Notizie Notizie Italia Governo Meloni Privatizzazioni, Giorgetti su Mps: ‘Tutti la vogliono’. Ma risiko banche latita

Privatizzazioni, Giorgetti su Mps: ‘Tutti la vogliono’. Ma risiko banche latita

Pubblicato 9 Febbraio 2024 Aggiornato 21 Febbraio 2024 16:28

I conti di Mps-Monte dei Paschi di Siena hanno fatto indubbiamente la gioia del governo Meloni.

A confermarlo sono state le dichiarazioni rilasciate ieri dal ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti.

Dichiarazioni dovute, visto che il Mef-Tesoro, pur avendo dato il via al processo di privatizzazione della banca senese, del Monte di Stato è tuttora l’azionista di maggioranza.

Mps, Giorgetti: adesso è diventata l’oggetto del desiderio

A margine del question time al Senato, rispondendo con una battuta a una domanda sullo smobilizzo di Mps da parte del Mef, e in relazione al piano di privatizzazioni ambizioso lanciato dal governo Meloni, il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti ha detto che Mps “adesso è diventata l’oggetto del desiderio. La vogliono tutti, è una posizione privilegiata per il governo”.

Chi l’avrebbe detto un anno fa”, ha aggiunto Giorgetti.

E’ passato di fatto un anno fa circa, da quando fu proprio il ministro a parlare così del Monte di Stato:

Mps può diventare preda ambita invece di qualcosa da tenere lontana, può diventare un elemento chiave anche per definire l’assetto del credito in Italia”, aveva detto il titolare del Tesoro alla fine di maggio del 2023, in una fase particolarmente delicata per le banche di tutto il mondo, a causa della crisi esplosa negli Stati Uniti due mesi prima tra le banche regionali, che aveva finito per infettare, oltre a Wall Street, anche altri mercati.

“Su Mps possiamo agire come fatto per Ita Airways”, aveva aggiunto, manifestando tutta la sua fiducia nei confronti della banca senese e facendo scattare così nuove scommesse a Piazza Affari sull’avvento del risiko bancario in Italia.

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In occasione dell’appuntamento del Forum Ambrosetti di Cernobbio, il titolare del Mef Giancarlo Giorgetti sembrava mettere poi il freno.

“Risolveremo senza farci dettare tempi da nessuno e tanto meno dalla fretta per quanto riguarda il sistema bancario”, diceva, parlando anche di altri dossier che scottavano (e scottano tuttora) sulla scrivania del governo Meloni.

Alla metà di ottobre del 2023, il ministro tornava a mostrare piena fiducia nel fatto che la privatizzazione di Banca Monte dei Paschi di Siena sarebbe avvenuta entro il 2024.

La fiducia veniva ribadita alla fine del 2023, in un’intervista pubblicata il 31 dicembre da Il Sole 24 Ore, dopo la grande mossa del Mef:

“Sono convinto che nel 2024 possa concretizzarsi una soluzione in grado di ridefinire il sistema bancario in un’ottica policentrica”, aveva detto Giorgetti, ricordando che “l’uscita del Tesoro da Mps è già cominciata, con successo” e risfoderando l’ipotesi di un terzo polo bancario grazie al nuovo Monte dei Paschi di Siena.

“Per varie ragioni la Cenerentola Mps è molto più ambita”, affermava Giorgetti. Qualcosa che di fatto è stato prezzato dal mercato, se si considera l’anno positivo per il titolo del Monte, sostenuto non solo dalle scommesse di un risiko tra le banche italiane con Mps al centro, ma anche da quel Rinascimento di cui è tornato a parlare lo stesso ceo della banca senese Luigi Lovaglio, nel presentare i conti dell’istituto relativi al quarto trimestre del 2023 e all’intero anno.

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Successivamente, in occasione della conferenza stampa rimandata per motivi di salute all’inizio del gennaio di quest’anno, la stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni si esprimeva sul piano di privatizzazioni del governo, e dunque anche sul dossier del Monte di Stato:

La mia idea di privatizzazione è ridurre la presenza dello Stato dove non è necessaria e riaffermarla dove è necessaria – diceva in quella occasione la premier Meloni, aggiungendo, riguardo all’operazione Mps con cui il Mef aveva iniziato a smobilizzare la propria quota, il “bel segnale su Mps” dato dal suo governo:

“Abbiamo parlato per anni di come lo Stato metteva i soldi e con la nostra iniziativa alcune di queste risorse sono rientrate. Lo considero un bel segnale”.

Verso la fine di gennaio, Meloni ha rivendicato di nuovo il successo dell’operazione con cui il Mef ha smobilizzato una parte della propria partecipazione, parlando di un interesse per tutto il sistema Italia.

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Privatizzazioni, cosa ha detto il ministro Giorgetti

Nella giornata di ieri, in occasione del question time al Senato, Giorgetti è tornato a parlare in generale dello stesso piano di privatizzazioni che include, tra i tanti, il dossier Mps.

Il Governo intende realizzare il programma di dismissioni e valorizzazioni immobiliari e privatizzazioni per 20 miliardi nel triennio, pari all’1% del Pil”, come previsto dal Def, ha rimarcato il ministro, ribadendo che il piano “non prevede di cedere il controllo che è garantito”.

Buy su Mps trainati da rumor M&A tra banche. Banco BPM: il no ripetuto dell’AD Castagna

Guardando al titolo Mps, oggi le azioni puntano verso il basso. Le quotazioni sono tuttavia in rialzo di ben il 9,70% nell’ultima settimana, dell’8,39% nell’ultimo mese, di oltre il 16% dall’inizio del 2024 e del 43,90% su base annua.

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Detto questo nel 2023 , oltre alle speculazioni sull’arrivo di imminenti operazioni di M&A (mergers and acquisitions, fusioni e acquisizioni) – speculazioni che hanno inondato di buy i rispettivi titoli di fantomatici oggetti del desiderio – tra le banche non c’è stato alcun matrimonio di rilievo.

Non solo: i ceo delle principali banche italiane hanno continuato a prendere le distanze dal Monte dei Paschi di Siena, tanto che l’impressione è che Piazza Affari abbia scommesso praticamente su un risiko fantasma.

In primo piano le dichiarazioni del numero uno di Banco BPM, altra banca italiana potenzialmente candidata (dai mercati) a partecipare al risiko, ovvero del ceo Giuseppe Castagna:

L’ad non ha impiegato molto tempo per far rientrare quella scommessa rispolverata periodicamente di un matrimonio tra Banco BPM e UniCredit.

Non c’è in questo momento nessuna intenzione di ulteriori allargamenti, né da parte nostra né, penso, da parte di altre banche”, aveva risposto il ceo, rispondendo alle domande su un eventuale interesse di Piazza Meda a convolare a nozze con qualche altra banca italiana (magari anche con Mps, in cerca di un pretendente), per creare il terzo polo bancario”.

Nelle ultime ore, Castagna ha detto tra l’altro che il terzo polo bancario, in realtà, in Italia c’è già, ed è rappresentato proprio da Banco BPM, forte della pioggia di utili e di dividendi che ha appena annunciato.

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Il Financial Times cita il risiko che non c’è. L’opzione M&A di UniCredit

Del fenomeno nessun risiko tra banche italiane ha parlato anche l’articolo del Financial Times, citando il caso UniCredit, che dispone di una potenza di fuoco che neanche le regole di Basila IV dovrebbero intaccare più di tanto.

“Pur prezzando l’applicazione di queste nuove norme, UniCredit – sottolinea l’articolo – disporrebbe di un capitale in eccesso di circa 6 miliardi di euro”, che di fatto avallerebbe l’eventuale caccia da parte del ceo Andrea Orcel di una nuova preda. Preda che potrebbe essere Banco BPM o Mps, considerate dal quotidiano della City ancora “opzioni per l’espansione sui mercati domestici” di UniCredit.

Detto questo, era stato lo stesso ceo di UniCredit Andrea Orcel, parlando da Davos, ad illustrare i motivi per cui il risiko bancario, in generale nell’intera Eurozona, non è ancora esploso.

Tra le ragioni addotte, quelle valutazioni eccessive dei titoli delle banche, gonfiate proprio dai rumor di nuove nozze, che si affacciano di tanto in tanto in borsa, e a Piazza Affari nel caso specifico.

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E Salvini intanto brinda a utili Mps

Intanto, tornando al caso specifico di Mps, a parlare del miracolo della banca senese, a commento dei conti annunciati, è stato tra gli altri anche il vicepremier, leader della Lega e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Matteo Salvini:

“Sono orgoglioso e soddisfatto dei risultati di bilancio comunicati da Mps. Bene abbiamo fatto a sostenere le potenzialità della Banca anziché svenderla – ha scritto Salvini in una nota – con utili superiori ai 2 miliardi, un patrimonio largamente in eccesso rispetto alle soglie regolamentari, Mps torna a generare valore al servizio del Paese. La banca è diventata una risorsa per le famiglie e le imprese italiane che restituisce dopo 13 anni, sotto forma di dividendo, circa 315 milioni”.

“Non si tratta solo di risultati sporadici – ha sottolineato Salvini – ma l’evidenza incontrovertibile di un nuovo corso rispetto alla stagione fallimentare del Pd, frutto dell’intensa attività di riorganizzazione e potenziamento dell’Istituto di Siena, confermata con il successo del recente collocamento in Borsa del 25 per cento del suo capitale – tutte attività che noi abbiamo lealmente e convintamente sostenuto anche quando in pochi ci credevamo”.

Il riferimento di Salvini è stato a quella grande mossa con cui il Mef maggiore azionista della banca ha lanciato una operazione, facendo scendere la partecipazione dello Stato nel Monte dei Paschi di Siena dal 64,23% al 39,23% circa del capitale sociale., con richieste pari a cinque volte l’offerta iniziale.

Una grande mossa che è scattata con quello che è stato definito il fattore BTP post Moody’s e che il Tesoro di Giorgetti ha poi rivendicato come primo passo per confermato restituire il Monte di Stato al mercato.