UniCredit acquista 9% Commerzbank, a Francoforte titolo schizza +17%. Altro che Mps & Co. Per Orcel meglio Germania che Italia
Tallonato per anni da domande insistenti sulle mire di acquisizione di UniCredit, il ceo Andrea Orcel alla fine si è mosso, facendo ricadere la sua scelta, tra le banche potenziali prede di operazioni di M&A, sulla tedesca Commerzbank, più precisamente su una partecipazione pari al 9% del capitale.
Stamattina l’annuncio, attraverso la pubblicazione di un comunicato stampa, avvenuta prima dell’inizio della giornata di contrattazioni di Piazza Affari, qualche giorno dopo la notizia relativa alla decisione del governo di Berlino di avviare il processo di vendita della quota di maggioranza di Commerzbank, ancora detenuta dopo il bailout con cui la Germania ha salvato per il rotto della cuffia il secondo istituto di credito tedesco, nel 2008.
“UniCredit ha il piacere di annunciare di aver acquisito una partecipazione azionaria pari a circa il 9% del capitale sociale di Commerzbank AG“, si legge nella nota diramata da Piazza Gae Aulenti.
Immediata la reazione del titolo UCG, che ha aperto la giornata di contrattazioni scattando subito in cima al Ftse Mib di Piazza Affari. Alle 10.30 circa ora italiana, le azioni guadagnano l’1,5%, a quota 36,615 euro. Ancora meglio fa la preda Commerzbank le cui azioni, alla borsa di Francoforte, schizzano fino a +17%.
UniCredit rileva 9% di Commerzbank. Il 4,5% da governo Berlino
Ma come è avvenuta l’acquisizione della quota del 9% di Commerzbank da parte di UniCredit?
Il 4,49% rilevato con Accelerated Book Building per conto della Germania
UniCredit ha precisato che “il 4,49% è stato acquistato nell’ambito di un’offerta di accelerated book building condotta per conto della Repubblica Federale di Germania, in linea con l’intenzione di quest’ultima di ridurre la propria partecipazione in Commerzbank AG, mentre il resto era stato acquistato mediante operazioni sul mercato”.
Nell’esprimere “il proprio supporto agli attuali consigli di gestione e di sorveglianza di Commerzbank AG e ai progressi che questi ultimi hanno compiuto nel migliorare le performance della banca”, l’istituto capitanato da Andrea Orcel ha sottolineato che l’acquisizione “è coerente con la strategia di UniCredit e i parametri entro i quali effettua qualsivoglia investimento”.
A questo punto, Piazza Gae Aulenti “esplorerà insieme a Commerzbank AG possibili opportunità di creazione di valore per gli stakeholder di entrambe le banche” che, evidentemente, secondo l’AD, hanno possibilità di guadagnare dall’accordo molto più di una qualsiasi altra operazione di acquisizione che abbia per oggetto un istituto di credito italiano. Altro che Mps, potrebbe dire qualcuno.
Detto questo, ha precisato UniCredit, “qualsivoglia decisione in merito alla partecipazione dipenderà anche dalla coerenza di tale investimento con gli stringenti parametri finanziari di UniCredit, così come sono stati chiaramente e costantemente comunicati al mercato”.
Solo il primo passo per scalare Commerzbank?
Quello appena annunciato oggi è solo il primo passo per scalare Commerzbank?
Nella nota si legge che, “al fine di mantenere flessibilità, UniCredit presenterà alle autorità competenti, se e quando necessario, le istanze autorizzative per poter eventualmente superare la soglia di partecipazione del 9,9% in Commerzbank AG“.
Dunque, non è escluso che l’investimento in Commerzbank si faccia ancora più importante.
La banca ha avuto cura di sottolineare che, al momento, “il management di UniCredit rimane concentrato nel proseguire l’esecuzione di UniCredit Unlocked, e nel perseguire una crescita redditizia sostenibile e distribuzioni per tutti gli azionisti. Infatti, questo è dove UniCredit continua a ritenere di poter estrarre il maggior valore per i propri azionisti”. Un obiettivo, va ricordato, che la banca ha dimostrato più volte di essere riuscita a centrare, con la carrellata di annunci di remunerazioni record a favore dei propri stakeholders.
UniCredit: “operazione ha un impatto su CET1 ratio di 15pb circa”
A proposito di dividendi, riguardo all’eventuale impatto dell’acquisto del 9% di Commerzbank sulla remunerazione agli azionisti, è stato precisato che “l’operazione ha un impatto sul CET1 ratio di UniCredit pari a circa 15bps e non influirà sulla politica di distribuzione esistente”.
Il commento: “Orcel punta a grande polo bancario in Germania”
Così Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia, ha commentato la notizia:
“Unicredit ha scelto finalmente una strada chiara per le proprie strategie di espansione: aumentare la propria esposizione sulla Germania. Il management del gruppo bancario italiano ha deciso di acquistare in parte sul mercato e in parte dal Governo tedesco una quota del 9% di Commerzbank, preparandosi a richiedere alla Bce anche la possibilità di aumentare la propria partecipazione”.
A questo punto, ha continuato Diodovich, “crediamo che le intenzioni del ceo di Unicredit, Andrea Orcel, siano quelle di creare un grande polo bancario in Germania, tenendo conto che la banca italiana ha già una presenza forte in Germania con HVB (HypoVereinsbank)”.
Positivo il giudizio sull’acquisizione:
“Riteniamo che la strategia su Commerzbank possa essere vincente grazie alla possibilità di ottenere sinergie operative in Germania e di migliorare il proprio posizionamento nel comparto tedesco del corporate banking”.
Secondo IG UniCredit potrebbe dunque, alla luce della mossa appena annunciata, diventare regista della creazione di un grande polo bancario tedesco, forte della partecipazione acquisita in Commerzbank, che potrebbe anche salire con una eventuale benedizione della Bce.
Orcel sembra dunque aver tracciato la via delle sue mire di M&A non tanto in Italia, ma in Germania.
D’altronde l’AD aveva già tentato di fare la sua parte in Italia, cercando di rilevare un perimetro della banca senese Mps-Monte dei Paschi di Siena dal Mef tuttora maggiore azionista, sebbene in misura inferiore, dopo le due mosse lanciate dal governo Meloni, che ha lanciato il processo di privatizzazione della banca senese:
quelle trattative con il Tesoro erano tuttavia miseramente naufragate nel 2021, e più di una volta il ceo di UniCredit aveva rimandato al mittente le indiscrezioni sulla possibilità che Piazza Gae Aulenti tornasse sui suoi passi e decidesse di indossare di nuovo i panni del cavaliere bianco pronto a convolare a nozze con l’aspirante sposa, mollata all’altare alla fine del 2021.
Sul caso Mps Orcel è stato interpellato più volte dalla stampa, fino a qualche mese fa, ma già dalla fine del 2021 e dall’inizio del 2022, dopo il flop dei negoziati con il ministero dell’Economia e delle Finanze, le mire di UniCredit si erano decisamente spostate:
gli stessi rumor di mercato due anni fa avevano scommesso su una operazione di M&A di UniCredit diretta a conquistare un’altra banca italiana, ovvero Piazza Meda, ergo Banco BPM.
La banca italiana guidata dal ceo Giuseppe Castagna era stata identificata alla stregua di preda ghiotta, per UniCredit, da afferrare, tanto che si era parlato anche di una Opa ostile:
anche quel progetto finiva con il concludersi con un nulla di fatto, complice la guerra scoppiata in Ucraina.
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Più volte, anche nel corso del 2023 e di quest’anno, il ceo Andrea Orcel ha continuato a essere assediato dalle domande su possibili mosse di M&A da parte di UniCredit, nel bel mezzo del dossier Mps che ha continuato a dominare la scena e ad alimentare scommessevarie a Piazza Affari su un risiko di banche italiane:
risiko che, finora, non si è palesato, se non in teoria, a dispetto di quel terzo polo bancario imperniato sul Monte di Stato che il governo Meloni ha più volte promosso, alimentando ulteriormente quei rally dei titoli bancari, a Piazza Affari, già scatenati dal boom di utili, dividendi, buyback azionari che ha caratterizzato il comparto.
Risultato: soprattutto per i titoli delle banche italiane questi ultimi due anni sono stati un periodo d’oro, anche grazie all’effetto dei rialzi incessanti dei tassi annunciati dalla Bce, di cui hanno beneficiato in generale le banche dell’Eurozona. Rialzi che si sono fermati tuttavia nel settembre del 2023 per essere soppiantati da una fase di tagli, che dovrebbe in teoria continuare. E che pone dunque nuovi interrogativi sul futuro delle azioni bancarie.
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In questo contesto, di M&A tra le banche italiane si è parlato a Piazza Affari e non solo fino a pochi mesi fa, con i nomi più sfoderati che sono stati sempre gli stessi: UniCredit e Mps.
L’attenzione dei trader si è rivolta diverse volte anche a Banco BPM, considerata altra carta da giocare per porre fine all’Odissea del Monte dei Paschi di Siena.
Ma, a tal proposito, la frase proferita dall’AD Castagna sull’M&A e sull’eventuale nascita di un terzo polo bancario è stata più che sufficiente a gelare le speculazioni su un possibile ruolo di Piazza Meda in una partita del risiko italiano che non è, a distanza di anni, ancora partita.
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La partita delle operazioni di M&A sembra essere partita invece, per l’appunto, in Germania. L’occasione, per Orcel, si è presentata con la decisione dello Stato tedesco, anch’esso a corto di risorse, seppur non ai livelli dell’Italia, di smobilizzare la partecipazione detenuta tuttora nella banca tedesca, dopo il salvataggio lanciato durante la crisi finanziaria, quando Berlino iniettò 18,2 miliardi nella banca di cui, stando a quanto ha annunciato la scorsa settimana il governo) 13,15 miliardi sono stati finora rimborsati.
Il governo di Berlino ha confermato di avere venduto 53,1 milioni di azioni Commerzbank, pari al 4,49% della sua quota complessiva del 16,49%, per un valore di circa 702 milioni di euro, a UniCredit.
Allo Stato tedesco rimane così una partecipazione pari al 12%, che lo conferma tuttora maggiore azionista di Commerzbank.
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“Commerzbank dimostra di riuscire a stare in piedi da sola”
Interpellata dalla CNBC Eva Grunwald, direttrice dell’Agenzia finanziaria federale tedesca, ha commentato la mossa di UniCredit sottolineando che “Commerzbank ha dimostrato per l’ennesima volta di riuscire a stare in piedi da sola”. Gruwald ha aggiunto che “la prima vendita parziale dell’investimento (dello Stato tedesco) conferma il completamento della stabilizzazione di successo della banca e, di conseguenza, l’uscita del governo federale”.
Il dossier Commerzbank ha fatto parlare diverse volte di sé in questi ultimi anni, fino all’inizio del 2024, quando i mercati hanno scommesso sulla possibilità di una fusione dell’istituto con la sua rivale di casa Deutsche Bank:
entrambe le banche avevano cercato di unire le loro forze, al fine di creare unsa megabank europea, già nel 2019.
Tuttavia, lo scorso gennaio è stato lo stesso ceo di Deutsche Bank Christian Sewing a stroncare l’opzione di un M&A con Commerzbank, sottolineando che le operazioni di fusione e di acquisizione non rappresentavano una priorità per il gruppo.
Va ricordato che anche il numero uno di UniCredit Andrea Orcel, in più di una occasione, si è mostrato riluttante a imbarcarsi in operazioni di risiko bancario.
Più volte, l’AD ha infatti sottolineato come l’M&A non fosse un obiettivo da perseguire a tutti i costi.
Detto questo, la banca italiana ha annunciato alcune acquisizioni: tra queste, quella con cui ha rilevato la banca digitale belga Aion e la sua piattaforma cloud Vodeno per 370 milioni di euro, comunicata in concomitanza con la pubblicazione dei conti incassati nel corso del primo semestre del 2024.
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