Bce: Meloni VS Lagarde non solo su tassi. BTP e spread: fine dell’altra pacchia
Il pericolo che la Bce di Christine Lagarde, con il suo primo atto del 2024 previsto per la giornata di oggi, giovedì 25 gennaio, finisca con il deludere i mercati, c’è.
Nel caso dell’Italia, vista la crociata che il governo Meloni ha lanciato già alla fine del 2022 contro l’Eurotower, accusandola di aver lanciato una politica monetaria strozza Pil, il rischio è che la delusione sia più cocente, soprattutto se accompagnata dall’annuncio di eventuali dettagli sulla fine del piano PEPP, identificato da alcuni economisti come una sorta di QE pro- BTP anti-spread.
Alla vigilia dell’annuncio sui tassi dell’Eurotower, tra le poche certezze che mettono d’accordo per ora tutti, trader, economisti e strategist, c’è la convinzione che, nella giornata di oggi, ormai tra qualche ora, la Bce confermerà i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale al 4,50%, al 4,75% e al 4,00%.
Attenzione però a eventuali dichiarazioni che interesseranno direttamente i BTP e gli altri titoli di stato dell’area euro, relative al QE pandemico. Nella giornata di oggi, lo spread BTP-Bund a 10 anni torna a salire in area 157 punti base, complice lo scatto che interessa i tassi dei BTP, superiore a quello dei Bund tedeschi, considerati storicamente asset più sicuri.
I rendimenti dei BTP a 10 anni, nello specifico, non sono distanti da quella soglia del 4% che hanno bucato all’inizio di dicembre del 2023, nel momento in cui i mercati hanno intensificato le loro scommesse sull’arrivo di tagli ai tassi da parte di Francoforte.
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Poco tempo prima gli stessi tassi erano schizzati anche oltre la soglia del 5% , a seguito della presentazione della Nadef e della legge di bilancio da parte del governo Meloni.
Detto questo, la road map per mettere la parola fine al piano PEPP, è stata, di fatto, già tracciata con l’ultimo atto del 2023.
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- Bce: Lagarde frena su tagli tassi. Il Whatever It Takes è contro l’inflazione
- Spread e tassi BTP giù, Meloni sbandiera successo Italia
- Storia di una guerra di nervi tra la Bce e il governo Meloni
- Che succede all’ultima flebo pro BTP. L’annuncio della Bce
- Quand’è che il valore dei BTP e dello spread sarà deciso dai mercati?
- Governo Meloni chiede la testa di Lagarde
Bce: Lagarde frena su tagli tassi. Il Whatever It Takes è contro l’inflazione
La Bce di Christine Lagarde farà il suo grande annuncio sui tassi oggi alle 14.15 ora italiana. Dopo mezz’ora, come di consueto, la presidente darà il via alla conferenza stampa con cui spiegherà gli annunci dell’Eurotower, rispondendo anche alle domande dei giornalisti.
E’ ovvio che Lagarde sarà tallonata soprattutto dalla domanda che più di tutti sta ossessionando da settimane i mercati: quand’è che i tassi di interesse dell’area euro saranno tagliati? I mercati vogliono avere dettagli sul timing delle possibili sforbiciate ai tassi. A tal proposito, va detto però che, in realtà, Lagarde ha già detto che la grande mossa potrebbe arrivare durante l’estate, frenando le aspettative di riduzioni dei tassi più imminenti.
Qualche indizio sulle risposte che darà oggi, dunque, Lagarde lo ha già dato, e certo non è piaciuto ai mercati.
La numero uno dell’Eurotower si è di fatto prodigata negli ultimi giorni più a confermare la propria determinazione a rimanere vigile nei confronti di possibili sussulti verso l’alto dell’inflazione, che a rassicurare l’Europa su un eventuale Whatever It Takes volto a blindare la crescita dell’area euro, che i dati confermano a rischio.
Tornando al caso dell’Italia, va ricordato che proprio su questa impressione si è forgiata la crociata che Meloni & Co. hanno lanciato contro la Bce, e che è stata tra i grandi temi della politica italia dell’intero 2023.
L’ultima riunione della Bce del 2023 non ha provocato alcun trauma: quel bis dello shock di Natale paventato, è stato infatti scongiurato.
Ma l’Italia continuerà a prendersela con la Bce di Lagarde anche nel corso del 2024, anno in cui, almeno in teoria, i tassi di interesse dell’area euro dovrebbero essere (finalmente per molti) tagliati?
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Spread e tassi BTP giù, Meloni sbandiera successo Italia
A dispetto dei rialzi dei tassi di interesse che la Bce di Lagarde ha continuato a varare in modo incessante, nel corso del 2023, sia Piazza Affari che i BTP hanno riportato l’anno scorso performance decisamente positive:
qualcosa che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha sbandierato più volte con orgoglio, in particolare nei primi giorni del 2024 con la conferenza stampa di fine anno rimandata al 4 gennaio scorso.
“La borsa italiana, penso qualcuno l’ha scritto, l’abbiate letto tutti, ha fatto quest’anno la migliore performance del mondo. Una volta che siamo i primi, diciamolo, diciamolo: in questo siamo stati i primi. Lo spread, anche qui, che era a 220 punti base, lo dico per utilizzare un metro che piace spesso più a voi che a me, era a 220 punti quando questo governo si è insediato, è stabilmente sotto i 160 punti”.
I BTP hanno riportato di fatto una performance definita da alcuni strategist anche “stellare”, e anche questo 2024 è partito più che bene, tanto che l’articolo di Bloomberg “Italy-Germany Yield Gap Reaches Two-Year Low on Rate Cut Bets”, pubblicato pochi giorni fa in vista del Bce-Day ha messo in evidenza la forte discesa dello spread BTP-Bund a 10 anni, capitolato al valore più basso degli ultimi due anni.
Ma non è escluso che, anche nel 2024, anno in cui la Bce dovrebbe tagliare i tassi, il governo Meloni torni a scattare contro Lagarde & Co.
E non solo per il rischio che i tagli ai tassi dell’area euro siano meno significativi rispetto alle sforbiciate su cui i mercati stanno scommettendo.
Storia di una guerra di nervi tra la Bce e il governo Meloni
La Bce quest’anno si appresta a dire addio a quel bazooka monetario che ha confermato la sopravvivenza e persistenza, in Italia, del QE firmato dalla Bce, ovvero del PEPP, o anche QE pandemico: strumento varato durante l’emergenza della pandemia Covid-19 esplosa nel 2020 e che, proprio per questo motivo, secondo Lagarde non ha più ragione di esistere.
Fino a oggi, proprio la sopravvivenza del PEPP è riuscita ad arginare quella rabbia del governo Meloni che esplose alla fine del 2022 quando l’Eurotower, oltre ad annunciare l’ennesimo rialzo dei tassi anti-inflazione, decretò l’inizio ufficiale del piano di QT-Quantitative Tightening, che avrebbe qualche mese dopo iniziato a staccare la spina al Quantitative easing (APP o PPA in italiano, o anche QE).
Per QE si intende, va ricordato, quel bazooka storico che venne lanciato dall‘ex presidente della Bce Mario Draghi con l’obiettivo, tra gli altri, proprio di non far saltare in aria i BTP.
L’annuncio sull’arrivo del QT, piombato sui mercati nel dicembre del 2022, portò i tassi dei BTP a 10 anni a volare nell’arco di qualche ora appena, in quel Bce-Day, di quasi 30 punti base, infiammò lo spread BTP-Bund e fece gridare quasi allo scandalo il governo Meloni:
in particolare i ministri dei Trasporti e della Difesa Matteo Salvini e Guido Crosetto.
La consapevolezza dell’imminente fine dei giochi per la stampella QE-PPA che aveva sorretto per anni i BTP, difendendoli contro i cosiddetti squali della finanza, mandò letteralmente i BTP in corto circuito.
La buona notizia, per l’Italia, fu che l’altro bazooka, il PEPP per l’appunto, non veniva invece toccato. Così sarebbe stato per tutto il 2023, attraverso i reinvestimenti dei titoli di stato in scadenza effettuati dalla Bce.
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Che succede all’ultima flebo pro BTP. L’annuncio della Bce
Quella flebo PEPP è rimasta dunque attiva, sebbene in diverse occasioni, nel 2023, siano stati lanciati vari allarmi sulla sua fine imminente, incluso l’alert sul rischio di un baratto tassi-QT (volto a sedare le ansie dei falchi di Francoforte) che non sarebbe stato certo accolto con favore dal governo Meloni, tutt’altro.
Alla fine, l’annuncio dello stop della Bce anche al QE pandemico, c’è stato.
Così si legge infatti nel comunicato della Bce relativo all’ultima riunione dello scorso anno:
“Il Consiglio direttivo intende continuare a reinvestire, integralmente, il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del PEPP nella prima parte del 2024. Nella seconda parte dell’anno esso intende ridurre il portafoglio del PEPP di 7,5 miliardi di euro al mese, in media, e terminare i reinvestimenti nell’ambito di tale programma alla fine del 2024″.
Se è vero che la fine ufficiale del QE pandemico è stata confermata alla fine del 2024, come era stato detto già in precedenza, la Bce ha annunciato lo scorso dicembre la tabella di marcia che seguirà, in aderenza sempre a quel principio di flessibilità ribadito più volte.
L’Eurotower ha dunque iniziato a scrivere, con il suo ultimo atto del 2023, la fine dell’altro QE che continua a blindare i paesi indebitati dell’area euro, Italia in primis.
Il punto è che, per quanto la presidente del Consiglio si sia presa il merito del trend al ribasso dello spread e dei tassi dei BTP, così come anche della decisione delle agenzie di rating di non bocciare la valutazione del debito pubblico italiano, i movimenti dei mercati indicano che, se sui titoli di stato made in Italy hanno continuato a presentarsi i buy, è stato soprattutto grazie al PEPP della Bce. Tanto che non sono mancati fino a oggi neanche rimbrotti rivolti proprio alla ‘gestione’ dei tassi dei titoli di stato da parte di Francoforte.
Così scriveva qualche mese fa Robin Brooks, capo economista @IIF, (Institute of International Finance) ed ex capo strategist forex di Goldman Sachs, in un post pubblicato su Twitter :
“La Bce al momento sta utilizzando i titoli governativi tedeschi in scadenza per reinvestire quelle somme in titoli governativi italiani. E questo, di fatto, significa che il QE della Bce sta andando avanti a favore dell’Italia (e in modo decisamente inferiore a favore della Spagna), mentre il QT è in atto in Germania. E significa, anche, che sono i rendimenti tedeschi che riflettono i veri rendimenti di mercato. Non quelli italiani”.
Il grafico pubblicato accanto al post confermava come l’Eurotower continuasse di fatto a fare shopping di BTP, impedendo che la traiettoria dei rendimenti venisse stabilita dalle stesse forze di mercato.
Una situazione ancora in essere, in quanto il PEPP è vivo e vegeto, ma ormai non per molto.
Quand’è che il valore dei BTP e dello spread sarà deciso dai mercati?
In attesa di ricevere aggiornamenti sulla road map che la Bce intende perseguire per mettere fine a quello strumento definito anche anti-spread, Robin Brooks è tornato a parlare del ruolo della banca centrale qualche giorno fa, avvertendo che “fino a quando l’area euro non permetterà ai mercati di fissare i rendimenti, i paesi ad alto debito come la Spagna (ES), la Francia (FR) e l’Italia (IT) continueranno a fare deficit in modo significativo visto che, di fatto, ricevono un sussidio per agire in questo modo”.
Brooks aveva già fatto notare in altre occasioni come lo stesso valore dello spread BTP-Bund, che diverse istituzioni italiane avevano definito gonfiato, in quanto troppo elevato rispetto ai fondamentali dell’Italia, fosse in realtà non troppo alto, ma fin troppo basso, sempre a causa dello zampino della Bce.
Un alert simile era stato lanciato da Desmond Lachman, ex vicedirettore presso la divisione di sviluppi politici Policy Development and Review Department del Fondo Monetario Internazionale, che così aveva scritto in un articolo all’inizio di ottobre del 2023, dedicato alla questione del debito pubblico italiano:
“Alla fine del 2009, alla vigilia della crisi del debito sovrano della Grecia, i titoli di stato greci presentavano un rendimento che a mala pena superava quello dei Bund tedeschi. Un anno più tardi, la crisi del debito sovrano della Grecia scuoteva i mercati finanziari americani e del mondo e, alla fine, la Grecia faceva default sul suo debito. A giudicare dalla calma relativa del mercato del debito sovrano italiano, ci si chiede se i mercati stiano commentando un errore simile”.
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In realtà gli analisti stessi già alla fine del 2023 hanno rimarcato la loro fiducia nei BTP e nella capacità dello spread BTP-Bund a 10 anni di rimanere contenuto, proprio in vista dei tagli ai tassi della Bce.
Governo Meloni chiede la testa di Lagarde
Ma è stata subito la stessa Bce, con le varie precisazioni sui tempi e sui i modi con cui si deciderà a sotterrare l’ascia di guerra contro l’inflazione, a snervare Meloni & Co.
Tanto che il governo Meloni, dopo l’ultimo atto del 2023 dell’Eurotower, è tornato a lanciare un nuovo appello per un siluramento di Lagarde dalla carica di numero uno di Francoforte.
Stavolta il mittente è stato il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri, che ha reagito alla mancata apertura della banca centrale alla prospettiva di tagli ai tassi dicendo che “è già una cosa che la Bce non abbia proseguito nella sua suicida e folle politica di aumento dei tassi di interesse”.
Ma “non basta tenerli fermi – ha aggiunto Gasparri – I tassi devono scendere. La Lagarde si muova. La sua politica è dannosa per le famiglie e le imprese. Meriterebbe di essere rimossa dalla guida della Bce. Una persona che sta creando danni gravi all’economia del continente. Tassi giù subito. Lagarde via subito”.
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Lo scorso 15 gennaio si è poi appreso che la riunione del Consiglio Federale della Lega si è aperta con le critiche del partito guidato dal vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini “alle scelte della Bce”.
E appena un mese fa Salvini ha rincarato la dose contro la Banca centrale europea, aggiungendo un nuovo capitolo a un libro di polemiche che è stato aggiornato più volte nel corso del 2023:
“Rovina milioni di europei per ridurre l’inflazione”, ha detto il numero uno del Carroccio.
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Insomma: è improbabile, anche con un eventuale annuncio imminente di tagli ai tassi su cui tuttavia sono davvero pochi a credere, che il governo Meloni deponga le armi contro la Bce di Christine Lagarde, nell’anno, tra l’altro, in cui l’ultimo assist ufficiale ai BTP è destinato a essere ritirato.
E nell’anno, ‘piccolo’ dettaglio, delle elezioni europee.