Notizie Notizie Mondo Banche Centrali Tassi Bce e petrolio: le mosse di Lagarde con impatto guerra Hamas-Israele

Tassi Bce e petrolio: le mosse di Lagarde con impatto guerra Hamas-Israele

12 Ottobre 2023 16:14

Si infiamma il dibattito in seno alla Bce di Christine Lagarde su cosa fare sui tassi: lasciarli dove sono, dicendo – secondo molti  finalmente – stop al ciclo di strette monetarie iniziato nel luglio del 2022, o mostrarsi ancora hawkish, a fronte di prezzi del petrolio che rischiano di far salire di nuovo l’inflazione?

Mostrarsi ancora preoccupata per l’andamento delle pressioni inflazionistiche, oppure spostare l’attenzione più sulla crescita del Pil, minacciata ora anche dall’escalation delle tensioni geopolitiche, dopo l’attacco di Hamas a Israele?

Minute Bce: sui tassi è braccio di ferro tra falchi e colombe

Oggi da Francoforte sono arrivate le minute della Bce relative all’ultimo meeting del Consiglio direttivo della banca centrale: quello del 14 settembre, quando la banca centrale ha annunciato un nuovo rialzo dei tassi di 25 punti base, portando i tre tassi di interesse di riferimento, ovvero i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale al 4,50%, al 4,75% e al 4,00%.

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Passato quasi un mese, l’attenzione dei trader si sposta su quelle che potranno essere le prossime mosse dell’Eurotower.

A chiarire le idee sono proprio le minute relative alla riunione precedente, da cui è emersa una crescente tensione all’interno della banca centrale tra falchi e colombe.

I verbali indicano infatti che, in quella riunione del Consiglio direttivo della Bce, è stato a dir poco difficile decidere se alzare di nuovo il costo del denaro o se fare una pausa.

Alla fine hanno vinto, di nuovo, i falchi, che hanno avallato la necessità di varare una ulteriore stretta monetaria, a causa delle revisioni al rialzo delle stime sull’inflazione euro che sono state annunciate dagli esperti della stessa Eurotower.

“Una pausa – si legge nel documento – avrebbe fatto salire anche le speculazioni sulla possibile fine del ciclo restrittivo”.

Ancora, “non alzare (i tassi) avrebbe potuto inviare ai mercati il segnale di una Bce preoccupata più per le condizioni in cui versa l’economia che per l’inflazione”.

Un insieme di simulazioni, informano le minute, ha inoltre suggerito che un valore dei tassi sui depositi in area 3,75%-4%, mantenuto per un periodo di tempo sufficientemente lungo, sarebbe in linea con l’obiettivo di far tornare l’inflazione al target”.

Bce: rischi al rialzo sull’inflazione. Ma cosa fare con indebolimento Pil?

Gli esponenti della Bce, emerge dai verbali, hanno rilevato la persistenza di rischi al rialzo sull’inflazione, a causa “delle potenziali rinnovate pressioni al rialzo provenienti dai costi energetici e alimentari”.

Nelle minute si legge anche che “le condizioni meteorologiche avverse, con il dispiegarsi di un cambiamento climatico più ampio, potrebbero far salire i prezzi dei beni alimentari oltre le attese”.

Allo stesso tempo, finalmente per qualcuno, la Bce di Christine Lagarde si è resa conto della spina rappresentata dall’indebolimento dei fondamentali economici dell’Eurozona, laddove ha constatato che “le proiezioni sulla solidità della ripresa del Pil (rese note a giugno) relative al 2023 sono state troppo rosee”.

Di conseguenza, alla metà di settembre, gli esponenti del Consiglio direttivo hanno messo in discussione quell’ottimismo sul recupero delle spese per consumi, stimato nello scenario di base, oltre il 2023, citando, tra le altre cose, la “decelerazione prolungata della crescita del credito, su base annua”.

Con guerra Hamas-Israele scenario più incerto. Il fattore petrolio

Ora, con la guerra tra Hamas e Israele, lo scenario si è fatto ancora più incerto: si teme infatti che un allargamento del conflitto che finisca per coinvolgere l’Iran possa far salire il trend dei prezzi del petrolio e, dunque, rinfocolare ulteriormente l’inflazione e le aspettative sulla sua crescita, proprio in un momento in cui le banche centrali, Fed inclusa, speravano di essere vicine a chiudere la lotta contro la fiammata dei prezzi (sebbene quel target del 2% rimanga ancora lontano).

Allo stesso tempo, si legge in un’analisi che gli economisti di ING hanno stilato a seguito della pubblicazione dei verbali della banca centrale europea, “per quanto la Bce abbia cercato di lasciare la porta aperta a ulteriori strette monetarie, a partire dalla decisione di settembre, gli ultimi sviluppi hanno complicato chiaramente la sua posizione”.

Da un lato, infatti, “il balzo dei prezzi del petrolio alimenterà nuove pressioni rialziste sull’inflazione, rendendo più difficile il raggiungimento del target del 2% alla fine del 2025”, costringendo dunque la Bce a rimanere sull’attenti nei confronti delle dinamiche dei prezzi.

Dall’altro lato, la guerra tra Hamas e Israele e la situazione nel Medio Oriente, così come il rally dei rendimenti dei bond, “zavorreranno ulteriormente le prospettive di crescita dell’Eurozona”.

Nel commento pubblicato oggi, ECB minutes highlight growth concerns and wider differences at the last meeting, ING fa notare tra l’altro che le proiezioni sull’inflazione che sono state stilate dalla Bce, pubblicate nella riunione di settembre, si sono basate sul presupposto di prezzi del petrolio, in media, pari a 82 dollari al barile, nel corso del 2024.

E questo significa che, “se i prezzi del petrolio dovessero oscillare attorno a una media di $95 al barile, l’anno prossimo, la Bce potrebbe trovarsi costretta, forse, a rivedere ulteriormente le stime sull’inflazione per il 2024, dalla crescita ora attesa, pari a +3,2%, a +3,3% e, fattore ancora più importante, a +2,4% nel 2025 (rispetto all’outlook attuale del 2,1%). Il risultato è che il ritorno del tasso di inflazione dell’area euro al target del 2% verrebbe posticipato al 2026″.

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ING conclude la nota indicando così che, se è vero che i recenti sviluppi hanno reso ancora più certa la prospettiva di un nulla di fatto sui tassi nel prossimo meeting della Bce del prossimo 26 ototbre, è altrettanto vero che, sul tavolo della banca centrale, rimane l’opzione di un rialzo dei tassi nel mese di dicembre.

Viene infine fatto notare che, se “prima della pandemia, la maggior parte delle banche centrali probabilmente aveva snobbato il rialzo dei prezzi del petrolio, con alcune che addirittura avevano considerato l’aumento dei prezzi deflazionistico, in quanto minaccia per il potere di acquisto e per la competitività delle imprese” ora, “visto che non ci troviamo più nell’era precedente la pandemia, ma in un era in cui l’inflazione è più persistente delle attese, la Bce potrebbe essere tentata di agire più a favore della sua credibilità (nella lotta contro l’inflazione), che per scongiurare una recessione potenziale nell’area euro”.

L’alert dalla stessa Bce: ‘rischio altro rialzo tassi con petrolio’

Non per niente, proprio nella giornata di oggi, il governatore della Banca centrale del Belgio ed esponente del Consiglio direttivo della Bce, Pierre Wunsch, ha detto in una intervista rilasciata alla CNBC che uno shock sostenuto dei prezzi del petrolio potrebbe portare l’Eurotower ad alzare ancora i tassi, anche a fronte di una inflazione che, al momento, si sta dirigendo verso l’obiettivo di Francoforte.

I prezzi del petrolio sono, di fatto, un rischio:

“Si tratta di uno di quei fattori che potrebbe far risalire l’inflazione – ha avvertito Wunch – L’inflazione potrebbe essere alta in modo tale da impedirci di centrare il nostro target (nel 2025). E a quel punto, credo che dovremmo fare di più”.

Insomma, con i prezzi del petrolio – che tra l’altro si erano avvicinati già alla soglia dei 100 dollari ben prima dell’attacco di Hamas a Israele di sabato scorso, 7 ottobre – in rialzo, rimane per l’Eurozona la minaccia di nuove strette monetarie da parte di Francoforte.

I prezzi del petrolio sono in rialzo nella sessione odierna: il contratto sul WTI scambiato a New York sale dell’1% circa oltre quota $84 al barile, mentre il Brent mette a segno un rialzo di oltre l’1% puntando a quota $87.