Notizie Notizie Italia Mps: titolo si infiamma a Piazza Affari, Giorgetti riaccende risiko. Ma il Monte vuole un premio

Mps: titolo si infiamma a Piazza Affari, Giorgetti riaccende risiko. Ma il Monte vuole un premio

10 Aprile 2024 16:14

Il titolo Mps beneficia nella sessione odierna di Borsa delle dichiarazioni che il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti ha rilasciato ieri in occasione della conferenza stampa indetta per commentare i numeri del Def, approvato dal Consiglio dei ministri.

Le azioni del Monte si portano in cima al Ftse Mib di Piazza Affari, balzando pochi minuti dopo le 16 ora italiana del 4,6%, e salendo a 4, 63 euro.

Bene anche i titoli di altre banche: a scattare sono anche i titoli della Popolare di Sondrio (+2% circa), di Bper e UniCredit. Seguono a ruota le azioni di Banco BPM.

La ‘scarpetta’ di Giorgetti accende risiko banche e titolo Mps

A Piazza Affari, tra gli argomenti di Borsa, si è messa in evidenza in queste ultime ore soprattutto la “scarpetta” di Giorgetti.

E’ stata quella parola proferita dal titolare del Tesoro, subito dopo l’approvazione del Def , a far riscattare gli acquisti sulle azioni della banca senese che, sulla scia delle mosse del governo Meloni, si sta confermando sempre meno Monte di Stato:

un fattore che la rende più appetibile agli occhi di quelle banche italiane che finora non si sono fatte avanti o che lo hanno fatto, per poi metterci una pietra sopra.

In realtà in quest’ultimo caso la banca è stata solo una, ovvero UniCredit, la Big Bank italiana guidata dal ceo Andrea Orcel.

L’istituto di Piazza Gae Aulenti è poi rimasto impassibile almeno fino a oggi, memore del clamoroso flop delle trattative, per motivi, ovviamente, di prezzo.

Tra le banche individuate da parecchio come potenziali acquirenti di Mps, le due banche Banco BPM e Bper.

E’ su queste ultime due, in particolare, che si concentrano le attenzioni degli investitori: negli ultimi giorni i rumor hanno riacceso in particolare le speculazioni sulle nozze tra Mps e Banco BPM, la banca guidata dal ceo Giuseppe Castagna che, tuttavia, si è messa in evidenza negli ultimi mesi, piuttosto, per aver smentito un eventuale interesse Siena, in cerca di un potenziale acquirente da troppo tempo.

Ieri Giancarlo Giorgetti si è mostrato in ogni caso ottimista sulla capacità di Mps e del Mef, che rimane il suo principale azionista anche dopo la seconda e recente mossa del governo Meloni, di trovare un ipotetico cavaliere bianco che possa decidere di unire le sue forze a quelle del Monte.

Il ministro ha detto che “la’scarpetta’ è pronta”e che il 2024 potrebbe essere l’anno buono per una operazione di M&A, ovvero di aggregazione o fusione tra la banca senese e un’altra banca italiana:

ipotesi che circola da anni, ma che finora si è confermata solo rumor di Borsa, infiammando periodicamente le quotazioni del Monte dei Paschi di Siena (come sta avvenendo oggi a Piazza Affari)-

LEGGI ANCHE

Def ma non solo: Giorgetti su tassi Bce, Mps e TIM

Il nodo del prezzo: il Monte parla di un premio per il controllo

Mps, vale la pena di ricordare, si conferma tra le principali pedine del piano di privatizzazioni anti-debito da 20 miliardi di euro a cui il governo Meloni sta lavorando, insieme ad altri dossier caldi di Stato.

Privatizzazioni: il piano Giorgetti-Meloni. Dossier Eni, Poste, Mps, Rai Way

Nel caso di M&A, per la banca senese – che con il ceo Luigi Lovaglio ha avviato ormai da un po’ quella che è stata ribattezzata dai mercati una fase di ‘Rinascimento’ – il nodo è rappresentato, ovviamente, dal prezzo.

Un prezzo, va detto, che proprio le indiscrezioni che si sono succedute in questi ultimi anni e mesi hanno finito per gonfiare.

Tanto che è stato lo stesso ceo di UniCredit Andrea Orcel a citare tra gli ostacoli a possibili matrimoni tra le banche “le valutazioni, che non sono allineate ai fondamentali, anzi, sono praticamente disallineate dai fondamentali, perchè ogni volta che ci sono rumor su possibili target le valutazioni schizzano al rialzo”: un “fenomeno – ha avvertito Orcel, che va avanti da diverso tempo e che ha portato le banche a non muoversi”.

A tal proposito oggi un articolo de Il Corriere della Sera ha scritto che la “dote per le eventuali nozze” non sarebbe di “poco conto”, visto che proprio l’amministratore delegato Luigi Lovaglio ha “ricordato che il Monte dispone di 2,2 miliardi di capitale in eccesso”.

Ed è stato lo stesso cda del Monte dei Paschi di Siena, a mettere i punti sulle “i” , parlando espressamente di un premio per il controllo.

Così si legge nel documento delle risposte ai soci da parte della banca in vista dell’assemblea ordinaria degli azionisti di domani, giovedì 11 aprile 2024, che si riunirà in unica convocazione.

Uno dei parametri da tenere in considerazione per determinare il valore del Gruppo è il corso di borsa, a cui applicare eventualmente un premio di controllo.  Possono inoltre essere applicate diverse metodologie valutative, fra cui ad esempio i metodi di attualizzazione dei flussi di cassa futuri o l’applicazione ai parametri del Gruppo di multipli di mercato o di multipli relativi a transazioni precedenti. Il risultato dell’applicazione di tali metodologie dipende tuttavia anche dalle assunzioni impiegate nella valutazione (es. campione di società comparabili su cui basare il metodo dei multipli di mercato).

Mps e l’ipotesi standlone in versione (ancora) Monte di Stato

Equita ha intanto riassunto quanto emerso dalla stampa italiana a seguito delle dichiarazioni del ministro Giorgetti mettendo in evidenza che “secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore, dopo la cessione della quota del 12,5%, il Mef potrebbe procedere – una volta scaduto il lock-up di 90 giorni – con un ulteriore piazzamento che porterebbe la quota pubblica in area 10% (dall’attuale 26,7%)”.

Sempre secondo i rumor, “qualora non venisse individuato un partner per un’aggregazione, non è escluso che il Mef possa optare per l’opzione standalone, negoziando con l’Ue per rimanere nel capitale della banca anche oltre il 2024″.

Nel caso di Mps, il governo Meloni ha già dato prova con i fatti del suo desiderio di ottemperare ai diktat di Bruxelles, che ha chiesto all’Italia di riconsegnare la banca senese al mercato entro la fine di quest’anno.

Il Tesoro di Giorgetti ha lanciato la sua prima mossa del novembre del 2023 , smobilizzando una partecipazione del Mef pari al 25%.

La seconda mossa è arrivata con la vendita da parte dello Stato di un altro pacchetto di azioni del Monte pari al 12,5% del capitale sociale della banca senese:

il nuovo blitz del Mef ha tuttavia avuto l’effetto, in tempi di campagna elettorale in vista delle elezioni europee di giugno, di infiammare ulteriormente la politica, a seguito della notizia dei “tanti fondi esteri” che hanno fatto incetta delle azioni del Monte in occasione del secondo atto del governo Meloni.

Intanto, interpellato da Radiocor sulle possibili banche italiane che potrebbero decidere di lanciare una operazione di risiko incentrata sulla preda Mps e sulla possibilità che, come ha detto il ministro Giorgetti, il 2024 si confermi “l’anno buono” per l’M&A, Giovanni Azzone, presidente di Acri e di Fondazione Cariplo, si è così espresso:

“Lo sa il ministro, non lo sappiamo noi” facendo notare che, anche se “i candidati sono sempre i soliti”, l’impressione è che non ci “siano ancora indicazioni chiare sul futuro”.

Praticamente, Azzone si è riferito ai soliti nomi di UniCredit, Banco BPM e Bper facendo notare la persistenza delle incognite che gravano sul futuro della banca.

L’impressione è che si continui dunque a parlare di un risiko fantasma