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Rating Italia passa test Fitch, tassi BTP e spread giù. Ma il debito teme junk Moody’s

13 Novembre 2023 14:10

E i BTP superano anche il test di Fitch che, nella giornata di venerdì 10 novembre, ha confermato il rating e l’outlook sul debito sovrano dell’Italia.

La settimana precedente, venerdì 3 novembre, era stata la collega DBRS Morningstar a fare il grande annuncio, confermando lo status quo.

Ancora prima si era espressa Standard & Poor’s,  reiterando anch’essa il rating sull’Italia.

In realtà l’appuntamento clou per i BTP e il governo Meloni è un altro, ovvero il verdetto di Moody’s, in calendario venerdì prossimo, 17 novembre.

Sarà solo quel giorno, infatti, che si riuscirà a capire se il debito pubblico italiano sarà riuscito a schivare il pericolo del rating “junk”, ovvero spazzatura.

Un eventuale taglio del rating da parte di Moody’s strapperebbe infatti all’Italia di Giorgia Meloni il giudizio “investment grade”. Risultato: il downgrade rischierebbe di innescare una spirale di attacchi short contro i BTP.

Per ora, grande soddisfazione per il governo Meloni, che esce indenne da un altro giudizio: quello, appunto, di Fitch.

Fitch conferma rating Italia, governo Meloni più resiliente dei precedenti

L’agenzia di rating Fitch ha confermato il rating del debito pubblico italiano a BBB, due gradini al di sopra della valutazione junk, reiterando contestualmente  l’outlook stabile, dando le seguenti motivazioni.

“Il rating dell’Italia è sostenuto dalla sua economia grande, diversificata e ad alto valore aggiunto, dalla sua appartenenza all’euro e dalle istituzioni solide rispetto al livello mediano delle altre economie – si legge nella nota di Fitch – Questi aspetti del credito bilanciano fondamentali macroeconomici e fiscali deboli, in particolare un debito governativo molto alto, un approccio fiscale accomodante dallo scoppio della pandemia, il potenziale più moderato del potenziale della crescita del Pil e, più di recente, il contesto di tassi più alti”.

Fitch ha dunque messo in evidenza i punti di forza dell’economia italiana, avvertendo tuttavia che il debito italiano rimane elevato, a fronte di una politica fiscale destinata a farsi più espansiva.

Detto questo, l’agenzia ha fatto notare anche che il governo Meloni mostra una resilienza maggiore rispetto a quella dei governi precedenti, anche se “la pressione politica per soddisfare gli impegni presi durante la campagna elettorale è considerevole”.

Spread BTP-Bund si sfiamma ulteriormente post Fitch

Prosegue la discesa dei tassi dei titoli di stato italiani e dello spread BTP-Bund dopo l’annuncio di Fitch.

I tassi dei BTP a 10 anni oscillano attorno al 4,5% – ben lontani dalla soglia del 5% superata a ottobre dopo la presentazione della Nadef – mentre lo spread BTP-Bund viaggia attorno a 182 punti base, dopo aver viaggiato nelle settimane precedenti anche oltre quota 200.

Non c’è dubbio: i tassi dei BTP e lo spread BTP-Bund continuano a sfiammarsi. Diversi analisti sottolineano tuttavia che la discesa è da imputarsi alla mano ancora salvifica della Bce, che continua a fare incetta di titoli di stato italiani grazie al suo piano PEPP, noto anche come QE pandemico.

Finora l’Italia di Meloni se l’è cavata comunque bene, superando i vari test delle agenzie di rating.

Detto questo, è stata la stessa Bce, la scorsa settimana, a far notare che il recente aumento dello spread BTP-Bund è da imputarsi anche alle notizie relative alla legge di bilancio del governo Meloni, annunciata alla metà di ottobre.

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Prima di Fitch, venerdì 3 novembre, l’agenzia Dbrs Morningstar ha annunciato di aver lasciato la valutazione sul debito pubblico italiano invariata a “BBBH”, confermando l’outlook stabile.

L’agenzia di rating ha motivato la conferma della valutazione e dell’outlook con il fatto che, a suo avviso, l’Italia trae vantaggio dalla sua appartenenza all’Unione europea e dall’aiuto che arriva dalla Bce.

Anche Dbrs, tuttavia, come Fitch, non ha potuto fare a meno di ricordare l’elevato debito pubblico italiano, aggiungendo di non escludere neanche il rischio che la Commissione Ue decida di “avviare una procedura per deficit eccessivo nei confronti dell’Italia nel 2024”.

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Anche Standard & Poor’s non ha punito l’Italia, ribadendo il proprio giudizio sul debito italiano a BBB (due gradini al di sopra del rating junk) e confermando l’outlook stabile, menzionando tra i fattori che blindano per ora i BTP i fondi europei che l’Italia continuerà a ricevere con l’attuazione del Pnrr.

S&P è stata tuttavia l’altra agenzia di ratung a mettere il dito nella piaga.

“Il debito governativo e la sensibilità alle condizioni del mercato rimarranno elevati” e, “visto l’elevato livello del debito pubblico, l’Italia è tuttora particolarmente sensibile al deterioramento delle condizioni di finanziamento”.

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A dire la sua sul debito pubblico italiano, nelle ultime settimane, è stata anche l’agenzia tedesca Scope Ratings, che ha lanciato tra l’altro un avvertimento sul costo del servizio del debito italiano, destinato a farsi più pesante, sulla scia dei rialzi dei tassi della Bce di Christine Lagarde e con la ritirata degli acquisti dei BTP & Co da parte della stessa banca centrale.

Scope ha avvertito che gli interessi che lo Stato italiano si dovrà accollare costeranno fino a un terzo in più rispetto ai valori attuali, schizzando a un valore compreso tra i 90 miliardi e i 100 miliardi entro il 2026.

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Ma attenti al nodo crescita Pil Italia

L’Italia e i suoi BTP continuano a essere attentamente attenzionati, a seguito delle scosse che hanno colpito lo spread BTP-Bund e i tassi dei BTP,  dopo la presentazione della   Nadef (Nota di aggiornamento al Def) con cui il governo Meloni ha alzato le stime sul deficit, facendo così riscattare l’ansia sulla sostenibilità del debito pubblico.

Tra l’altro, per il Pil dell’Italia, le cose sono cambiate in peggio.

Nelle ultime settimane, quasi incessanti sono stati gli annunci di downgrade della crescita del Pil italiano attesa per quest’anno e il prossimo.

Ed è sufficiente menzionare quella performance con il segno meno del Pil nel corso del secondo trimestre, che ha infranto i sogni di gloria di cui la presidente del Consiglio Giorgia Meloni si faceva portatrice già da un bel po’ di tempo, per indicare le sfide dell’Italia.

La stessa Fitch, con questo ultimo suo giudizio, ha reso noto di prevedere per la crescita del Pil italiano un rallentamento al ritmo pari ad appena +0,9%, nel 2023, dopo il +3,7% del 2022, sulla scia della fine, soprattutto, dell’assist rappresentato dal Superbonus e a causa della moderazione delle spese per consumi privati.

L’agenzia di rating prevede poi una lieve ripresa del Pil a +1% nel 2024 e dell’1,3% nel 2025, grazie ai fondi del NextGenerationEU (NGEU) .

A tal proposito, l’attuazione del PNRR, ha avvertito Fitch, “è stata inferiore ai target, nel corso di quest’anno, in modo significativo”. Fitch prevede tuttavia un miglioramento nell’esecuzione dei progetti regionali e una esecuzione più veloce grazie al settore privato.

Per quanto riguarda l’inflazione dell’Italia, Fitch prevede un livello medio del 2,9% nel 2024 e del 2,1% nel 2025.

Intanto il governo Meloni gongola dopo il giudizio di Fitch. Così Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, ha commentato quanto emerso dall’annuncio dell’agenzia di rating:

“È un brutto periodo per chi tifa contro l`Italia. E’ infatti arrivata la seconda conferma per il rating italiano: dopo S&P, anche Fitch ha convalidato il rating dell’Italia, che resta fermo a BBB con un outlook stabile. È l’ennesima testimonianza di quanto il governo stia lavorando per il bene degli italiani e non delle lobby. Nonostante una chiara e difficile congiuntura internazionale, l’Italia si conferma uno Stato solido grazie alle politiche messe in campo dal governo di centrodestra. La nostra Nazione, guidata da Giorgia Meloni, con la sua serietà e coerenza, sta infatti rassicurando i mercati, infondendo fiducia in coloro che vi investono. Al Partito Democratico e al Movimento Cinque Stelle non resta altro che continuare a gufare”.

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E il vero spettro per il rating dell’Italia (e per Meloni) porta il nome di Moody’s

E’ però Moody’s l’agenzia di rating che fa più paura all’Italia, a chi guarda ai BTP e, per ovvi motivi, al governo Meloni.

Al momento Moody’s valuta il debito a “Baa3” con outlook negativo.

L’aggiornamento della valutazione di Moody’s ad aprile, non c’è stato, rimandando lo spettro a junk al prossimo 17 novembre.

L’annuncio spaventa, in quanto Moody’s ha sull’Italia un rating superiore di appena un gradino rispetto al livello “junk”, spazzatura, in più con outlook negativo.

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Matthew Rees, Head of Global Bond Strategies di Legal & General Investment Management (LGIM), non è pessimista guardando al giudizio di Moody’s.

Rees ha rimarcato che “il rating di Moody’s (previsto per il 17 novembre) è molto più importante di quello di Fitch (previsto per il 10 novembre) in quanto solo in caso di downgrade della prima si avrebbe un downgrade anche del debito italiano”. (che finirebbe per scivolare nel girone “junk”).

Rees ha detto di ritenere che “l’unico scenario che potrebbe creare una volatilità reale preoccupante sui mercati obbligazionari nazionali sarebbe il declassamento del rating di Moody’s al di sotto dell’investment grade”.

Matthew Rees, tuttavia, non teme che il worst case di scenario sui BTP dell’agenzia di rating finirà con il concretizzarsi, grazie all’assist della Bce, che rimane sempre presente, a dispetto del QT-Quantitative Tightening lanciato dalla stessa Banca centrale europea.

Il riferimento è all’acquisto dei BTP che l’Eurotower sta continuando comunque a portare avanti con il PEPP, noto anche come QE pandemico, ma anche con quello scudo TPI sfornato da Lagarde l’anno scorso che, va comunque detto, secondo diversi esperti non sarebbe sufficiente a mettere in sicurezza l’Italia.

“Noi di LGIM riteniamo che questo declassamento da parte di Moody’s sia molto improbabile poiché le misure di sostegno europee all’Italia, come il programma di reinvestimento denominato ‘Transmission Protection Instrument’ (TPI) e i fondi NextGenerationEU (con l’attuazione del Pnrr), sono ancora attivi e anche il deficit, seppur lentamente, sta registrando dei miglioramenti”, ha scritto ancora il responsabile della divisione di strategie globali sui bond, menzionando poi anche lui l’aiuto che l’Eurotower continua a dare ai titoli di stato italiani con il programma PEPP, che prevede anche l’acquisto di debiti sovrani marchiati junk.

“Gli strumenti a disposizione della Banca Centrale Europea le consentono di continuare ad acquistare i titoli di stato di un paese anche se sono stati declassati allo status di spazzatura e questo è già sufficiente per portarci a ritenere che si possa evitare qualsiasi ampliamento eccessivo degli spread creditizi”.

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