Notizie Notizie Italia UniCredit-Commerzbank: il no Opa di Orcel non basta. Palla alla Bce, tra indagine Berlino e rabbia sindacato

UniCredit-Commerzbank: il no Opa di Orcel non basta. Palla alla Bce, tra indagine Berlino e rabbia sindacato

20 Settembre 2024 14:21

“Il governo tedesco si opponga all’acquisizione di Commerzbank da parte di UniCredit”. Non basta, a quanto pare, la rassicurazione data alla Germania dallo stesso ceo di UniCredit Andrea Orcel che, in un’intervista al quotidiano Il Messaggero pubblicata nella giornata di ieri, ha detto chiaramente di non avere alcuna intenzione di lanciare un’Opa sulla seconda banca tedesca, di cui ha acquisito finora una partecipazione pari al 9% del capitale.

In Germania esplode il caso UniCredit al punto che, stando a quanto riportato dall’agenzia di stampa Reuters, i dipendenti di Commerzbank e il secondo sindacato più importante in Germania hanno lanciato oggi un chiaro appello al governo di Olaf Scholz, chiedendogli di opporsi alle mire di acquisizione di Piazza Gae Aulenti.

Commerzbank: l’imbarazzo di Berlino, che lancia un’indagine

Opa o non Opa, è stato lo stesso ceo di UniCredit Andrea Orcel a proferire giorni fa la parola magica ‘fusione’.

Ed è questo che, evidentemente, non va giù al governo di Berlino, già in chiara difficoltà dopo l’esito delle elezioni statali tedesche, ora messo al muro dai sovranisti, che lo accusano di essere stato miope, nel mettere all’asta una parte della quota di maggioranza che tuttora detiene in Commerzbank.

Così facendo, il governo tedesco avrebbe consentito a UniCredit di acquistare una partecipazione del 4,5% (l’altro 4,5% è stato rilevato da Orcel attraverso operazioni di mercato), pagando tra l’altro un premio che, secondo un analista interpellato dal Financial Times, sarebbe stato più contenuto di quello che avrebbe potuto essere versato.

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Per questo motivo, in una posizione di evidente imbarazzo, secondo quanto riportato da Bloomberg Berlino avrebbe deciso di lanciare un’indagine per capire cosa sia andato a suo avviso storto durante la procedura di offerta di accelerated book building condotta per vendere una parte del pacchetto azionario di Commerzbank in suo possesso.

Nel citare fonti vicine al dossier, Bloomberg ha riportato che “la Cancelleria non è soddisfatta dell’esito del collocamento della scorsa settimana, che è stato supervisionato dall’Agenzia finanziaria tedesca”.

Di conseguenza, la stessa “sta cercando ora di capire cosa è andato storto”, esaminando “l’insieme degli eventi che si sono tradotti nello smobilizzo delle azioni e la ragione per la quale nessuno coinvolto abbia anticipato la possibilità che un investitore strategico rilevasse l’intera tranche del 4,5% dei titoli Commerzbank“.

Dipendenti Commerzbank e sindacati contro UniCredit

Ma se i contribuenti tedeschi si sentono traditi, i dipendenti di Commerzbank sono atterriti dal rischio di poter essere messi alla porta da Orcel, in caso di acquisizione della seconda banca tedesca da parte di UniCredit.

Ed è così che, a fronte dell'”indagine interna” che il governo di Berlino ha deciso di avviare sullo stesso processo di vendita delle azioni Commerzbank, oggi a far sentire la sua voce è stato anche il sindacato Ver.di, insieme al comitato dei dipendenti di Commerzbank.

Entrambi hanno diramato una nota congiunta, lanciando un appello accorato all’esecutivo tedesco affinché “lavori insieme ai dipendenti a favore di una Commerzbank forte e indipendente”.

Risultato:

ora il sogno di UniCredit di crescere in Germania con Commerzbank vede contro diversi soggetti ovvero:  Deutsche Bank, che teme di perdere lo scettro di banca numero uno del paese; i dipendenti di Commerzbank, e il sindacato Ver.di e il governo di Berlino.

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Ver.di, a proposito, sta per Vereinte Dienstleistungs­gewerkschaft, ed è il secondo sindacato in Germania, dopo IG Metal, che conta più di 2 milioni di membri.

Ad alzare un muro contro le mire di espansione di UniCredit anche il comitato dei dipendenti di Commerzbank, che ha unito le sue forze a quelle del sindacato, con il presidente Uwe Tschaege che, stando a quanto recita la nota, ha chiesto al “governo tedesco di non prendere nessuna decisione affrettata che riguardi la vendita delle sue azioni”.

Di fatto, con una partecipazione pari ad ancora del 12% del capitale della banca che conferma la posizione tuttora di azionista di maggioranza del governo tedesco, sarà Berlino, già nel mirino per avere consentito la mossa di UniCredit, a decidere con le sue future mosse il destino della banca.

Ma sarà la Bce ad avere l’ultima parola. Orcel vede Giorgetti

Ma a dire l’ultima parola sarà anche e soprattutto Francoforte, ergo la Bce, a cui il ceo Andrea Orcel, come ha confermato lui stesso nell’intervista rilasciata al Messaggero, chiederà l’autorizzazione per salire al 30% di Commerzbank.

Dal canto suo, ieri il ministro delle finanze tedesco Christian Lindner ha detto che Berlino non desidera rimanere per sempre nella Commerzbank ancora di stato.

Allo stesso tempo, alcune fonti interpellate dalla Reuters  hanno riferito che il governo Scholz, almeno per ora, non ha intenzione di procedere allo smobilizzo di ulteriori quote.

Nel frattempo, sempre Il Messaggero ha scritto oggi che “Orcel sarebbe stato ricevuto dal Ministro Giancarlo Giorgetti” due giorni fa al Tesoro, “alle 9, prima di presenziare all’assemblea annuale di Confindustria“.

Il quotidiano ha fatto riferimento a “un colloquio cordiale, nel quale il Ministro avrebbe espresso apprezzamento per la mossa di Orcel”.

Si è sciolto così in parte il gelo nato tra il Mef e UniCredit con il flop di quelle trattative che le parti avevano avviato per trovare una soluzione per Mps-Monte dei Paschi di Siena, la banca senese controllata dal Tesoro che all’epoca Orcel sembrava disposto a considerare in ottica M&A, poi lasciata al suo destino da Piazza Gae Aulenti, a causa della difficoltà di riuscire a trovare un accordo con via XX Settembre.

Quelle trattative con il Tesoro erano finite con il naufragare miseramente nel 2021, aprendo un nuovo capitolo sia per UniCredit che per Mps: Mps che rimane osservata speciale a Piazza Affari, in attesa che si capisca la prossima mossa che il governo Meloni vuole lanciare per completare il suo processo di privatizzazione.

La banca senese tuttora Monte di Stato è stata tra l’altro paragonata a Commerzbank, per l’obiettivo di cercare di riconsegnare gli istituti al mercato, per fare magari cassa, che hanno sia il governo Meloni che il governo Scholz.

Ma, finora, la nuova mossa attinente all’ambizioso piano di privatizzazione lanciato in ottica anti-debito dal governo Meloni ha visto protagonista, piuttosto, Poste Italiane.

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