Mps, Mef piazza il 25% sul mercato. L’incasso di Stato: titolo -5,7%
Il titolo Mps Monte dei Paschi di Siena protagonista di Piazza Affari dopo l’annuncio del Mef, maggiore azionista della banca senese, che ha comunicato nella serata di ieri il collocamento sul mercato di una partecipazione pari al 25% del capitale.
Le azioni Mps non hanno fatto prezzo nei primi minuti della sessione del Ftse Mib, per poi aprire con uno scivolone fino a -5,5% poco dopo l’inizio della giornata di contrattazioni a Piazza Affari.
L’annuncio del Tesoro, che si è impegnato con l’Unione europea a riconsegnare al mercato il Monte di Stato attraverso la tanta agognata operazione di privatizzazione entro il 2024, è arrivato nella serata di ieri, lunedì 20 novembre, dopo il trend positivo riportato dalle quotazioni dell’istituto di credito a Piazza Affari.
Alle 10.10 circa ora italiana, il titolo Mps perde il 5,75% circa, a 2,895 euro.
Mps: la mossa del Mef. Prima il 20% sul mercato, poi il 25% con boom domanda
Con una nota pubblicata sul proprio sito il Mef, ergo Tesoro italiano, aveva annunciato inizialmente nella serata di ieri di aver “avviato una procedura accelerata di raccolta ordini (‘Accelerated Book Building – ABB’) per la cessione di n. 251.937.942 azioni ordinarie di Banca Monte dei Paschi di Siena”.
Il numero delle azioni, aveva inizialmente reso noto il ministero, corrispondeva a “circa il 20% del capitale sociale della banca”. Obiettivo: “promuovere il collocamento delle suddette azioni presso investitori qualificati in Italia e investitori istituzionali esteri”.
Con una nota successiva , il Tesoro ha reso poi noto di aver perfezionato con successo la cessione di 314.922.429 azioni ordinarie di Mps, per un ammontare pari al 25% del capitale sociale.
Il Mef ha precisato che, “a fronte della domanda raccolta pari a oltre 5 volte l’ammontare iniziale, l’offerta è stata incrementata dal 20% al 25% del capitale sociale” della banca senese.
Il corrispettivo per azione è stato di 2,92 euro, per un controvalore complessivo pari a circa 920 milioni.
Il prezzo, ha precisato il Mef, “incorpora uno sconto pari al 4,9% rispetto al prezzo di chiusura delle azioni della banca registrato in data 20 novembre 2023″, pari a 3,07 euro (nella sessione di ieri) “ed è superiore di quasi il 50% rispetto al prezzo di sottoscrizione dell’aumento del capitale” lanciato dall’istituto nel novembre dello scorso anno.
Fonti di mercato interpellate dalla Reuters avevano riportato inizialmente che il Tesoro aveva deciso di procedere al collocamento fissando un prezzo a sconto rispetto al valore di chiusura di ieri fino a -6%. Lo sconto applicato, pari a -4,9%, è stato dunque inferiore rispetto a quanto inizialmente ipotizzato.
L’articolo di Reuters ha rimarcato che il prezzo del collocamento è stato superiore di quasi il 50% rispetto a quel prezzo di 2 euro in corrispondenza del quale era avvenuto l’aumento di capitale lanciato dalla banca senese alla fine dello scorso anno: operazione con cui lo Stato, ergo i contribuenti, aveva partecipato accollandosi 1,6 miliardi di euro, dopo quegli 8 miliardi di euro che sempre le casse dello Stato avevano versato nel 2017, con la ricapitalizzazione precauzionale con cui il Monte era stato salvato, di nuovo, per il rotto della cuffia.
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Vale la pena di ricordare che la riconsegna di Mps al mercato è tra i capitoli principali del piano di privatizzazioni stabilito dalla legge di bilancio 2024 varata alla metà di ottobre dal governo Meloni: un piano che prevede la vendita di asset per un valore di 20-21 miliardi di euro nell’arco dei prossimi tre anni, per cercare di risanare le casse dello Stato, alle prese con il nodo eterno del debito pubblico troppo elevato.
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Monte di Stato: partecipazione del Tesoro scenderà dal 64,23% al 39,23%
A seguito dell’operazione con cui il Tesoro ha avviato il collocamento del 25% del capitale del Monte, si legge nel comunicato, la partecipazione detenuta dallo Stato scenderà dal 64,23% al 39,23% circa.
Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha ricordato che l’operazione “rappresenta la prima fase del più ampio processo che porterà il Mef a valorizzare pienamente la Banca, nell’interesse della stessa e di tutti gli stakeholders”.
BofA Securities, Jefferies e UBS Investment Bank hanno agito nel ruolo di Joint Global Coordinators e Joint Bookrunners.
Il Tesoro ha concluso la nota sottolineando di essersi impegnato con i Joint Global Coordinators e Joint Bookrunners a non vendere sul mercato ulteriori azioni del Monte dei Paschi di Siena per un periodo di 90 giorni.
Il regolamento dell’operazione avverrà il prossimo 23 novembre 2023.
Il commento di Equita SIM: no M&A nel breve termine
Così Equita SIM ha commentato il collocamento della quota del 25% da parte del Mef:
“Il piazzamento – ha scritto l’analista Andrea Lisi – non è del tutto inatteso considerando la recente forte performance del titolo (TR +30% nell’ultimo mese), supportata oltre che dal miglioramento operativo della banca, anche dalla riduzione del petitum di rischi straordinari (il 27 novembre ci sarà inoltre la sentenza d’appello sul caso Viola Profumo), dal recente doppio upgrade di Fitch sull’emittente e dal miglioramento dell’outlook da parte di Moody’s sul rating sovrano” dell’Italia.
Il riferimento è all’attesissimo annuncio di Moody’s sul rating del debito pubblico, annunciato venerdì scorso 17 novembre, che ha portato il governo Meloni a cantare vittoria.
Il rating sul debito italiano è stato confermato infatti a Baa3, mentre l’outlook è stato rivisto al rialzo da “negativo” a “stabile”.
L’Italia e le sue banche hanno tirato un sospiro di sollievo, in quanto l’annuncio ha confermato come i BTP siano riusciti a schivare il tanto temuto giudizio pari a junk (spazzatura).
Lisi ha sottolineato anche che “secondo quanto emerso dalla stampa, il piazzamento non avrebbe visto l’ingresso di un operatore industriale nel capitale della banca”.
“Nell’attuale contesto di mercato continuiamo a non vedere necessariamente l’M&A come uno scenario di breve termine”, ha concluso l’analista di Equita.
Di fatto, di cavalieri bianchi pronti a salvare Mps, creando così quel terzo polo bancario su cui aveva puntato subito il governo Meloni fin dalla sua nascita, non c’è per ora traccia.
UniCredit, la banca italiana guidata dal ceo Andrea Orcel, si è messa sotto i riflettori di recente, oltre che con la pubblicazione degli utili, con un annuncio che ha confermato piuttosto lo shopping in Grecia e l’interesse verso la Romania.
Mps è comunque forte della solida trimestrale appena annunciata e, anche, dell’upgrade del suo rating da parte di Fitch.
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