Bank of Japan rassicura: “Stop rialzi tassi con mercati volatili”
La mossa della Bank of Japan di alzare i tassi, la scorsa settimana, ha contribuito secondo alcuni ad alimentare la volatilità sui mercati, insieme ai dati macro deboli sull’economia Usa, alcune trimestrali sottotono e le incertezze geopolitiche. Allo stesso modo, le rassicurazioni di questa mattina da parte di un alto esponente della BoJ, la banca centrale giapponese, hanno aiutato a rasserenare il clima, già in miglioramento nella seduta di ieri.
Uchida, vicegovernatore della Bank of Japan, rassicura i mercati
Stamani il vicegovernatore della Boj, Shinichi Uchida, ha inviato un segnale molto accomodante ai mercati, affermando che la banca centrale nipponica si asterrà dall’aumentare ancora i tassi in fasi di instabilità del mercato.
“Credo che per il momento la BoJ debba mantenere l’allentamento monetario con l’attuale tasso di interesse di riferimento, visti gli sviluppi estremamente volatili nei mercati finanziari e dei capitali, in patria e all’estero”, ha affermato il funzionario.
Yen in flessione rispetto al dollaro
Le dichiarazioni di Uchida, le prime di un responsabile della BoJ dalla riunione del 31 luglio, arrivano dopo le enormi oscillazioni registrate dall’azionario giapponese negli ultimi giorni. Il Nikkei 225, già in calo del 2,5% giovedì e del 5,8% venerdì, ha perso il 12,4% nella seduta di lunedì, mettendo a segno il peggior crollo dal Black Monday del 1987, per poi recuperare il 10,2% ieri (maggior rialzo di sempre) e l’1,2% nella sessione odierna.
La rimonta è stata favorita anche da un indebolimento dello yen, che tendenzialmente ha ripercussioni positive sull’indice nipponico vista l’elevata presenza di aziende esportatrici che vengono favorite da una valuta locale più competitiva.
Le parole del vicegovernatore hanno consentito al dollaro/yen di risalire oltre quota 147, dopo che venerdì, in scia ai dati americani sul mercato del lavoro, aveva toccato un minimo di 141,7 tornando sui livelli di inizio anno. Appena un mese fa, il cambio viaggiava sopra la soglia dei 160 yen per dollaro.
La BoJ affossa il carry trade
La mossa restrittiva della BoJ – che ha alzato i tassi allo 0,25% e annunciato una riduzione degli acquisti di obbligazioni – hanno avuto conseguenze sconvolgenti anche per il carry trade, uno dei pilastri per molti fondi globali.
Questa pratica consiste nel prendere a prestito fondi dove i tassi sono estremamente bassi per investire in asset di altri Stati con rendimenti molto più elevati, ad esempio nei Paesi emergenti o negli Usa.
Queste operazioni sono divenute molto popolari tra gli investitori, grazie alla volatilità storicamente bassa e alla prospettiva di tassi bassi ancora per lungo tempo in Giappone. Tuttavia, l’apprezzamento dello yen nei confronti del dollaro ha scombinato i piani, trasformando molte di queste operazioni da scommesse vincenti a perdenti. E secondo JPMorgan, lo smobilizzo delle operazioni di carry trade tra gli investitori speculativi è completato solo al 50-60%, quindi non è da escludere ulteriore volatilità nelle prossime sedute.
Bank of Japan cauta su prossimi rialzi tassi
Uchida ha imputato i recenti scossoni ai timori per le prospettive di crescita degli Stati Uniti e ai movimenti dello yen, determinati dal rialzo dei tassi in Giappone. Ha inoltre ribadito che la BoJ considererà attentamente lo stato dei mercati finanziari nelle future decisioni sulla politica dei tassi.
Secondo il vice di Kazuo Ueda, le autorità nipponiche possono permettersi di aspettare che i mercati si calmino prima di prendere qualsiasi decisione. “Al contrario di Europa e Stati Uniti, l’economia giapponese non si trova in una situazione in cui la banca rischia di rimanere indietro se non aumenta i tassi ad un certo ritmo”.
Le aspettative sui tassi di interesse implicite negli swap indicano che un aumento dei tassi di 25 bp entro fine anno ha una probabilità del 20%, in calo rispetto al 60% della scorsa settimana.
In ogni caso, secondo gli analisti, è prematuro supporre che non ci sarà alcun aumento dei tassi di interesse prima della fine 2024, poiché dipenderà dai mercati e dalle tendenze economiche in Giappone e negli Stati Uniti.