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Debiti con rating junk: Grecia fuori, BTP dentro? Alert da JPMorgan

18 Ottobre 2023 15:38

Upgrade del rating per il debito della Grecia, bocciatura invece più o meno sonora per i BTP italiani, che rischiano anche il downgrade a “junk”, ovvero al giudizio spazzatura, mentre Atene è pronta a prendersi la rivincita.

Quella disciplina fiscale che ha strozzato inizialmente l’economia ellenica, alla fine sembra aver pagato.

Quest’anno la Grecia è uscita infatti, per la prima volta in più di un decennio, dal girone junk, grazie all’upgrade del rating firmato da Scope Ratings, e arrivato agli inizi di agosto.

Un anticipo di una carrellata di upgrade del rating che, secondo gli analisti di JPMorgan, andrà avanti nelle prossime settimane, con i giudizi imminenti sul debito ellenico da parte di Standard&Poor’s, questo venerdì 20 settembre, e di Fitch, il prossimo 1° dicembre.

Dall’altro lato, l’Italia, in quel girone junk in cui la Grecia è piombata nel 2010, per tutti gli anni terribili della crisi dei debiti sovrani e fino a pochi mesi fa, rischia invece di entrarci.

I mercati premiano la Grecia. E Atene si prende la rivincita

Atene non si lascia sfuggire l’occasione di ricordare al mondo intero i passi da gigante che la sua economia, data un tempo per spacciata, è riuscita a fare in questi ultimi anni. Progressi che i mercati hanno più che apprezzato, come dimostra il trend dei titoli di stato made in Greece, soprattutto se paragonato a quello dell’Italia.

Numerosi, quest’anno, sono stati gli articoli che hanno messo in evidenza la fiducia nei confronti della Grecia che è tornata sui mercati.

Nelle ultime ore, del miracolo ‘di casa’ ha parlato il quotidiano greco Ekathimerini, con l’articolo Greek rating going up, as Italy’s slides ( tradotto, Il ratig greco sta salendo, mentre quello dell’Italia scivola), scritto da Eleftheria Kourtali.

L’articolo ha fatto un paragone tra la situazione in Grecia e quella in Italia, paesi vicini non solo culturalmente ma anche per lo strazio dei conti pubblici.

Dopo la Grecia, l’Italia è infatti il paese più indebitato dell’Eurozona.

La differenza tra Roma e Atene è diventata tuttavia abissale, non tanto in termini di valore assoluto del rapporto debito-Pil quanto di traiettoria del rapporto stesso e, di conseguenza, in termini di giudizi in arrivo dal mondo delle agenzie di rating.

E’ lo stesso articolo di Ekathimerini a riportare l’outloook degli analisti di JPMorgan, secondo cui le promozioni di S&P prima e di Fitch dopo certificheranno il ritorno del giudizio relativo al debito sovrano della Grecia nella classifica “investment-grade”.

L’upgrade consentirà ai titoli di stato greci di tornare finalmente a far parte di quegli indici internazionali da cui vennero estromessi nel 2010, all’inizio della crisi dei debiti sovrani.

L’ottimismo di JPMorgan sulla Grecia è condiviso da Citigroup, che scommette anch’essa su un upgrade del rating da parte di S&P, seguito da un’altra promozione di Moody’s, attesa nei prossimi nove mesi.

D’altronde Moody’s, aveva già dato in qualche modo la sua benedizione ai bond greci qualche mese fa, quando aveva applaudito al risultato delle elezioni in Grecia che avevano decretato la vittoria dei conservatori di Nea Dimokratia, guidati dal premier Kyriakos Mītsotakīs. Un “fattore positivo per il credito”, avevano detto gli analisti , che valutano tuttora il debito pubblico della Grecia con rating “Ba3” (junk), ma che sono pronti a premiare Atene con la valutazione investment-grade.

Diverso invece, secondo JPMorgan, il caso dell’Italia del governo Meloni, che tra l’altro ha deluso negli ultimi mesi i mercati, e non poco, con diversi annunci:

dalla tassa sugli extraprofitti delle banche alla proposta sugli NPL (crediti deteriorati e sofferenze) delle banche stesse, bocciata quest’ultima da Scope Ratings e da S&P, fino ad arrivare alla Nadef e, pochi giorni fa, alla presentazione della legge di bilancio.

La preoccupazione di Meloni & Co. nei confronti del debito pubblico italiano ancora monstre, in tutto questo, non è passata certo inosservata, a dispetto delle rassicurazioni arrivate dai ministri dell’esecutivo.

JPMorgan, a partire dalle ultime novità della legge di bilancio, sembra vedere già nero, tanto che l’articolo di Ekathimerini sottolinea che “si sta rafforzando sempre di più la prospettiva di un’Italia destinata a diventare la prossima origine della crisi fiscale in Europa”.

Atene: Italia anello debole dell’Eurozona

Il fatto che l’Italia sia l’anello debole dell’Eurozona è qualcosa che i mercati stanno prezzando da diversi mesi – si legge nell’articolo – I bond italiani (BTP) presentano i rendimenti più alti della regione (area euro), al 4,82% per quanto riguarda i titoli di stato benchmark con scadenza a 10 anni, rispetto al 4,27% dei bond sovrani decennali della Grecia, e lo spread BTP-Bund è superiore ora ai 200 punti base, rispetto ai 149 pb dello spread Grecia-Germania”.

Ciliegina sulla torta: l’approvazione lunedì 16 ottobre della manovra, che non ha soddisfatto i mercati.

E così, mentre scatta il countdown alla data X per i BTP, giorno in cui Moody’s snocciolerà il suo verdetto sul rating del debito pubblico made in Italy, JPMorgan ritiene estremamente probabile un downgrade già dopodomani, 20 ottobre, giorno in cui paventa una bocciatura dell’outlook per l’Italia (dunque non del rating) da parte di S&P. In realtà gli analisti del colosso bancario Usa non escludono neanche una bocciatura del giudizio.

Sempre JPM prevede un peggioramento dell’outlook sui BTP anche da parte di DBRS e Fitch.

Per non parlare per l’appunto di Moody’s, il cui downgrade viene considerato anche in questo caso possibile, visto che l’agenzia ha già rivisto al ribasso l’outlook sul debito italiano a “negativo”.

La spada di Damocle che pende sulla testa di Meloni da un anno

A proposito di Moody’s, è un anno circa che la spada di Damocle del giudizio ‘junk’ (spazzatura) sui BTP pende sulla testa dell’Italia.

L’agenzia di rating aveva, infatti, agitato subito la minaccia junk, lanciando un chiaro avvertimento al governo Meloni.

Probabilmente declasseremmo i rating dell’Italia se dovessimo assistere a un significativo indebolimento delle prospettive di crescita di medio termine del Paese, a causa della mancata attuazione delle riforme a favore della crescita, comprese quelle delineate nel Pnrr.

La stessa agenzia di rating ha deciso poi di non aggiornare il rating in primavera, consentendo così al governo Meloni di schivare l’onta di un downgrade a “junk.

Lo spettro junk è stato tuttavia soltanto rinviato.

E ora che si avvicina la data X, di Italia, BTP e spread si torna a parlare in tutto il mondo mentre Atene brinda anticipando l’arrivo di tempi migliori. Vantando una disciplina fiscale che l’Italia di Meloni ha, invece, deciso di rinviare sine die.

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