UniCredit blindata da UE in stile Draghi su Commerzbank, il trend del titolo. Da Orcel l’altro annuncio su Allianz
L’UE in stile Draghi per ora blinda le mire di UniCredit su Commerzbank, mentre la banca guidata da Andrea Orcel annuncia di avere avviato il processo di internalizzazione del business bancassurance vita in Italia, attraverso la disdetta degli accordi in essere con Cnp Assurances e Allianz.
La decisione, spiega UniCredit in un comunicato, “comporta l’esercizio da parte di UniCredit dei diritti a essa spettanti di acquistare la quota del 51% di CNP UniCredit Vita detenuta da CNP Assurances e la quota del 50% di UniCredit Allianz Vita detenuta da Allianz“: esercizio che permetterà all’istituto di credito di detenere, al perfezionamento dell’operazione, il 100% di CUV e UAV.
UniCredit annuncia dunque la fine delle partnership di lunga data con “due dei più rinomati gruppi assicurativi globali come CNP Assurances e Allianz”, optando per “l’internalizzazione del business bancassurance vita”, che in “Italia”, spiega, le consentirà di “accelerare la crescita in un settore basato su commissioni e con una buona profittabilità, in cui la banca è già uno dei maggiori operatori, nonché di ottenere sinergie e di migliorare ulteriormente il livello del servizio offerto ai clienti”.
Dopo un avvio di seduta negativo sul Ftse Mib di Piazza Affari, il titolo UniCredit segna un balzo di oltre mezzo punto percentuale, avanzando oltre la soglia di 37 euro.
UniCredit-Commerzbank: le posizioni di Ue e Bce
Sul caso Commerzbank, la cui scalata da parte di un istituto di credito straniero ha fatto esplodere l’ansia del governo tedesco, la buona notizia, per UniCredit, è il sostegno all’operazione arrivato dall’Ue, favorevole da sempre – questa la posizione ufficiale – a operazioni di fusioni cross border tra banche europee, finora non realizzate a causa degli ostacoli legati al mancato completamento dell’Unione bancaria.
A favore di M&A tra istituti di nazionalità diversa si è espressa anche la Bce di Christine Lagarde che, più volte in passato, ha auspicato che le banche unissero le loro forze in Europa, mettendo in evidenza i vantaggi di una direzione in tal senso.
Tra i paper pubblicati sul sito della Bce, occhio a quello che risale al 2021: Bank mergers and acquisitions in the euro area: drivers and implications for bank performance, parte del Financial Stability Review, che affermava come transazioni M&A cross borders tendessero a tradursi in “un miglioramento più forte della redditività di quello che avverrebbe con le fusioni domestiche“.
Venendo a oggi e al caso specifico di UniCredit-Commerzbank, a dire la sua è stato il vice presidente della Bce Luis de Guindos che, in un’intervista recente rilasciata al settimanale portoghese Expresso, commentando l’osservazione del cronista, che gli ha fatto notare che la capitalizzazione del colosso americano JPMorgan è più grande del valore combinato delle dieci banche più grandi in Europa, ha affermato di credere che il consolidamento cross border sia “un elemento importante”:
ragion per cui, ha aggiunto, “speriamo di continuare a fare progressi nel breve termine”.
Proprio la Bce avrà l’ultima parola nel dossier UniCredit-Commerzbank, rilasciando o meno la sua autorizzazione sia all’ultima mossa appena annunciata dalla banca italiana, salita al 21% del capitale, che nel dare o meno l’ok alla richiesta ancora più ambiziosa presentata da Orcel, ovvero quella di rilevare fino al 30% circa del gruppo tedesco.
Visto quanto affermato in precedenza, la Bce favorevole al consolidamento bancario, per non smentirsi, dovrebbe dare in teoria il suo ok alle mire di Orcel, a dispetto della rabbia teutonica, per non smentirsi.
Allo stesso tempo, va ricordato che agli inizi di giugno di quest’anno, era stato lo stesso de Guindos a lanciare un appello affinché le fusioni tra banche domestiche si realizzassero prima di accordi cross border.
Senza esprimersi direttamente sul takeover lanciato dalla spagnola BBVA sulla rivale domestica Sabadell – il cui successo è tuttora da vedere – de Guindos aveva affermato che, pur ritenendo che fossero le fusioni cross border a creare un mercato bancario europeo, “a volte, prima di puntare sulle fusioni cross border, bisogna realizzare quelle domestiche”.
Quell’Opa ostile lanciata da BBVA, sul cui successo i dubbi continuano a essere molti, ha ricevuto semaforo verde dalla Bce lo scorso 5 settembre.
Ieri un’apertura importante alla possibilità di una fusione tra UniCredit e Commerzbank è arrivata dall’Unione europea, per la precisione della portavoce della Commissione europea, che ha ricordato che, in generale, le restrizioni alle libertà fondamentali nella Ue, dunque alla libera circolazione dei capitali nel caso delle banche, “non possono essere giustificate per motivi economici, essendo consentite soltanto se sono proporzionate e fondate su interessi legittimi come la sicurezza pubblica, le politiche pubbliche o di interesse generale”.
UniCredit: mossa sul business di bancassurance vita in Italia
Intanto oggi UniCredit si mette in evidenza con l’annuncio sul futuro del business di bancassurance vita in Italia, che il gruppo ha deciso di internalizzare, attraverso la fine degli accordi in essere con Cnp Assurances e Allianz.
Nel caso della quota del 51% di CNP UniCredit Vita (CUV) detenuta da CNP Assurances, Piazza Gae Aulenti ha ricordato che “l’esercizio dell’opzione di acquisto su CUV è regolato dai termini dell’accordo parasociale stipulato nel 2017, così come modificato successivamente”.
Tale accordo, ha precisato la banca, implica che “il prezzo di acquisto sarà determinato secondo una specifica procedura basata su metodologie concordate”.
Per quanto riguarda la “disdetta dell’accordo con Allianz e il relativo acquisto della quota di Allianz in UAV”, UniCredit si è rifatta a quanto è stato regolato dai “termini dell’accordo parasociale originariamente stipulato nel 1996 e rinnovato nel 2022”, che fa sì che, anche in questo casi, il prezzo di acquisto venga “determinato tramite una specifica procedura basata su metodologie concordate”.
“Tale procedura, tra l’altro, prevede l’incarico a un esperto indipendente per la certificazione del prezzo di acquisto”, ha indicato Piazza Gae Aulenti nel comunicato.
“Il perfezionamento di ciascuna delle transazioni, soggetto alle consuete autorizzazioni da parte delle autorità competenti, è previsto nel corso del 2025. Successivamente al perfezionamento – ha reso noto UniCredit – le due società riporteranno managerialmente alla divisione bancassicurazione recentemente creata e guidata da Alessandro Santoliquido, responsabile del business assicurativo a livello di Gruppo“.
Piazza Gae Aulenti ha concluso il comunicato indicando che le “operazioni verranno finanziate per cassa” e che “l’impatto sulla posizione di capitale dipenderà dai prezzi di acquisto che verranno determinati”.
Per ora, le stime preliminari della banca guidata dal ceo Orcel indicano un impatto complessivo sul rapporto CET1 del Gruppo atteso a circa 20 punti base, sulla scia del riconoscimento alla banca da parte della Bce dello “status di conglomerato finanziario soggetto alla vigilanza supplementare e dell’applicazione del cosiddetto ‘Danish Compromise'”.
Commerzbank banco di prova per l’UE sognata da Mario Draghi
Intanto, guardando al dossier Commerzbank, diversi sono gli analisti ma anche voci altisonanti del mondo della finanza a ritenere che il dossier UniCredit-Commerzbank sia un vero banco di prova per l’Europa, più precisamente per una Unione europea che voglia (o no) seguire i consigli di Mario Draghi, ex presidente del Consiglio ed ex presidente della Bce.
Con la pubblicazione recente del rapporto sulla competitività UE commissionatogli dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, Draghi ha illustrato la sua ricetta per rendere più al passo con i tempi una Europa che rimane indietro rispetto ad altre potenze mondiali come Stati Uniti e Cina auspicando, tra gli altri, anche il consolidamento del sistema bancario.
Viene di nuovo ribadita l’importanza di creare un sistema bancario forte e competitivo a livello internazionale nell’UE”.
“Un passo minimo verso il completamento dell‘Unione bancaria sarebbe creare una giurisdizione separata per le banche europee con importanti operazioni transfrontaliere, giurisdizione che sarebbe indipendente dal Paese dal punto di vista della regolamentazione, della vigilanza e della gestione delle crisi”, ha scritto Draghi nel rapporto sulla competitività che i mercati – e i governi, e l’UE in primis – hanno avuto finalmente modo di conoscere il 9 settembre scorso.
Il governo tedesco e la banca direttamente interessata dalle mire di UniCredit, tuttavia, finora hanno risposto alle ambizioni di Orcel con un no alquanto furioso.
In particolare Uwe Tschaege, vice presidente di Commerzbank, parlando dal quartiere generale della banca, ha affermato che il messaggio è semplice e chiaro:
“Non è questo che vogliamo. E mi viene da vomitare quando sento le sue promesse di risparmiare sui costi”, avrebbe detto secondo il sito della CNBC il numero due della banca tedesca.
A tuonare contro UniCredit anche Stefan Wittman, esponente della commissione di supervisione di Commerzbank che, sempre ai microfoni della CNBC, ha riferito che, nel caso in cui l’Opa a suo avviso ostile di Orcel dovesse avere successo, la banca potrebbe veder sparire due terzi della sua forza lavoro.
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