Notizie Notizie Italia UniCredit: titolo scatta a Piazza Affari con dossier Commerzbank, Orlopp apre a Orcel? Ma attenti all’ex falco Bce anti-Draghi

UniCredit: titolo scatta a Piazza Affari con dossier Commerzbank, Orlopp apre a Orcel? Ma attenti all’ex falco Bce anti-Draghi

26 Settembre 2024 15:02

UniCredit-Commerzbank: la prima grande fusione cross border tra due banche Ue, quella tanto promossa dalla Bce e dall’Ue per creare una vera Big Bank per l’Europa capace di competere con i colossi di Wall Street, si farà o rimarrà un sogno nel cassetto del numero uno di Piazza Gae Aulenti, Andrea Orcel, così come anche dell’ex presidente del Consiglio Mario Draghi?

Oggi i mercati vogliono crederci, dopo le ultime novità arrivate dalla Germania capitanata dal governo di Olaf Scholz che, per ora, si è espressa sull’interesse della banca italiana nei confronti dell’istituto teutonico con un nein convinto.

Gli investitori tornano a fare incetta di entrambe le azioni, con il titolo UniCredit (UCG), che si conferma tra i migliori dell’indice Ftse Mib di Piazza Affari, in rally di oltre il 4%, scattando oltre la soglia di 39 euro, e Commerzbank che balza alla borsa di Francoforte fino a oltre il 6%, guardando alle ultime, grandi, novità che vedono sotto i riflettori la prossima ceo della seconda banca tedesca, Bettina Orlopp, prima donna a prendere il comando di un grande istituto di credito in Germania.

L’annuncio della nomina di Orlopp è arrivato l’altroieri, alla fine della giornata di martedì, con un comunicato con cui Commerzbank ha reso noto che la scelta di chi salirà sullo scranno più alto del gruppo dopo le dimissioni dell’attuale ceo Manfred Knof è ricaduta su di lei, al servizio della banca da dieci anni, attuale CFO (direttrice finanziaria):

54 anni, Bettina Orlopp ha incassato il sì unanime del board di vigilanza dell’istituto.

Commerzbank, come UniCredit: pronta a premiare gli azionisti

Toccherà dunque a Bettina Orlopp forgiare il destino di Commerzbank, o dichiarando guerra al collega Andrea Orcel, ceo di UniCredit, o decidendo di gettare le basi per una banca frutto dell’unione di due istituti che possa essere considerata finalmente paneuropea.

La sua prima dichiarazione ufficiale nelle vesti di AD, o meglio di futura AD (il passaggio del testimone è atteso “in un futuro vicino”), è arrivata oggi, con un altro comunicato stampa con cui i vertici della banca hanno confermato la strategia del gruppo:

una strategia che, secondo il cda di Commerzbank, si tradurrà in miglioramenti della redditività della banca “più veloci e più forti”, tali da consentire al RoE di salire a oltre il 12% entro il 2027, come si legge nella nota; e una strategia che punta a premiare ancora di più gli stakeholders:

“Commerzbank prevede una crescita significativa del suo utile netto a oltre 3 miliardi di euro nel 2027, con l’obiettivo di un payout ratio di oltre il 90% per gli anni inclusi tra il 2025 e il 2025, ma non superiori al risultato netto una volta dedotti i pagamenti delle cedole AT1″, si legge nel comunicato, che mette in evidenza dunque l’intenzione del gruppo di puntare anch’esso su una remunerazione, (leggi dividendi), sempre più corposa a favore degli stakeholders. Come UniCredit, d’altronde.

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Orlopp oggi ha commentato anche la scalata nel capitale di Commerzbank che UniCredit ha continuato a portare avanti negli ultimi giorni, salendo fino al 21% del capitale della banca, dopo aver fatto shopping di una quota iniziale del 9%, di cui il 4,5% direttamente dal governo di Berlino. Governo di Berlino in chiaro imbarazzo, per aver messo in vendita un pacchetto azionario, probabilmente con la fretta di fare cassa su Commerzbank – come ha iniziato a fare anche il governo Meloni, già alla fine dell’anno scorso, su Mps-Monte dei Paschi di Siena – , permettendo tuttavia in questo modo a UniCredit di conquistare una prima fetta rilevante dell’istituto (tra l’altro, hanno fatto notare in Germania, con un premio decisamente inferiore rispetto a quello che i contribuenti tedeschi avrebbero potuto invece ricevere).

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All’indomani dei chiarimenti sul dossier che sono arrivati dallo stesso ceo di UniCredit Andrea Orcel – che, ricordiamo, ha già bussato alla porta della Bce chiedendo l’autorizzazione a salire fino al 30% di Commerzbank – è stata la stessa Orlopp a mostrarsi aperta a un dialogo con Piazza Gae Aulenti, annunciando un incontro con UniCredit fissato già per la giornata di domani.

Va ricordato che Orcel si è già impegnato a calmare i nervi del governo tedesco, precisando di non essere intenzionato a lanciare un’Opa su Commerzbank e di non avere neanche intenzione di entrare nel cda di Commerzbank.

UniCredit-Commerzbank: rimarremo molto open-minded

Rimarremo molto open-minded – ha detto dal canto suo la manager, intervenendo alla conferenza organizzata a Londra da Bank of America – UniCredit ora è un azionista, un investitore, e uno scambio di vedute è molto normale”, ha aggiunto.

Orlopp è andata oltre, affermando che la combinazione dei due marchi potrebbe tradursi in un risparmio sui costi, avvertendo tuttavia anche su alcuni nodi che potrebbero venire a crearsi, incluso il rischio di esecuzione.

Di conseguenza, riferendosi all’interesse di UniCredit, con Orcel che non ha fatto mistero della possibilità che il suo fine ultimo sia quello di una fusione con Commerzbank (sebbene non a tutti i costi), la ceo designata ha precisato che “si tratta di qualcosa che dobbiamo analizzare insieme”, aggiungendo che “l’ultima cosa che vogliamo fare è distruggere o provocare danni alla nostra banca, a Commerzbank e ai suoi valori core”.

Orlopp ha ammesso che le manovre di Orcel sono state “una sorpresa”, ragion per cui “è meglio valutare tutto prima che qualcuno faccia il passo successivo”.

Ma è bastata la sua frase “rimarremo open-minded” per portare Piazza Affari e la borsa di Francoforte a scommettere sulla possibilità che, a dispetto del no di Berlino, Orcel abbia più di una possibilità di conquistare la preda Commerzbank.

Ma attenti a Jens Weidmann, ex falco Bce anti-Draghi

Detto questo, non possono essere ignorate le dichiarazioni di un altro manager di Commerzbank, ben noto all’Eurozona e alla stessa Bce:

Jens Weidmann, ex presidente della Bundesbank, banca centrale tedesca, e dunque per questo ex esponente del Consiglio direttivo della Banca centrale europea guidata dall’ex presidente del Consiglio Mario Draghi: lo stesso, storicamente noto per essere stato tra i falchi più eccellenti della crisi dei debiti sovrani che più di 15 anni fa devastò l’area euro, mettendone a rischio la stessa sopravvivenza.

Lo stesso che sussurrò diversi consigli di austerity all’allora governo tedesco di Angela Merkel, e tra i rappresentanti più illustri del pensiero tedesco che vede il debito come colpa da espiare, che si accanì diverse volte contro l’Italia troppo indebitata e che ammise che lavorare con Merkel era più semplice che lavorare con Mario Draghi.

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Rimaste nella storia dell’area euro in crisi le  sue lamentele contro l’era dei tassi negativi e la sua contrarierà al bazooka monetario del QE-Quantitative easing lanciato da Draghi.

All’approssimarsi della fine del mandato di Mario Draghi alla Bce sempre Jens Weidmann fece accapponare la pelle all’Italia e ad altri paesi colombe nel momento in cui a Francoforte si iniziò a parlare di lui come del possibile futuro presidente della Banca centrale europea.

Quella minaccia venne poi sventata. Weidmann ha continuato tuttavia a far sentire la sua voce da falco anche dopo le dimissioni dalla carica di numero uno della Bundesbank, avvenute non prima di essersi fatto notare di nuovo, in seno alla Bce, con le critiche rivolte al PEPP-QE pandemico.

Weidmann: Commerzbank una Bank for Germany

Proprio lui, Jens Weidmann, oggi è presidente di Commerzbank. E proprio lui è stato tra i tedeschi che, negli ultimi giorni, si è scagliato contro le mosse lanciate da UniCredit, cercando di blindare l’indipendenza di Commerzbank. Cosa che ha fatto anche oggi:

“Siamo molto soddisfatti dell’attuazione e dell’ulteriore sviluppo della nostra strategia fino al 2027, che continua a essere sostenuta con forza dal consiglio di sorveglianza (da Weidmann presieduto). Commerzbank continua a espandere la sua posizione indipendente, alla stregua di un forte pilastro per il mercato bancario tedesco e come partner affidabile per l’economia domestica. In quanto ‘Banca per la Germania’, crediamo fermamente che abbia un potenziale di crescita considerevole”.

“Bank for Germany”, dunque, di certo non Banca per l’Europa su cui Orcel punta, tra l’altro in linea con quegli obiettivi per l’Europa che l’ex presidente della Bce ed ex presidente del Consiglio Mario Draghi ha inciso nel suo rapporto sulla competitività Ue, recentemente presentato.

A mettere i bastoni tra le ruote ad Andrea Orcel è, dunque, non solo il governo di Berlino, ma anche l’ex falco della Bce anti-Draghi Jens Weidmann.

Scope: improbabile acquisizione senza ok Berlino

E, sebbene l’ultima parola sul futuro di Commerzbank spetti alla stessa banca e ai suoi azionisti, è stata la stessa agenzia di rating europea Scope Ratings a lanciare un avvertimento sulla riuscita di una eventuale operazione di M&A tra UniCredit e il secondo gruppo tedesco:

Nella nota “UniCredit: improbabile l’acquisizione di Commerzbank senza l’approvazione del governo tedesco”, Scope ha scritto di fatto che, “nonostante UniCredit miri a espandersi in Europa tramite l’acquisizione di una quota rilevante di Commerzbank, la resistenza politica rende difficile un’acquisizione completa a breve termine”.

“Come evidenziato dagli analisti, la possibile fusione con Commerzbank attraverso la sua controllata tedesca HVB, offrirebbe infatti sinergie domestiche soprattuto in termini di risparmi sui costi – spiegano da Scope Ratings – Tuttavia, le difficoltà incontrate da Unicredit rispecchiano la limitata integrazione bancaria in Europa e la mancanza di un disegno di più ampio respiro“.

L’analisi di Scope Ratings ha evidenziato in particolare i seguenti punti:

  • Un’acquisizione di Commerzbank da parte di UniCredit non costituirebbe una classica transazione transfrontaliera, in quanto la motivazione finanziaria si baserebbe sulle sinergie derivanti da una fusione nazionale tra Commerzbank e la controllata HypoVereinsbank (HVB) di UniCredit. Continuiamo a ritenere che la logica del consolidamento nazionale sia superiore a quella delle grandi operazioni internazionali.
  • Una fusione tra HypoVereinsbank (HVB) di UniCredit e Commerzbank potrebbe creare il secondo più grande istituto privato di credito in Germania, con sinergie di costo derivanti dalla riduzione delle filiali sovrapposte e miglioramenti operativi. Il rapporto costi/ricavi di HVB è sceso sotto il 40% nel primo semestre 2024, rispetto al 59% di Commerzbank, mostrando margini di miglioramento.
  • Tuttavia, l’aumento della partecipazione di UniCredit in Commerzbank, appena sotto il 30% (soglia che richiederebbe un’offerta pubblica obbligatoria), non indica un’immediata intenzione di acquisizione.

Il verdetto di Scope Ratings, dunque, è il seguente, almeno per ora:

“Senza l’approvazione del governo tedesco, un takeover resta improbabile. Attualmente, UniCredit detiene il 9% direttamente e un ulteriore 12% tramite derivati”. Bisognerà vedere a questo punto cosa accadrà domani, durante l’incontro tra Bettina Orlopp e i piani alti di UniCredit. “La mossa su Commerzbank è un test per l’Europa”, ha detto ieri il ceo di Piazza Gae Aulenti.

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