Notizie Notizie Mondo Banche Centrali Tassi Fed e inflazione Usa, Powell taglia o no? La frase che convince i trader. E la stoccata a Trump

Tassi Fed e inflazione Usa, Powell taglia o no? La frase che convince i trader. E la stoccata a Trump

1 Agosto 2024 11:14

Come da attese, nella giornata di ieri, mercoledì 31 luglio, la Fed di Jerome Powell ha lasciato i tassi sui fed funds Usa invariati al range compreso tra il 5,25% e il 5,5%, al record degli ultimi 23 anni.

Powell ha tuttavia proferito finalmente la frase tanto agognata dai mercati (e dai consumatori americani, tuttora alle prese con rate sui mutui alte):

se le condizioni economiche daranno il via libera, confermando il processo disinflazionistico in corso, ovvero il rallentamento del tasso di inflazione degli Stati Uniti verso il target del 2%, la Fed taglierà i tassi nella prossima riunione di settembre.

Taglio tassi Fed a settembre? La risposta di Jerome Powell

Settembre è il mese su cui i trader avevano scommesso, prima della riunione del Fomc, per vedere annunciare dalla Federal Reserve Bank il primo taglio dei tassi di interesse Usa dal 2020, anno in cui è esplosa la pandemia del Covid-19. Primo taglio anche dopo la sfilza delle strette monetarie che la banca centrale, così come la Bce di Christine Lagarde, è stata costretta a lanciare nel 2022, per contrastare l’impennata dell’inflazione a livelli record, successiva al reopening dell’economia globale dai lockdown imposti duranti la pandemia del coronavirus e, più tardi, all’esplosione della guerra nell’Ucraina invasa dalla Russia.

Fed: ultimi dati hanno aumentato la nostra fiducia

La frase magica proferita da Powell, che ha portato lo S&P 500 e il Nasdaq Composite ad archiviare la migliore sessione dal mese di febbraio, è stata la seguente:

“L’impressione della Commissione (Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed) è che l’economia (Usa) si stia avvicinando al punto in cui sarebbe appropriato tagliare i tassi. L’interrogativo sarà se la totalità dei dati, l’evoluzione dell’outlook e il bilanciamento dei rischi saranno coerenti con la (nostra) crescente fiducia nei confronti dell’inflazione e con un mercato del lavoro che si confermerà solido. Se questo obiettivo sarà soddisfatto, una riduzione dei nostri tassi di interesse potrebbe essere sul tavolo già a partire dal prossimo meeting di settembre”.

Questo non vuol dire che il dado sia tratto, ha precisato il numero uno della Fed, ribadendo che la banca centrale non taglierà i tassi di interesse fino a quando non sarà più fiduciosa nel fatto che l’inflazione si stia muovendo “in modo sostenibile” verso il target del 2%.

Ma è vero che “i dati sull’inflazione relativi al secondo trimestre hanno aumentato la nostra fiducia, e che altri dati positivi la rafforzerebbero ulteriormente”.

Powell si è riferito al trend degli ultimi indicatori macro, che hanno confermato il rallentamento del trend dei prezzi negli Stati Uniti:

per la precisione, prima l’indice dei prezzi al consumo di giugno, che ha dato ottime indicazioni, presentando addirittura un segno meno.

Poi, la prova del nove arrivata con il dato parametro preferito dalla Fed per monitorare il trend dell’inflazione, ovvero il PCE core (che non ha convinto tuttavia su tutti i fronti).

Già nelle ultime settimane, da Powell erano arrivate indicazioni tra l’altro più dovish sui tassi.

Fed teme ora erosione mercato lavoro Usa? In arrivo dato clou

Per quanto riguarda il mercato del lavoro degli Stati Uniti, il presidente della Federal Reserve ha allontanato inoltre i timori che la crescita dell’occupazione sia di ostacolo all’allentamento della restrizione monetaria.

Non credo che il mercato del lavoro, allo stato attuale, rappresenti una probabile fonte di pressioni inflazionistiche significative “.

Anzi, ha precisato il banchiere centrale, “non vorrei assistere a un ulteriore significativo indebolimento del mercato del lavoro”.

La risposta a Trump: decisioni tassi assolutamente apolitiche

Non è mancata neanche una stoccata, seppur implicita, al candidato repubblicano alle elezioni presidenziali Usa ed ex presidente Donald Trump che, in una intervista recentemente pubblicata da Bloomberg, ha praticamente minacciato Powell, invitando tra l’altro il numero uno della Fed a non tagliare i tassi prima dell’Election Day del prossimo 5 novembre.

LEGGI ANCHE

Trump avverte la Fed: ‘niente tagli tassi prima delle elezioni Usa’. A Powell: potrà restare, ma faccia la cosa giusta

Tassi Fed e inflazione Usa: manca poco ad annuncio Powell. Quando e quanti tagli nel 2024: l’alert della ‘nuova’ colomba

La prossima decisione sui tassi nel mese di settembre, ha assicurato Powell nella conferenza stampa seguita all’annuncio sui tassi da parte del Fomc, sarà “assolutamente” una scelta apolitica.

Allo stesso tempo, Powell ha optato per la cautela, avvertendo che non è neanche sicuro che un taglio dei tassi avvenga in occasione del prossimo meeting (dunque prima dell’Election Day).

In ogni caso, “non utilizziamo mai i nostri strumenti per sostenere o per opporci a un partito politico, a un politico o a qualsiasi risultato politico”, ha tenuto a precisare il banchiere.

Taglio 50 punti base? Powell frena

Il timoniere della Fed ha anche escluso che il prossimo taglio tanto agognato dai mercati sia pari a 50 punti base, affermando che una riduzione di una tale portata “non è qualcosa a cui stiamo pensando in questo momento” e ricordando che eventuali ulteriori riduzioni ai tassi, nei meeting successivi, dipenderanno anch’essi dai dati macro.

Parola ‘settembre’ porta S&P 500 e Nasdaq a chiudere seduta migliore da febbraio

A Wall Street è bastata tuttavia la parola “settembre” per brindare all’esito della riunione della Fed, almeno per quanto riguarda lo S&P 500 e il Nasdaq Composite, che hanno riportato la sessione migliore dallo scorso febbraio.

Lo S&P 500 è balzato dell’1,58% a 5.522,30 punti, mentre il Nasdaq Composite ha segnato un rally del 2,64% a 17.599,40 punti.

Il Dow Jones Industrial Average è avanzato di 99,46 punti, o dello 0,24%, a 40.842,79 punti.

Il prossimo meeting del Fomc cadrà il 17-18 settembre.

Prima di quella riunione, Powell parlerà ancora in occasione del simposio di Jackson Hole, in calendario alla fine di agosto.

Fed pronta a tagliare? Cosa dicono dati inflazione e lavoro Usa

Tornando a quanto proferito nel corso della conferenza stampa successiva all’annuncio di ieri del Fomc sui tassi, Jerome Powell ha fatto notare i profondi cambiamenti avvenuti nell’economia Usa che, lo scorso anno, “era del tutto diversa” rispetto a quella attuale.

I fondamentali economici degli Stati Uniti segnalano infatti ora un aumento del tasso di disoccupazione e un’inflazione che ha abbassato la testa in modo significativo, al punto che la Fed guarda con attenzione al rischio di una forte erosione, in particolare, del mercato del lavoro:

“Stiamo guardando (a questo rischio) in modo molto attento”, anche se in questo momento il tasso di disoccupazione ancora basso, così come il livello contenuto dei licenziamenti, suggeriscono una fase di “normalizzazione per il mercato del lavoro Usa”.

“La domanda che continuiamo a porci è la seguente: come far sì che questa situazione permanga?”

Al momento il contesto è tale da permettere alla Fed di valutare in modo più equilibrato il trend dei prezzi e del mercato del lavoro.

Domani report occupazionale Usa. Cosa è emerso dal report ADP

In dirittura di arrivo è il report occupazionale degli Stati Uniti, che sarà reso noto domani, alle 14.30 ora italiana.

Una indicazione confortante ai fini di un imminente taglio dei tassi è arrivata ieri, con la pubblicazione del rapporto ADP, relativo all’occupazione del settore privato.

Dal rapporto è emerso che, nel mese di luglio, le aziende americane hanno aumentato le buste paga di appena 122.000 unità, al ritmo più basso da gennaio e al di sotto della crescita di 155.000 nuovi posti di lavoro di giugno.

Gli economisti interpellati da Dow Jones avevano previsto un aumento di 150.000 buste paga.

Emersa anche un’indicazione positiva relativa al trend dell’inflazione, ovvero il rallentamento del tasso di crescita dei salari degli occupati, che è salito il mese scorso del 4,8% su base annua, al ritmo più lento dal luglio del 2021 e in calo dello 0,1% rispetto al mese di giugno, dando un altro via libera a un taglio dei tassi da parte della Fed.

Tassi Fed: le previsioni di JPMorgan e del re dei bond Gundlach

Le parole di Powell sono state convincenti al punto che, per gli analisti di JPMorgan, esiste a questo punto la possibilità che la Federal Reserve tagli i tassi in ciascuno dei meeting del Fomc in calendario fino alla fine dell’anno, “se la disoccupazione continuerà a peggiorare”.

Jamie Patton, co-responsabile della divisione dei tassi globali presso la società di gestione degli asset TCW, ha  ricordato inoltre che Powell ha detto che almeno un esponente del Fomc, in occasione di questa ultima riunione, si è mostrato d’accordo a tagliare i tassi:

“Si è trattato di un grande segnale: se la Fed ha parlato seriamente della possibilità o meno di procedere a luglio, settembre sembra una cosa fatta, a meno che non succeda qualcosa di pazzesco tra oggi e quel momento”, ha detto Patton.

La Fed si è beccata inoltre un monito dal re dei bond Jeffrey Gundlach che, nel commentare l’esito della riunione del Fomc terminata ieri, ha detto di credere, “francamente, che (la banca centrale) avrebbe dovuto tagliare i tassi ieri”.

Gundlach ha aggiunto che la Federal Reserve, a questo punto, ha “molto spazio per tagliare i tassi di interesse di breve periodo”, tanto che il suo outlook è di “150 punti base di tagli, certamente in un anno a partire da questo momento”.

In questo contesto, ha aggiunto quella che si conferma tra le voci più ascoltate nel mondo dell’alta finanza, “credo che gli asset sicuri su cui puntare siano i Treasury (titoli di stato Usa) a 2,3, 5 anni”.

Gundlach ha anche detto di ritenere che, in futuro, “diremo che ci sarà stata una recessione nel settembre del 2024″, sottolineando di non essere dell’idea che “l’economia (Usa)” sia “così forte”, come si dice invece da un po’ di tempo.

Di seguito, il commento di altri analisti.

AllianceBernstein: ma fiducia Fomc non è ancora sufficiente

Nel fare riferimento a quanto detto da Powell in conferenza stampa Eric Winograd, US Economist di AllianceBernstein, ha fatto notare che, “da un lato, il presidente ha riconosciuto che la fase di allentamento si sta avvicinando; dall’altro, la commissione non ha ancora abbastanza fiducia per procedere”.

“Powell ha specificato che la Fed sarà ‘dipendente dai dati, non da singoli indicatori'”, ha spiegato Winobgrad, “ma la definizione dei requisiti necessari per tagliare i tassi resta (volutamente) vaga; non c’è un benchmark numerico specifico da raggiungere. Detto ciò, i membri del comitato si sono detti chiaramente soddisfatti dei dati emersi nelle ultime settimane, precisando che hanno bisogno di vedere ancora qualche segnale positivo in più”.

Di conseguenza, “penso che solo una netta sorpresa al rialzo nei dati sull’inflazione, tra ieri e la riunione del 18 settembre, potrebbe impedire alla commissione di tagliare a settembre; altrimenti, è probabile che la prossima riunione darà avvio alla riduzione dei tassi”.

Di fatto “nulla di quanto dichiarato ieri, né nel comunicato, né in conferenza stampa, dovrebbe cambiare le aspettative in termini di politica monetaria, né influenzare significativamente il mercato”.

Vero è che “mancano sette settimane alla prossima riunione della Fed, durante le quali verranno pubblicati altri due rapporti sull’occupazione e due sull’inflazione”.

Dunque, “questi dati ci daranno indicazioni più precise sulla direzione futura della politica monetaria rispetto a quanto emerso ieri”.

RBC BlueRay: Fed verso tono più equilibrato

Neil Sun, BlueBay Portfolio Manager, RBC BlueBay, ha fatto riferimento a quanto emerso dal comunicato rilasciato dal Fomc, nell’annunciare di aver lasciato i tassi sui fed funds Usa invariati.

“Nella sua dichiarazione, il Comitato ha riconosciuto ulteriori progressi sul fronte dell’inflazione e ha riconosciuto l’attenuazione della tendenza del mercato del lavoro, affermando che il tasso di disoccupazione è aumentato ma rimane basso. Ciò che ha attirato l’attenzione degli investitori è stato il cambiamento di linguaggio, che ha portato a prestare attenzione ai “rischi per entrambi gli aspetti” del duplice mandato, rispetto a quanto fatto in precedenza per l’inflazione”.

Dunque, “evidenziando un trend di raffreddamento del mercato del lavoro, la Fed sembra orientarsi verso un tono più equilibrato che contribuisce a gettare le basi per un taglio dei tassi a settembre”.

Il gestore ha riassunto poi la reazione dei mercati:

“i titoli azionari sono saliti, mentre i rendimenti dei Treasury sono scesi, grazie al fatto che il presidente Powell è sembrato più soddisfatto dei recenti sviluppi sul fronte dell’inflazione e del mercato del lavoro”.

“In prospettiva – ha ricordato l’esperto – da qui alla riunione di settembre ci saranno altre due pubblicazioni dei dati sull’inflazione CPI e tre serie di dati sui salari“.

In ogni caso, ha rilevato Sun, “durante la conferenza stampa, Powell ha riconosciuto che uno scenario con dati in linea o un’ulteriore moderazione dell’inflazione e dell’occupazione dovrebbero rafforzare la fiducia del Comitato nel procedere con i tagli nel 2024“.

Di conseguenza, RBC BlueBay rimane dell’idea “che siano possibili 1-2 tagli quest’anno, con la prima riduzione dei tassi a partire da settembre. Più in là, pensiamo che il mercato stia scontando troppi tagli entro la fine del 2025, dato che l’economia statunitense continua a evitare la recessione e l’inflazione rimane intorno al 3%”.

eToro: buy sul Russell 2000, indice da monitorare

Anche Bret Kenwell, US Investment analyst di eToro, ha messo in evidenza la reazione dei mercati all’annuncio sui tassi della Fed e alle dichiarazioni di Jerome Powell:

“Come previsto, la Fed ha mantenuto i tassi fermi nella riunione di luglio. Ma soprattutto, il presidente Powell ha delineato una tabella di marcia per un taglio dei tassi a settembre, affermando che ‘potrebbe essere sul tavolo’, a condizione che i dati rimangano favorevoli, come negli ultimi mesi. Se l’inflazione non fa scherzi, un taglio a settembre è un’aspettativa ragionevole”.

Kenwell si è soffermato sul “cambiamento nel tono della Fed. Mentre l’obiettivo principale della Fed è stato quello di riportare l’inflazione al target del 2%, la sua attenzione si sta spostando sul mercato del lavoro – e giustamente – dato che il mercato dell’occupazione si è ammorbidito negli ultimi mesi”.

Positiva la reazione di Wall Street:

“I titoli azionari hanno reagito positivamente all’aggiornamento della Fed, in particolare le small cap. Il Russell 2000 ha toccato nuovi massimi di 52 settimane, con un aumento di oltre il 10% nel solo mese di luglio”.

“La riduzione dei tassi può continuare a fungere da catalizzatore positivo per questo gruppo – ha detto Kenwell, sostenendo dunque la narrativa della rotazione in atto dai titoli tecnologici alle small cap che si è concretizzata in diverse occasioni nell’ultimo periodo”.

A suo avviso, l’indice Russell merita dunque di essere monitorato:

“Dal 1979, quando il Russell 2000 guadagna il 10% o più in un dato mese, sei mesi è più alto nel 90% dei casi, con un rendimento medio dell’11,4%”.