Bce: taglio tassi non urgente, Lagarde soffre ancora trauma inflazione
Diffuse le minute della Bce relative all’ultimo meeting del Consiglio direttivo della banca centrale europea guidata da Christine Lagarde, del 14 dicembre 2023.
Nelle minute, la Bce ha confermato il processo di disinflazione in atto, ribadendo tuttavia che è troppo presto per dichiarare conclusa la lotta contro l’inflazione dell’Eurozona.
Le minute arrivano all’indomani delle dichiarazioni rilasciate da Lagarde che, parlando da Davos, dove è in corso il World Economic Forum, ha lanciato un avvertimento ai mercati, invitandoli a non correre troppo con le loro scommesse su tagli imminenti dei tassi da parte della Bce.
L’effetto in Europa è stato il dietrofront dei listini azionari e dei bond, con i rendimenti dei BTP che sono tornati a salire.
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La numero uno dell’Eurotower ha tuttavia confermato che la direzione è verso una riduzione del costo del denaro che potrebbe avvenire in estate. Grande attesa a questo punto per la prossima riunione del Consiglio direttivo della Bce, in calendario esattamente tra una settimana, giovedì 25 gennaio.
Minute Bce su ultimo atto Lagarde del 2023
Con il suo ultimo atto del 2023, la Banca centrale europea guidata da Christine Lagarde ha confermato, come da attese, i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale, rispettivamente al 4,50%, al 4,75% e al 4,00%.
Dalle minute relative a quella riunione emerge che “il calo dell’inflazione è stato incoraggiante e ampio”.
Allo stesso tempo, “non c’è spazio per la compiacenza e non è questo il momento di abbassare la guardia”.
In quell’ultima riunione dell’anno la banca centrale europea ha preferito optare insomma per la cautela, considerata “giustificata, in quanto l’inflazione dovrebbe risalire nel breve termine”.
E’ stato dunque concordato come fosse “troppo presto credere che la battaglia contro l’inflazione fosse stata vinta”.
In sostanza, il Consiglio direttivo dell’Eurotower ha rimarcato “la necessità di continuare a essere vigili e pazienti, e di reiterare l’approccio restrittivo per un periodo di tempo”, così come di continuare a mantenere un “approccio dipendente dai dati”.
I banchieri dell’Eurotower si sono comunque mostrati “più fiduciosi nel ritorno del tasso di inflazione verso il target del 2% nel 2025″.
PEPP: alcuni esponenti volevano fine anticipata dei reinvestimenti
Per quanto riguarda a dispetto della fine dei giochi del PEPP, noto anche come QE pandemico, dalle minute sono emersi dettagli sulle opinioni diverse tra gli esponenti della Bce in merito alla gestione del piano:
“Alcuni esponenti si sono mostrati favorevoli a porre fine in via anticipata ai reinvestimenti pieni, rispetto a quanto era stato proposto, suggerendo l’ipotesi di un tapering avviato in via anticipata e in modo più graduale. Altri hanno chiesto invece che i reinvestimenti continuassero fino alla fine del 2024″.
In questo contesto, si legge nelle minute, è stato sottolineato come il quadro non sarebbe in ogni caso cambiato, nel caso in cui il tapering fosse stato anticipato o ritardato di appena una manciata di trimestri.
Il risultato è che, alla fine, gli esponenti della Bce hanno appoggiato all’unanimità la proposta di Lane (Philip Lane, capo economista della Bce) di continuare ad avere un approccio flessibile nei confronti del piano.
Va ricordato che il piano PEPP (o anche QE pandemico) è stato considerato cruciale per alcune economie dell’area euro, Italia in primis, in quanto strumento che permette tuttora alla banca centrale di continuare a fare shopping di titoli di stato.
Lagarde ha tuttavia definito il QE pandemico ormai superato, in quanto concepito, come dice il nome, in una fase storica – quella della pandemia Covid-19 – ora non più presente.
Proprio per questo, in occasione dell’ultimo atto del 2023, la Bce di Lagarde ha annunciato che “il Consiglio direttivo intende continuare a reinvestire, integralmente, il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del PEPP nella prima parte del 2024” per poi procedere, “nella seconda parte dell’anno” alla riduzione del portafoglio del PEPP di 7,5 miliardi di euro al mese, in media, e terminare i reinvestimenti nell’ambito di tale programma alla fine del 2024″.
Bce: nelle minute anche la febbre esplosa sui mercati
Nelle minute, la Bce ha fatto riferimento anche alla febbre sui mercati esplosa in attesa e a seguito dell’ultima riunione del 2023, mettendo in evidenza in particolare il dietrofront dei rendimenti dei titoli di stato (nel caso dell’Italia dei BTP), che si è manifestato nei mesi di novembre a dicembre.
Il dietrofront è stato provocato dal fatto che gli investitori “si sono posizionati verso uno scenario di rapida disinflazione”.
E’ stato dunque ravvisato “un allentamento significativo delle condizioni finanziarie, ai livelli che l’ultima volta erano stati visti all’inizio dell’anno”.
Basti pensare di fatto, prendendo come esempio l’Italia, che nel mese di dicembre i tassi dei BTP a 10 anni sono scivolati anche al di sotto della soglia del 4%, dove oscillano tuttora, rispetto al valore superiore al 5% che era stato testato a ottobre.
“La narrativa della disinflazione – ha scritto la Banca centrale europea nei verbali – , emersa prima negli Stati Uniti, ha trovato un terreno fertile nell’area euro, fino a contagiare i mercati dei tassi euro a breve termine, soprattutto a seguito della pubblicazione dei dati preliminari dell’inflazione dell’Eurozona di novembre, che si sono confermati inferiori alle attese”.
Le scommesse, ha ricordato la Bce, sono state tali che, “in data 13 dicembre, i mercati scommettevano al 100% su un taglio dei tassi di 25 punti base nell’aprile del 2024, anche prima – recitano ancora le minute – dell’annuncio della decisione sui tassi da parte del Fomc della dal Fed“.
Il risultato è che i trader sono arrivati ad alzare le stime “sui tagli complessivi dei tassi dell’area euro da parte della Bce a quasi -140 punti base, rispetto ai -60 punti base di tagli che erano stati previsti nei giorni del precedente meeting di politica monetaria del Consiglio direttivo” dell’Eurotower.
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ING: nessun banchiere centrale vuole essere un altro Arthur Burns
Esaminando le minute relative all’ultimo meeting della Bce del 2023, Carsten Brzeski, responsabile globale della divisione macro di ING, fa notare un particolare che sembra confermare il desiderio dell’Eurotower di sconfessare le speculazioni dei mercati.
“L’unica volta in cui i tagli ai tassi vengono menzionati nelle minute è quando si parla delle aspettative dei mercati”.
D’altronde, lo aveva detto la stessa presidente Christine Lagarde: in occasione della riunione del 14 dicembre scorso, dell’opzione di iniziare a tagliare i tassi non si era neanche discusso.
Brzeski rimarca la frase presente nelle minute, relativa alla necessità, ribadita dall’Eurotower, che non si lasci spazio alla “compiacenza” e che non sia questo il momento giusto per abbassare la guardia.
Si torna dunque sempre lì, a quel dettaglio non da poco che ieri, dopo le parole di Lagarde, ha creato un forte nervosismo tra i trader.
La Banca centrale europea non ci pensa proprio a mettere il punto alla sua lotta contro l’inflazione.
Ma ha così tanto torto a frenare sulle scommesse dei mercati?
ING fa riferimento a un contesto in cui “i rischi che incombono sull’inflazione sono più al rialzo che al ribasso”.
Di conseguenza, secondo Brzeski, “un qualsiasi taglio dei tassi in questa fase non ha alcun senso, almeno non agli occhi della Bce”.
Per capire l’ostinazione di Lagarde & Co. a non dare ragione ai mercati, l’economista cita il caso “Arthur Burns”.
“Nessun banchiere centrale vuole essere un altro Arthur Burns, il presidente della Fed degli anni ’70 ricordato spesso per aver tagliato i tassi in modo prematuro, gettando così le basi per una seconda fiammata dell’inflazione. Per dirla in un altro modo, visto che non sono riusciti a prevedere il balzo dell’inflazione (sia Lagarde che Powell avevano definito inizialmente la crescita dell’inflazione, in fase di reopening post lockdown da Covid, transitoria), i banchieri centrali vogliono accertarsi a pieno che l’inflazione stia scendendo”.
Detto questo, cosa si legge nelle minute riguardo al nodo crescita? L’outlook non è del tutto rassicurante:
“I rischi sulla crescita economica rimangono rivolti verso il basso. La crescita potrebbe essere inferiore se gli effetti della politica monetaria (restrittiva) si confermassero più forti delle attese”.
La Bce ha avvertito con le minute che, a pesare sulla crescita dell’area euro, potrebbero essere nello specifico una crescita economica globale “più debole o un ulteriore rallentamento del commercio globale”.
Ovviamente, fattori che pesano sull’economia sono stati identificati anche nelle incertezze scatenate dalla guerra in Ucraina e dal conflitto in Medio Oriente, elemento che “potrebbe portare le famiglie e le aziende ad avere meno fiducia nel futuro”.
L’Eurotower non esclude che la crescita del Pil possa essere però anche superiore rispetto alle attese. Questo scenario si potrebbe concretizzare “se la crescita dei redditi reali sostenesse la spesa in modo più solido rispetto a quanto anticipato, o se l’economia mondiale crescesse in modo più sostenuto delle attese”.
Bce e taglio tassi: anche gli economisti sono più cauti dei mercati
Stando a quanto emerge da un sondaggio lanciato da Reuters, le aspettative degli economisti, in media, sono di una prima sforbiciata ai tassi nel mese di giugno.
E’ questo lo scenario in cui crede il 45% degli analisti che sono stati intervistati, mentre tutti gli 85 esperti interpellati hanno detto di ritenere che i tassi sui depositi presso la Bce saranno lasciati invariati al 4%, in occasione della prossima riunione del Consiglio direttivo, attesa per la prossima settimana, in data giovedì 25 gennaio.
In generale, 59 economisti puntano su un taglio dei tassi nel corso del secondo trimestre del 2024, mentre solo tre prevedono una mossa nel meeting di marzo.
Più del 70% è dell’idea che il primo taglio dei tassi sarà annunciato prima del mese di luglio, rispetto al 57% circa che aveva fatto la stessa previsione nel sondaggio di dicembre.
E’ cresciuta dunque la percentuale di chi crede che la riduzione avverrà all’inizio dell’estate.
Nel sondaggio ancora più lontano di novembre, il 55% degli intervistati non aveva previsto neanche alcun allentamento monetario fino alla seconda metà del 2024.
L’attesa mediana degli economisti è per tagli ai tassi complessivi, entro la fine del 2024, pari a 100 punti base, che dovrebbero dunque portare il tasso sui depositi al 3%, grazie al dietrofront del tasso di inflazione dell’area euro che, sempre secondo gli interpellati, scenderà (riferimento all’indice dei prezzi al consumo CPI headline) dal 2,9% di dicembre al 2% nella seconda metà di quest’anno, centrando così l’obiettivo della banca centrale europea.
Il 60% degli economisti che hanno risposto a un sondaggio separato di Reuters, 26 di 38, ha definito inoltre basso il rischio che nell’Eurozona si verifichi un improvviso balzo dell’inflazione, nel corso dei prossimi sei mesi.
Sono stati invece 12 gli economisti che hanno parlato di un rischio elevato di una nuova fiammata dei prezzi.
“La prospettiva di un nuovo balzo dell’inflazione è concepibile solo in caso di nuovi shock dell’offerta – che potrebbero presentarsi con i disagi che il commercio internazionale sta soffrendo a causa degli attacchi degli Houthi contro le navi mercantili che transitano nel Mar Rosso – ha commentato Kristian Toedtmann, senior economist di DekaBank.
Detto questo, al momento secondo l’economia “il rischio più alto è che l’inflazione torni a essere più ostinata delle attese, specialmente a causa delle pressioni sui salari”.
Gli economisti, in generale, si confermano così più cauti dei mercati nelle loro previsioni relative ai tagli ai tassi.
I mercati puntano infatti su sforbiciate più aggressive, nel corso del 2024, pari a 150 punti base.
Sempre i mercati scommettono anche su un primo taglio dei tassi ad aprile.
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