Banco BPM: record di utili e NII con Bce. Altra banca che non pagherà tassa extraprofitti
Banco BPM, la banca italiana guidata dal ceo Giuseppe Castagna, presenta ai mercati un utile netto record di quasi 1 miliardo, pari a € 943,4 milioni di euro, nei primi nove mesi del 2023.
L’utile netto schizza di ben il 93,6% rispetto ai 487,4 milioni dello stesso periodo del 2022, grazie al fattore Bce.
In una sessione in cui i titoli delle banche italiane sono sotto pressione, le azioni Banco BPM non riescono tuttavia a beneficiare delle buone notizie arrivate con la pubblicazione dei conti e si confermano tra i titoli peggiori dell’indice Ftse Mib.
Anche Banco BPM, in occasione della presentazione degli utili, ha reso noto, così come hanno fatto altre banche italiane, che non pagherà la tassa sugli extraprofitti delle banche varata dal governo Meloni.
Banco BPM: margine di interesse vola al record, anche qui c’è l’effetto della Bce
Il forte rialzo dei tassi di interesse portato avanti in modo incessante fino alla pausa di qualche settimana fa dalla Bce di Christine Lagarde ha fatto sentire ancora i suoi effetti su Banco BPM, in particolare sul suo margine di interesse, anch’esso volato al livello record, per la precisione a € 2,422 miliardi, in rialzo del 52,3% su base annua.
In “forte crescita”, così come si legge nel comunicato sui conti diramato dalla banca italiana, il risultato della gestione operativa, che è stato pari a 2,035 miliardi, in rialzo del 30,7% su base annua.
Banco BPM ha assistito inoltre nel corso dei primi nove mesi del 2023 a un “ulteriore miglioramento dell’efficienza operativa”, con un cost/income che è sceso al 48,4% rispetto al 54,7% dello stesso periodo dello scorso anno.
Le grandezze patrimoniali hanno confermato i significativi risultati raggiunti:
- Gli impieghi netti performing ‘core’ (costituiti da mutui, finanziamenti, conti correnti e prestiti personali) si sono attestati a € 99,1 miliardi con un volume di nuove erogazioni per € 14,6 miliardi.
- La raccolta diretta è stata di € 124,5 miliardi in incremento dello 0,8% rispetto a fine 2022.
- La raccolta indiretta ha raggiunto i € 100,0 miliardi, in crescita di € 8,7 miliardi rispetto al 31 dicembre 2022.
Le commissioni nette dei primi nove mesi del 2023 sono ammontate a € 1,408 miliardi, in calo del 2,2% su base annua. In particolare il comparto dei servizi di gestione, intermediazione e consulenza ha sofferto una contrazione del 5,1%, riferibile principalmente al collocamento di fondi e sicav, parzialmente compensata dalla crescita delle commissioni relative al collocamento di certificates e ai servizi di custodia.
Il comparto dei servizi di banca commerciale ha assistito invece a una crescita dello 0,5% grazie al contributo dei servizi di pagamento (€ +41,2 milioni rispetto al 30 settembre 2022), nonostante i maggiori oneri connessi alle operazioni di cartolarizzazione sintetica (€ -24,7 milioni) e alla revisione delle condizioni applicate alla clientela per la tenuta dei conti correnti e per la gestione della liquidità (con un impatto negativo pari a circa € -3032 milioni rispetto al 30 settembre 2022).
Gli altri proventi netti di gestione di Banco BPM sono stati pari a € 52,6 milioni, rispetto a € 52,1 milioni dei primi nove mesi del 2022.
Tassa extraprofitti banche, Banco BPM come UniCredit, Intesa, Mps: non la pagherà
Tornando al dossier della tassa sugli extraprofitti delle banche annunciata dal governo Meloni, nel comunicato con cui Banco BPM ha diffuso nella serata di ieri i conti si legge che, “con riferimento a quanto previsto dal Decreto Legge n. 104 del 10 agosto 2023 ‘Disposizioni urgenti a tutela degli utenti, in materia di attività economiche e finanziarie e investimenti strategici’, convertito con modificazioni dalla Legge 9 ottobre 2023, n. 136, che ha introdotto un’imposta straordinaria calcolata sull’incremento del margine di interesse, il Consiglio di Amministrazione di Banco BPM in data odierna (ieri per chi legge), avvalendosi dell’opzione prevista dal citato provvedimento, ha deliberato di proporre all’Assemblea dei Soci, in sede di approvazione del bilancio 2023 e di riparto dell’utile d’esercizio, di destinare ad una riserva non distribuibile un importo di circa €378 milioni, corrispondente a 2,5 volte l’ammontare della predetta imposta (pari a circa € 151 milioni), in luogo del versamento dell’imposta stessa”.
“Analoga indicazione – ha annunciato la banca – è stata data alle banche controllate interessate dal provvedimento, con una conseguente destinazione a riserva non distribuibile da parte delle banche del Gruppo Banco BPM di un ammontare pari complessivamente a circa € 381 milioni”.
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Diventa così sempre di più un caso la tassa sugli extraprofitti annunciata dal governo Meloni agli inizi di agosto di quest’anno, che tanto ha scosso Piazza Affari, scatenando una fuga immediata dai titoli delle banche italiane nella sessione dell’8 agosto, esattamente tre mesi fa: una seduta da Black Tuesday, con cui gli investitori si affrettavano, a seguito dell’annuncio shock, a scaricare le azioni degli istituti, facendo perdere alla borsa di Milano qualcosa come 9 miliardi di euro di capitalizzazione.
Bocciata anche dalla Bce, dopo che gli stessi tecnici del Senato avevano sollevato dubbi sulla sua costituzionalità, la tassa sugli extraprofitti veniva alla fine annacquata, con una versione più light che mette a disposizione delle stesse banche una scappatoia per arginare il prelievo.
Scappatoia a cui evidentemente le grandi banche italiane hanno deciso di ricorrere, visto che finora, in sede di comunicazione delle trimestrali, UniCredit, Intesa SanPaolo, Mediobanca e Mps hanno prontamente reso nota la decisione di non versare la cosiddetta tassa di Meloni.
Banco BPM su NPL: annuncia ulteriore accelerazione processo derisking
Tornando ai conti di Banco BPM, la banca guidata dal ceo Castagna ha annunciato di “aver impresso un’ulteriore accelerazione al processo di derisking attraverso l’incremento degli obiettivi di cessione, deliberato dalla Capogruppo nel corso trimestre, da circa € 700 milioni a circa €
900 milioni che consentirà di raggiungere un’ulteriore contrazione dei non performing loans”.
Nei primi nove mesi del 2023, “l’incidenza dei crediti deteriorati (NPL) sul totale dei crediti lordi si è ridotta al 3,2% dal 3,9% del 30 settembre 2022″.
In “costante riduzione” il costo del credito, sceso a 47 p.b. annualizzati rispetto a 62 p.b. di fine anno 2022, al livello minimo dalla nascita del Gruppo Banco BPM, pur garantendo significativi livelli di copertura dei crediti deteriorati.
Sul fronte dividendi, il ceo Giuseppe Castagna ha reso noto che, grazie al “solido track record di quest’anno, unitamente alla generazione di capitale”, la banca è fiduciosa nella sua capacità di conferire ai propri azionisti “una crescente remunerazione”, che verrà indicata nel dettaglio con la presentazione del nuovo piano il 12 dicembre prossimo.
Per quanto riguarda i ratio patrimoniali al 30 settembre 2023, il Common Equity Tier 1 ratio stated di Banco BPM è pari al 14,3% rispetto al 12,8% del 31 dicembre 2022.
Il rialzo è stato provocato, ha spiegato la banca italiana, sia dalla crescita del patrimonio regolamentare (per effetto dell’inclusione del risultato dei primi nove mesi dell’esercizio, al netto dei dividendi di cui è prevista la distribuzione, e dell’incremento delle riserve da valutazione delle attività finanziarie valutate al fair value con impatto sulla redditività complessiva), sia dalla diminuzione registrata dalle attività ponderate per il rischio (per effetto, tra l’altro, del minor rischio di credito riveniente da un’operazione di cartolarizzazione sintetica).
Piazza Meda ha precisato inoltre che, includendo la stima dell’effetto positivo derivante dalla futura applicazione del Danish Compromise, per il quale è pervenuta l’autorizzazione da parte della Banca Centrale Europea in data 3 novembre, il Common Equity Tier 1 ratio del Gruppo al 30 settembre 2023 sarebbe pari al 14,9%.
Il Tier 1 ratio stated è stato pari al 16,7% rispetto al 15,2% del 31 dicembre 2022, mentre il Total Capital ratio stated è salito al 19,7% rispetto al 18,0% del 31 dicembre 2022.
Il buffer rispetto al limite previsto per la possibilità di distribuire dividendi (Maximum Distributable Amount o MDA buffer), con l’applicazione del Danish Compromise, è risultato pari a 620 p.b. (rispetto a 643 p.b. al 31 dicembre 2022). A livello stated tale indicatore è pari a 559 p.b.
L’outlook della banca sul margine di interesse e EPS
Guardando al futuro, Banco BPM ha dichiarato di ritenere che “il margine di interesse continuerà a beneficiare di uno spread commerciale sostenuto, in presenza di tassi che, per i prossimi trimestri, sono attesi rimanere sostanzialmente stabili sugli attuali livelli”.
Le commissioni potranno scontare, invece, “ancora un quadro di potenziale volatilità, che condiziona in particolare quelle connesse ai prodotti di investimento nonché all’erogazione di nuovi finanziamenti”.
Per l’intero esercizio, si legge nel comunicato di Banco BPM, “si conferma un significativo miglioramento dell’utile netto del Gruppo rispetto allo scorso anno, con un EPS 2023 superiore a 80 centesimi di euro, in ulteriore rafforzamento per il 2024, superando significativamente sia la traiettoria di redditività che i target complessivamente delineati nel Piano Strategico, che sarà oggetto di aggiornamento e di presentazione al mercato il 12 dicembre prossimo. In tale sede si procederà ad aggiornare i target di remunerazione degli azionisti, che potranno riflettere i positivi risultati raggiunti in termini di redditività e di creazione organica di capitale”.