Commerzbank e Mps: le mosse anti-debito di Germania e Meloni per fare cassa dopo regalo Bce
Il governo di Berlino si appresta a dare l’addio a quanto pare definitivo a Commerzbank, la seconda banca in Germania che venne salvata per il rotto della cuffia con una operazione di bailout, orchestrata nel periodo della crisi finanziaria, con cui lo Stato rilevò una partecipazione del 25% circa del capitale.
Da allora, la quota dello Stato nella banca è scesa progressivamente, ma non del tutto, visto che Berlino possiede tuttora una partecipazione superiore al 15%, pari all’incirca del 16,5%, valutata ai prezzi di mercato 2,6 miliardi di euro, attraverso il suo fondo di salvataggio nazionale.
Ieri, il grande annuncio, arrivato direttamente dal Fondo di stabilizzazione dei mercati finanziari (FMS): la Germania ora è pronta a cedere la quota rimanente che, nelle vesti di azionista di maggioranza, continua a possedere in Commerzbank.
Commerzbank: il piano di Berlino con Deutsche Bank
Non una notizia shock, visto che all’inizio di quest’anno erano tornate indiscrezioni sulla possibilità, di nuovo, di una operazione di M&A tra i due pesi massimi del settore bancario tedesco, Commerzbank e Deutsche Bank, dopo il flop delle trattative avviate cinque anni fa, circa.
Motivo principale: l’esigenza del governo di Berlino di rafforzare i conti pubblici, diventati da un po’ nota dolente anche per la Germania.
Certo non come per l’Italia, ma comunque fonte di preoccupazione, a causa dell’angoscia del debito, tra l’altro anche a fronte delle regole volte del nuovo Patto di stabilità e crescita dell’Unione europea.
Commerzbank, vale la pena di ricordare, è anche la banca su cui UniCredit, l’istituto italiano guidato dal ceo Andrea Orcel, aveva messo secondo i rumor dell’FT gli occhi, puntando a una possibile operazione di M&A, agli inizi del 2022:
i sogni di una fusione tra i due istituti, secondo le fonti, erano stati poi spezzati dallo scoppio della guerra in Ucraina.
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“Condizioni banca migliorate dal 2021”
Ieri l’annuncio di Eva Grunwald, managing director dell’Agenzia finanziaria tedesca, stando a quanto riportato dall’agenzia di stampa Reuters:
“La situazione economica della banca (Commerzbank) è migliorata in modo costante a partire dal 2021. Il governo federale sta rispondendo a questo sviluppo positivo, riducendo la sua partecipazione in Commerzbank e iniziando a uscire” dal suo capitale.
Berlino non ha dato tuttavia dettagli su quanto intende ridurre la sua quota, e sul modo in cui avverrà lo smobilizzo delle azioni:
“L’esatta procedura, il volume e anche il timing sono tuttora allo studio alla luce del contesto dei mercati”, ha riferito una portavoce dell’Agenzia finanziaria che gestisce le attività dello Stato tedesco nel mercato dei capitali.
Ma titolo Commerzbank non brinda ad addio governo
La reazione del titolo della banca non è stata positiva: Commerzbank è scivolata nelle contrattazioni afterhours della borsa di Francoforte di oltre il 3%.
Anche oggi, in un contesto in cui l’azionario globale soffre l’impatto del tonfo di Wall Street , a fronte del calo delle borse europee – con l’indice Dax della borsa di Francoforte che arretra dello 0,71% – il titolo Commerzbank è sotto pressione, in perdita di oltre il 2%.
Mps e banche giù: Berlino come Meloni con Mps?
La notizia dell’uscita dello Stato dal suo capitale non ha alimentato nessuna scommessa su eventuali operazioni di fusione e di acquisizione (M&A, mergers and acquisitions), neanche sul Ftse Mib di Piazza Affari, dove i titoli bancari sembrano scontare piuttosto la prospettiva di tagli dei tassi imminenti da parte della Bce di Christine Lagarde – pur con tanti dubbi – e l’effetto sulla loro redditività.
Questo, nonostante le voci di una ulteriore mossa da parte del governo Meloni sulla banca che dovrebbe – così si dice da anni – fare da perno a una prossima operazione di M&A, ovvero su Mps-Monte dei Paschi di Siena:
anch’essa, come Commerzbank, controllata dallo stato. E anch’essa, così come Commerzbank, pedina di una strategia lanciata dal governo per cercare di risanare le finanze pubbliche e tamponare l’emorragia delle casse dello Stato provocata dalla spina del debito.
Anche il governo di Olaf Scholz, insomma, così come il governo Meloni con Mps, vorrebbe racimolare qualche miliardo di euro per rimettere in riga i propri conti, passando all’incasso dopo che il titolo dell’istituto – così come le azioni di Mps e di tante altre banche dell’area euro – ha beneficiato della carrellata di rialzi dei tassi di interesse dell’area euro varata nel 2022 e nel 2023 dalla Bce di Lagarde.
Nel caso specifico di Commerzbank, il titolo è salito dall’inizio del 2024 del 20%, testando il record in più di 10 anni nel mese di maggio. Da allora, tuttavia, le azioni sono scivolate del 17%.
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A parlare del caso Commerzbank anche un articolo di Bloomberg che, sulla base di quanto riferito da fonti vicine al dossier Commerzbank, ha riportato che lo stato non intenderebbe smobilizzare per ora la sua intera partecipazione.
Bloomberg ha fatto tra l’altro il paragone tra la Germania e quanto sta accadendo anche in Italia, in Olanda e in Grecia, dove i governi stanno vendendo “le partecipazioni rilevate (in passato) nelle banche”, tra l’altro in un momento in cui il regalo della Bce delle strette monetarie alle banche è chiaramente alle spalle e in cui i titoli del comparto potrebbero di conseguenza scontare la svolta di politica monetaria di Francoforte.
“Vendita azioni Commerzbank in modo market-friendly”
Per quanto riguarda il rapporto tra il debito pubblico e il Pil della Germania, la cifra è decisamente inferiore rispetto a quella dell’Italia: l’Ue prevede per questo anno un debito-Pil del 64%, in lieve rialzo rispetto al 63,6% del 2023.
Nel caso dell’Italia, dopo il 137,3% del 2023, la Commissione europea stima invece un boom ulteriore del debito-Pil fino al 141,7% entro il 2025.
Dal governo di Berlino è arrivata intanto la rassicurazione che la vendita delle azioni Commerzbank avverrà in modo “trasparente, non discriminatorio e market-friendly”.
Così Florian Toncar, vide ministro delle Finanze in Germania:
“L’ingresso del governo federale in Commerzbank nel 2008 e nel 2009 è stato importante per proteggere la stabilità del mercato finanziario nel momento della crisi bancaria” e, a questo punto, “la riduzione della quota del in Commerzbank è un segnale della solidità di Commerzbank e della Germania in quanto centro finanziario”.