UniCredit-Commerzbank, Deutsche Bank non ci sta. Ma Orcel in stile Draghi per una banca d’Europa: ipotesi richiesta alla Bce
Ora che ha acquistato il 9% di Commerzbank, non facendo mistero del possibile desiderio di puntare ancora più di un alto, UniCredit dovrà fare i conti con la Germania di Deutsche Bank e con i paladini del marchio made in Germany a tutti i costi, che stanno già mostrando i denti, determinati a blindare il DNA della seconda banca tedesca.
Il nodo è sempre quello:
a dispetto dell’integrazione europea auspicata in primis dall’ex presidente della Bce ed ex presidente del Consiglio Mario Draghi, che ha presentato il suo attesissimo rapporto sulla competitività Ue la scorsa settimana, lanciando l’ennesimo appello a favore di una Unione europea che sia tale non solo sulla carta, ma nei fatti, e a dispetto delle stesse ambizioni del ceo di UniCredit Andrea Orcel, che più volte ha rimarcato il desiderio di fare di Piazza Gae Aulenti una banca davvero europea, la paura dello straniero continua ad atterrire i paesi Ue, Germania inclusa.
Commerzbank, UniCredit punta alla fusione? Parla Orcel
Dunque, a temere lo straniero non è solo il governo Meloni, che vuole a tutti i costi evitare che Mps-Monte dei Paschi di Siena finisca per essere acquistata da una banca straniera, ma anche il governo Scholz, che è stato preso in contropiede dalla mossa con cui la italiana UniCredit si è portata a casa il 9% di Commerzbank, e che potrebbe essere soltanto il primo atto firmato dal Ronaldo dei banchieri.
A parlare della possibilità di una fusione, è stato lo stesso ceo Andrea Orcel che, interpellato dal quotidiano tedesco Handelsblatt, in una intervista pubblicata ieri, ha detto chiaro e tondo che eventuali nozze tra UniCredit e Commerzbank potrebbero creare un player tedesco più forte, traducendosi in un maggior valore per tutti gli azionisti interessati.
“Per ora, siamo solo un azionista” di Commerzbank, ha detto Orcel, ma una fusione potrebbe “creare un competitor più forte sul mercato tedesco delle banche“.
Non solo: “Una fusione tra le due banche potrebbe tradursi in un valore aggiunto considerevole per tutti gli azionisti”. (leggi maggiore remunerazione sotto forma di buyback e di dividendi, di cui tra l’altro UniCredit ha dato prova di essere campione).
L’AD ha precisato di non avere fretta – “in quanto azionisti di rilievo devo prima essere sicuro che il nostro investimento si sviluppi bene”, aggiungendo tuttavia che, riguardo al futuro dei rapporti tra i due istituti, “la decisione spetta agli azionisti di Commerzbank”.
E ancora, all’Handelsblatt: “Non è un segreto che è da molti anni che intravediamo del potenziale in una fusione”.
Orcel: C’è bisogno di banche più forti in Europa e in Germania
A conferma del suo obiettivo di fare di UniCredit una vera banca d’Europa, Orcel ha aggiunto che “l’Europa, e anche la Germania, hanno bisogno di banche più forti. C’è bisogno di banche che finanzino la crescita e l’enorme trasformazione che si staglia di fronte a noi”.
Una eventuale fusione tra UniCredit e Commerzbank permetterebbe inoltre alla “clientela retail di essere sostenuta in modo migliore“, ha insistito il ceo, così come potrebbero essere rafforzate le “Mittelstand tedesche (ovvero le Pmi tedesche)”.
Interpellato su quelli che potrebbero essere i suoi prossimi passi, il ceo ha risposto che, “al momento giusto, ci dedicheremo a una dialogo costruttivo“, aggiungendo che, nel caso in cui le parti dovessero “arrivare a ritenere che la fusione fosse la cosa migliore per entrambi, sarebbe una grande cosa”.
Le parole di Orcel avranno tuttavia ulteriormente innervosito il governo tedesco.
Sicuramente, hanno innervosito Deutsche Bank, che vede ora in UniCredit e in una possibile fusione tra la banca italiana e Commerzbank un rischio non da poco: la presenza di un competitor più forte rischia infatti di strappare a Deutsche Bank la posizione di banca numero uno in Germania.
Deutsche Bank non ci sta, Orcel medita richiesta alla Bce
Il colosso tedesco guidato dal ceo Christian Sewing si sarebbe dunque messo già all’opera per ostacolare i piani di Orcel al punto che, tra le opzioni al vaglio, stando a quanto riportato da Bloomberg, ci sarebbe secondo le fonti anche quella di rilevare una parte o l’intera partecipazione che lo Stato tedesco detiene tutt’ora in Commerzbank, dopo il 9% acquistato da UniCredit, pari al 12%.
Dal canto suo, Orcel non è disposto certo ad assistere inerme alla Germania che sta affilando le armi contro la sua UniCredit, né a fare passi indietro.
Tutt’altro, visto che Il Messaggero riporta alcune indiscrezioni secondo cui Piazza Gae Aulenti potrebbe chiedere alla Bce l’ok per salire ulteriormente nel capitale della preda agguantata, fino al 30%.
Così il quotidiano romano, partendo dal presupposto di una Deutsche Bank che “potrebbe decidere di scendere in campo su Commerzbank e sbarrare la strada a Gae Aulenti, pronto a creare il primo gruppo del paese e l’istituto più capitalizzato d’Europa (79 miliardi)“.
Proprio per evitare una situazione del genere, “stando a quanto risulta al Messaggero, UniCredit dovrebbe presentare alla Bce l’istanza autorizzativa per salire dall’attuale 9% al 30%, soglia Opa”.
LEGGI ANCHE
I titoli a Piazza Affari e alla borsa di Francoforte
Immediata la scorsa settimana, alla notizia dello shopping di UniCredit in Commerzbank, la corsa del titolo della seconda banca tedesca, che è balzato fino a sfiorare un rally del 20% in una sola seduta.
Negli ultimi cinque giorni di contrattazioni alla borsa di Francoforte, le azioni Commerzbank (ticker CBK) sono schizzate del 23% circa.
Rialzi anche per il titolo UniCredit, che sul Ftse Mib di Piazza Affari segna oggi un progresso dello 0,85% circa.
Si conferma inoltre positivo il trend delle azioni UCG dell’ultimo periodo: il titolo ha guadagnato più del 4% nell’ultimo mese di contrattazioni, balzando di quasi il 10% negli ultimi tre mesi, segnando un balzo di oltre il 52% da inizio 2024.
Su base annua, il trend è di uno scatto di quasi il 70%. Per quanto riguarda Deutsche Bank, le quotazioni della prima banca tedesca salgono alla borsa di Francoforte di più dell’1%.
Intanto, nel commentare le ultime indiscrezioni, in particolare quella riportata dal Messaggero, l’analista di Equita SIM Andrea Lisi ha fatto notare che, “sebbene con questa manovra UniCredit si esponga al rischio che un’acquisizione diventi più costosa rispetto all‘avvio immediato di un’Opa, riteniamo che la scelta sia finalizzata a proseguire/avviare interlocuzioni sia con il management di Commerzbank che con il governo tedesco per individuare spazi di manovra per effettuare un’operazione amichevole. Questo infatti mitigherebbe a nostro avviso i rischi sia di carattere politico che di execution di un’eventuale acquisizione“.
Per quanto riguarda invece le mosse che Deutsche Bank potrebbe decidere di lanciare per mettere i bastoni tra le ruote a UniCredit, Lisi scrive che, “a nostro avviso, Deutsche Bank – alla luce del suo profilo di capitale e di redditività – non sarebbe nelle condizioni di presentare un’offerta per il pieno controllo di Commerzbank migliorativa rispetto a quella di UniCredit, senza compromettere la sua solidità patrimoniale e/o un’adeguata EPS accretion”.
Commerzbank: Berlino ha fatto male i suoi conti?
Tutto intento a iniziare a liberarsi della quota detenuta in Commerzbank, il governo tedesco ha forse fatto male i conti, almeno per chi continua a parlare della necessità che le banche si facciano portabandiere dei relativi stati in cui sono nate.
L’articolo di Bloomberg “Germany wrong-footed by shock UniCredit move on Commerzbank” ha descritto chiaramente lo shock piombato in Germania, quando i tedeschi si sono ritrovati con lo shopping di quella quota che UniCredit ha fatto la scorsa settimana, dopo che l’esecutivo tedesco ha messo in vendita, attraverso una procedura di un’offerta di accelerated book building, una tranche delle azioni dell’istituto bancario.
Di fatto, “Berlino non era stata avvertita”, si legge nell’articolo, del fatto che “UniCredit avrebbe fatto incetta delle azioni” durante l’offerta di martedì scorso.
L’acquisto della quota di Commerzbank ha così “messo i funzionari del governo in una posizione inattesa in cui UniCredit, che “detiene una quota di Commerzbank pari a quasi quella detenuta dalla Germania“, a questo punto “potrebbe diventare il principale azionista (della banca) quando ulteriori azioni saranno offerte”.
Il governo tedesco aveva previsto un altro esito, ovvero l’arrivo di investitori diversi pronti ad acquistare i titoli Commerzbank messi in vendita, diventando ciascuno detentore di partecipazioni “modeste”. E invece no. Tutto questo nonostante, ha precisato un’altra fonte, il governo fosse stato avvertito “prima della vendita che l’annuncio del piano volto a offrire le azioni avrebbe reso più probabile l’acquisto di una grande partecipazione (di Commerzbank) da parte di una banca straniera“.
E ora, sarà la stessa Berlino a cercare di capire come difendere il DNA tedesco di Commerzbank dalle mire della banca italiana UniCredit, e dunque di uscire da quello che, soprattutto agli occhi dei tedeschi sovranisti e populisti, è stato considerato un grande pasticcio.
LEGGI ANCHE
Commerzbank e Mps: le mosse anti-debito di Germania e Meloni per fare cassa dopo regalo Bce