Notizie Notizie Italia Mps, nuovo grazie a tassi Bce con utili e ricavi III trim. Tassa extraprofitti banche: la decisione

Mps, nuovo grazie a tassi Bce con utili e ricavi III trim. Tassa extraprofitti banche: la decisione

Pubblicato 8 Novembre 2023 Aggiornato 13 Novembre 2023 13:19

Mps Monte dei Paschi di Siena ha alzato oggi il velo sui conti, annunciando i numeri relativi al terzo trimestre e ai primi nove mesi del 2023.

Fiacca la reazione del titolo quotato sul Ftse Mib di Piazza Affari.

Le azioni del Monte di Stato, così noto per quella partecipazione di maggioranza del 64% nel capitale delle banche, che rimane ancora nelle mani del Mef, reagiscono alla pubblicazione della trimestrale puntando lievemente verso il basso.

L’attenzione è rivolta, oltre che agli utili, alle parole dell‘amministratore delegato Luigi Lovaglio che, nel presentare il bilancio, ha definito Mps “tra le migliori banche italiane, in grado di generare capitale trimestre su trimestre”.

Lovaglio ha detto anche che Mps è sulla buona strada per terminare l’anno con un utile netto di 1,1 miliardi, rivedendo al rialzo la guidance.

Occhio alla decisione presa in relazione alla tassa sugli extraprofitti delle banche varata dal governo Meloni.

Mps: utile netto a 310 milioni di euro in III trim, 929 milioni in primi 9 mesi 2023

Mps ha terminato il terzo trimestre del 2023 con un utile netto a 310 milioni di euro, superando le stime elaborate dagli analisti intervistati da Bloomberg, che avevano previsto un utile netto rettificato di 219,5 milioni di euro.

Nei primi nove mesi del 2023 l’utile netto è stato pari a 929 milioni, rispetto alla perdita di 334 milioni dei primi nove mesi del 2022.

Il Gruppo ha incassato nei primi nove mesi del 2023 ricavi complessivi per 2,804 miliardi, in crescita del 22,9% su base annua, sulla scia della crescita del margine di interesse (NII), che è stato sostenuto dallo “scenario favorevole dei tassi” – come ha confermato la banca stessa –  grazie alle strette monetarie varate dalla Bce di Christine Lagarde, in un “contesto di attento presidio del costo della raccolta”.

Mps ha sottolineato nel comunicato con cui ha diffuso i conti che “il positivo andamento del margine di interesse ha più che compensato la flessione delle commissioni nette (registrata soprattutto sui proventi della gestione del risparmio e sul comparto del credito, in ragione dell’evoluzione dello scenario macroeconomico) e il minor contributo degli altri ricavi della gestione finanziaria (che nei primi nove mesi del 2022 incorporavano, in particolare,consistenti utili derivanti dalla cessione di titoli classificati nel banking book della Capogruppo) e degli altri proventi e oneri di gestione”.

In numeri, il margine di interesse al 30 settembre 2023 è risultato pari a 1,688 miliardi di euro, in rialzo del 62,7% su base annua, grazie al contributo di alcuni fattori come 1) il maggior contributo del comparto commerciale, che ha beneficiato di maggiori interessi attivi sugli impieghi, generati dall’aumento dei tassi di interesse, solo in parte compensati dai maggiori interessi passivi sulla raccolta e la maggiore contribuzione del portafoglio titoli, in conseguenza di maggiori rendimenti.

Il margine di interesse del terzo trimestre 2023 è salito inoltre del 4,6% su base trimestrale, “grazie al maggior contributo degli impieghi commerciali (che continuano a beneficiare della crescita dei tassi), combinato all’attento presidio del costo della raccolta; in aumento anche i proventi del portafoglio titoli”.

I ricavi di Mps relativi al terzo trimestre 2023 sono ammontati a 953 milioni di euro, in questo caso in lieve calo (-2,0%) rispetto al trimestre precedente per il minore contributo della gestione finanziaria.

Le commissioni nette al 30 settembre 2023, pari a 987 milioni di euro, sono scese del 6,5% su base annua, scontando soprattutto i proventi sulla gestione del risparmio (-8,5%), “al cui interno – si legge nel comunicato – le minori commissioni sul risparmio gestito, legate all’evoluzione dello scenario macroeconomico, sono state in parte compensate dai maggiori proventi derivanti dalla distribuzione titoli, in ragione del rinnovato interesse da parte della clientela per gli investimenti a tasso fisso (principalmente titoli di stato)”.

Il cost/income di Mps relativo ai primi nove mesi del 2023 è stato pari al 48%, migliorando ulteriormente rispetto al primo semestre e scedendo in modo significativo rispetto al 70% dei primi nove mesi dell’anno scorso, superando già l’obiettivo del piano al 2026.

In forte miglioramento a 1,446 miliardi di euro il risultato operativo lordo dei primi nove mesi del 2023 (nel terzo trimestre è stato pari a 509 milioni di euro), più che raddoppiato rispetto al 30 settembre del 2022, grazie al miglioramento dei ricavi (saliti per l’appunto del 22,9% circa su base annua), sia ai continui interventi sui costi operativi (-15,2% su base annua).

L’AD Lovaglio parla di dividendi. Tassa extraprofitti banche: che farà Siena?

Nel corso della conference call indetta per commentare i conti di Mps, il ceo Luigi Lovaglio ha messo in evidenza che la banca senese dispone di “un ampio buffer sui requisiti patrimoniali”, fattore che “rassicura sul fatto che saremo ben attrezzati per remunerare i nostri azionisti in linea con le ultime guidance che abbiamo dato, ovvero anticipare il dividendo con l’utile 2024″.

Per quanto riguarda la tassa sugli extraprofitti delle banche varata dal governo Meloni, Mps ha reso noto che il cda della capogruppo ha deciso di proporre all’assemblea degli azionisti di “destinare a riserva di utili non distribuibili una somma non inferiore a 312,7 milioni di euro“, quale opzione prevista dalla stessa normativa che disciplina il prelievo sugli extraprofitti.

La tassa sugli extraprofitti delle banche, bocciata anche dalla Bce, dopo che i tecnici del Senato stessi avevano sollevato dubbi sulla sua costituzionalità, è stata infatti decisamente annacquata, con una versione decisamente più light, sfornata con la Legge del 9 ottobre 2023 n. 136 di conversione del Decreto legge del 10.08.2023 n. 104.

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Mps: rischio legale passa da “possibile” a “remoto”

Sui rischi legali che da anni continuano a pendere sulla testa di Mps e di chi gestisce la banca, Mps ha reso noto che il petitum complessivo ha segnato un calo alla fine di settembre a 2,9 miliardi rispetto ai 4,1 miliardi a fine giugno. In particolare, a seguito della entenza della Corte di Cassazione dell’11 ottobre 2023 che ha assolto, il rischio relativo ad alcuni procedimenti legali e richieste extragiudizionali è stato declassato da “possibile” a “remoto”. Peraltro, si legge nel comunicato, dall’11 ottobre scorso, tutte le pretese stragiudiziali, notificate alla Banca successivamente al 29 aprile 2018, in coerenza con quanto statuito dalla sentenza della Corte di Cassazione nel procedimento 29634/14, sono da considerarsi prescritte”.

A tal proposito, il ceo del Monte Luigi Lovaglio ha ricordato che, sul fronte dei contenziosi legali, a ottobre “ci sono state evoluzioni molto positive” e che, se a essere positiva sarà anche la sentenza sul processo di Appello che riguarda gli ex vertici Profumo e Viola, attesa per il 27 novembre, ci potrebbe essere un riflesso positivo sui conti della banca.

“La sentenza del 27 novembre potrebbe essere una sentenza che poi farà partire tutto un processo che potrà tradursi in un vantaggio economico per la banca. Farà partire tutta una evoluzione positiva di questa situazione che si protrae da molto tempo e che ha pesato molto sulla banca”, ha sottolineato l’amministratore delegato.

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Per quanto riguarda la spina degli NPL (Non Performing Loans), Mps ha reso noto che lo stock dei crediti deteriorati lordi proforma, alla fine dei primi nove mesi del 2023, si è attestato a 3,4 miliardi di euro, portando l’NPE ratio proforma lordo a scendere al 4,1%, rispetto al 4,2% della fine del 2022, e l’Npe ratio proforma netto a rimanere al 2,2% (come alla fine del 2022). La copertura complessiva proforma dei crediti deteriorati è stata pari al 49,1%, in crescita di 100 punti base rispetto alla fine del 2022).

Mps ha reso noto inoltre che, al 30 settembre 2023, il patrimonio netto del Gruppo e di pertinenza di terzi è risultato essere pari a 8,8 miliardi di euro, in crescita di 308 milioni di euro rispetto al 30 giugno 2023, principalmente per effetto del risultato positivo registrato nel trimestre.

In merito ai coefficienti patrimoniali, al 30 settembre 2023 il Common Equity Tier 1 ratio Fully loaded di Mps si è attestato a 16,0% rispetto al 15,9% del 30 giugno 2023 e il Total Capital ratio al 19,5% rispetto al 19,4% del 30 giugno 2023. Questi coefficienti non includono l’utile di periodo.

Includendo l’utile del terzo trimestre 2023, il Common Equity Tier 1 ratio si è attestato a 16,7% e il Total Capital ratio al 20,2%, con il rialzo rispetto al primo semestre che è stato dovuto principalmente alla organica generazione di capitale.

Monte di Stato: cosa ha deciso di fare il Mef per riconsegnare la banca al mercato?

Continua a essere alta l’attenzione degli investitori sul piano ancora poco chiaro con cui il Mef deve far tornare al mercato la banca, che controlla fin dai tempi della ricapitalizzazione precauzionale del 2017, in base ai nuovi accordi raggiunti con l’Unione europea. Alla fine di ottobre, il Mef maggiore azionista ha annunciato di aver individuato Ubs e Jefferies come consulenti finanziari e Clifford Chance come legali per il piano relativo alla cessione delle quote della banca senese.

La privatizzazione di Mps viene considerata tra l’altro tra i capitoli principali del piano di privatizzazioni stabilito dalla legge di bilancio 2024, che prevede la vendita di asset per un valore di 20-21 miliardi di euro nell’arco dei prossimi tre anni, al fine di rimpinguare le casse dello Stato italiano, ostinatamente in rosso.

Così una fonte interpellata recentemente dall’agenzia di stampa Reuters:

Vista l’assenza di potenziali acquirenti interessati (a rilevare Mps) nel breve termine, l’opzione più probabile finalizzata allo smobilizzo della quota detenuta dallo stato italiano (in Mps) rimane il collocamento di partecipazioni direttamente sul mercato”.

Va ricordato il decreto emanato nel 2020 che contempla la possibilità da parte del Tesoro di privatizzare Mps anche attraverso un’offerta di azioni a investitori istituzionali o investitori retail, inclusi i dipendenti.

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