Tassi Bce e quel taglio ad ottobre che prende forma dopo Pmi. Occhio ad alert curva rendimenti
Mancano tre settimane e il consiglio direttivo della Banca centrale europea (Bce) tornerà a riunirsi. Il nuovo meeting in calendario il 17 ottobre, che sarà in “trasferta” in Slovenia, catalizza già l’attenzione dei mercati. Soprattutto dopo i deludenti dati sugli indici Pmi flash (manifatturiero e servizi) che hanno inaugurato questa settimana, dipingendo uno scenario di debolezza per l’economia della zona euro.
E proprio questo dato anticipatore, unito anche all’indice tedesco Ifo, sembra avere messo in moto le nuove scommesse dei trader, degli investitori ed economisti su un potenziale taglio ad ottobre. I mercati si attendono un’altra mossa a dicembre e appaiono divisi sulle probabilità di un taglio dei tassi il mese prossimo. Fino a poco tempo fa, le attese erano di uno stop ad ottobre (dopo il taglio di settembre) con una nuova sforbiciata che sarebbe arrivata nell’ultima riunione del 2024 a dicembre.
Certo risuonano ancora le parole di Lagarde che lo scorso 12 Settembre aveva detto che non c’era molto tempo per raccogliere informazioni sufficienti a giustificare un altro taglio a ottobre. Ma il mantra della Bce, ovvero l’essere data dependent, potrebbe rimescolare un po’ le carte in tavola a Christine Lagarde e ai falchi del board.
LEGGI ANCHE
Nuovo taglio a ottobre?
Le aspettative di un taglio dei tassi nella riunione di ottobre aumentano, di fronte alla “prove” che l’economia si sta indebolendo. I mercati al momento scontano una probabilità pari a circa il 60% di una riduzione del costo del denaro di 25 punti base ad ottobre, rispetto al 20% della scorsa settimana. Finora le aspettative erano di un taglio dei tassi a trimestre, ma la situazione e le attese, di conseguenza, stanno cambiando rapidamente poiché i dati mostrano un’economia in bilico: l’attività del settore privato dell’area dell’euro si è contratta per la prima volta da marzo e le prospettive aziendali della Germania sono peggiorate nuovamente.
“L’eurozona si sta dirigendo verso la stagnazione. Dopo l’effetto dei giochi olimpici che ha temporaneamente stimolato la Francia, economia di rilievo dell’eurozona, il Pmi Composito di settembre ha registrato il calo più elevato degli ultimi 15 mesi”, segnalava lunedì Cyrus de la Rubia, capo economista della Hamburg Commercial Bank, commentando i dati Pmi flash pubblicati lunedì scorso. E ha aggiunto: “Con la Bce che sta osservando attentamente il persistere dell’elevata inflazione nel settore dei servizi, la notizia di un rallentamento dell’inflazione sia dei prezzi di acquisto che dei prezzi di vendita è certamente una nota positiva. A ciò si aggiunge la possibilità certamente non lontana di un inasprimento della recessione nel manifatturiero, di una quasi stagnazione del settore dei servizi e di potenziali e ulteriori tagli dei tassi in ottobre, anche se tutto questo non risponde ancora alle aspettative del mercato”.
Nel complesso, questi dati rilasciano una fotografia di una situazione particolarmente delicata per le economie europee ben peggiore rispetto alle attese di mercato. “Riteniamo che questi dati macroeconomici possano aumentare la discussione all’interno del governing council della Bce per promuovere misure più aggressive in politica monetaria. La diminuzione delle pressioni inflazionistiche e il peggioramento del mercato del lavoro europeo potrebbero spingere la Bce a passare da un atteggiamento di riduzione del costo del denaro “graduale” (taglio di 25 punti base dei tassi a trimestre) a una strategia ben più aggressiva e interventista (taglio 25 punti base a ottobre e eventualmente taglio di 25/50 punti base a dicembre)”, sottolinea Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia.
Come se non bastasse, il giorno successivo alla pubblicazione dei Pmi, è arrivato anche l’indice tedesco Ifo, uno dei principali indicatori per la Germania, che nel mese di settembre è peggiorato ancora. “L’indice è tornato sui minimi del 2022, ma mentre in quel caso era stato zavorrato dalle attese (guerra in Ucraina, inflazione, rialzo dei tassi i motivi di pessimismo), in questo caso c’è un maggiore ottimismo, ma la percezione della situazione è decisamente peggiore, ai minimi dal Covid”, come ricorda Giuseppe Sersale, strategist di Anthilia Capital Partners Sgr.
Anche gli esperti di Goldman Sachs hanno messo in evidenza che “gli ultimi dati dell’area euro rafforzano la loro view secondo cui la Bce accelererà il ritmo dei tagli dei tassi di interesse a fasi consecutive. In particolare, la crescita è rallentata ulteriormente, con un ulteriore calo nei Pmi di settembre”. Nel report “European Views: The Path to Faster ECB Cuts” spiegano che, pur mantenendo come scenario base “tagli sequenziali da dicembre, con una sospensione a ottobre”, un taglio a ottobre possa diventare possibile in presenza di ulteriori notizie dovish”.
LEGGI ANCHE
Tre strade per valutare le probabilità di un taglio a ottobre, la view di Bloomberg Economics
In un recente articolo Bloomberg Economics, che continua a sostenere che la Banca centrale europea abbasserà nuovamente i tassi di interesse a dicembre, vede le probabilità di una mossa a ottobre in notevole aumento. Motivo per cui seguirà da vicino “tre indicatori per valutare se la probabilità di tagli consecutivi sta aumentando ulteriormente”.
- Il primo riguarda l’inflazione dell’area euro che verrà pubblicata martedì primo ottobre e sarà preceduta da alcuni indicatori nazionali (Cpi Francia e Spagna in arrivo il 27 settembre). Come sempre i numeri relativi all’inflazione, e alla pressione sui prezzi sono un tassello fondamentale per le decisioni del board dell’Eurotrower.
- L’altro dato clou della prossima settimana arriva dagli Usa. Si tratta del consueto rapporto sul mercato del lavoro americano per il mese di settembre. “Darà un’idea di quanto la principale economia globale e la domanda esterna di beni e servizi dell’area dell’euro si stiano indebolendo, e se la Federal Reserve potrebbe optare ancora per un nuovo taglio jumbo.
- Il nostro nuovo indice ECBspeak si aggiorna quotidianamente. L’indice del sentiment dei policymaker dovrebbe catturare qualsiasi cambiamento da questo momento fino a quando inizierà il periodo di blackout, una settimana prima della riunione del consiglio direttivo del 17 ottobre.
Bg Saxo e il segnale che arriva dall’inversione della curva
Questo quadro ha fatto scattare anche l’alerte sui recenti movimenti della curva dei rendimenti europei. “I dati Pmi di settembre hanno ulteriormente sottolineato i crescenti rischi di recessione in Europa, con risultati ben al di sotto delle aspettative. Sia Germania che Francia hanno registrato contrazioni significative nei settori manifatturiero e dei servizi, un segnale preoccupante per l’economia dell’Eurozona in generale”, ha dichiarato in avvio di settimana Althea Spinozzi, fixed income strategist di BG Saxo, sottolineando che “la recente disinversione della curva dei rendimenti tedesca segnala l’aumento del rischio di recessione in Germania e nell’intera Eurozona, con i mercati che si aspettano che la Bce si orienti verso un taglio dei tassi per sostenere l’indebolimento dell’economia. Ciò rispecchia le crisi del passato, come quella successiva alla riunificazione tedesca, e indica un rallentamento della crescita e un potenziale allentamento monetario”.
“La curva dei rendimenti tedeschi si è disinvertita per la prima volta dal novembre 2022, con il rendimento a due anni che è sceso al di sotto di quello a dieci anni, segnando un importante cambiamento nelle aspettative del mercato e offrendo preziosi spunti agli investitori”, aggiunge ancora Spinozzi che si sofferma poi su tre “principali conclusioni e implicazioni”.
In particolare, guarda allo “spostamento della politica monetaria” e spiega:
“La disinversione è anche un segnale che i mercati si aspettano che la Bce acceleri il ritmo dei tagli dei tassi, il che spingerebbe al ribasso i rendimenti a breve termine più rapidamente di quelli a lungo termine. Ciò è in linea con le prospettive di raffreddamento dell’inflazione (ora vicina all’obiettivo del 2% della Bce) e con i dati economici deludenti, come i deboli PMI di Germania e Francia. Storicamente, la disinversione della curva dei rendimenti può verificarsi quando si prevede che le banche centrali forniscano una politica monetaria più accomodante per stimolare la crescita, come sembra essere ora il caso dell’Eurozona”.