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Nadef by Meloni: l’effetto su tassi BTP. Spread: la soglia pericolo per il governo

2 Ottobre 2023 06:53

E’ rientrato, almeno per ora, l’iniziale effetto Nadef sui BTP.

Giovedì scorso 28 settembre, all’indomani dell’annuncio della Nota di aggiornamento al Def da parte del governo Meloni, lo spread BTP-Bund con scadenza a dieci anni era balzato a un soffio da quota 200 punti base, per effetto del boom dei tassi, schizzati a un passo dalla soglia del 5%.

In un momento di alta tensione sul mercato globale dei bond, i BTP erano stati zavorrati anche dalle preoccupazioni sul futuro dei conti pubblici dell’Italia.

I rendimenti dei BTP a 10 anni erano così scattati fino a + 12 punti base, al 4,9%, mentre lo spread BTP-Bund si era allargato fino a 199,4 punti base, praticamente a un soffio rispetto alla paventata soglia di 200 punti base.

La tensione è poi rientrata, tanto che lo spread ha terminato la seduta di venerdì scorso 29 settembre nei pressi di 194 punti base, a fronte di rendimenti decennali che si sono allontanati dal 5%.

Nessun timore è stato espresso riguardo al trend del differenziale dagli esponenti del governo Meloni.

In particolare, parlando da Malta, è stata la stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni a ribadire come lo spread non sia un problema.

“L’Italia è una nazione solida, ha una previsione di crescita superiore alla media europea per il prossimo anno. Lo spread ha ricominciato a scendere. Dopo aver letto alcuni titoli gli investitori hanno letto anche i numeri della Nadef”.

Sempre lo scorso venerdì, Federico Freni, sottosegretario all’Economia, intervenendo a 24 Mattino su Radio 24 aveva presentato la soglia pericolo per lo spread: di certo, non quella individuata da alcuni strategist a quota 200.

E di spread, in un’intervista rilasciata a Il Corriere della Sera pubblicata nel week end, ha parlato anche il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida:

“Lo spread è più basso di quando abbiamo iniziato ma non è un indicatore per valutare un governo”, ha detto Lollobrigida, respingendo anche l’ipotesi di un governo tecnico.

Spread BTP-Bund (ri)lancia alert Italia con Nadef: al record dal crisi banche

Con lo scatto di giovedì scorso, lo spread BTP-Bund a 10 anni era tornato ai livelli record dal marzo di quest’anno, mese in cui i mercati finanziari avevano scontato le crisi bancarie esplose negli Stati Uniti e in Europa, rispettivamente con il crac della banca californiana SVB-Silicon Valley Bank e con la fine dei giochi nelle vesti di banca indipendente del colosso svizzero Credit Suisse.

Crisi che sono alla fine rientrate, almeno sui mercati, dopo che trader e investitori avevano temuto perfino il remake di un disastro finanziario in stile Lehman Brothers, l’ex colosso bancario americano saltato in aria nel 2008.

Balzato fino a oltre la soglia di 199 punti base, lo spread giovedì scorso aveva testato i valori più alti, per la precisione, dal 10 marzo scorso, quando i mercati globali erano stati freddati dal panico bank run che aveva travolto SVB:  

panico che aveva decretato nel giro di poche ore la fine dei giochi della banca, aprendo contestualmente un nuovo capitolo del libro delle crisi che hanno travolto negli ultimi anni il sistema finanziario made in Usa (e, dunque, tutto il mondo, con il naturale e ovvio effetto domino).

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I BTP, va detto, erano caduti vittima anche delle forti vendite che  affossavano i titoli di stato, in primis quelli made in Usa.

Ma giovedì scorso, è stato evidente come i bond sovrani italiani stessero pagando non  ‘soltanto’ l’effetto ribassista arrivato dall’altra sponda dell’Atlantico ma, anche, o soprattutto le nuove proiezioni economiche contenute nella Nadef, Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza del 2023, relative al Pil e ai rapporti debito-Pil e deficit-Pil dell’Italia, stilate dal governo Meloni, in vista della legge di bilancio per il 2024.

Dal grafico di Bloomberg, si nota chiaramente l’impennata dal differenziale degli ultimi mesi.

 

Da quell’outlook inciso nella Nadef, è emerso infatti che il governo italiano ha rivisto al rialzo le previsioni sul deficit del 2023 e del 2024, tagliando contestualmente le stime sulla crescita del prodotto interno lordo (Pil).

Il risultato è che i tassi dei BTP a 10 anni sono scattati fino a 199,4 punti base, al record dal marzo del 2023, ovvero dalla crisi bancaria che ha riportato sui mercati l’incubo della crisi finanziaria globale del 2008.

L’alert spread è tornato così, la scorsa settimana, a essere suonato dalla stampa internazionale.

In particolare, l’agenzia di stampa Reuters ne ha messo in evidenza la fiammata nell’articolo Italy bond risk premium at widest since March”.

Reuters ha approfondito il caso Italia anche nell’altro articolo in cui è stata affrontata in modo più approfondito la spina del deficit italiano:

“Italy Delays EU Budget Goal to Fulfill Election Vows” e in cui è stato segnalato il trend dei tassi dei BTP a 10 anni, che aveva iniziato a puntare verso l’alto anche prima della presentazione della Nadef: qualche giorno prima dell’annuncio della Nota di aggiornamento al Def da parte del governo Meloni,  lo spread superava infatti la soglia di 190 punti base per la prima volta dal mese di maggio.

Spread BTP-Bund, la soglia pericolo per il governo Meloni

Ma non è 200 punti base, stando alle dichiarazioni proferite nei giorni scorsi, in particolare, dal sottosegretario all’Economia Federico Freni, la soglia pericolo per lo spread BTP-Bund.

Nel suo intervento a Radio 24, Freni ha detto infatti che “200 punti di spread con un calo a 194-196, non è affatto un tasso preoccupante”, ricordando che “noi avevamo ad aprile e maggio di quest’anno uno spread più alto”.

“Io non mi preoccupo minimamente – ha detto Freni – Non siamo nel 2011, non c’è assolutamente il rischio reazioni dei mercati, anche perché l’Italia è considerata oggi un paese molto più affidabile di quanto non lo fosse considerato in altri tempi”.

La soglia pericolo per Freni sarebbe molto più alta:

“Mi preoccuperò quando lo spread dovesse salire, ma non credo che avverrà, sopra una soglia di guardia. Io credo che una soglia di guardia dello spread possa essere il massimo della serie storica toccato negli ultimi 4 anni, quindi 340/350 che è il massimo dal 2018 ad oggi”.

Incubo deficit per Meloni confermato nella Nadef

Tornando alla Nadef, il governo Meloni ha rivisto al rialzo l’outlook sul rapporto deficit-Pil del 2023 dal 4,5% precedente (inciso nel Def di aprile), tagliando contestualmente le stime sulla crescita del Pil dell’Italia a +0,8% per quest’anno e a +1,2% per il 2024.

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Interpellato da Reuters Paolo Pizzoli, economista senior di ING, ha fatto notare che i numeri principali della Nadef sono stati all’incirca “in linea con le attese”.

Fatto sta che “ora saranno cruciali la crescita economica e le trattative (dell’Ue) sul nuovo Patto di stabilità e crescita”: quelle che identificheranno i prossimi paletti sul debito e sul deficit che i paesi dell’Unione europea dovranno impegnarsi a non sforare.

E proprio questi nuovi ordini, che arriveranno direttamente da Bruxelles, “condizioneranno la percezione del mercato sulla capacità dei paesi della periferia (dell’Eurozona), oppure l’incapacità, di attenersi alle regole fiscali Ue”, ha spiegato Pizzoli.

Reuters ha avvertito:

La crescita economica, insieme alla disciplina fiscale, è un fattore cruciale per fare in modo di mantenere il debito dell’Italia su una traiettoria che possa essere considerata sostenibile.

Su Twitter intanto Daniel Kral di Oxford Economics ha pubblicato un grafico sul trend dello spread BTP-Bund dai tempi degli ultimi 15 anni, facendo notare, “dopo un periodo di calma,  i forti movimenti dei tassi dei titoli governativi italiani, a fronte di uno spread nei confronti della Germania che sale nei pressi di 200 punti base, rispetto ai 175 punti base di appena una settimana fa”.

Kral ha fatto riferimento alla Nadef con cui il governo Meloni ha rivisto al rialzo l’obiettivo sul deficit dell’anno prossimo a una percentuale alta pari al 4,3% del Pil“, aggiungendo che, a questo punto, un ruolo chiave sarà ricoperto dalle nuove regole fiscali dell’Unione europea (dunque dal Patto di stabilità e di crescita)”.

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Dal canto suo, già nella giornata di ieri Althea Spinozzi, strategist senior della divisione di fixed income di Saxo Bank, avvertiva come lo spread BTP-Bund si stesse avvicinando alla soglia considerata pericolo da parte della Bce di Christine Lagarde, ovvero a quota 200 punti base.

“L’Italia di Meloni rinvia rispetto regole Ue per mantenere le promesse elettorali”

Bloomberg ha dedicato al caso Italia un articolo dai toni ancora più pesanti: “Italy Delays EU Budget Goal to Fulfill Election Vows ovvero “l’Italia posticipa l’obiettivo di budget Ue per mantenere le promesse elettorali”.

Alessandra Migliaccio di Bloomberg News aveva riassunto, in particolare, quanto stava accadendo sui mercati giovedì scorso, ammettendo da un lato che la legge di bilancio a cui il governo Meloni sta lavorando è prudente.

Detto questo, “nella conferenza stampa successiva all’approvazione della Nadef il ministro dell’Economia (Giancarlo Giorgetti) ci ha detto che Bruxelles dovrà semplicemente comprendere che l’Italia non riuscirà a riportare il deficit sotto la soglia del 3% almeno fino al 2026″, quando in precedenza le attese erano per un rispetto delle regole entro l’anno 2025.

“Questo è un governo politico: di conseguenza alcune promesse fatte durante la campagna elettorale dovranno essere mantenute, in un contesto in cui le famiglie sono messe sotto pressione dall’inflazione, la crescita (del Pil) non è più quella che stimata, la Germania sta arrancando, così come tutta l’Europa”, continuava Migliaccio, riportando le motivazioni addotte da Giorgetti nello spiegare il motivo per cui l’Italia non riuscirà a fare un deficit inferiore alla soglia del 3% entro il 2026.

Per quanto riguarda la reazione dello spread BTP-Bund, Alessandra Migliaccio di Bloomberg News faceva notare come motivi di preoccupazioni ci fossero eccome, ricordando allo stesso tempo che “il governo Meloni si è mostrato e continua a mostrarsi ragionevole” nel suo approccio verso i conti pubblici italiani.

Tra i problemi citati, in primis l’enorme debito pubblico che caratterizza l’Italia, noto per essere motivo di ansia per gli investitori da diversi anni.

“L’Italia detiene un debito gigantesco – ricordava Migliaccio – E’ qualcosa che sappiamo da parecchio tempo”.

E “il fatto che ci saranno problemi a tenere sotto controllo il deficit, così come il debito, che rappresenta il 140% del Pil, è qualcosa che preoccupa, guardando al il futuro: questo perchè, nel caso in cui dovesse accadere qualsiasi cosa che peggiorasse la situazione, e sappiamo che viviamo in un contesto molto incerto, considerando tutto quanto sta succedendo, allora sì che potrebbe esserci un problema”.

Ma per ora il governo Meloni, almeno in apparenza, non sembra avere paura.