Notizie Notizie Italia Governo Meloni Manovra by Meloni da 24 MLD: novità pensioni, cuneo, Irpef, sanità

Manovra by Meloni da 24 MLD: novità pensioni, cuneo, Irpef, sanità

17 Ottobre 2023 10:17

Manovra 2024:  gli italiani hanno appreso il contenuto della legge di bilancio, che ha confermato l’obiettivo numero uno del governo Meloni. Quello di andare incontro alle famiglie con i redditi più bassi.

La manovra è stata presentata ieri nel corso della conferenza stampa seguita all’approvazione del testo da parte del Consiglio dei Ministri in primis dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dal ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti.

Con un valore di circa 24 miliardi di euro, la manovra si incentra su alcuni piani che il governo Meloni ha più volte rimarcato essere prioritari, come la proroga del taglio del cuneo fiscale e la riforma della nuova Irpef.

Giorgetti: 10 MLD per decontribuzione, 4,5 per Irpef, 3 e rotti per sanità

Nel corso della conferenza stampa successiva alla riunione del Consiglio dei ministri che ha approvato la legge di bilancio, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha annunciato che la manovra ha un valore “poco meno di 24 miliardi, frutto di 16 miliardi di extragettito e per il resto di tagli di spese”.

Il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti ha presentato i grandi capitoli di spesa della manovra:

10 miliardi di euro per la decontribuzione, 4,5 per lo scalone Irpef, 3 e rotti per la sanità, 5 miliardi per i contratti della PA. Poi alcune voci di spesa minori come l’Ucraina e le missioni internazionali.

“Ricordo che abbiamo anche rifinanziato e ristrutturato i fringe benefit e i premi di produttività”, ha aggiunto il titolare del Tesoro Giancarlo Giorgetti.

Meloni: dito puntato contro la Bce e Superbonus. ‘Fanno più della manovra’

Meloni ha definito la manovra “molto seria, molto realistica, che non disperde risorse ma le concentra su grandi priorità continuando a seguire la visione che il governo ha messo dall’inizio del suo mandato, nonostante il quadro complesso”.

Un quadro complesso che Giorgia Meloni ha riassunto con le parole seguenti:

Noi nel 2024 avremo circa 13 miliardi euro di maggiori interessi sul debito, da pagare in forza delle decisioni assunte dalla Bce, e circa 20 di superbonus. L’aumento dei tassi e il Superbonus fanno complessivamente più della manovra di bilancio”.

Ancora la premier:

“Io sono molto fiera di questo lavoro che abbiamo fatto, sono molto fiera del risultato di questa Manovra, sono molto fiera di dire ancora una volta che c’è un Governo che non spreca risorse in cose inutili, che non spreca risorse in mille rivoli, che concentra le sue risorse su obiettivi chiari che si è dato, che continua a perseguire anno per anno, cercando di fare ogni anno un pezzetto e un altro passo in avanti”.

Non poteva dunque mancare l’ennesima e nuova stoccata al Superbonus, rimarcata dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti:

“La dinamica del Superbonus continua imperterrita al ritmo di 3 miliardi di maggiore spesa l’anno. Non c’è nessun intervento in legge di bilancio su questo. I lavori vanno completati entro l’anno se si vuole lo sconto in fattura, fatto salvo quanto maturato in precendenza”.

LEGGI ANCHE

Governo: ok alla manovra 2024 da 24 Miliardi

Il rapporto tormentato tra governo Meloni e la Bce

Meloni ha praticamente ufficializzato, con la presentazione della manovra, la sua contrarietà al Superbonus e ai rialzi dei tassi lanciati dalla Bce di Christine Lagarde.

La Bce, in particolare, è finita più volte sul banco degli imputati dalla nascita del governo Meloni a causa delle continue carrellate di rialzi dei tassi lanciate nell’ultimo anno, volte a sfiammare la persistenza dell’inflazione in Eurozona.

Di fatto, quelle strette monetarie hanno angustiato Meloni & Co,  così come sempre quei rialzi dei tassi sono stati utilizzati dall’esecutivo per giustificare alcune misure che hanno fatto gridare allo scandalo il mondo dell’alta finanza. (al podio, la tassa sugli extraprofitti delle banche).

Un rapporto conflittuale, quello tra il governo Meloni e la Bce di Christine Lagarde, certificato non solo dalle continue critiche dei ministri dell’esecutivo rivolte alla Banca centrale europea, ma anche dal fatto che Francoforte continua a tenere i riflettori ben accesi su tutto quanto viene deciso a Roma, in particolare sul rischio di un ulteriore deterioramento dei conti pubblici made in Italy, assillati ora dalla piaga di deficit attesi per il futuro ancora troppo alti.

E’ stato d’altronde questo stesso governo a decidere di fare più deficit per cercare di mantener fede a parte di quegli impegni che i partiti di maggioranza avevano preso con i rispettivi elettori nella campagna elettorale dello scorso anno.

Le nuove proiezioni economiche contenute nella Nadef hanno innervosito subito i mercati, come ha dimostrato il trend dei tassi dei BTP a 10 anni che, qualche giorno dopo la presentazione del documento (Nota di aggiornamento al Def), hanno sfondato anche la soglia alert del 5%, per la prima volta in un decennio.

Lo spread BTP-Bund si era diretto inoltre verso la soglia di 200 punti base già all’indomani della presentazione della Nadef di Meloni.

Tutti fattori che hanno riportato l’Italia all’attenzione di diversi strategist e analisti, che non hanno atteso molto a fare diverse previsioni, in un contesto in cui, con i costi di servizio del debito così alti, la grande piaga italiana è rappresentata dal boom per la spesa per interessi.

LEGGI ANCHE

L’Italia di Meloni, spread e tassi BTP sempre più nel radar Bce-Fmi

Bce, doccia fredda su spread e tassi BTP: la frase che gela l’Italia

La Bce sui BTP: per Lagarde l’Italia ha lo spread che si merita

Spread BTP-Bund: troppo alto o troppo basso? Tassi e rischio Italia, l’appello alla Bce

La Bce affossa i BTP: Crosetto e Salvini all’attacco

‘Debito-Pil rischia di schizzare dal 150% al 215%. Tra Bce e tassi BTP battesimo del fuoco per il governo Meloni

Le risorse, d’altronde, latitano, e Meloni è stata chiara nel sottolineare che “le poche risorse di cui disponiamo le vogliamo concentrare su chi ha più bisogno”.

LEGGI

Nadef e manovra, Giorgetti e quell’ansia deficit-debito. Con trauma Fmi sul Pil

E questo significa che “continuiamo il lavoro sulle pensioni più basse”.

Manovra 2024: Meloni su taglio cuneo e riforma Irpef

Intanto “la prima priorità” della legge di bilancio, ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, “è difendere il potere di acquisto delle famiglie e i cittadini con redditi medio bassi. Confermiamo il taglio del cuneo fiscale per tutto il 2024, è un aumento in busta paga che mediamente corrisponde a 100 euro al mese e che coinvolge 14 milioni di cittadini. Questo cuba circa 10 miliardi per l’intero anno”.

Per la precisione, la presidente del Consiglio ha fatto riferimento al “taglio del cuneo di 6 punti per chi ha fino a 35mila e 7 per fino a 25mila”.

Meloni ha annunciato anche l’intenzione del governo di anticipare la riforma dell’Irpef, a partire dagli scaglioni più bassi.

“Eliminiamo di fatto il secondo scaglione e quindi estendiamo il primo scaglione, quello che prevede una tassazione al 23% e che oggi è previsto per i redditi fino a 15 mila euro fino a tutto il secondo scaglione. Quindi si paga il 23% fino a 28mila euro di reddito. È una misura che chiaramente serve a rafforzare il taglio del cuneo, che vale ulteriori 4 miliardi e prevede ovviamente un ulteriore beneficio. Con una precisazione: il beneficio entra in vigore per tutti, cioè è, come dicevo, un anticipo di una riforma fiscale che complessivamente intendiamo portare avanti, ma per ora noi lo sterilizziamo per i redditi più alti, cioè per i redditi che rientrano nella quarta aliquota al di sopra dei 50mila euro; noi sterilizziamo il beneficio con una franchigia sulle detrazioni fiscali”.

Motivo per cui “lo vedranno in busta paga solo i redditi medio-bassi”, con il risultato che “le poche risorse le concentriamo su chi ha veramente bisogno”.

Manovra: nodo pensioni, quota 103, Ape, Opzione donna

Sulle pensioni, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha fatto notare che “abbiamo iniziato a dare un segnale sulle pensioni di cui non si è mai occupato nessuno” per ridurre “squilibri e disparità”.

Di conseguenza, è stato eliminato “il vincolo che impone a chi è nel contributivo di andare in pensione con l’età raggiunta solo se l’importo della sua pensione è inferiore a 1,5 la pensione sociale. Secondo noi non è una misura corretta e lo abbiamo rimosso”.

Per quanto concerne invece la rivalutazione delle pensioni per il recupero dell’inflazione, la premier ha reso noto che la misura cuba 14 miliardi di euro, annunciando una rivalutazione del 100% per le pensioni fino a quattro volte il minimo, del 90% tra 4 e 5 volte il minimo e poi un decalage.

E’ inoltre stata “confermata la super-rivalutazione delle pensioni minime per over 75 anni”, a conferma di come il governo, ha sottolineato la presidente del Consiglio, continua a farsi paladino dei meno abbienti, attraverso il “sostegno alle pensioni più basse”.

Giorgetti ha spiegato inoltre che, a partire dal 2024, non sarà più possibile dire addio al lavoro con quota 103, (62 anni di età e 41 di contributi) e che le due misure Opzione donna e Ape lasceranno il posto a “forme di flessibilità in uscita”.

Di fatto, per accedere alla pensione “abbiamo alzato il requisito dell’età, fermo restando i 41 anni di contributi”. Si andrà a questo punto a quota 104?’ , è stato chiesto al ministro in conferenza stampa.

Giorgetti ha risposto che “non è quota 104 piena”. Piuttosto, “ci sarà un meccanismo di incentivo a restare al lavoro, nella logica della norma Maroni, e una penalizzazione per chi decide di andare in pensione”.

Sulle pensioni Ape sociale e opzione donna Meloni aveva già chiarito che le misure verranno sostituite “da un unico fondo per la flessibilità in uscita”, che consentirà di “andare in pensione a 63 anni con 36 di contributi per caregiver, disoccupati, lavori gravosi e disabili e a 35 per le donne”.

Novità per i lavoratori autonomi

Riguardo al capitolo del lavoro autonomo, Meloni ha detto in conferenza stampa che “anche qui è iniziato un lavoro importante lo scorso anno, con l’aumento dell’importo per la tassa piatta al 15%”.

Non solo: “è stata prorogata per tre anni una norma che considero molto importante”, ovvero “l’indennità straordinaria di continuità reddituale e operativa, una sorta di cassa integrazione anche per i lavoratori autonomi”, che “risponde al principio che un lavoratore è un lavoratore e va tutelato indipendentemente dal tipo di contratto o mansione. Abbiamo anche ampliato il reddito per usufruire di questo ammortizzatore sociale”.

Ancora, Meloni ha sottolineato che “per la prima volta quest’anno gli autonomi non dovranno pagare l’anticipo dell’Irpef a novembre ma potranno rateizzarlo in 5 rate da gennaio a giugno, altra misura che credo sarà molto ben considerata dai lavoratori autonomi”.

Manovra: il principio più assumi e meno paghi’

La presidente del Consiglio ha voluto inoltre una manovra anche a favore delle donne, dei giovani e delle mamme, spiegando che la legge di bilancio ha introdotto “il principio ‘più assumi e meno paghi’.

“Questa è una delle misure che sono scritte nel nostro programma – ha rivendicato la premier – Noi introduciamo per le imprese una super deduzione del costo del lavoro per chi assume a tempo indeterminato, pari al 120% per tutte le assunzioni a tempo indeterminato”, che sale “fino al 130% per chi assume mamme, under 30, percettori di reddito di cittadinanza e persone con invalidità”.

Praticamente, ha puntualizzato la premier, “più è alta l’incidenza della manodopera meno tasse si devono allo Stato”. Una misura che, di fatto, “sostituisce la decontribuzione che era prevista solo per giovani e donne, ma si somma con la decontribuzione per chi assume nel Mezzogiorno che è prevista nel decreto sulla Zona speciale unica del Mezzogiorno”.

La legge di bilancio ha inoltre confermato “la carta dedicata a te anche per il 2024, sempre una misura che serve a combattere l’inflazione per le famiglie più fragili”.

E un assist chiaro è stato riconosciuto da questa manovra by Meloni alle madri con più figli:

“Prevediamo che le madri con due figli o più non paghino i contributi a carico del lavoratore“, e “la quota del lavoratore per le madri con due e o tre figli la paga lo Stato”, ha annunciato Giorgia Meloni, spiegando che l’intento del governo è di “stabilire che una donna che mette al mondo almeno due figli ha già offerto un importante contributo alla società e quindi lo Stato in parte compensa pagando i contributi previdenziali”.

Insomma, “vogliamo smontare la narrativa per cui la natalità è un disincentivo al lavoro”, mentre “vogliamo incentivare chi mette al mondo dei figli e voglia lavorare”. Al punto che a essere annunciata è stata anche la misura dell’asilo gratis per il secondo figlio. “Dal secondo figlio l’asilo nido è gratis”.

A favore delle famiglie e delle madri con più figli, Meloni ha presentato anche la novità dei fringe benefit: “Lo scorso anno eravamo intervenuti in maniera significativa” sui fringe benefit – ha ricordato – che ora “rendiamo strutturale con modifiche: la portiamo per il 2024 a 2.000 euro per lavoratori con figli e a mille euro per tutti gli altri lavoratori”.

Sanità, Meloni ribatte: “Bugie che non rispondono alla realtà delle cose”

Per quanto riguarda il capitolo della sanità, il governo Meloni ha ribattuto alle critiche delle opposizioni.

Così Meloni nel nel suo discorso  in conferenza stampa:

“Sul tema del Fondo Sanitario mi corre l’obbligo di fare qualche precisazione, perché io nei giorni scorsi ho sentito un po’ di tutto, vedo molte polemiche sul fatto che noi avremmo tagliato i fondi alla sanità”.

“Mi corre l’obbligo di segnalare – ha fatto notare la premier – che, con i quasi 136 miliardi di euro che raggiunge quest’anno il Fondo Sanitario Nazionale, noi raggiungiamo il più alto investimento mai previsto per la sanità; cioè noi quest’anno mettiamo – come dicevo – quasi 136 miliardi”

“Per capirci, nel 2019, prima che entrasse in vigore il Covid, il Fondo Sanitario ammontava a 115 miliardi di euro, sono 20 miliardi di euro in meno. Negli anni del Covid, il Fondo Sanitario viaggiava tra i 122 e i 127 miliardi di euro, vaccini compresi e quindi mi sembra un po’ forte sostenere che con 136 miliardi questo Governo taglia la sanità. Poi, certo, si può fare il giochetto che è stato fatto di dire che scende in rapporto al Prodotto Interno Lordo, perché ci sono stati anni precedenti nei quali il PIL scendeva e adesso fortunatamente sale, e quindi l’incidenza è sicuramente diversa: ma è una buona notizia che il PIL salga e quindi voglio dire che le bugie che ho sentito poi alla fine non corrispondono alla realtà delle cose”.

Riguardo ai numeri nudi e crudi, Meloni ha sottolineato che “sulla sanità ci sono 3 miliardi in più rispetto a quanto previsto”,  “sestinati tutti a un’unica priorità, che per noi è l’abbattimento delle liste d’attesa. Ed è una priorità che intendiamo perseguire con due misure: il rinnovo, anche qui, del contratto del comparto sanitario; e la detassazione, sia degli straordinari che dei premi di risultato legati a obiettivi di abbattimento delle liste d’attesa. Cioè, tutti i 3 miliardi vanno a concentrarsi su un unico grande obiettivo che è l’abbattimento delle liste d’attesa”.

Tra le misure presenti nella legge di bilancio, vale la pena mettere infine in evidenza anche, quella che, ha spiegato la premier, “cuba una somma significativa di questa Legge di Bilancio” e che riguada gli aumenti contrattuali del pubblico impiego.

“Ci sono complessivamente oltre 7 miliardi di euro a disposizione del Ministro Zangrillo – ha sottolineato la presidente del Consiglio – particolarmente per gli aumenti contrattuali. Oltre 2 miliardi di euro riguardano il tema della sanità, 5 miliardi di euro sono per i rimanenti settori, ma io voglio dire con chiarezza e tutto il Governo concorda su questo, che per noi la priorità quest’anno è soprattutto il rinnovo del contratto del comparto sicurezza. Io penso che non si possa più accettare una realtà nella quale un poliziotto prende di straordinario poco più di 6 euro l’ora, che è meno di quanto prende un collaboratore domestico, e penso che su questo bisogna intervenire”.