Notizie Notizie Italia Mps: il Mef maggiore azionista dice ok a niente tassa extraprofitti banche di Meloni

Mps: il Mef maggiore azionista dice ok a niente tassa extraprofitti banche di Meloni

12 Aprile 2024 13:07

Non solo dividendi, che Mps Monte dei Paschi di Siena si avvia a distribuire agli azionisti per la prima volta in 13 anni. C’è un’altra notizia che spicca nel comunicato con cui la banca senese ha annunciato l’esito dell’assemblea degli azionisti, che si è riunita nella giornata di ieri, giovedì 11 aprile 2024, per approvare i conti e il ritorno delle cedole.

E’ una notizia che riporta i riflettori dei mercati (e della politica) sulla tassa sugli extraprofitti delle banche annunciata dal governo Meloni agli inizi di agosto del 2023:

esattamente quella che ha scatenato inizialmente sell furiosi sui titoli delle banche italiane, e che successivamente, bombardata da critiche da più parti, è stata rivista dallo stesso governo.

Mps, tassa extraprofitti: il Tesoro scansa ufficialmente prelievo Meloni

La notizia è relativa alla decisione del Mef, ancora maggiore azionista del Monte, di votare a favore della destinazione a una riserva non distribuibile di un importo pari a Euro 308.881.204,08, “ai sensi di quanto previsto dall’art. 26 comma 5-bis del D.L. n. 104 del 10 agosto 2023, convertito con modificazioni dalla Legge n. 136 del 9 ottobre 2023″.

Dal comunicato di Mps relativo all’assemblea dei soci emerge di fatto che gli azionisti di Mps, tra le altre cose, hanno approvato proprio quella destinazione a riserva non distribuibile.

Tra quegli azionisti, piccolo particolare, compare tuttora il Mef-ministero dell’Economia e delle Finanze  che, anche dopo le ultime due cessioni di quote del capitale sociale della banca, detiene una partecipazione pari al 26% circa, confermandosi il maggiore azionista del Monte dei Paschi di Siena.

Il voto, spiega la stessa nota, è in linea con quanto stabilito dalla legge n. 136 del 9 ottobre 2023 : proprio quella che corrisponde alla  versione più light della tassa sugli extraprofitti, che ha fornito praticamente alle banche italiane lo strumento per evitare di pagare il prelievo inizialmente tanto sbandierato dalla stessa presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

L’annuncio shock era arrivato agli inizi di agosto del 2023 con il D.L. n. 104 del 10 agosto 2023 di cui parla lo stesso comunicato del Monte di Stato: una doccia fredda che aveva scatenato subito un’ondata di smobilizzi sui titoli delle banche italiane a Piazza Affari, praticamente una Caporetto di Borsa.

Il sell off era stato tale da provocare fin da subito un iniziale dietrofront da parte del Mef:

la correzione aveva però macchiato ulteriormente la credibilità del governo Meloni, generando caos sui mercati e aspre e ovvie critiche dalle dirette interessate, ovvero dalle banche italiane.

In evidenza si era messa subito l’irritazione, tra gli altri, del ceo di Illimity, ex numero uno di Intesa SanPaolo ed ex ministro del governo Monti: Corrado Passera.

La tassa sugli extraprofitti delle banche era stata bocciata anche dalla Bce, dopo che i tecnici del Senato stessi avevano sollevato dubbi sulla sua costituzionalità.

Tensioni erano esplose anche sul mercato dei BTP, facendo salire lo spread BTP-Bund mentre, in un intervento a Porta a Porta, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni quantificava in “qualcosa di meno di 3 miliardi di euro‘, la tassa sugli extraprofitti delle banche, che finiva per diventare fantasma.

Ma in quei giorni, a dispetto del coro di critiche, la premier Meloni sembrava determinata a non mollare, rincarando più volte la dose.

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Prelievo extraprofitti schivato da tutte le banche

Poi, il dietrofront, con quella nuova versione light che finiva con lo snaturare la mossa della premier Meloni.

Risultato: la tassa sugli extraprofitti delle banche veniva schivata da tutte le banche italiane, che sceglievano di ricorrere alla scappatoia servita al settore su un piatto di argento dallo stesso governo Meloni, esattamente con la legge degli ottobre.

Basta ricordare quanto statuito dal comma 5, nel 5-bis:

In luogo del versamento di cui al com- ma 4, le banche di cui al comma 1 possono destinare, in sede di approvazione del bilancio relativo all’esercizio antecedente a quello in corso al 1° gennaio 2024, a una riserva non distribuibile a tal fine individuata un importo non inferiore a due volte e mezza l’imposta calcolata ai sensi del presente articolo. Tale riserva rispetta le condizioni previste dal regolamento (UE) n. 575/2013 per la sua computabilità tra gli elementi del capitale primario di classe 1.

Tra le big italiane, finivano per non pagare il prelievo sugli extraprofitti Intesa SanPaolo e UniCredit, ma anche altri grandi nomi come Mps, Banco BPM e Bper.

Il settore bancario del made in Italy concludeva così il 2023 con utili e promesse di dividendi da sogno.

Ebbene, ieri il sì ufficiale del primo azionista del Monte dei Paschi di Siena, ovvero del Tesoro, a schivare quella tassa sugli extraprofitti, è formalmente arrivato con la decisione dell’assemblea degli azionisti di destinare a una riserva non distribuibile un importo pari a 308.881.204,08 milioni, dunque superiore ai 308 milioni di euro. 

L’assemblea ha deciso anche le altre destinazioni di quegli utili di un valore superiore a 2 miliardi di euro incassati da Mps nel corso del 2023, che hanno sancito il cosiddetto Rinascimento dell’istituto di credito.

Tra le varie destinazioni, quella a riserva legale per un importo pari al 10% dell’utile maturato corrispondente a più di 200 milioni di euro e quella a riserva statutaria per un importo pari al 15% dell’utile maturato corrispondente.

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Il titolo Mps oggi è in rialzo sul Ftse Mib di Piazza Affari: protagonista la conferma dell’altra grande notizia relativa al ritorno dei dividendi del Monte per la prima volta in 13 anni.

Un’altra parte degli utili incassati, pari a 315 milioni di euro, sarà destinata infatti ai soci, attraverso la distribuzione di un dividendo unitario di Euro 0,25 per ogni azione in circolazione, avente diritto al pagamento del dividendo”.

La somma, per la precisione, sarà pari a 314.922.426,50 euro.

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Mps rimane sotto i riflettori dopo la seconda grande mossa annunciata dal governo Meloni alla fine di marzo, che ha visto il ministero dell’Economia e delle Finanze procedere al processo di privatizzazione della banca senese.

Il governo italiano si era già mosso smobilizzando una prima quota del capitale sociale di Mps pari al 25%, per un corrispettivo per azione di 2,92 euro e dunque per un controvalore complessivo pari a circa 920 milioni, alla fine del 2023.

Con il secondo smobilizzo della fine di marzo, il Mef (Ministero dell’Economia e delle Finanze) ha ceduto una quota pari al 12,5% del capitale sociale attraverso un ‘Accelerated Book Building – ABB’ riservato ad investitori istituzionali italiani ed esteri”, con una domanda pari a “oltre tre volte l’ammontare iniziale”.

La cessione dell’ulteriore partecipazione, avvenuta al prezzo di 4,150 euro per azione, ha permesso al Tesoro di incassare un “controvalore complessivo pari a circa Euro 650 milioni”.