Notizie Notizie Mondo Banche Centrali La Bce alza di nuovo i tassi (+25pb). Lagarde accende i buy con frase magica

La Bce alza di nuovo i tassi (+25pb). Lagarde accende i buy con frase magica

Pubblicato 14 Settembre 2023 Aggiornato 15 Settembre 2023 10:51

L’annuncio sui tassi della Bce di Christine Lagarde è arrivato.

La Banca centrale europea, impegnata da più di un anno nella missione di sfiammare la crescita dell’inflazione dell’area euro, ha annunciato un nuovo rialzo dei tassi principali dell’area euro, pari a +25 punti base.

Così si legge nel comunicato:

“Il Consiglio direttivo ha deciso di innalzare di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento della Bce. Pertanto, i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale saranno innalzati rispettivamente al 4,50%, al 4,75% e al 4,00%, con effetto dal 20 settembre 2023″.

Quello annunciato oggi è stato il decimo rialzo consecutivo dei tassi da parte della Banca centrale europea.

Il rialzo ha portato il tasso sui depositi presso la banca centrale al 4%, al record dalla nascita dell’euro.

Trauma sui mercati e sui BTP? Niente affatto.

A Piazza Affari, il Ftse Mib ha accelerato subito al rialzo, scattando fino a oltre il +1%.

Buy anche sui BTP, con i tassi che, dopo aver testato il record degli ultimi sei mesi, hanno fatto decisamente dietrofront,  scendendo al 4,377%.

Giù anche lo spread BTP-Bund, che ha lasciato sul terreno fino a oltre il 3%, segnando un calo a quota 175.

Lagarde e la frase magica sui tassi. Ma occhio all’altra frase che ha detto

La stretta monetaria annunciata oggi dalla Bce di Christine Lagarde replica la decisione presa dall’Eurotower lo scorso 27 luglio, nell’ultima riunione del Consiglio direttivo prima della pausa estiva.

Anche in quell’occasione, la Bce aveva alzato i tassi principali di riferimento dell’Eurozona di 25 punti base, alimentando come oggi la speranza che quello potesse essere l’ultimo atto della carrellata di strette che si sono succedute ininterrottamente, a partire dal luglio del 2022.

E invece no: niente stop al rialzo dei tassi.

Allo stesso tempo, fin da subito Christine Lagarde ha fomentato le speculazioni sulla possibilità che quello annunciato poche ore fa si confermi l’ultimo atto sui tassi, ripetendo la frase chiave contenuta nel comunicato della Bce:

“In base alla sua attuale valutazione, il Consiglio direttivo ritiene che i tassi di interesse di riferimento della BCE abbiano raggiunto livelli che, mantenuti per un periodo sufficientemente lungo, forniranno un contributo sostanziale a un ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo”.

Dunque? Quello di oggi è stato l’ultimo rialzo dei tassi oppure no?

La domanda è d’obbligo, visto che, sempre nella giornata di oggi, rispondendo alle domande degli analisti in conferenza stampa, Lagarde ha proferito anche un’altra frase:

“Non stiamo dicendo che ci troviamo ora al picco (dei tassi di interesse)”.

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Bce abbassa stime inflazione core, downgrade anche su Pil euro

La Bce ha annunciato di aver alzato ancora i tassi principali di riferimento dell’area euro, comunicando anche le nuove proiezioni economiche sul Pil e sul tasso di inflazione dell’Eurozona.

Nel comunicato con cui è stato fatto l’annuncio, si legge che “l’inflazione continua a diminuire, ma ci si attende tuttora che rimanga troppo elevata per un periodo di tempo troppo prolungato. Il Consiglio direttivo è determinato ad assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2% nel medio termine. Al fine di progredire ulteriormente verso tale obiettivo, il Consiglio direttivo ha deciso oggi di innalzare di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento della Bce”.

“L’incremento dei tassi di oggi rispecchia la valutazione del Consiglio direttivo delle prospettive di inflazione considerati i dati economici e finanziari più recenti, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria”.

Inflazione euro 2023-2024: le nuove stime della Bce

Indicazioni contrastanti sono arrivate dal nuovo outlook sull’inflazione dell’area euro.

Se le stime sull’inflazione headline sono state riviste al rialzo (escluso il 2025), così come anticipato dai rumor degli ultimi giorni, quelle sull’inflazione core sono state riviste, invece, lievemente al ribasso.

Le proiezioni macroeconomiche di settembre formulate per l’area dell’euro dagli esperti della Bce- si legge nel comunicato con cui l’Eurotower ha annunciato la propria decisione sui tassi dell’Eurozona – indicano un tasso di inflazione pari in media al 5,6% nel 2023, al 3,2% nel 2024 e al 2,1% nel 2025, per effetto di una revisione al rialzo per il 2023 e il 2024 e al ribasso per il 2025″.

La Banca centrale ha motivato l’upgrade con il trend più sostenuto dei prezzi dell’energia, rimarcando che “le pressioni di fondo sui prezzi restano elevate, sebbene la maggior parte degli indicatori abbia iniziato a ridursi”.

I nuovi outlook sull’inflazione core e sul Pil

Buone notizie sono arrivate dal fronte delle stime sull’inflazione core.

Gli esperti della Bce “hanno lievemente rivisto al ribasso le proiezioni dell’inflazione al netto della componente energetica e alimentare, che si collocherebbe in media al 5,1% nel 2023, al 2,9% nel 2024 e al 2,2% nel 2025“, sottolineando che le precedenti strette monetarie lanciate in precedenza “continuano a trasmettersi con vigore”.

Proprio questa trasmissione ha avuto ovviamente effetti depressivi sul prodotto interno loro dell’Eurozona

“Le condizioni di finanziamento si sono inasprite ulteriormente e frenano in misura crescente la domanda, che rappresenta un fattore importante per riportare l’inflazione all’obiettivo”.

Dunque, “alla luce del maggiore impatto di tale inasprimento sulla domanda interna e dell’indebolimento del contesto del commercio internazionale, gli esperti della Bce hanno rivisto significativamente al ribasso le proiezioni per la crescita economica, che si porterebbe nell’area dell’euro allo 0,7% nel 2023, all’1,0% nel 2024 e all’1,5% nel 2025.

Lagarde risponde a domanda: avete finito di alzare i tassi?

Riguardo all’evoluzione dei tassi, la Bce ha scritto nel comunicato che, “in base alla sua attuale valutazione, il Consiglio direttivo ritiene che i tassi di interesse di riferimento della Bce abbiano raggiunto livelli che, mantenuti per un periodo sufficientemente lungo, forniranno un contributo sostanziale a un ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo”.

Ed è stata questa frase che ha portato i mercati a salire in modo sostenuto, con i trader che hanno scommesso sulla fine del ciclo di rialzi dei tassi da parte della Bce.

Vale la pena ribadire che, con la stretta di oggi di 25 punti base, Lagarde ha portato in particolare i tassi sui depositi presso la banca centrale al 4%, valore più alto dal lancio dell’euro.

Prima del luglio del 2022, poco prima che la Bce iniziasse ad alzare i tassi nella sua lotta contro la crescita dell’inflazione dell’Eurozona, i tassi sui depositi erano stati lasciati per molto tempo al di sotto dello zero, per la precisione al -0,50%, durante l’era dei tassi negativi inaugurata dall’ex presidente della Bce (ed ex presidente del Consiglio) , Mario Draghi.

Nel comunicato della Bce che ha commentato l’annuncio sui tassi della banca centrale, si legge che “le decisioni future del Consiglio direttivo assicureranno che i tassi di interesse di riferimento della Bce siano fissati su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario”.

In ogni caso, “il Consiglio direttivo continuerà a seguire un approccio guidato dai dati nel determinare livello e durata adeguati della restrizione. In particolare, le decisioni del Consiglio direttivo sui tassi di interesse saranno basate sulla sua valutazione delle prospettive di inflazione considerati i dati economici e finanziari più recenti, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione Eurozona adella politica monetaria”.

Proprio su queste frasi Christine Lagarde si è soffermata, nel corso della conferenza stampa successiva all’annuncio sui tassi.

Lagarde ha risposto alla domanda sulla possibile fine del ciclo di strette monetarie, rileggendo la frase e sottolineando l’importanza di considerare tutto quanto scritto.

Ovvero che i tassi si trovano a questo punto a un livello tale da poter dare un contributo notevole al ritorno dell’inflazione al target del 2%.

Ma facendo notare, anche, che la frase inizia con “in base alla sua attuale valutazione”, il che significa che la Bce continuerà a prendere le decisioni sui tassi sulla base dei dati che arriveranno dal fronte macroeconomico.

Per quanto riguarda il dibattito (o guerra?) tra falchi e colombe dell’Eurotower, la presidente della banca centrale ha riconosciuto che alcuni esponenti del Consiglio direttivo avrebbero preferito che, nella giornata di oggi, venisse annunciata una pausa, al fine di considerare “in modo più certo e più intelligente” l’impatto delle precedenti strette monetarie.

Ma alla fine, “a concordare con la decisione presa è stata una solida maggioranza di governatori”, ha rassicurato.

Cosa succede ai salva BTP. Focus sul PEPP

Nel comunicato della Bce sono stati ricordati i due principali programmi con cui la Bce ha proceduto all’acquisto di asset, ovvero il Programma di acquisto di attività (PAA) e il programma di acquisto per l’emergenza pandemica (PEPP).

La Bce ha reso noto che “il portafoglio del PAA si sta riducendo a un ritmo misurato e prevedibile, dato che l’Eurosistema non reinveste più il capitale rimborsato sui titoli in scadenza”.

Per quanto riguarda il PEPP, noto anche come QE pandemico, la Bce ha confermato lo status quo, a dispetto di chi paventava una riduzione dell’acquisto di asset – dunque anche di BTP – anche in questo programma..

“Il Consiglio direttivo intende reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del programma almeno sino alla fine del 2024. In ogni caso, la futura riduzione graduale del portafoglio del PEPP sarà gestita in modo da evitare interferenze con l’adeguato orientamento di politica monetaria”.

Mercati: spazzata via l’ansia scatenata da rumor inflazione

Per ora, nonostante Christine Lagarde abbia detto che la Bce non sta annunciando che i tass hanno toccato il picco, i mercati credono alla narrativa di una banca centrale ormai sul punto di deporre le armi contro l’inflazione.

La fiducia nel possibile stop alle strette è rimarcata soprattutto dal trend dell’euro, che scende in modo significativo nei confronti del dollaro Usa.

Alle 16.10, la flessione del rapporto EUR/USD è pari a -0,65% circa, portando il cambio a quota $1,0658.

Netto il calo rispetto alle ore precedenti.

Oltre al Ftse Mib di Piazza Affari, scattano al rialzo anche le borse di Parigi e Francoforte, consentendo così allo Stoxx 600 di balzare di oltre l’1%.

Nella giornata di ieri, i mercati erano stati assillati dal dubbio di un nuovo rialzo dei tassi da parte di Christine Lagarde, a dispetto della carrellata di downgrade sui Pil dell’Ue e dell’area euro da parte della Commissione europea presieduta dalla presidente Ursula von der Leyen.

La paura di una Bce ancora hawkish sui tassi era stata scatenata dalla soffiata ricevuta dall’agenzia di stampa Reuters da una talpa di Francoforte, secondo cui la Bce avrebbe rivisto al rialzo le stime sulla crescita dell’inflazione dell’Eurozona del 2024 dal +3% atteso a giugno a oltre il +3%.

I rumor sull’inflazione, ergo aumento generalizzato dei prezzi di beni e servizi, avevano piegato subito l’azionario e i titoli di stato dell’area euro portando in particolare i BTP a balzare al record degli ultimi sei mesi.

Quei rumor, oggi, sono stati confermati.

Nel 2024 l’inflazione dell’Eurozona continuerà a viaggiare a un ritmo superiore al 3%.

Tuttavia, la frase magica di Lagarde permette ai mercati azionari e anche ai titoli di stato dell’area euro di puntare verso l’alto.

I BTP sono in rialzo e lo spread BTP-Bund va giù.

L’ufficio studi di Finanza Online segnala che lo spread BTP-Bund rimane comunque in rialzo dell’11,5% dai minimi di luglio.

Oggi, invece, l’effetto Bce porta il differenziale a capitolare fino a -3%, attorno a 175 punti base (grafico Trading View).

Va detto che per i BTP si paventava tra l’altro fino a stamattina anche il peggio, perfino in caso di un nulla di fatto sui tassi, a causa del rischio di un dietrofront della Bce sul programma di acquisto dei titoli di stato dell’area euro PEPP, noto anche come QE pandemico, in quanto varato dalla banca centrale europea nel periodo più drammatico della pandemia Covid-19.

E invece no:

per ora i BTP rimangono blindati dal PEPP, il che significa che l’obiettivo dei falchi di far scendere il tasso di inflazione puntando anche sulla riduzione degli acquisti di asset da parte dell’Eurotower non è stato ancora centrato. I rendimenti scendono così fino al 4,377%, come emerge dall’altro grafico di Trading View.

 

II titoli di stato italiani tornano a salire, dopo aver scontato, tra le altre cose, anche la proposta del governo italiano di tassare gli extraprofitti delle banche italiane e l’ansia deficit della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in un momento in cui l’esecutivo, tra l’altro, sta lavorando anche alla legge di bilancio per il 2024.

Valore in tempo reale di spread BTP-Bund e tassi BTP

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La crociata anti-Bce lanciata dall’Italia

Va ricordato che l’Italia ha lanciato una vera e propria crociata contro Lagarde ,come dimostrano le critiche che sono state lanciate in più di una occasione dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni , dal vicepremier, leader della Lega e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini e da diversi altri esponenti di governo.

Ma a criticare la politica monetaria della Bce di Lagarde non è stata solo la politica italiana.

Un appello a deporre le armi è arrivato negli ultimi mesi anche da economisti di rilievo, come conferma l’articolo firmato dall’economista ex Bce e docente alla London Business School, Lucrezia Reichlin . 

Tassi Bce: gli analisti commentano l’ennesimo rialzo

Nel frattempo, si rincorrono i commenti degli analisti sull’ultima mossa della Bce.

Victoria Scholar, responsabile della divisione di investimenti di Interactive investor, ha commentato l’annuncio dell’Eurotower ricordando che “la Banca centrale europea ha iniziato ad alzare i tassi più tardi rispetto a quanto abbiano fatto la Fed e la Bank of England, rimanendo così indietro e trovandosi, di conseguenza, nella situazione di dover agire più velocemente (rispetto alle altre banche centrali)”.

Ma, ha ricordato Scholar, “questa politica aggressiva ha avuto conseguenze sull’economia dell’Eurozona, portando la Germania a soffrire una potenziale recessione”.

In questo contesto, “gli esponenti più dovish della Bce hanno ritenuto che sarebbe stato più appropriato lasciare i tassi fermi. Ma il Consiglio diettivo ha deciso di dare la priorità alla lotta contro l’inflazione, anche a costo di far soffrire ulteriormente l’economia”.

“Guardando in avanti, il recente rally dei prezzi del petrolio renderà tuttavia più incerto il quadro per la Bce, ostacolando il percorso disinflazionistico” in atto, ha concluso Scholar.

Ha detto la sua anche Jon Maier, CIO di Global X, sulla decisione della Bce di alzare i tassi di 25 punti base.

“La Bce ha aumentato tutti e tre i tassi di riferimento di 25 punti base a causa di una previsione di crescita stabile ma in rallentamento, senza segnali definitivi di un picco dell’inflazione di fondo. Riteniamo che le tendenze dell’inflazione sottostante siano probabilmente il fattore che ha spinto a questa decisione. È probabile che, dopo questa mossa, i rialzi vengano messi in pausa”.

Maier ha messo in evidenza tuttavia la persistenza dell’inflazione che, seppur in calo, “si prevede che rimarrà elevata per un periodo prolungato”.

Il direttore degli investimenti di X Global ha ricordato a tal proposito che “ad agosto i tassi di inflazione sono rimasti fermi al 5,3% a causa dell’aumento dei costi energetici”.

Di conseguenza, “anche se i prossimi confronti suggeriscono un potenziale calo dell’inflazione, il tasso attuale rimane fastidiosamente alto”.

Inoltre, “il mercato del lavoro continua a dimostrare forza nonostante l’economia rallenti”.

E’ vero pure, comunque, che si avverte “una sostanziale perdita di slancio, in particolare nel settore dei servizi che un tempo si distingueva per la creazione di posti di lavoro”.

Inoltre, “il finanziamento delle banche è diventato più costoso. Di conseguenza, i tassi medi dei prestiti hanno avuto una traiettoria ascendente. I prestiti alle famiglie hanno subito una flessione, segnando il calo più significativo dall’introduzione dell’euro”.

L’economia dell’Eurozona rallenta, su questo non c’è dubbio.

Diverso il caso dell’economia degli Stati Uniti che, a confronto, ha continuato Maier, “ha dimostrato ancora una volta la sua particolare resilienza. Le vendite al dettaglio sono aumentate in modo significativo, anche se i dati sul lavoro sono stati un po’ più modesti del previsto – uno sviluppo che alcuni potrebbero interpretare positivamente. L’indice dei prezzi alla produzione ha riportato dati superiori alle aspettative, facendo salire la parte anteriore della curva dei titoli di Stato”.

“Poiché nel frattempo la Bce sta alzando i tassi in un contesto di prospettive di crescita in calo, il dollaro Usa si sta rafforzando nei confronti dell’euro”, ha concluso il CIO di Global X.