Notizie Notizie Mondo JPMorgan AM: altro che BTP e bond euro. A preoccupare sono i Treasury con alert deficit-debito Usa

JPMorgan AM: altro che BTP e bond euro. A preoccupare sono i Treasury con alert deficit-debito Usa

12 Giugno 2024 15:00

BTP, OAT e altri bond dell’area euro ostaggio oggi della Fed di Jerome Powell: più precisamente del trend dei tassi dei Treasury, ovvero dei titoli di stato Usa, e della loro reazione prima all’annuncio del dato relativo all’inflazione Usa, poi alla decisione sui tassi che sarà annunciata dal Fomc, il braccio di politica monetaria della banca centrale americana.

A condizionare il trend dei bond sovrani dell’area euro non sono infatti ‘soltanto’ i risultati delle elezioni europee e le dichiarazioni che arrivano dalla Bce, dopo il recente primo taglio dei tassi dell’area euro dall’era Draghi.

Market mover dell’obbligazionario, così come dell’azionario, è quanto emerge oggi dalla grande doppia novità, che avrà ripercussioni immediate sulla carta americana e su quella del resto del mondo.

Più volte, infatti, i dati sull’inflazione Usa e i vari annunci della Fed hanno dettato legge ai mercati (e alla Bce).

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Ma in ottica di investimenti, in questo anno non solo di elezioni europee (e di imminenti elezioni anticipate in Francia dopo l’annuncio del presidente francese Emmanuel Macron) così come anche dell’Election Day negli Stati Uniti, su cosa puntare?

Meglio i Treasury Usa o i bond dell’area euro, che sono stati tartassati non poco in queste ultime sessioni, a seguito della diffusione dei risultati del voto in Europa?

La risposta la dà Karen Ward, responsabile strategist della divisione di mercati per l’EMEA (Europa, Medio Oriente, Africa) di JPMorgan Asset Management.

JPMorgan AM: bond europei ancora più sicuri rispetto al debito Usa

“In a year of elections, European bonds still seem a safer bet than US debt”: è questo il titolo dell’articolo firmato da Karen Ward e pubblicato sul Financial Times. Ovvero: ‘Nell’anno delle elezioni, i bond europei sembrano ancora una scommessa più sicura rispetto a quella sul debito Usa”.

Ward commenta l’ansia per i titoli di stato francesi, ma anche per i BTP, che ha portato  i rendimenti di Francia e Italia a schizzare a livelli record degli ultimi mesi, facendo salire ai massimi degli ultimi anni i rispettivi spread OAT-Bund e BTP-Bund.

La strategist non si è lasciata tuttavia impressionare dal trend dei bond dell’area euro, concentrando nell’articolo la sua view sui titoli di stato americani, ovvero sui Treasury.

Certo, il timore che i mercati hanno manifestato guardando alla Francia è stato considerato giustificato.

Diverso il caso dei BTP dell’Italia e dei Bonos della Spagna.

La strategist di JPMorgan AM ha iniziato l’articolo pubblicato sul Financial Times sottolineando che, “con gli elettori che stanno decidendo in Occidente i governi che desiderano, gli investitori che puntano sulle obbligazioni devono anche scegliere quali debiti governativi intendano detenere. E se debbano chiedere un ulteriore premio per i rischi politici di più lungo termine” connessi a questi titoli di stato”.

Elezioni europee: “chi ha vinto non vuole la fine dell’Ue”

Nel caso delle elezioni europee, ha spiegato Ward, il voto ha messo in evidenza “uno spostamento ancora più a destra di quanto fosse stato anticipato” e “il risultato è stato così significativo in Francia che il presidente Emmanuel Macron ha convocato le elezioni legislative”.

Questa situazione, ha ammesso la strategist di JPMorgan AM, desta qualche preoccupazione, visto che “per gli investitori ancora perseguitati dal ricordo della crisi dei debiti sovrani del 2011-12, un qualsiasi sconvolgimento elettorale in Europa è un po’ sconvolgente. Ma – ed è questo il consiglio di Ward – bisogna vedere le cose in prospettiva”. E “un fattore cruciale è che i partiti che tendono a destra e che hanno guadagnato consensi non invocano la fine dell’Ue“.

Piuttosto, il filo comune è rappresentato da questioni che riguardano “l’immigrazione e le politiche sui cambiamenti climatici” che, a loro avviso, “stanno danneggiando le industrie domestiche”.

E’ inoltre probabile che “l’elettorato francese sia stato conquistato dalla contrarietà che Marine Le Pen ha mostrato verso l’ipotesi di alzare l’età pensionabile”.  Certo, è “comprensibile” secondo la strategist che gli investitori che puntano sui bond si stiano ponendo interrogativi “sulla direzione fiscale della Francia”, scaricando i bond francesi e facendo salire così i rendimenti.

Ma “nel caso della Spagna e dell’Italia, la pressione che i mercati stanno esercitando sui rendimenti ha fondamenta più deboli”.

“E in generale – è questa la sentenza- sono più positiva sull’outlook dei bond europei che su quello dei Treasuries Usa, in un momento in cui ci avviciniamo alle elezioni Usa di novembre”.

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Paura per bond Usa? JPMorgan cita logica America First. Biden VS Trump

La strategist di JPMorgan Asset Management ha lanciato praticamente un alert sul rischio di promesse e decisioni di stampo sovranista negli Stati Uniti, citando lo slogan storico dell’ex presidente americano Donald Trump, “America First”, su cui ora, a suo avviso, lo stesso attuale presidente  Joe Biden starebbe facendo leva nella speranza di vincere alle elezioni Usa e di essere riconfermato alla Casa Bianca.

Sebbene ci sia ancora molto da apprendere sulle strategie di Joe Biden e di Donald Trump, in entrambi i casi si tratta di strategie in stile America-first, volte a frenare l’immigrazione e ad alzare i dazi sulle importazioni al fine di promuovere il ‘reshoring’, ovvero il ritorno di posti di lavoro americani al popolo americano”.

Ma “il problema” in questo caso “è che non sembra che ci siano molti cittadini americani che stanno cercando un posto di lavoro”.

“Il tasso di disoccupazione è al record minimo (sebbene in rialzo al 4%, stando a quanto emerso dall’ultimo report sull’occupazione Usa). L’economia Usa continua a soddisfare il boom della domanda di lavoro esploso a seguito della pandemia grazie all’immigrazione massiccia. Senza i 3,7 milioni di lavoratori migranti in più arrivati dal 2020, gli Stati Uniti molto probabilmente sarebbero alle prese con un tasso di inflazione e con tassi di interesse più alti”.

Di conseguenza, queste politiche (di Trump e Biden), che partono dalla logica di “America First” rischiano di scatenare di nuovo i timori sull’inflazione”, dopo che “i mercati sono stati già costretti a ridurre in modo considerevole le aspettative su tassi di interesse più bassi dalla Federal Reserve Usa nel corso di quest’anno, visto che l’inflazione si è confermata persistente”.

E “se la domanda è resiliente, dazi e misure diffuse contro i migranti potrebbero riaccendere il dibattito sulla possibilità che la prossima mossa sui tassi da parte della Fed sia al rialzo”, scenario che i mercati stanno tra l’altro paventando da un po’.

I temi tassi Usa e inflazione si confermano market mover per eccellenza proprio nella giornata di oggi, con il doppio annuncio relativo al trend dellindice dei prezzi al consumo di maggio, in attesa delle parole del presidente della banca centrale Usa nel Fed-Day.

JPMorgan e l’alert su debito-deficit Usa

Detto questo, ha avvertito Ward, “non sono tanto le politiche di breve termine che mi stanno rendendo più cauta nei confronti dei Treasury Usa. Piuttosto, è la discussione più ampia o, più esattamente, l’assenza di un dibattito sui livelli in crescita del debito degli Stati Uniti e della sua traiettoria”.

JPMorgan Asset Management conferma praticamente una verità che nel caso dell’Italia si è più volte concretizzata: la prudenza aumenta nel momento in cui i governi di riferimento non affrontano in modo serio il tema del debito pubblico e la sua stessa traiettoria.

Nel caso degli Stati Uniti, ricorda la responsabile strategist della divisione EMEA del colosso americano, il deficit è pari al 6%:

“Questo livello sarebbe comprensibile in un periodo di debolezza economica temporanea. Ma l’economia Usa sta attraversando una fase di boom. La metà circa di questo deficit si spiega con il fatto che il governo Usa, così come altri governi, si trova a pagare molti più interessi sul debito esistente”, in un contesto in cui “è improbabile che i fattori che avevano depresso la domanda globale e i tassi di interesse – come il deleveraging del settore privato e il Quantitative easing – tornino  a salvare la situazione”.

In poche parole, per Karen Ward la piaga degli Stati Uniti porta il nome di spesa per interessi sul debito:

la stessa che affligge l’Italia e di cui si torna a parlare puntualmente ogni volta che si affronta la spina del debito pubblico monstre made in Italy. E la stessa che in tempi di più inflazione e di rialzi dei tassi da parte della Bce di Christine Lagarde è balzata a causa della necessità da parte dell’Italia, diventata tra l’altro orfana del QE della Bce, di rifinanziare il proprio debito a tassi più alti. Il problema non è tuttavia certo una prerogativa dell’Italia: sono sempre di più le economie sfiancate dalla spina dei conti pubblici in rosso.

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L’altra metà del deficit Usa, ha continuato Karen Ward nell’articolo pubblicato sul Financial Times, è di natura strutturale, e riguarda il fatto che le entrate fiscali sono inferiori alle spese, “a causa soprattutto dei tagli alle tasse che sono stati lanciati da Trump durante la sua presidenza”.

Viene ricordato tra l’altro che Trump ha intenzione di estendere questi tagli alle tasse e che, “sulla base delle ultime stime dell’Ufficio di Budget del Congresso Usa, il deficit salirebbe (negli Usa) fino al 7% del Pil, e il debito-Pil fino al 124% nel prossimo decennio, sempre se l’economia continuasse a performare bene”.

In caso di “recessione, di bailout finanziari, o di altri shock imprevedibili”, è l’avvertimento di JPMorgan, i numeri potrebbero essere invece ben superiori.

Crisi debito Usa come alta tensione sui bond UK con governo Truss?

L’articolo di Karen Ward si conclude con un interrogativo che riporta alla mente il triste precedente del governo UK di Liz Truss:

Potrebbe un presidente americano far fronte a una crisi dei bond simile a quella che ha dovuto affrontare l’ex premier britannica Liz Truss? Lo status di dollaro come riserva valutaria numero al mondo suggerisce che forse la risposta è ‘no'”.

La strategist di JPMorgan ricorda infatti che sono molti gli investitori che devono acquistare Treasury Usa grazie a “questo privilegio”. E’ tuttavia possibile, secondo la strategist di JPM, che gli Stati Uniti si stiano cullando sugli allori.

Inoltre “quale livello di debito è davvero eccessivo? Nessuno lo sa – ha concluso Ward – Quello che so è che i rischi stanno aumentando e che il premio sul rischio – il compenso da pagare per la presenza di questi rischi – non è abbastanza alto. Ed è inutile dire che un qualsiasi dubbio (su questi fattori) potrebbe mettere alla prova il dollaro, così come il mercato dei Treasury”.

Inoltre, “gli altri mercati dei bond (dunque BTP, Bund, OAT) non saranno immuni alla volatilità del mercato americano”.

JPMorgan Asset Management sceglie comunque i titoli di stato dell’Europa:

Sono ancora incline a cercare rifugio nei mercati dei bond governativi europei, che ha fatto tesoro del ‘fiscal largesse'”.

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