Notizie Notizie Italia I BTP e l’Italia di Meloni schivano il junk di Moody’s

I BTP e l’Italia di Meloni schivano il junk di Moody’s

20 Maggio 2023 16:17

Schivato il “junk” di Moody’s: ai BTP e in generale all’Italia di Giorgia Meloni è andata per ora più che bene.

L’agenzia di rating ha deciso di non aggiornare il rating sul debito italiano, al momento pari a “Baa3” con outlook negativo, appena un gradino al di sopra della valutazione “junk”.

L’Italia conserva lo status di investment grade e per ora non entra nel girone dei titoli di debito considerati da Moody’s “junk”, ovvero “spazzatura”.

Il rating assegnato da Moody’s ai BTP e in generale al debito pubblico del made in Italy è pari a “Baa3” con outlook negativo, appena un gradino al di sopra della valutazione “junk”.

Si tratta sicuramente di una notizia positiva per l’Italia del governo Meloni che, almeno per ora, conserva lo status quo e non si macchia dell’onta del junk, paventata dai mercati e dagli investitori internazionali che guardano ai BTP e allo spread.

Moody’s rimanda verdetto: l’Italia schiva tensione sui mercati (BTP)

Un articolo di Bloomberg, in particolare, mette in evidenza che “oltre a permettere che l’orgoglio nazionale rimanga intatto, (la decisione di Moody’s) consente alla terza economia dell’area di schivare anche una eventuale tensione dei mercati finanziari”.

La decisione di marchiare un paese con il rating junk”, ricorda Bloomberg , può avere infatti conseguenze sicuramente negative, come la Grecia sperimentò nel 2010, “quando il taglio del suo rating da parte dell’altra agenzia Standard & Poor’s annunciò l’inizio di una nuova fase per la crisi dei debiti sovrani dell’Eurozona”.

Il pericolo di una sonora bocciatura da parte di Moody’s si era fatto più concreto, dopo che la stessa agenzia di rating, lo scorso autunno, aveva lanciato un chiaro avvertimento all’Italia, agitando senza tanti giri di parole la minaccia junk.

“Probabilmente declasseremmo i rating dell’Italia se dovessimo assistere a un significativo indebolimento delle prospettive di crescita di medio termine del Paese, a causa della mancata attuazione delle riforme a favore della crescita, comprese quelle delineate nel Pnrr”, si leggeva nel report di aggiornamento diffuso da Moody’s.

L’agenzia precisava che “le condizioni di finanziamento più restrittive, l’inflazione elevata, i rischi per le forniture di energia dalla Russia e un contesto politico più complesso stanno pesando sulle prospettive di crescita dell’Italia e sulla dinamica del debito”.

L’avvertimento arrivava a seguito dell‘esito delle elezioni politiche italiane, che certificava la vittoria del centrodestra FdI-Lega-Forza Italia e che gettava le basi per la formazione di quello che sarebbe diventato il governo Meloni.

Bloomberg fa notare come Moody’s sia l’agenzia di rating più severa tra le cosiddette Tre sorelle:

le ‘colleghe’ S&P e Fitch Ratings hanno di fatto confermato le loro rispettive valutazioni sul debito italiano a un livello di investment grade che si conferma più alto rispetto a quello attuale di Moody’s di un gradino.

Ma c’è chi dice: “No, L’Italia non è la nuova Grecia”

Di Italia, ultimamente, si è parlato anche facendo riferimento alla Grecia, vittima illustre della crisi dei debiti sovrani dell’area euro.

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Non Robin Brooks, Chief Economist dell’Institute of International Finance che, riguardo al parallelismo che periodicamente qualche economista e strategist fa tra l’Italia e la Grecia (che tra l’altro, si starebbe mettendo in luce per essere decisamente più virtuosa in tema di gestione dei conti pubblici), ha pubblicato su Twitter un post che boccia il paragone tra Atene e Roma:

“Una cosa di cui sento parlare molto: ‘L’Italia è la nuova Grecia’. Questo non è sicuramente vero se si guarda al commercio estero. L’Italia – spiega Brooks – sta incassando un surplus commerciale record e, contrariamente a quanto avveniva negli anni precedenti al Covid, stavolta il livello record del surplus coincide con una forte crescita. La Grecia, invece, è tornata a soffrire deficit (commerciali) importanti”.

Per ora, nell’Italia di Meloni orfana ormai dell’aiuto assicurato negli anni precedenti dalla Bce, le cose non sembrano andare male, tutt’altro.

Detto questo, la decisione di Moody’s di non aggiornare il rating, e di prendere praticamente tempo, rimanda solo il rischio di un pesante downgrade del rating dei BTP e dei titoli di stato italiani. Il che significa che sulla testa di Roma continua a pendere la spada di Damocle di una bocciatura a “junk”.

Tra l’altro, proprio qualche settimana fa Moody’s era tornata a esprimersi sul caso Italia, come riportato dall’articolo di Bloomberg “Italy Stands Out to Moody’s as Only Country Risking Junk Status.

L’agenzia ricordava che “l’Italia è al momento l’unico paese con un debito sovrano valutato Baa3 a presentare un outlook negativo” e che “una crescita debole e costi di finanziamento più elevati potrebbero indebolire ulteriormente la posizione fiscale” del paese, ovvero i suoi conti pubblici.

Intanto, si avvicina l’esordio del BTP Valore .

Il nuovo BTP, che farà il suo debutto sui mercati il prossimo 5 giugno, fino al 9 giugno, riflette l’ambizione del governo Meloni di corteggiare i piccoli risparmiatori italiani, affinché si accollino l’eterna spina nel fianco che fa sanguinare l’economia italiana: quella del debito pubblico.

Tra i diversi slogan sbandierati dal governo Meloni c’è di fatto il seguente: “Più titoli di Stato nelle mani degli italiani. 

Uno slogan che diversi economisti interpretano come un invito a cadere nella trappola del debito italiano.

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