UniCredit, il no di Scholz a Orcel su Commerzbank: “attacco ostile”. La risposta di Tajani e il titolo a Piazza Affari
Il dossier UniCredit-Commerzbank diventa un caso politico dopo il no fermo della Germania all’acquisizione del gruppo tedesco da parte della banca italiana guidata dal ceo Andrea Orcel.
Ieri il governo di Berlino ha detto chiaramente di non essere favorevole a un eventuale takeover del secondo istituto di credito, parlando chiaramente di un “attacco ostile di UniCredit contro Commerzbank”.
“Takeover e attacchi ostili non sono qualcosa di positivo per le banche. Ed è questo il motivo per cui il governo tedesco ha preso una posizione chiara in questa direzione e ha detto molto chiaramente di non ritenere un approccio appropriato in Europa e in Germania quello di cercare aggressivamente di acquistare società, utilizzando metodi ostili senza alcuna forma di cooperazione, di consultazione o di feedback”, ha detto il cancelliere tedesco Olaf Scholz.
Il cancelliere ha espresso la sua contrarietà alle mosse di Orcel ai giornalisti della Reuters, parlando da New York, nello stesso giorno – ieri, lunedì 23 settembre – in cui è arrivato un altro annuncio bomba da UniCredit che, con un comunicato, ha annunciato di essere salita al 21% di Commerzbank.
A dispetto di Berlino, un’apertura nei confronti di UniCredit è arrivata oggi dalla portavoce per gli Affari economici e finanziari della Commissione europea, Veerle Nuyts che, nel commentare quanto lamentato da Scholz, ha spiegato che eventuali restrizioni “alle libertà fondamentali” del mercato dell’Unione europea sono “consentite solo se proporzionate e fondate su interessi legittimi”.
Si tratta di restrizioni che dipendono da motivi, ha spiegato Nuyts, “esaustivamente elencati nei Trattati, come ragioni di sicurezza pubblica o di politica pubblica“, oppure si tratta di ragioni prevalenti nell’interesse generale, come sono state sviluppate dalla Corte europea di Giustizia”.
Le suddette restrizioni a deal del genere non possono essere invece “giustificate per motivi puramente economici”.
- UniCredit: titolo in rialzo a Piazza Affari dopo calo -3%
- Pasticcio di Stato tedesco, mentre Orcel aspetta verdetto Bce
- Il governo Meloni blinda UniCredit. Tajani risponde a Scholz
- Il no Opa di Orcel non convince la Germania
- UniCredit-Commerzbank: Orcel come Macron e Draghi
- No dall’ex Goldman Sachs. Valori distorti con aiuti Bce ai BTP
UniCredit: titolo in rialzo a Piazza Affari dopo calo -3%
Oggi il titolo UniCredit, che ieri aveva chiuso la sessione del Ftse Mib di Piazza Affari soffrendo un calo di oltre il 3%, è salito fino a oltre quota 37 euro, per poi ridurre i rialzi nelle contrattazioni del pomeriggio.
Alla borsa di Francoforte le azioni Commerzbank segnano un progresso superiore a +2%, salendo oltre i 15 euro.
Il no di Berlino a Orcel è arrivato dopo la nuova mossa annunciata da UniCredit che, nella giornata di ieri, ha reso noto di avere portato la sua quota in Commerzbank al di sopra del 10% – mossa che avrebbe bisogno dell’approvazione della Banca centrale europea – facendo shopping di una ulteriore partecipazione dell’11,5%.
Il nuovo pacchetto azionario rilevato da Piazza Gae Aulenti è andato ad aggiungersi alla quota del 9% già acquistata agli inizi di settembre, di cui il 4,5% dal governo di Berlino, in occasione dell’asta lanciata da quest’ultimo per iniziare a mettere in vendita la quota di controllo ancora detenuta nel gruppo, salvato nel 2008 con i soldi dei contribuenti tedeschi.
Pasticcio di Stato tedesco, mentre Orcel aspetta verdetto Bce
Un pasticcio di Stato tedesco, viene da dire visto che, con la decisione di fare cassa su Commerzbank, (come il governo Meloni su Mps-Monte dei Paschi di Siena), la Germania di Scholz ha praticamente consentito a UniCredit di iniziare la sua scalata nel capitale dell’istituto teutonico: a quanto pare, ha riportato Bloomberg, con l’aiuto di Barclays e Bank of America.
Per quanto riguarda l’acquisto dei titoli di CBK (Commerzbank) comunicato ieri, la banca italiana ha precisato che “il relativo regolamento in azioni (physical settlement) può avvenire solo subordinatamente all’ottenimento delle relative autorizzazioni”.
E’ necessario, dunque, l’ok della Bce, per rendere esecutivo il secondo atto di Orcel.
Tuttavia, se la Bce darà la sua approvazione, UniCredit diventerà con l’acquisto annunciato ieri il maggiore azionista di Commerzbank, scavalcando lo Stato tedesco, che detiene al momento una partecipazione pari al 12%.
Non è finita inoltre qui visto che, così come reso noto sempre ieri e come anticipato nei giorni scorsi dallo stesso Andrea Orcel, UniCredit ha presentato una istanza alla Bce per salire ulteriormente nel capitale del gruppo tedesco, fino al 30% circa.
Il governo Meloni blinda UniCredit. Tajani risponde a Scholz
Nel frattempo la reazione dell’Italia alle parole di Scholz non si è fatta attendere.
A esprimere la linea del governo Meloni, è stato ieri il ministro degli Esteri, leader di Forza Italia e vicepremier italiano Antonio Tajani, che si è detto sorpreso dalle parole proferite dal cancelliere.
“In Europa c’è il libero mercato, non capisco perchè quando qualcuno viene ad acquistare in Italia si dice che siamo in un sistema europeo moderno del mercato unico, se poi un italiano acquista fuori non è più nel mercato unico“, ha detto Tajani, a New York in occasione dell’Assemblea delle Nazioni Unite.
“Sono iniziative di privati, certamente, ma legittime, quindi non comprendo perchè dovrebbe essere un atto ostile quello di un’impresa italiana che acquista nel mercato europeo. Poi ci sono le norme dell’Unione bancaria, ci sono le norme europee, quindi mi pare che Unicredit le abbia rispettate”.
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Tajani ha definito di conseguenza le manovre di UniCredit in Commerzbank “più che legittime”.
Un articolo del Financial Times ha sottolineato inoltre che il governo Meloni è a favore dell’operazione di Piazza Gae Aulenti in Germania, a condizione che il quartiere generale di UniCredit rimanga in Italia.
Ma qual è stato il trend dei rispettivi titoli da quando UniCredit, l’11 settembre scorso, ha fatto il grande annuncio?
Nell’articolo “Olaf Scholz says Germany opposes a Commerzbank takeover“, l’FT ha ricordato che, da quando UniCredit ha annunciato la prima mossa l’11 settembre scorso, le azioni di Commerzbank sono balzate alla borsa di Francoforte del 24% circa.
Il titolo UniCredit viene anch’esso scambiato, sebbene i rialzi siano stati meno importanti della sua preda, a un valore più alto rispetto a quello precedente alla data della prima mossa.
Che la mossa di Orcel avesse irritato Berlino era stato chiaro fin da subito, con diversi articoli che avevano parlato del blitz di Piazza Gae Aulenti che aveva colto di sorpresa il governo Scholz, che aveva reso nota qualche settimana fa l’intenzione di liberarsi di quella partecipazione di maggioranza che possedeva ancora (e che ancora detiene, a meno che la Bce non darà il suo via libera al rastrellamento delle azioni annunciato ieri da UniCredit), nel capitale dell’istituto.
Il no Opa di Orcel non convince la Germania
Le rassicurazioni arrivate dal ceo Andrea Orcel che, in una intervista rilasciata al quotidiano Il Messaggero di qualche giorno fa aveva escluso il lancio di un’Opa, chiaramente non erano bastate, come ha dimostrato l’appello lanciato dai dipendenti di Commerzbank e dal secondo sindacato più grande della Germania, Ver.di.
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Tra l’altro il Financial Times ha riportato il commento di una fonte vicina ai vertici di Commerzbank, che si è detta perplessa sul modo in cui l’ultima mossa di UniCredit lanciata ieri possa essere coerente con le parole di Orcel, che ha detto di non voler fare nulla che vada contro il volere del governo tedesco.
Orcel ha detto chiaro e tondo di avere informato Berlino della sua posizione in Commerzank già prima di procedere all’acquisto del pacchetto azionario che ha portato la sua partecipazione al 9%, due settimane fa.
Alcuni funzionari del governo Scholz hanno riferito tuttavia al Financial Times di essere stati informati della manovra di UniCredit soltanto all’ultimo minuto, quando i giochi erano già fatti.
Un’altra fonte ha affermato inoltre che UniCredit ha lanciato ripetutamente un appello al governo tedesco per un incontro dopo aver acquisito la prima quota del 9% nella banca, vedendosi rifiutare puntualmente la richiesta.
Intanto la Germania sembra ritrovarsi unita nel suo no all’eventualità di una conquista di Commerzbank da parte di UniCredit, che lo stesso Orcel non ha mai negato essere tra i suoi obiettivi, fermo restando ovviamente il presentarsi di alcune condizioni, che facciano prima di tutto il bene degli azionisti di Piazza Gae Aulenti.
Ma Scholz non vuole sentire ragioni.
“Attacchi e takeover ostili non sono qualcosa di positivo per le banche, ed è per questo che il governo tedesco ha preso chiaramente una posizione”.
Un funzionario del governo tedesco ha rincarato inoltre la dose, riferendo all’FT che Berlino “sostiene la strategia di Commerzbank, che è orientata all’indipendenza“.
Ancora: “non siamo a favore di un takeover, e abbiamo informato UniCredit”.
UniCredit-Commerzbank: Orcel come Macron e Draghi
Ci si chiede a questo punto quale sarà il verdetto della vigilanza della Bce, a cui spetta l’ultima parola sul dossier UniCredit-Commerzbank, e che per questo si trova tra l’incudine e il martello.
La Banca centrale europea rischia, con una eventuale mossa volta a tutelare l’indipendenza di Commerzbank, di contraddirsi, dal momento che è stata tra le prime istituzioni a dirsi favorevole, se non a promuovere, la realizzazione di operazioni di fusioni e di acquisizioni cross border tra le banche europee: operazioni la cui attuazione finora è stata sempre ostacolata, come aveva detto qualche mese fa lo stesso amministratore delegato di UniCredit, riferendosi al mancato completamento di una Unione bancaria in Europa.
Alla fine di maggio di quest’anno, il ceo di UniCredit Andrea Orcel si era trovato d’accordo con quanto auspicato dal presidente francese Emmanuel Macron che, contattato dalla stampa a margine del summit “Choose France”, aveva promosso il lancio di transazioni M&A (mergers and acquisitions, fusioni e acquisizioni) tra le banche europee, rimarcando la necessità che l’Unione europea si dotasse di una vera Unione dei mercati dei capitali.
“E’ positivo che un grande leader europeo mostri l’impegno” a realizzare questa unione, aveva detto il numero uno di UniCredit, avvertendo che, se le regole non fossero cambiate, nessuno sarebbe stato “interessato ad andare oltre gli accordi nazionali, dal momento che così non è possibile realizzare sinergie”.
Con l’operazione lanciata su Commerzbank, il ceo Andrea Orcel si sta confermando praticamente pioniere e paladino delle fusioni cross border.
Ma la domanda è se la sua ambizione – mai nascosta – di creare una vera banca in Europa riuscirà a farsi realtà.
“Vogliamo diventare davvero una banca paneuropea“, aveva detto già nell’ottobre del 2022.
Tra l’altro l’interesse di UniCredit verso Commerzbank, va ricordato, non è neanche un mistero, né qualcosa di nuovo.
Il dossier UniCredit-Commerzbank si conferma dunque cruciale banco di prova per la Bce, che ha l’occasione di dimostrare il sostegno alle operazioni transfrontaliere tra le banche europee da essa continuamente rivendicato.
Lo stesso dossier metterà alla prova anche la volontà dell’Europa di seguire i consigli dell’ex presidente del Consiglio ed ex presidente della Bce Mario Draghi che, nel rapporto sulla competitività UE annunciato giorni fa, ha chiaramente invitato Bruxelles a impegnarsi per il completamento dell’Unione bancaria e dell’Unione dei mercati dei capitali.
Sulle banche nello specifico Draghi si è così espresso:
“L’UE dovrebbe inoltre valutare se l’attuale regolamentazione prudenziale, anche alla luce della possibile prossima attuazione di Basilea 3, sia adeguata ad avere un sistema bancario forte e competitivo a livello internazionale nell’UE. Un passo minimo verso il completamento dell‘Unione bancaria sarebbe creare una giurisdizione separata per le banche europee con importanti operazioni transfrontaliere, giurisdizione che sarebbe indipendente dal Paese dal punto di vista della regolamentazione, della vigilanza e della gestione delle crisi”.
Più volte un appello a favore dell’Unione bancaria è stato lanciato dalla stessa presidente della Bce, Christine Lagarde, e fin dai tempi in cui era direttrice del Fondo Monetario Internazionale (FMI).
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No dall’ex Goldman Sachs. Valori distorti con aiuti Bce ai BTP
Oltre a infiammare la politica, il caso UniCredit-Commerzbank sta facendo scattare sull’attenti la finanza mondiale, che guarda alla mossa di Orcel come al preludio di quella tanto attesa prima operazione di M&A cross border in Europa.
Qualcuno tuttavia non risparmia toni polemici, facendo entrare nel dibattito i BTP italiani e il ruolo della Bce, che ha blindato i titoli di stato italiani.
Si tratta di Robin Brooks , ex di Goldman Sachs e capo economista @IIF, ovvero dell’Instituite of International Finance che, con un post pubblicato su X ex Twitter, riaccende la polemica sugli aiuti che la Banca centrale europea ha dato ai BTP e dunque allo spread BTP-Bund, con i suoi vari bazooka monetari, in primis con il QE-Quantitative easing e, successivamente, con il PEPP-QE pandemico.
“La Germania deve dire no a UniCredit. Il no non mette a repentaglio l’Unione bancaria. Se la Bce non avesse messo periodicamente un tetto ai rendimenti dei BTP italiani, questi sarebbero stati più alti e il valore delle banche italiane decisamente più basso. Questa offerta è la conseguenza involontaria di quella distorsione”, ha scritto Robin Brooks.
A commentare l’ultima mossa di UniCredit sono stati anche gli analisti di Equita, che così hanno scritto, riferendosi alle nuove manovre con cui il ceo Andrea Orcel ha aumentato la sua posizione in Commerzbank al 21%:
“La mossa di UniCredit è inattesa in quanto in precedenti dichiarazioni il CEO Orcel aveva indicato l’intenzione di non incrementare la partecipazione nella banca tedesca, ragionevolmente con l’obiettivo di valutare se ci fosse spazio per orchestrare una operazione friendly. Questa mossa pone UniCredit in una posizione di maggiore forza relativa in eventuali interlocuzioni con le controparti, escludendo di fatto che altre banche possano intromettersi nella partita”.
“Dall’altro lato – avverte la SIM milanese – il rischio maggiore è quello di ridurre gli spazi di manovra per costruire un’operazione friendly, soprattutto alla luce delle posizioni espresse da diversi soggetti politici/sindacali in Germania che si sono ulteriormente rafforzate dopo l’incremento della quota in possesso a UniCredit”.