BTP: tassi sfondano 5% con panico Treasuries. La Camera Usa caccia McCarthy
Effetto Treasuries Usa: i tassi dei BTP a 10 anni sfondano la soglia del 5%, a fronte di uno spread BTP-Bund che punta dritto, di nuovo, verso quota 200 punti base.
Le vendite sui titoli di stato americani continuano a contagiare il mercato globale dei bond.
Dopo essere schizzati al di sopra del 5%, livello che alcuni strategist individuano come soglia di alert per la carta italiana, i rendimenti decennali dei BTP fanno un parziale dietrofront, viaggiando sempre in rialzo ma al 4,97%.
BTP e spread ostaggio dei Treasuries e della paura tassi Fed
Lo spread BTP-Bund, dopo le scosse iniziali, continua a puntare verso l’alto, ma retrocede rispetto ai 198 punti base testati all’inizio della giornata di contrattazioni di Piazza Affari.
Il mercato globale dei bond guarda con apprensione a quanto sta accadendo negli Stati Uniti dove, nella giornata di ieri, la Camera dei Rappresentanti ha dato il benservito allo speaker repubblicano Kevin McCarthy.
Il fatto che lo shutdown Usa sia stato per ora scongiurato, non necessariamente porterà Moody’s a tirare un sospiro di sollievo, viste le forti tensioni politiche che stanno colpendo gli Stati Uniti.
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A deprimere il sell off sui debiti sovrani mondiali è stato però anche il rapporto JOLTS stilato dall’Us Bureau of Labor Statistics, relativo alle offerte di lavoro negli Usa.
Dal report è emerso che, nel mese di agosto, le offerte di lavoro sono salite negli Stati Uniti a 9,6 milioni, oltre gli 8,8 milioni previsti dal consensus e gli 8,2 milioni di luglio. Altro che indebolimento del mercato del lavoro americano auspicato dal presidente della Fed Jerome Powell, visto come condizione sine qua non per sferrare definitivamente il colpo di grazia all’inflazione americana.
Attacco ai Treasuries con instabilità politica Usa: Camera caccia McCarthy
Il boom dei rendimenti dei Treasuries Usa, tuttora in atto, torna a infettare la carta italiana e, in generale, i bond dell’Eurozona.
Tra i mal di testa del governo Meloni, non solo dunque l’effetto della Nadef approvata la scorsa settimana, con cui le stime sul deficit dell’Italia sono state riviste al rialzo, ma ora anche i guai made in Usa. Guai che nelle ultime ore hanno visto protagonista il Congresso degli Stati Uniti, nel caos dopo l’accordo raggiunto in extremis nel fine settimana per scongiurare lo shutdown del governo federale.
I repubblicani di estrema destra della Camera dei rappresentanti sono riusciti infatti a sfiduciare lo speaker repubblicano Kevin McCarthy, in vista di un’altra scadenza cruciale, non così lontana: quella del 17 novembre, giorno entro cui in teoria la legge di bilancio made in Usa dovrebbe essere approvata.
McCarthy è stato sfiduciato dopo che la mozione per la sua destituzione presentata dal deputato repubblicano Matt Gaetz è stata votata nella giornata di ieri dalla Camera, raccogliendo 216 voti favorevoli, tra cui quelli di otto deputati repubblicani. I voti a sfavore della mozione di sfiducia sono stati 211.
E’ la prima volta nella storia degli Stati Uniti che i deputati della Camera dei rappresentanti Usa cacciano il loro speaker.
Gli otto repubblicani che hanno deciso di dare il benservito a McCarthy sono Matt Gaetz, Eli Crane e Andy Biggs, rappresentanti dell’Arizona, Ken Buck del Colorado, Tim Burchett, deputato del Tennessee, Bob Good della Virginia, Nancy Mace del South Carolina e Matt Rosendale del Montana.
La furia dei repubblicani è esplosa a seguito delle parole proferite nel fine settimana dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che hanno fatto sorgere il dubbio su un accordo raggiunto in gran segreto tra i democratici e lo speaker (ormai ex) della Camera sugli aiuti all’Ucraina: aiuti all’Ucraina che non sono presenti nella legge approvata con cui è stato (per ora) scongiurato lo shutdown.
Quelle dichiarazioni di Biden hanno portato il repubblicano Matt Gaez, deputato per la Florida, a interpellare subito McCarthy, chiedendogli di parlare di “quell’accordo segreto che ha raggiunto con Joe Biden sull’Ucraina”.
Va detto che molti deputati democratici che compongono la Commissione Affari esteri della Camera dei Rappresentanti hanno riferito però alla CNN di non credere che McCarthy abbia dato rassicurazioni a Biden sugli aiuti all’Ucraina: quei 6 miliardi di dollari, che non sono stati inclusi nel provvedimento votato dal Congresso per evitare la paralisi delle attività federali Usa, ovvero lo shutdown.
Proprio quei 6 miliardi di aiuti Usa all’Ucraina che mancano all’appello hanno portato tra l’altro il presidente americano Joe Biden a chiamare i leader della Nato e dell’Unione europea, ribadendo il suo pieno impegno a garantire che l’Ucraina riceva i fondi.
Sui mercati, l’instabilità politica esplosa negli Stati Uniti con la cacciata di McCarthy ha scatenato nella giornata di ieri forti smobilizzi, in primis, sui Treasuries. L’effetto è che i rendimenti dei titoli di stato americani a 10 anni, che già stavano inanellando nuovi record storici sulla scia del timore di nuovi rialzi dei tassi da parte della Fed, hanno superato ieri anche la soglia del 4,8%.
BTP ostaggio non solo dei guai Usa. Ansia già scattata con Nadef
La corsa dei rendimenti continua oggi:
i tassi dei Treasuries Usa volano di 13 punti base, al 4,815%, nuovo massimo dal 2007.
A finire sotto attacco nelle ultime ore anche i Treasuries a 30 anni, che hanno visto i rendimenti schizzare fino al 4,941%, anche in questo caso massimo degli ultimi 16 anni (ora in rialzo di 4 punti base), mentre i rendimenti dei Treasuries a due anni, più sensibili alle aspettative sulle decisioni di politica monetaria della Federal Reserve, sono ora in lieve flessione, attorno al 5,146%.
Grande rimane nel frattempo l’attenzione sui BTP, ovvero sulla carta italiana, reduci dal sell off che li ha messi KO giovedì scorso, quando i rendimenti sono volati oltre la soglia del 4,9%, al record degli ultimi dieci anni.
La soglia del 5%, quel giorno, non era stata tuttavia ancora agguantata. Oggi, mercoledì 4 ottobre, quel target tanto temuto è stato invece toccato.
Dal grafico di Bloomberg emerge il trend dei tassi dei BTP nell’arco temporale compreso tra il 27 settembre e la giornata di oggi.
In questi pochi giorni, i titoli di stato italiani sono stati travolti non solo dall’ansia scattata sui Treasuries Usa, ma anche dai timori sui conti pubblici dell’Italia, che sono stati riaccesi con l’approvazione della Nota di aggiornamento al DEF (NADEF) del 2023, contenente le nuove previsioni per il triennio 2024-2026.
La pubblicazione della Nadef ha innescato giovedì scorso 28 settembre un forte sell off sui BTP, fattore che ha portato lo spread BTP-Bund a un passo dalla soglia dei 200 punti base: altra soglia, questa, attenzionata dal mercato. Non dal governo Meloni, invece, che ritiene che il livello di alert per il debito pubblico dell’Italia sia un altro.
In questa situazione di bagno di sangue sui bond, difficilmente le rassicurazioni del governo Meloni riusciranno però a calmare i nervi degli investitori internazionali che guardano all’Italia, soprattutto dopo quei numeri monstre sulla spesa per interessi che sono emersi con la pubblicazione della Nadef.
D’altronde, il rating del debito italiano non è dei più confortanti, tutt’altro, se si considera che sul governo italiano pende ancora la spada di Damocle del giudizio dell’agenzia Moody’s.
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