Notizie Notizie Mondo L’incubo del dopo Draghi, con Weidmann alla Bce cambierebbe tutto per bond e azioni

L’incubo del dopo Draghi, con Weidmann alla Bce cambierebbe tutto per bond e azioni

Pubblicato 28 Giugno 2019 Aggiornato 29 Giugno 2019 09:34

Il dossier Bce è ben in evidenza a Bruxelles. L’agenda nomine è fitta e i capi politici europei vorrebbero presentarsi alla prima riunione del nuovo parlamento Ue del 2 luglio con già un’indicazione condivisa;i vertice del 30 giugno potrebbe partorire una fumata bianca sul nome del prossimo presidente della Commissione Ue, mentre sembra ancora prematura ogni decisione sul successore di Mario Draghi alla presidenza della Bce, il cui mandato scade il prossimo 31 ottobre.

Il principale timore per i paesi del blocco meridionale dell’Eurozona, Italia in primis, è che arrivi un governatore che non porti avanti il lavoro di Draghi. E per questo, nonostante le ultime dichiarazioni accomodanti circa un ripensamento sul no al QE, quella del presidente della Bundesbank Jens Weidmann è la candidatura più ingombrante e che probabilmente andrebbe a impattare maggiormente sull’umore dei mercati.

Gli altri potenziali contendenti per la poltrona di presidente della BCE sono il governatore della Banca di Francia, François Villeroy de Galhau, il membro del consiglio esecutivo della BCE Benoît Coeuré, il capo della banca centrale olandese Klaas Knot, il governatore della Banca di Finlandia Olli Rehn e il suo predecessore, Erkki Liikanen.

Weidmann nel luglio 2012 si era opposto in maniera forte alla politica di Draghi, tanto da presentarsi davanti alla Corte di giustizia europea, mentre oggi accetterebbe il compito della Bce di varare massicci acquisti di titoli, senza tetti prefissati, in difesa di un Paese sotto attacco sui mercati.

Se arriva Weidmann alla BCE…

Le possibilità di avere Jens Weidmann come nuovo presidente Bce appaiono in aumento. “L’eredità che lascia Draghi è quella di un dominio totale sul Consiglio dei Governatori – rimarca Peter Rosenstreich, Head of Market Strategy di Swissquote – . Un controllo che è stato cesellato nel “whatever it takes” e nelle azioni successive che sono risultate in grado di mettere al sicuro l’esperimento di politica monetaria europea nel 2012. Mentre Trichet aveva la mano pesante, nella testa di molti investitori Draghi e la BCE sono la stessa cosa. E’ logico aspettarsi dunque il ritorno al potere delle varie fazioni interne al Consiglio che vorranno recuperare il potere che con Draghi avevano dovuto mettere da parte”. La sua politica di “concessioni” verso le nazioni periferiche (sia attraverso un allentamento dei tassi che tramite il posticipo della normalizzazione di politica monetaria) potrebbe venire un po’ annacquata e c’è da scommettere che Weidmann dovrà giocoforza stare ad ascoltare quei Governatori preoccupati circa le conseguenze sulle banche, le pensioni e i risparmiatori di un periodo prolungato di tassi di interesse negativi.

Possibile ribaltamento dell’attuale trend

“Escludendo un peggioramento significativo dello scenario economico (la BCE ha già espresso il suo timore sul calo delle aspettative del tasso di inflazione), qualsiasi misura nuovamente accomodante (leggi Quantitative Easing) non-ortodossa sarà certamente rimandata a data da destinarsi”, argomenta Rosenstreich che non ha dubbi sul fatto che se Wiedmann otterrà la guida della Bce, gli investitori si aspetteranno minori acquisti di titoli obbligazionari a supporto delle curve dei tassi e dei titoli bancari. “Pur tuttavia – aggiunge lo strategist di Swissquote – non ci aspettiamo una brusca correzione in quanto molti pezzi devono ancora trovare l’incastro perfetto, specie considerando che non possiamo sapere con certezza quale sarà l’atteggiamento reale del nuovo Presidente che dovrà rappresentare 19 Stati membri dell’Unione Europea. Fino ad ora, l’apertura di Fed e Bce a nuovi tagli dei tassi ha portato ad una discesa dei rendimenti su entrambe le sponde dell’Atlantico con l’oro che è risultato il primo beneficiario delle aspettative di questa svalutazione monetaria. Ciò detto, le incertezze politiche nella BCE potrebbero ribaltare completamente l’attuale trend che vede una prevalenza di trading sui cosiddetti beni-rifugio”.