Notizie Notizie Mondo Banche Centrali Bce e tassi, ci siamo: BTP e Bund temono Lagarde-inflazione. Lo spread risale

Bce e tassi, ci siamo: BTP e Bund temono Lagarde-inflazione. Lo spread risale

25 Gennaio 2024 11:19

Ci siamo: il BCE-Day è arrivato. Oggi, giovedì 25 gennaio, la banca centrale europea guidata da Christine Lagarde farà il suo primo annuncio sui tassi del 2024.

Non è tuttavia questo il grande evento che i mercati attendono da settimane, né quello che farà da market mover oggi e nelle prossime sessioni.

Quello che i trader aspettano con trepidazione, è il discorso che la presidente dell’Eurotower Lagarde farà mezz’ora dopo l’annuncio dell’Eurotower sui tassi, a partire dalle 14.45, quando risponderà alle domande dei giornalisti su quando quei tassi inizieranno a essere tagliati.

In queste ultime settimane che hanno inaugurato l’inizio del nuovo anno, e ancora di più alla fine del 2023, a seguito dell’ultima riunione di politica monetaria della Banca centrale europea di dicembre, i mercati hanno continuato ad andare dritti per la loro strada, fiduciosi nell’arrivo di una carrellata di tagli ai tassi, in alcuni casi sordi agli attenti lanciati dalla stessa Lagarde e dai suoi colleghi, in altri casi in preda al nervosismo, a causa del presentarsi di numerose incognite.

 

Tagli tassi: l’Italia ci spera con i suoi BTP. Spread a minimo in due anni

La paura che da Lagarde possa arrivare oggi uno schiaffo ai mercati, è confermata stamattina dal trend dei titoli di stato dell’area euro e dall’andamento, anche, delle borse.

Il Ftse Mib di Piazza Affari perde più di mezzo punto percentuale, mentre lo spread BTP-Bund a 10 anni torna a salire attorno a quota 156 punti base, dopo il valore più basso degli ultimi due anni testato all’inizio della settimana, quando è sceso addirittura sotto la soglia di 150 punti base, grazie al calo dei rendimenti dei BTP italiani fino al 3,85%.

Il grafico di Bloomberg ha certificato la ritirata dallo spread BTP-Bund, spiegandola con le scommesse dei trader sulla grande svolta sui tassi da parte della Bce di Lagarde: ovvero, sull’arrivo, nel 2024, di una carrellata di tagli.

Ma il timore, in queste ore, è che Lagarde possa oggi decidere di rimandare di nuovo al mittente queste speranze: qualcosa che non sarebbe neanche una novità, visto che la presidente dell’Eurotower, la scorsa settimana, ha già lanciato più di un avvertimento ai mercati, invitandoli chiaramente a non andare troppo in là con le loro speculazioni.

E così i tassi dei BTP a 10 anni oggi salgono di 4 punti base circa fino al 3,973%, mentre i rendimenti dei Bund schizzano al record dagli inizi di dicembre del 2023, avanzando fino al 2,362%.

In occasione del suo ultimo atto del 2023, va ricordato, l’Eurotower ha confermato i tassi principali di riferimento dell’Eurozona, lasciandoli invariati per la seconda volta consecutiva dalla fine di ottobre, quando ha optato per il nulla di fatto dopo 10 rialzi consecutivi varati tra il luglio del 2022 e il mese di settembre del 2023.

Per la precisione, i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale sono stati lasciati invariati il 14 dicembre scorso al 4,50%, al 4,75% e al 4,00%. 

Per la giornata di oggi, giovedì 25 gennaio, i mercati prevedono un nuovo nulla di fatto.

E così, interpellato da Reuters, Mohit Kumar, capo economista e strategist per l’Europa di Jefferies, sottolinea che “non ci aspettiamo un cambiamento di politica monetaria, e non puntiamo su molte sorprese”.

“Ci aspettiamo che Lagarde indicherà che sarebbe prematuro parlare di tagli ai tassi, sottolineando che il primo taglio ai tassi durante l’estate avrebbe senso”, ha continuato Kumar, ricordando quanto detto dalla numero uno della Bce appena una settimana fa.

Da Davos, interpellata da Bloomberg, Lagarde ha detto di fatto che “è probabile che un taglio dei tassi” dell’area euro arrivi durante l’estate, stando alle intenzioni emerse dagli esponenti del Consiglio direttivo della Banca centrale europea.

Il “ma” non è mancato:

Devo essere prudente, perchè stiamo anche dicendo che siamo dipendenti dai dati, e c’è ancora un livello di incertezza”, visto, tra l’altro che “alcuni indicatori non sono ancorati ai livelli a cui vorremmo che fossero”.

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La domanda clou degli investitori che guardano alla carta italiana è, dunque, la seguente: fino a che punto i mercati, nel caso specifico dell’Italia i BTP, hanno corso troppo rispetto a quanto sarà disposta davvero a fare Christine Lagarde?

Fino a che punto le speculazioni dei trader su imminenti riduzioni del costo del denaro troveranno riscontro nei fatti?

E, ed è forse questa la domanda a cui è al momento più difficile rispondere: fino a che punto le tensioni esplose in Mar Rosso con gli attacchi dei ribelli yemeniti Houthi contro le navi mercantili condizioneranno le dinamiche dell’inflazione nel mondo e in particolare dell’area euro, facendo rimanere sull’attenti una Lagarde già di per sé guardinga, fin troppo consapevole della famosa cantonata che prese – insieme a Jerome Powell, presidente della Fed – quando poco prima dell’esplosione della guerra in Ucraina disse di ritenere che l’inflazione fosse transitoria?

Come si fa notare ormai da tempo, Lagarde, con l’inflazione, si è già scottata una volta:

basta questo per dedurre che la presidente della Bce farà di tutto per non ripetere quell’errore storico che commise alla fine del 2021, quando rimase spettatrice di una dinamica dei prezzi che si stava già surriscaldando.

La Bce rimase tra l’altro con le mani in mano fino al luglio del 2022, quando iniziò ad agire, scrivendo in quell’occasione la parola fine all’era dei tassi negativi in Eurozona, per gli esperti tuttavia con grave ritardo:

un ritardo tale da costringere Lagarde a una lotta disperata contro la fiammata dell’inflazione, che è stata combattuta fino a settembre del 2023, secondo molti critici, più per coerenza con una presunta questione di principio e per ripulire l’immagine della banca centrale macchiata dall’errore, che per soddisfare una esigenza propria dell’economia.

E una lotta che secondo Lagarde neanche si sarebbe del tutto conclusa, visto che la crescita dell’inflazione dell’area euro, pur se affossata, non è tornata ancora al target dell’Eurotower di medio termine, pari al 2%.

Uno dei tanti interrogativi che stanno assillando i trader di tutto il mondo, dunque, è il seguente: a fronte di una economia che sta chiaramente continuando a perdere colpi, proprio sulla scia di quelle restrizioni monetarie lanciate dall’Eurotower, quanto Lagarde sarà disposta a ergersi a paladina, oltre che della stabilità dei prezzi, anche della crescita dell’economia dell’Eurozona?

Fino a che punto la sua Bce continuerà a strigliare i mercati, che a loro volta continuano a sconfessare Lagarde e i vari falchi di turno che ripetono imperterriti il mantra inflazione, anche a costo di voltare le spalle alla salute dell’economia?

Di certo non è passato inosservato il monito che Lagarde stessa, parlando da Davos la scorsa settimana, in occasione del World Economic Forum (WEF) ha lanciato agli stessi mercati finanziari, colpevoli di star puntando troppo sulla metamorfosi della politica monetaria dell’Eurotower.

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Cosa è emerso dall’ultimo atto del 2023 della Bce

Va detto che i mercati non si sono svegliati di colpo da un giorno all’altro:

è stato quell’ultimo atto del 2023, con cui Lagarde ha confermato i tassi principali dell’area euro, che ha portato i trader a scommettere su un bel po’ di sforbiciate ai tassi da parte della Bce, in questo 2024.

E’ stata la stessa Banca centrale europea, infatti, a parlare di erosione non solo dell’inflazione ma anche dell’economia, confermando come “le condizioni di finanziamento più restrittive” stessero frenando “la domanda, contribuendo al calo dell’inflazione”.

La Bce ha così rivisto al ribasso le stime sul Pil dell’area euro del 2023 a una crescita pari a +0,6% (rispetto al +0,7% atteso in precedenza), tagliando anche l’outlook di crescita del 2024 dal +1% previsto in precedenza al +0,8%.

Rispetto all’esercizio di settembre, sono state inoltre tagliate le proiezioni per il 2023 e soprattutto per il 2024 dell’inflazione complessiva, attesa ora dagli esperti dell’area euro in media al 5,4% nel 2023, al 2,7% nel 2024, al 2,1% nel 2025 e all’1,9% nel 2026.

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Verò però anche che, mentre i mercati iniziavano a infervorarsi scommettendo sulla grande svolta di politica monetaria da parte della Bce, la stessa Lagarde diceva, in conferenza stampa, che la questione inerente alla possibilità di tagliare i tassi non era stata neanche affrontata.

Rischio bagno di realtà? Vontobel su Lagarde VS mercati

Per questo, secondo alcuni gestori il rischio che dopodomani i mercati finanziari debbano fare i conti con un bagno di realtà è piuttosto alto.

Claudia Fontanive-Wyss, Portfolio Manager, Vontobel, ha avvertito per esempio i trader, scrivendo in una nota che “chi si aspetta un’inversione della politica dei tassi della Bce nella riunione di giovedì rimarrà probabilmente deluso”.

Riferimento proprio alla recenti dichiarazioni di Lagarde:

“Dopo la recente retorica da falco e considerato che la Presidente Lagarde a Davos ha indicato la possibilità di un taglio dei tassi d’interesse quest’estate, riteniamo che la Bce rimarrà immobile questa settimana e inizierà a tagliare i tassi da giugno in poi, di 25 o addirittura 50 punti base, in sintonia con la Fed”.

Fontanive-Wyss ha scritto dunque di ritenere “probabile che il tono generale della riunione sia simile a quello di dicembre, con una dichiarazione sostanzialmente invariata e una caratterizzazione positiva del trend dell’inflazione sottostante”.

“Ci aspettiamo inoltre che la Bce rimanga dipendente dai dati e che, nella conferenza stampa, contrasti verbalmente le scommesse degli investitori su tagli anticipati”.

Detto questo, il gestore ha fatto notare che “il tasso di crescita annuale della massa monetaria M2 è diventato negativo nell’Eurozona e negli Stati Uniti”, facendo notare la natura restrittiva di questo dato, elemento che dà un contributo alla lotta contro l’inflazione delle banche centrali:

“Pertanto, l’attuale orientamento di politica monetaria potrebbe essere ancora più restrittivo e non è da escludere del tutto un taglio prima di giugno”.

Detto questo, ha concluso Fontanive-Wyss, “l’aggiornamento delle previsioni della Bce a marzo fornirà probabilmente migliori indizi sulla tempistica del primo taglio”.

Goldman Sachs: ecco quando la Bce inizierà a tagliare i tassi

A non escludere a priori la possibilità di un taglio dei tassi da parte della Bce nel mese di marzo sono gli analisti di Goldman Sachs.

Per quanto riguarda la riunione della Bce di dopodomani, le stime anche in questo caso sono per un nulla di fatto, e per “una guidance formale che ripeterà che i tassi rimarranno a ‘livelli sufficientemente restrittivi per tutto il tempo necessario”.

Gli esperti del colosso bancario Usa si aspettano che la presidente Lagarde apprezzerà i progressi compiuti dall’inflazione, ma che la stessa ribadirà anche la necessità che altri dati macro confermino che “l’inflazione stia rallentando in modo sostenibile verso il target”.

Goldman Sachs non esclude tuttavia che la narrativa cambi nei prossimi mesi, grazie a “un ulteriore rallentamento dell’inflazione di fondo, all’indebolimento della crescita dei salari, e ai rischi al rialzo che incombono sull’inflazione legati alle tensioni geopolitiche che dovrebbero rimanere contenuti”.

La previsione dunque è di un “primo taglio dei tassi di 25 punti base nel mese di aprile, in linea con il nostro scenario di base, e di altre sforbiciate dei tassi di 25 punti base che portino il tasso sui depositi (dall’attuale 4%), al 2,25% all’inizio del 2025″.

L’ipotesi di un taglio dei tassi a marzo viene considerato “possibile”, ma anche Goldman Sachs crede che un intervento del genere sarebbe “prematuro, soprattutto a seguito della decisione di questa settimana”.

“Se poi l’inflazione core non dovesse rallentare così come ci aspettiamo e/o se il Consiglio fosse convinto della necessità di aspettare i dati relativi ai salari del primo trimestre” del 2024, “si potrebbe decidere di attendere fino a giugno” (e d’altronde Lagarde e i falchi della Bce hanno proferito in modo chiaro la parola ‘estate’)”.

A tal proposito, interpellato dal Financial Times Marco Valli, economista di UniCredit,  ha detto di prevedere che Lagarde “ribadirà certamente che la Bce non è pronta a iniziare a discutere di tagli ai tassi di interesse” e che, a suo avviso, un taglio ad aprile “si manifesterebbe soltanto in caso di shock disinflazionistico inatteso”.

Tutto questo in un momento in cui, sottolinea l’FT, sebbene i mercati dei titoli di stato scommettino sulla prospettiva di tagli imminenti ai tassi con una probabilità inferiore a quella della fine del 2023, le puntate rimangono decisamente elevate:

gli investitori stanno scommettendo di fatto su una riduzione ad aprile con una probabilità dell’80% e su tagli complessivi, quest’anno, pari a 130 punti percentuali da parte della Bce.

L’effetto Mar Rosso sull’inflazione in Europa

Per quanto riguarda l’incognita rappresentata dalla questione Mar Rosso, dove il passaggio di diverse navi mercantili si è bloccato a causa degli attacchi sferrati dagli Houthi, Alberto Tocchio, Head of European Equity and Thematics di Kairos Partners SGR, descrive così la situazione:

“La crisi del Mar Rosso ha già fatto crollare i volumi di passaggio dei container del 65/70% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, portando a un potenziale incremento di prezzi per il primo trimestre stimato a 0,2%. Per l’Italia il 54% di merci viaggia via mare e il 40% di queste attraversa normalmente il canale di Suez, dovesse essere coinvolto anche il Golfo Persico allora il prezzo del petrolio avrebbe serie ripercussioni considerato che in quell’area transita 1/5 del mercato mondiale”.

Occhio inoltre all’analisi firmata dall’ISPI “Mar Rosso, i costi della crisi: cinque grafici per capire”:

“A causa degli attacchi Houthi nel Mar Rosso, i costi di trasporto di un container ‘tipico’ da Shanghai a Genova sono più che quadruplicati nel giro di un mese e mezzo (+350%). Per ora, la crisi è più regionale che globale: nello stesso intervallo di tempo, infatti, i costi di trasporto da Shanghai a Los Angeles sono aumentati ‘solo’ del 95%”.

L’ISPI avverte:

“Gli effetti di questa crisi sull’inflazione potrebbero essere significativi, soprattutto per l’Europa. ISPI stima che gli attuali maggiori costi di trasporto dal Mar Rosso potrebbero far aumentare i prezzi generali in Europa del +1,8% entro 12 mesi, e l’inflazione ‘core’ del +0,7%, rispetto a uno scenario senza crisi”. E stavolta, di certo, la Bce di Christine Lagarde non potrà permettersi di farsi trovare di nuovo impreparata.

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