Notizie Notizie Mondo Banche Centrali Bce e tagli tassi: la Fed detta legge a dispetto di Lagarde. Lo dicono i mercati

Bce e tagli tassi: la Fed detta legge a dispetto di Lagarde. Lo dicono i mercati

Pubblicato 5 Giugno 2024 Aggiornato 6 Giugno 2024 06:52

Un taglio dei tassi a giugno, e poi? Alla vigilia del grande annuncio sui tassi della Bce di domani strategist, analisti ed economisti mettono in evidenza i diversi fattori che condizioneranno le scelte di Christine Lagarde, numero uno della Banca centrale europea.

Tra questi, spicca il ruolo dei tassi Usa, dunque della Fed.

La discesa dei rendimenti dei titoli di stato dell’area euro sta proseguendo di fatto sulla scia del calo dei rendimenti dei Treasury, che dettano ancora legge.

Tassi Treasury continuano a contagiare BTP e bond euro

Dopo essere schizzati al di sopra della soglia psicologica del 4,6% la scorsa settimana, i tassi decennali Usa sono scesi in modo significativo, guardando alle indicazioni arrivate venerdì scorso dal parametro preferito dalla Fed per monitorare il trend dell’inflazione Usa, ovvero il Pce core .

I buy sulla carta Usa hanno avuto un effetto domino sui titoli di stato dell’area euro che, nelle ultime sessioni, più che essere proiettati verso la riunione di domani della Bce, sono stati condizionati dalle varie ipotesi sull’esito del meeting di luglio della stessa banca centrale e dalla possibilità che, dopo tutto, a dispetto dell’inflazione persistente, la Fed di Jerome Powell i tassi li taglierà.

Era stata infatti la prospettiva di una Fed con le mani legate, impossibilitata a sforbiciare il costo del denaro Usa anche soltanto una volta nel corso del 2024, a far salire nelle ultime settimane e negli ultimi mesi i tassi non solo dei Treasury, ma anche dei BTP, dei Bund e di altri bond sovrani.

Per quanto Lagarde avesse sbandierato in occasione dell’ultimo meeting del Consiglio direttivo della Bce l’indipendenza della banca centrale europea, i mercati hanno continuato a sposare in queste ultime settimane la narrativa di una politica monetaria di Francoforte indissolubilmente legata a quella della Fed, a causa del rapporto euro-dollaro e del rischio di assistere in Europa al fenomeno dell’inflazione importata.

Secondo questa narrativa, una carrellata di tagli dei tassi da parte della Bce di Lagarde che si accompagnasse a un nulla di fatto della Fed, zavorrerebbe il valore dell’euro nei confronti del dollaro, rendendo più alti i prezzi dei beni importati dai paesi euro. E, dunque, riportando lo spettro di una inflazione che, tra l’altro, tuttora mostra segnali di persistenza.

Nel tagliare troppo i tassi rispetto al collega Powell, Lagarde finirebbe per vanificare gli sforzi fatti  fino a settembre 2023 a colpi di rialzi dei tassi, per affossare l’impennata dell’inflazione.

In poche parole, una inflazione degli Stati Uniti incapace di essere imbrigliata legherebbe le mani non solo alla Fed, ma anche alla Bce.

Inflazione Usa e dati lavoro riaccendono scommesse taglio tassi Fed

Si comprende così come il dato relativo all’inflazione Usa diramato venerdì scorso sia riuscito a placare le ansie presenti non solo nel Fomc, il braccio di politica monetaria della Federal Reserve, ma anche degli esponenti del Consiglio direttivo della Bce, che domani giovedì 6 giugno annunceranno la loro decisione sui tassi.

Oggi un’altra notizia confortante per la Bce arrivata dagli Usa si è presentata con la pubblicazione del report occupazionale ADP, relativo alla creazione di nuovi posti di lavoro nel settore privato.

Il rapporto, che come di consueto anticipa la diffusione del report occupazionale Usa, ha presentato un quadro del mercato del lavoro decisamente meno brillante dei mesi precedenti, confermando il deterioramento dei fondamentali dell’economia americana,  messo in evidenza anche ieri dal dato relativo ai posti vacanti, scesi al minimo degli ultimi tre anni.

Il mix inflazione meno preoccupante e indebolimento del mercato del lavoro negli Stati Uniti ha provocato di conseguenza la caduta dei tassi dei Treasury che, dopo essere balzati scontando l’outlook di una Fed più hawkish che dovish, hanno battuto in ritirata.

I tassi decennali Usa hanno continuato a scendere anche sulla scia dell’altro dato negativo pubblicato oggi dal fronte macro degli Stati Uniti, ovvero del rapporto ADP, che è tornato a riaccendere le speculazioni di un taglio dei tassi firmato da Jerome Powell nel mese di settembre. Ed è bastata questa informazione a infiammare di nuovo le colombe, scatenando i buy a Wall Street e sulle borse europee.

I numeri parlano chiaro: a Wall Street si sta tornando a scommettere sull’arrivo di tagli dei tassi da parte della Fed.

Dopo essere schizzati al di sopra del 4,6% nella sessione dello scorso 30 maggio – con un effetto contagio che ha fatto balzare i rendimenti dei BTP a 10 anni oltre la soglia del 4% – i rendimenti dei Treasury a 10 anni scendono oggi attorno al 4,308%, portandosi dietro anche i tassi dei BTP e dei titoli di stato dell’area euro.

Taglio Bce cosa fatta. Suo malgrado Lagarde è ostaggio della Fed

In un momento in cui il taglio dei tassi di domani da parte della Bce è considerato cosa fatta, più che ai dati dell’area euro i trader sembrano insomma reagire ai dati americani, sebbene in queste ore non stiano mancando neanche analisti ed economisti prudenti che avvertono che, in realtà, Lagarde non avrebbe alcun motivo di tagliare i tassi non solo a luglio, ma anche domani. Il dado sembra però tratto.

E, sebbene il rischio contentino rimanga, le scommesse sono di una Bce che domani taglierà i tassi. Ma le scommesse sono anche di una Bce che rimarrà ostaggio della Fed di Powell.

Lo sottolineano nella nota ECB Cheat Sheet: Start and stop gli esperti di ING Francesco Pesole, Benjamin Schroeder e Carsten Brzeski, ricordando agli investitori che “il fattore chiave” per la Bce è la Fed. Di conseguenza, secondo gli esperti, “è improbabile che la Bce tagli i tassi due volte in modo consecutivo”.

A dirlo sono gli stessi mercati, che scontano lo scenario di due tagli consecutivi dei tassi in Eurozona con una probabilità pari ad appena il 10%.  Inoltre, se “un secondo taglio della Bce a ottobre sembra prezzato quasi del tutto” l’incognita è se ce ne sarà un terzo.

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Ha detto la sua, alla vigilia del Bce Day, anche Francois Rimeu, Senior Strategist di La Française, nel commento “Ci siamo! Un taglio dei tassi di 25 punti base a giugno e un graduale passo in avanti”:

“Prevediamo che la Bce ridurrà all’unanimità i tassi di interesse di riferimento di 25 punti base (pb), fissando il tasso di deposito al 3,75%, il tasso di rifinanziamento al 4,25% e il tasso delle operazioni di rifinanziamento marginale al 4,50%”.

Rimeu ha fatto notare che “il direttivo della Bce è ora sufficientemente fiducioso nella tendenza disinflazionistica dell’area euro per iniziare a ridurre i tassi di interesse”, anche se non è presente al momento “un consenso significativo per un secondo taglio dei tassi simile già a luglio”.

“Christine Lagarde probabilmente ribadirà che le decisioni monetarie continueranno a dipendere dai dati, mantenendo così una certa flessibilità nell’orientamento della politica monetaria dei prossimi mesi”.  ha aggiunto lo strategist, illustrando anche l’outlook sulle nuove proiezioni economiche dell’Eurozona che saranno pubblicate domani dall’Eurotower:

“Rispetto alle previsioni di marzo, ci aspettiamo che la crescita del Pil (dell’area euro) sarà rivista al rialzo nel 2024, dallo 0,6% allo 0,8%, mentre rimarrà sostanzialmente invariata nei due anni successivi, all’1,5% nel 2025 e all’1,6% nel 2026″.

Per i prezzi “prevediamo che sia l’IAPC (Indice Armonizzato dei Prezzi al Consumo) che l’inflazione sottostante (esclusi energia e alimentari) saranno simili alle previsioni di marzo, ed entrambi convergeranno verso l’obiettivo del 2% il prossimo anno”.

Rimeu ha ricordato che, “durante la riunione dello scorso aprile, la Bce aveva confermato che la prossima mossa sarebbe stata un taglio dei tassi”, avvertendo tuttavia che questa apertura non significa che la strada per i tassi sia spianata:

Il percorso successivo rimane incerto a causa del rischio di volatilità dell’inflazione e del miglioramento delle prospettive dell’Eurozona”. L’outlook è dunque quello di una Bce che ridurrà “gradualmente la politica monetaria restrittiva nei prossimi mesi”.

In ogni caso, “anche se questa riunione potrebbe essere un non-evento dal punto di vista dei mercati, riteniamo che una volta iniziato l’allentamento, i tassi di interesse europei nella parte anteriore della curva dei rendimenti diminuiranno”, ha concluso lo strategist di La Française. Sempre, si potrebbe aggiungere, se ad avallare il trend saranno anche (o soprattutto?) i tassi Usa.