Notizie Notizie Italia Mps: il grande annuncio su utili e dividendi. Titolo brinda al ‘Rinascimento’, ora tocca a Meloni

Mps: il grande annuncio su utili e dividendi. Titolo brinda al ‘Rinascimento’, ora tocca a Meloni

Pubblicato 7 Febbraio 2024 Aggiornato 9 Febbraio 2024 11:47

Mps-Monte dei Paschi di Siena, la banca italiana guidata dal ceo Luigi Lovaglio nota anche come Monte di Stato, per la presenza del Mef nelle vesti di azionista di maggioranza dal 2017, ha annunciato di aver concluso il 2023 con un utile netto superiore ai 2 miliardi di euro, ovvero a 2,052 miliardi, rispetto a una perdita di 178 milioni di euro del 2022.

L’utile netto della “nuova” Mps, così come è stata ribattezzata da diversi strategist e dallo stesso management, relativo al solo quarto trimestre del 2023, è stato pari a 1,123 miliardi.

Il consensus degli analisti intervistati da Bloomberg era per utili ante imposte, nel quarto trimestre del 2023, praticamente piatti a 307 milioni, rispetto ai 306,900 milioni del terzo trimestre (senza considerare l’effetto del rilascio delle riserve, che invece è avvenuto).

Boom del titolo Mps: le azioni scattano subito in cima al Ftse Mib di Piazza Affari, con un rally del 6%, sulla scia anche dell’altra grande notizia annunciata oggi dalla banca senese:

il ritorno, finalmente, alla distribuzione dei dividendi agli azionisti, dopo ben 13 anni in cui gli stakeholders sono rimasti a bocca asciutta.

Mps: dividendi per la prima volta dopo 13 anni, il grande annuncio

I conti del 2023 “rappresentano un punto di svolta che determina un passaggio decisivo di Mps nei confronti dei propri stakeholder, azionisti, dipendenti e le comunità in cui operiamo”, ha detto il ceo Luigi Lovaglio, nella conference call della banca indetta per illustrare e commentare i risultati di bilancio.

Per quanto riguarda i dividendi, il ritorno è stato tra l’altro anticipato di due anni rispetto al target del piano: l’ammontare delle cedole sarà di 0,25 euro per azione, per un totale di 315 milioni di euro.

Mps entra nel 2024 come banca rinnovata e competitiva“, ha detto il ceo Luigi Lovaglio, spiegando che la banca è “rinnovata dal punto di vista del modello di business, trainato dalla performance operativa”.

L’AD ha fatto riferimento in particolare alla nomina di funzioni chiave a livello manageriale annunciata oggi, in particolare alla nomina del general manager.

Rinascimento del Monte dei Paschi: il commento del ceo Luigi Lovaglio

Il ceo di Mps Luigi Lovaglio ha commentato la fase che il Monte dei Paschi di Siena sta vivendo, facendo riferimento al termine “Rinascimento” che diversi strategist hanno utilizzato nel presentare l’equity story del gruppo:

Qualcuno ha definito la nostra rivoluzione come un Rinascimento – ha detto  – non so se si possa parlare di Rinascimento ma per certo abbiamo creato le condizioni giuste affinchè questo Rinascimento effettivamente si verifichi”.

Il numero uno del Monte dei Paschi di Siena ha ricordato il peso significativo che la banca senese ha portato sulle proprie spalle in questi ultimi anni, ovvero il peso rappresentato dai contenziosi legali.

“E’ stato come scalare una montagna con uno zaino molto più pesante di quanto si potrebbe immaginare”. Finalmente, quello zaino dei contenziosi si “è alleggerito notevolmente”. E l’impatto inferiore di questa zavorra può finalmente portare Mps e i suoi vertici ad “accelerare il nostro passo”.

“Sono veramente convinto, lo sappiamo tutti, che “la passione, la determinazione, il lavoro, possano veramente portare al raggiungimento degli obiettivi ambiziosi”, ha continuato il ceo.

La nuova Mps. Grande attesa nel 2024 per le mosse del governo Meloni

La rinascita della banca, battezzata per l’appunto da diversi analisti una sorta di “Rinascimento”, è avvenuta, di fatto, sotto tutti i fronti.

A questo punto si attendono le ulteriori mosse del governo Meloni che, alla fine del 2023, ha visto lo Stato italiano iniziare – finalmente – a muoversi, iniziando a riconsegnare la banca senese al mercato.

D’altronde, in base agli impegni che sono stati presi con l’Unione europea, che ha già concesso una proroga alla privatizzazione del Monte, il Mef-Tesoro dovrà uscire dal capitale dell’istituto entro il 2024.

Dopo quella ricapitalizzazione precauzionale del 2017, con cui lo Stato ha lanciato un salvagente per tenere a galla Mps diventandone ufficialmente azionista di maggioranza con una partecipazione del 64% circa, il ministero dell’Economia e delle Finanze ha ridotto la quota in suo possesso alla fine di novembre.

E’ stata di fatto perfezionata con successo la cessione di n. 314.922.429 azioni ordinarie Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A, pari al 25% del capitale sociale attraverso un “Accelerated Book Building – ABB” riservato ad investitori istituzionali italiani ed esteri.

La mossa è stata rivendicata con orgoglio dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che di recente ha ricordato che con la “vendita delle quote del Monte dei Paschi di Siena, dopo l’annuncio della procedura di vendita accelerata del 20% delle azioni rivolte ai grandi investitori, nel giro di poche ore abbiamo ricevuto una domanda di oltre 5 volte superiore all’ammontare iniziale e rivisto l’offerta dal 20 al 25%“.

Mps motivo di orgoglio per il governo Meloni, al punto che la presidente del Consiglio ha interpretato il successo di quell’Accelerated Book Building alla stregua di una prova di fiducia verso  tutto il sistema Italia:

“Ciò cosa dimostra? Dimostra, ovviamente, un interesse per il sistema Italia e, dal mio punto di vista, è stato anche un bel segnale per gli italiani, che, dopo anni, hanno visto uscire miliardi di euro che andavano al Monte dei Paschi di Siena e hanno visto anche rientrare una parte di quelle risorse”, ha rimarcato la premier.

Dopo anni di stallo, in cui si è messo in evidenza anche il clamoroso flop delle trattative tra il Mef maggiore azionista di Mps e UniCredit, la banca italiana guidata dal ceo Andrea Orcel inizialmente interessata a rilevare un perimetro degli asset dell’istituto senese, il governo Meloni ha iniziato dunque a restituire un po’ del Monte al mercato, confermando l’impegno a proseguire su questa strada.

Il grande annuncio è arrivato dopo quello che potrebbe definirsi il fattore BTP post Moody’s, che è andato a favore del dossier dell’istituto senese.

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Utile netto oltre 2 miliardi nel 2023. Focus NII con Bce, ricavi e altre voci

Tornando alle voci principali dei conti di Mps, oltre all’utile netto superiore ai 2 miliardi riportato nel 2023, al 31 dicembre 2023 il Gruppo ha incassato ricavi complessivi per 3,797 miliardi di euro, in rialzo del 21,7% su base annua.

Il boom dell’utile si spiega con l’apporto, nel quarto trimestre del 2023, del rilascio di ben 466 milioni di euro di riserve che erano state accantonate nel fondo rischi e oneri, per tener conto delle spese che il gruppo avrebbe dovuto sostenere in relazione ai contenziosi legali.

Ma parte di quelle riserve accantonate, pari per l’appunto a 466 milioni di euro, è stata per l’appunto rilasciata, a causa della minore zavorra dei costi legali, alleggerita dall’esito favorevole della sentenza d’appello nel caso Viola-Profumo e, ancora prima, dall’altro esito della causa relativa al disastro Antonveneta, che si è conclusa con la decisione della Cassazione di confermare le assoluzioni  dell’ex presidente Giuseppe Mussari e dell’ex Dg Antonio Vigni.

Ha contribuito all’utile netto del 2023 un positivo effetto netto delle imposte, pari a 339 milioni di euro.

Il Monte ha motivato la dinamica degli utili anche con l’assist evidente arrivato dalla Bce che, con le sue continue strette monetarie, ha garantito uno “scenario favorevole dei tassi, in un contesto di attento presidio del costo della raccolta”.

Nel comunicato della banca, si legge di fatto che “il positivo andamento del margine di interesse ha più che compensato il minor contributo delle commissioni nette (registrato soprattutto sui proventi della gestione del risparmio, in ragione del mutato scenario di mercato) e delle altre componenti di ricavo”.

Per la precisione, la voce di bilancio più condizionata dalle mosse della Bce, ovvero l’NII, margine netto di interesse, si è attestata nel 2023 a 2,292 miliardi di euro, in rialzo del 49,3% rispetto al 2022.

Le commissioni nette al 31 dicembre 2023 sono ammontate a 1,322 miliardi, in flessione del 3,1% su base annua, a causa soprattutto dei proventi sulla gestione del risparmio (-3,7%).

Gli oneri operativi sono ammontati a 1,843 miliardi di euro, in calo su base annua del 12,6%. L’ammontare del quarto trimestre è invece salito del 9,2% rispetto al terzo trimestre del 2023.

Occhio al costo del credito alla clientela, che nel 2023 è stato pari a 440 milioni, in rialzo rispetto ai 417 milioni di euro del 2022. L’impatto del quarto trimestre, pari a 133 milioni di euro, è inoltre salito rispetto al trimestre precedente (102 milioni di euro).

Le voci principali VS stime del quarto trimestre 2023

Così Equita nella nota con cui ha commentato e riassunto i conti di Mps relativi al quarto trimestre del 2023:

“Mps ha riportato risultati del quarto trimestre del 2023 (ordinari) complessivamente in linea alle attese, con un maggiore utile operativo compensato da più alte LLPs”, dunque da un numero più alto di accantomenti per eventuali perdite future sui crediti (crediti deteriorati o NPL)”.

“Il trimestre – ha messo in evidenza la SIM – ha inoltre beneficiato di significativi rilasci di riserve per €466 milioni che contribuiscono a spiegare la differenza rispetto alle nostre stime a livello di utile pre-tasse”.

In dettaglio:

  • NII (margine netto di interesse): €604 milioni (piatto QoQ, +21% YoY), lievemente inferiore ai €608 milioni attesi;
  • Ricavi totali: a €993 milioni (+4% su base trimestrale, +18% su base annua), meglio dei €974 milioni attesi.
  • Utile operativo a €508 milioni (piatto su base trimestrale) rispetto ai €489 milioni attesi.
  • LLPs: €-133 milioni (69 punti base) rispetto a € 101 milioni (51 punti base) attesi, a conferma del nodo rappresentato dal costo del credito e dai maggiori accantonamenti effettuati per far fronte a eventuali perdite future.
  • Utile al lordo delle tasse: €784 milioni, meglio dei €364 milioni attesi.
  • Utile netto di €1,123 miliardi (beneficiando anche da effetto fiscale positivo per €339mn)

Equita ha messo in evidenza i ricavi superiori alle attese principalmente per la maggiore contribuzione da parte dei dividendi.

Riferendosi invece alla voce di bilancio del margine netto di interesse, la SIM ha evidenziato una “sostanziale stabilià su base trimestrale)”, sulla scia di “un ulteriore incremento dello spread commerciale, che ha compensato volumi in leggero calo (prestiti -1% su base trimestrale).

Le commissioni a €335 milioni si sono confermate “sostanzialmente in linea con le attese (€331 milioni attesi) “, risultando “in buona ripresa sia a livello trimestrale (+6%) che su base annua (+8%)”.

Focus sui costi operativi, che sono saliti invece su base trimestrale del 9%, a 485 milioni, in linea comunque con i 486 milioni previsti: su questi, ha inciso il “rinnovo del ontratto bancario nazionale”.

Il rapporto C/I è stato pari al 49% rispetto al 50% stimato.

Lato asset quality, lo stock NPE di Mps è stato stabile a €3,5 miliardi e l’NPE Ratio è salito al 4,4%, rispetto al 4,1% del terzo trimestre del 2023.

Il CET1 ha segnato una ulteriore crescita di 140 punti base su base trimestrale al 18,1%.

Equita ha messo in evidenza la sorpresa dei dividendi, con Mps che ha proposto un dividendo per azione sull’utile 2023 di €0.25, superiore rispetto ai €0.11ps attesi (yield 7%), per un totale di €315 milioni.