troika

Nessuna mossa negativa da parte di S&P.

L’agenzia di rating ha confermato infatti il rating BBB (valutazione di due gradini superiore a quella junk) sul debito italiano, con outlook stabile.

Una buona notizia per il governo Meloni, come fa notare l’articolo di Bloomberg Italy Survives S&P Scrutiny Staying Two Steps Above Junk.

“L’outlook stabile – si legge nella nota di Standard & Poor’s – bilancia le nostre attese di un consolidamento fiscale più lento rispetto a quanto precedentemente stimato, a causa anche di un aumento delle spese per interessi su un debito governativo elevato, con gli stimoli economici significativi che i fondi dell’Unione europea dovrebbero fornire” all’Italia (praticamente con il PNRR).

“Entro il 2025 – si legge ancora nella nota dell’agenzia di rating- prevediamo che la crescita del Pil reale tornerà a salire al di sopra dell’1%, dopo la decelerazione del 2023 e del 2024″.

S&P: gli scenari al rialzo e al ribasso per il rating

S&P ha avvertito che “il debito governativo e la sua sensibilità alle condizioni del mercato rimarranno elevati” e che, “visto l’elevato livello del debito pubblico, l’Italia è particolarmente sensibile al deterioramento delle condizioni di finanziamento”.

L’agenzia di rating ha illustrato due scenari: uno al rialzo e uno al ribasso.

Nella peggiore delle ipotesi, ovvero nel worst case scenario, “potremmo abbassare i rating”, ha avvertito S&P.

Ciò accadrebbe nel caso in cui la traiettoria dei conti pubblici del governo deviasse in modo significativo dai target prefissati dallo stesso.

Anche un’attuazione solo parziale delle riforme economiche e di budget, specialmente di quelle legate all’esborso dei fondi UE,  rappresenterebbe un rischio per la crescita economica e i conti pubblici, mettendo di conseguenza sotto pressione il rating.

Nello scenario migliore, S&P ha indicato invece la possibilità di rivedere al rialzo il rating, per esempio grazie all’attuazione di politiche volte a ridurre il deficit o a una crescita economica più solida delle attese, che si tradurrebbe in un calo del debito sovrano in relazione al Pil”.

Meloni: ‘e qualcuno diceva che l’Italia sarebbe finita nelle mani della troika’

Nel frattempo la presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è presa una piccola rivincita:

“A leggere certa stampa, l’Italia sarebbe finita nelle braccia della Troika se la destra avesse vinto le elezioni. Ma la verità è che siamo al governo da un anno e le previsioni interessate dell’ultima campagna elettorale non si sono avverate”, ha detto in una intervista a Il Giornale pubblicata nella giornata di ieri la premier, elencando i risultati riportati dal suo governo nel primo anno dalla sua nascita.

“Troppo spesso le mistificazioni hanno più spazio della realtà e sono più desideri di chi le alimenta che fatti concreti. Siamo una coalizione con un sano confronto interno, coesa sugli obiettivi da raggiungere e intenzionata a rispettare il mandato popolare”, ha detto ancora Meloni.

Ma il vero spettro si chiama Moody’s

Va rimarcato tuttavia che, per  il debito dell’Italia di Meloni e dunque per i titoli di stato italiani (BTP & Co) il vero giorno del giudizio non è stato questo, ma il prossimo 17 novembre, quando a fare l’annuncio sarà Moody’s.

E’ questo lo spettro che si aggira sui mercati e a Palazzo Chigi:

Moody’s valuta infatti il debito made in Italy con un rating pari a “Baa3”:una valutazione superiore soltanto di un gradino rispetto a quella “junk”, ovvero spazzatura.

Come se non bastasse, l’agenzia ha un outlook negativo, il che significa che il rischio di una bocciatura è più che concreto.

Prima di Moody’s, aggiornamenti sul rating arriveranno anche da DBRS e di Fitch.

La prima si esprimerà esattamente tra una settimana, venerdì prossimo 27 ottobre, mentre la sentenza di Fitch è fissata al 10 novembre.

Oggi Standard & Poor’s ha fatto il suo annuncio anche sulla Grecia, paese dell’area euro  tirato in ballo ultimamente soprattutto per essere riuscito a raccogliere i frutti di quella disciplina fiscale che è stato costretto ad adottare.

Quei sacrifici sembrano aver pagato, visto che, per la prima volta dal 2010, il rating dei titoli di stato greci sta uscendo da quel girone “junk”, spazzatura, che è diventato invece la paura numero uno dell’Italia.

Negli ultimi giorni sono stati gli stessi analisti di JPMorgan a far notare che, mentre Atene si avvia a uscire da quel girone, l’Italia, con Moody’s, rischia di entrarci.

Di fatto, sempre venerdì scorso 20 ottobre, S&P ha riportato il rating sul debito sovrano della Grecia nell’ambìto girone dell’investment grade per la prima volta in più di un decennio, anche se la valutazione assegnata ai bond ellenici rimane inferiore a quella dell’Italia di un gradino.

Prima dell’annuncio tanto atteso dell’agenzia sull’Italia, alcuni esperti avevano temuto un declassamento non tanto del rating dei BTP, ma dell’outlook, visto che il governo Meloni non è più quello che S&P aveva lodato qualche mese fa, quando si era complimentato con la presidente del Consiglio “per aver adottato un approccio moderato e pragmatico nei confronti dell’Europa e dei conti pubblici”. E per aver “mantenuto un certo grado di cautela fiscale, “in linea con il predecessore Mario Draghi” , con la legge di bilancio 2023.

Già due giorni dopo dall’esito delle elezioni politiche del 2022, quando il governo di centrodestra non era ancora ufficialmente nato, proprio Standard & Poor’s si era rivolto alla futura premier con un attenti ben preciso, che invitava Meloni a seguire praticamente le orme del suo predecessore, l’ex presidente del Consiglio ed ex presidente della Bce Mario Draghi.

LEGGI ANCHE

S&P avverte l’Italia di Meloni: ‘scelte difficili’. Il monito sul PNRR di Draghi. Scudo salva BTP: cosa ha detto Lagarde

Spread BTP-Bund protagonista con rating Italia e annuncio tassi Bce

Saranno gli annunci delle agenzie di rating il grande market mover che traccerà la rotta dei tassi BTP e dello spread BTP-Bund nell’arco delle prossime settimane, insieme alla Bce di Christine Lagarde, la cui decisione sui tassi (ma anche sul piano QT) è attesa per giovedì prossimo 26 ottobre.

Le agenzie DBRS, Fitch e Moody’s formuleranno i loro giudizi sull’Italia sulla base delle ultime informazioni che hanno ricevuto dal governo Meloni in merito al trend del deficit, del debito e del Pil dell’Italia atteso per questo e i prossimi anni.  Informazioni contenute nella Nadef e nella legge di bilancio 2024 appena presentate che, una cosa è certa,  non hanno convinto i mercati.

La presentazione della  Nadef (Nota di aggiornamento al Def), avvenuta alla fine di settembre, ha fatto scattare infatti subito lo spread BTP-Bund a un soffio dalla soglia di 200 punti base.

Nessuna preoccupazione, tuttavia, dal governo Meloni, che ha minimizzato la reazione del differenziale, presentando un’altra soglia pericolo.

Pochi giorno dopo, i tassi dei BTP a 10 anni hanno sfondato la soglia alert per la prima volta in più di un decennio e sicuramente non solo per i problemi made in Usa.

I rendimenti dei titoli di stato italiani hanno poi ritracciato, per poi tornare a puntare verso l’alto la scorsa settimana.

LEGGI ANCHE

Ansia rating Italia e Francia, tassi BTP volano record dal 2012

GUARDA

Valore Spread BTP/BUND 10 anni di oggi in tempo reale

Spread: 200 punti base punto di non ritorno?

Detto questo, quali sono le previsioni degli analisti sullo spread BTP-Bund e sui tassi dei BTP?

Negli ultimi giorni Althea Spinozzi, senior Fixed Income Strategist di Saxo Bank, ha detto ai microfoni di Wall Street Italia di dubitare che lo spread BTP-Bund possa scendere dai livelli attuali, avvertendo che, nei prossimi mesi, a gennaio e febbraio, il differenziale potrebbe salire anche a 250 punti base.

Spinozzi, intervistata nel corso della trasmissione Market Talks , ha mostrato tutta la sua preoccupazione sui conti pubblici italiani, facendo notare che “tra il 2023  e il 2024 è in scadenza circa il 18-19% circa di tutti i BTP che sono stati emessi dallo stato italiano” e che, dunque, il problema più grande è che lo Stato italiano dovrà rifinanziare questi BTP a tassi molto più alti”, con conseguente rialzo del deficit e delle spese per interessi.

LEGGI ANCHE

Bce, doccia fredda su spread e tassi BTP: la frase che gela l’Italia

Qualche giorno prima, nel commentare la fiammata dello spread BTP-Bund oltre la soglia dei 200 punti per la prima volta dal dicembre del 2022, Althea Spinozzi aveva lanciato anche un avvertimento sulla difficile scelta della Bce tra l’euro e la periferia dell’Eurozona.

Spread BTP-Bund poco mosso con fiammata che interessa anche i tassi tedeschi

Va detto che, per ora, se lo spread BTP-Bund non si infiamma ulteriormente, è “grazie” alla tensione che sta colpendo, oltre ai BTP, anche i Bund tedeschi.

Un articolo di Reuters ha messo infatti in evidenza il boom dei rendimenti dei Bund a 10 anni, che hanno riportato la scorsa settimana la fiammata su base settimanale più forte dal mese di luglio, pari a ben + 18 punti base.

I rendimenti decennali della Germania si aggirano attorno al 2,91%.

Dall’altro lato, ci sono i BTP, i cui tassi sono saliti anch’essi, questa settimana, di 18 punti base, incassando il rialzo più forte dalla fine di settembre.

E il trend dei Treasuries Usa non aiuta, tutt’altro, visto che la scorsa settimana i rendimenti decennali hanno sfondato la soglia del 5% per la prima volta dal 2007, ovvero in 16 anni, scontando di nuovo la prospettiva di tassi più alti per un periodo di tempo più lungo (higher for longer), ribadita tra l’altro dal presidente della Fed Jerome Powell.

Il dibattito sull’effetto ‘contagio’ dei Treasuries Usa sui titoli di stato italiani è tra l’altro piuttosto acceso visto che, inevitabilmente, le tensioni che stanno colpendo il debito sovrano americano hanno un effetto domino sui bond di tutto il mondo.

Detto questo, in quelle recenti occasioni in cui i bond sono tornati a essere oggetto degli acquisti dei trader e degli investitori, i BTP si sono confermati grandi esclusi.

D’altronde, i Bund e i Treasuries vengono considerati safe asset, mentre i BTP, a causa dell’elevato debito pubblico dell’Italia, assolutamente no.

Oltre al giudizio delle agenzie di rating, il destino della carta italiana sarà ovviamente forgiato anche dalle prossime mosse della Bce di Christine Lagarde.

Gli analisti prevedono che l’Eurotower, nella prossima riunione ormai alle porte di giovedì prossimo 26 ottobre, lascerà i tassi invariati dopo averli alzati per dieci volte consecutive dal luglio del 2022.

Le speculazioni su un nulla di fatto sono state accese dalla frase magica che Lagarde ha proferito in quella riunione di settembre che, si spera, sia stata l’ultima in cui l’Eurotower ha alzato i tassi.

Detto questo, Lagarde non ha perso come al solito l’occasione per ripetere il suo solito mantra, lanciando poi anche un avvertimento sull’impatto che il petrolio potrebbe avere sull’inflazione dell’area euro, a causa delle tensioni geopolitiche esplose di nuovo in Medio Oriente, dopo l’attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre scorso.

Intanto qualcuno, proprio per il fatto che anche i tassi dei Bund tedeschi stanno puntando verso l’alto, ha fatto previsioni non tanto sullo spread ma sul trend dei tassi dei BTP, parlando del rischio che i rendimenti decennali finiscano per schizzare anche fino al 7%, almeno stando a quanto emerge dall’analisi tecnica.

Un numero, quel 7%, sicuramente tragico, che venne superato dai tassi dei BTP nel drammatico mese di novembre del 2011, e che stravolse la politica italiana, inaugurando praticamente la fine dell’allora governo Berlusconi e l’inizio del governo Monti.

LEGGI ANCHE

Manovra Meloni: titoli di stato fuori dall’Isee. La misura post successo BTP Valore

BTP: rating junk Moody’s in agguato. Meloni e i nodi Bce, PNRR, deficit

Goldman Sachs, torna l’alert spread e tassi BTP: a rischio Ftse MIB e banche

Extraprofitti, parla Moody’s. Con Meloni VS banche e Bce rischio BTP?

Banche italiane mollano BTP a ritmo record da 2000. Strigliata a Meloni

Debito Italia, spesa interessi su BTP & Co oltre 100 mld. Sanità tra le vittime illustri