Intesa, Unicredit, Banco Bpm: banche italiane sempre più fan dei buyback
Buyback protagonisti a Piazza Affari, e non solo. I piani di riacquisto di azioni proprie vengono utilizzati sempre più di frequente dalle società per restituire valore agli stakeholder. Le banche, in particolare, stanno approfittando della liquidità accumulata con il rialzo dei tassi della Bce e l’aumento dei margini di interesse per fare incetta di azioni proprie. Tra queste, i colossi Intesa Sanpaolo e Unicredit, che stanno incrementando la distribuzione di valore agli azionisti, supportando la domanda di titoli e sostenendo le quotazioni in borsa. Ma c’è anche chi, come Banco Bpm, sfrutta il buyback per creare un tesoretto di azioni da destinare ai piani di incentivazione dei dipendenti.
L’aggiornamento sul piano di acquisto azioni proprie di Intesa
Lo scorso 3 giugno la banca guidata dal Ceo Carlo Messina ha avviato un programma di riacquisto di azioni proprie da 1,7 miliardi di euro, con un limite di 1 miliardo di azioni acquistabili. Il piano ha preso il via dopo aver ricevuto l’ok della Bce e degli azionisti dell’istituto.
Secondo l’ultimo aggiornamento, Intesa ha già riacquistato sul mercato 167.396.536 azioni, pari allo 0,92% del capitale sociale. Le operazioni sono avvenute ad un prezzo medio di 3,4761 euro, per un controvalore totale di quasi 582 milioni di euro.
Unicredit lancia la terza tranche del buyback
Anche Unicredit sta facendo largo utilizzo del buyback per garantire agli azionisti una remunerazione di prim’ordine, con un payout almeno pari al 90% dell’utile netto a partire dal 2024.
Ieri l’istituto guidato da Orcel ha lanciato la terza fase del programma di riacquisto di azioni proprie 2023, attraverso il quale intende ricomprare 1,5 miliardi di euro di azioni, dopo la seconda tranche da 1,6 miliardi e la prima da 2,5 miliardi.
Un maxi piano che si aggiunge ai €3 miliardi di dividendi distribuiti ad aprile, quando la banca ha staccato una cedola da 1,8029 euro, quasi il doppio rispetto all’anno precedente.
Banco BPM chiude prima fase programma per compensi ai dipendenti
Anche Banco BPM ha fatto ricorso a un programma di buyback, ma con una finalità diversa. Nell’assemblea del 18 aprile, infatti, i Soci hanno dato il via libera ad un piano di acquisto di azioni proprie a servizio dei compensi basati su azioni.
Alla conclusione della prima tranche del Programma, contando i titoli già in portafoglio, la banca gestita dall’Amministratore Delegato Giuseppe Castagna detiene direttamente 12.471.781 azioni proprie, pari allo 0,82% del capitale sociale.
Perché le società riacquistano azioni proprie
Le motivazioni che spingono le società a riacquistare azioni proprie sul mercato sono dunque molteplici. Le azioni acquistate possono essere annullate (come nel caso di Unicredit e Intesa) per ridurre il numero di titoli in circolazione e aumentare, di conseguenza, il loro valore.
Ma un piano di buyback può anche trasmettere fiducia al mercato e sostenere la domanda (e quindi i prezzi) nell’immediato, oppure creare una riserva di valore da utilizzare in eventuali operazioni di M&A.
Infine, come nel caso di Banco Bpm, permette di soddisfare i piani di incentivazione al management o ai dipendenti tramite la distribuzione di stock options al raggiungimenti di determinati target.
Altri esempi di buyback
I buyback vengono utilizzati da tempo e con successo all’estero, soprattutto negli Usa. In ambito finanziario, la società assicurativa Prudential Financial ha lanciato un programma di riacquisto di azioni proprie da 2 miliardi di dollari. Qualche mese fa, Apple ha sorpreso il mercato con un maxi buyback da 110 miliardi di dollari, il più grande di sempre per Wall Street, dando il via a una rimonta del titolo prima dell’annuncio delle novità sul fronte dell’intelligenza artificiale.
In Italia, oltre alle banche citate, negli ultimi giorni STMicroelectronics ha reso noto che intende lanciare un nuovo programma triennale da 1,10 miliardi di dollari, dopo aver terminato quello da 1,04 miliardi avviato nel 2021. Le azioni acquistate saranno utilizzate per far fronte a incentivi azionari ai dipendenti fino a 989 milioni di dollari e per la potenziale liquidazione di obbligazioni convertibili da 111 milioni di dollari.