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Giappone: era tassi negativi al capolinea. Bank of Japan verso primo rialzo dal 2007

Pubblicato 18 Marzo 2024 Aggiornato 19 Marzo 2024 06:34

Sarà davvero domani, martedì 19 marzo, il giorno in cui la Bank of Japan guidata dal governatore Kazuo Ueda sancirà la fine dell’era dei tassi negativi in Giappone, con la prima stretta monetaria dal 2007?

La trepidazione è alta, e non solo in Giappone, visto che l’eventuale annuncio storico di domani potrebbe far cadere l’ultimo baluardo, nel mondo delle banche centrali, dei tassi negativi.

Tassi al di sotto dello zero hanno infatti caratterizzato per diversi anni la politica monetaria di altre grandi istituzioni, come della Bce, della Swiss National Bank, della Svezia: tutte banche centrali che però si sono mosse tutte prima della BoJ, dichiarando guerra all’inflazione galoppante esplosa nel 2022.

Giappone: verso fine tassi negativi (NIRP) con addio alla deflazione

La politica monetaria incentrata sullo strumento dei tassi negativi, nota in termini tecnici con l’acronimo (NIRP-negative interest rate policy), è stata varata dalle banche centrali in un contesto in cui la paura più grande era che le rispettive economie cadessero in una spirale deflazionistica:

un timore che, nel caso del Giappone, si è tra l’altro concretizzato, se si considera che la parola deflazione ha assillato l’economia nipponica più volte negli ultimi 30 anni, come ha ricordato nella giornata di oggi Masakazu Tokura, presidente della federazione delle aziende in Giappone (Keidanren), nel lanciare un appello al governo del premier Fumio Kishida affinché lanci misure che proteggano il tessuto imprenditoriale del paese.

All’inizio di questo mese, stando ad alcune fonti, il governo di Kishida avrebbe iniziato a valutare addirittura la possibilità di fare un annuncio ufficiale per comunicare la fine della deflazione, che ha afflitto per anni il Giappone, e che è stata finalmente battuta grazie alla continua espansione degli utili delle aziende giapponesi e all’aumento dei prezzi.

Detto questo, i mercati finanziari mondiali non sono rimasti certo ad aspettare l’annuncio ufficiale del premier Kishida per prezzare l’avvento di una nuova era.

Sono mesi, infatti, che si parla della possibilità che la Bank of Japan scriva la parola fine all’era dei tassi negativi e, in generale, alla sua politica monetaria ultraespansiva, grazie alla rimonta dell’inflazione, che ha rialzato la testa anche qui (sebbene in misura inferiore rispetto a quanto avvenuto negli ultimi due anni in altre parti del mondo, a seguito dello scoppio della guerra in Ucraina).

E ora, per molti, ci siamo.

Domani la grande svolta della Bank of Japan? I rumor sul rialzo dei tassi

La Bank of Japan potrebbe alzare i tassi per la prima volta in 17 anni domani, al termine della riunione che ha preso il via oggi.

Alcune indiscrezioni sulla grande svolta della BoJ sono state rilasciate nel week end dal quotidiano finanziario giapponese Nikkei, che ha riportato che, “stando a quanto appreso, le attese sono di una Bank of Japan pronta a porre fine alla sua politica di tassi negativi” già con la riunione di marzo, iniziata oggi.

L’outlook è tra l’altro di una stretta monetaria che porterebbe i tassi dal -0,10% non ‘solo’ allo zero, ma allo 0,10%.

Le stime vanno però contestualizzate: di certo non si può parlare di un outlook hawkish, visto che quei valori dei tassi continuerebbero a impallidire rispetto a quelli vigenti nel resto del mondo.

Basta prendere come esempio i tassi dell’Eurozona e degli Stati Uniti, dopo la raffica dei rialzi dei tassi varati dalla Bce di Christine Lagarde e dalla Fed di Jerome Powell che, tra l’altro, sono ancora restie a iniziare a tagliare il costo del denaro, a fronte di una inflazione che continua a preoccupare.

Fattore ‘Shunto’ il grande dietrofront di Goldman Sachs su tassi Giappone

In attesa del verdetto della Bank of Japan, vale la pena segnalare il grande effetto che l’accordo raggiunto tra le aziende giapponesi e i sindacati, venerdì scorso,  ha avuto nel ribaltare l’outlook di alcuni economisti, come di quelli che fanno parte della divisione di ricerca di Goldman Sachs.

Fino a poco prima di venerdì scorso, giorno in cui è arrivata la notizia della crescita record dei salari che le aziende giapponesi hanno deciso di riconoscere ai loro dipendenti, gli economisti di Goldman Sachs erano convinti che il primo rialzo dei tassi in Giappone dal 2007 sarebbe stato annunciato non domani, ma in occasione del prossimo meeting di aprile.

Così avevano scritto gli economisti della divisione guidata da Tomohiro Ota, nella nota diffusa martedì scorso:

“Sebbene un rialzo dei tassi a marzo non possa essere escluso, crediamo che la comunicazione della BoJ non sia in questo momento chiara in modo sufficiente da portare a ritenere che un rialzo dei tassi a marzo possa essere lo scenario di base”.

Tra l’altro, facevano notare da Goldman Sachs, “nel rimandare la decisione sui tassi di appena un mese, la BoJ potrà disporre di più informazioni, cogliendo anche l’opportunità di spiegare la propria view, al di là del grande cambiamento di politica monetaria, attraverso il suo outlook trimestrale sull’economia, ed evitando una stretta monetaria poco prima della fine dell’anno fiscale, quando diverse istituzioni finanziarie chiudono i loro bilanci”.

Gli stessi economisti, tuttavia, dopo la notizia relativa all‘esito dello “Shunto”, ovvero delle trattative annuali tra le aziende e i sindacati, hanno cambiato il loro outlook, facendo notare che finora, dalla Bank of Japan, non è arrivata alcuna indicazione che possa smentire la stretta monetaria di domani, su cui i mercati scommettono. Questo atteggiamento, secondo Ota, potrebbe portare a pensare che, “probabilmente, la BoJ non necessiti più di ulteriori dati per cambiare la propria politica monetaria, così come non abbia bisogno di giustificare il cambiamento di politica monetaria con la pubblicazione dell’outlook trimestrale sull’economia, prevista ad aprile”.

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Interpellato dalla CNBC Amir Anvarzadeh, strategist di mercato prtesso Asymmetric Advisors, ha commentato inoltre che “la Bank of Japan non ha il diritto di confermare l’attuale politica monetaria”, visto che non c’è alcun motivo di continuare a portare avanti, a suo avviso, sia “una politica monetaria extra accomodante che il Quantitative easing“, strumenti che secondo lo strategist sono “un grande errore”.

Detto questo, se è vero che fino a oggi la politica incentrata sui tassi negativi è stata ripetutamente confermata, è altrettanto vero che la Bank of Japan non è rimasta del tutto con le mani in mano.

Sul controllo della curva dei rendimenti la BoJ si è già mossa

E’ da un po’, infatti, che la banca centrale si è attivata per apportare modifiche all’altro pilastro su cui si basa la sua politica monetaria, ossia al controllo della curva dei rendimenti (YCC).

Lo scorso dicembre, da un lato la BoJ ha affermato l’intenzione di “continuare a consentire che i tassi dei titoli di stato giapponesi JGB con scadenza a dieci anni oscillino nel range compreso tra il +0,50% e il -0,50%” rispetto allo zero per cento, “livello target” dei tassi. Dall’altro lato, Ueda e i suoi hanno aggiunto che la BoJ è disponibile anche ad acquistare titoli di Stato giapponesi a 10 anni all’1,0% nelle operazioni a tasso fisso, andando al di là di quei paletti precedentemente tollerati, pari al +0,50% e al -0,50%.

In quella occasione la banca centrale ha chiaramente annunciato l’intenzione di tollerare un rialzo dei tassi dei titoli di stato giapponesi JGB fino all’1%, grazie a “un controllo della curva dei rendimenti”, ha spiegato, da perseguire “con maggiore flessibilità, considerando dunque il limite inferiore e il limite superiore come punti di riferimento, e non più alla stregua di limiti rigidi, nelle sue operazioni di mercato”.

Ancora prima, con una mossa che era stata definita alla stregua di un bis dello shock di Natale storico, era stato lo stesso ex governatore della banca centrale, dunque il predecessore di Kazuo Ueda Haruhiko Kuroda – definito da alcuni come l’ultimo samurai dovish dell’istituzione -ad annunciare che la BoJ avrebbe consentito ai tassi di lungo termine di salire da 25 punti base (il precedente limite fissato con la politica YCC) a 50 punti base.

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Borsa Tokyo in rally nonostante attese BoJ. Rialzi tassi Giappone prezzati?

Oggi, a stupire diversi trader è stato il rally della borsa di Tokyo, a dispetto delle aspettative su una Bank of Japan pronta a sancire la fine dell’era dei tassi negativi.

L’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo ha chiuso la giornata di contrattazioni in rialzo del 2,67%, a quota 39.740,44, in attesa della decisione sui tassi.

A sostenere l’azionario del Giappone è stato il dietrofront dello yen, anch’esso fenomeno che sorprende in vista di quello che potrebbe essere, tra qualche ora, il primo rialzo dei tassi nel paese dal 2007.

Una spiegazione l’ha data Charu Chanana, strategist di Saxo Capital Markets, che ha affermato – secondo quanto riportato da Bloomberg – che i trader continuano a scommettere sul fatto che lo yen rimarrà debole, “anche se la Bank of Japan alzerà” i tassi, e che “l’impressione è che le mosse della BoJ siano tutte scontate”.

L’eventuale grande annuncio sui tassi della giornata di domani farà rimanere per caso impassibile, domani, la borsa di Tokyo?

Gli ultimi sussulti dell’indice Nikkei alimentano qualche dubbio.

Dopo un rally superiore a +28% che lo ha confermato il listino azionario con la migliore performance in Asia, nel corso del 2023, l’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo ha continuato a sorprendere agli inizi del 2024, sfondando  prima quota 34.000  e poi altre importanti soglie psicologiche, fino a superare la soglia di 37.000 punti,  per la prima volta in 34 anni.

La continua raffica di buy ha portato poi la borsa di Tokyo a sfondare per la prima volta nella storia anche quota 40.000.

Da lì, proprio il timore sulla fine della pioggia di liquidità da parte della Bank of Japan ha ridotto l’appeal dell’indice Nikkei 225, che ha scontato prima il dato poco confortante relativo all’inflazione,  e successivamente, la grande sorpresa arrivata con la revisione al rialzo del Pil del Giappone.

La ciliegina sulla torta è stata, infine, la notizia del rialzo dei salari record nel paese concordato per questo anno tra le aziende e i sindacati.

Nessuno scossone oggi per lo yen, che si mette anzi in evidenza per la sua debolezza. Il rapporto dollaro-piatto è piatto, attorno a quota JPY 149,09, mentre il rapporto EUR-JPY avanza dello 0,17%, attorno a JPY 162,51.

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Il commento degli analisti in attesa della grande svolta in Giappone

Così intanto sottolinea nel suo weekly outlook Greg Meier, Director, Senior Economist, Global Economics and Strategy di Allianz Global Investors:

“In base alle stime di consensus, la BoJ – l’ultima autorità monetaria al mondo ad avere tassi inferiori a zero – abolirà presto i tassi negativi in Giappone. Alla luce delle recenti notizie sul consolidamento dei salari e sull’espansione dell’economia alla fine dello scorso anno, una crescente minoranza di economisti ritiene che la svolta della BoJ possa avvenire già questa settimana”.

Occhio anche al commento di Mark Dowding, Fixed Income CIO di RBC BlueBay AM:

“Le trattative salariali di Shunto sono state definite e ora l’attenzione si sposta sulla BoJ. Riteniamo probabile un rialzo a marzo da parte della BoJ e pensiamo che la riunione possa far salire i rendimenti e favorire lo yen“.

Dowding sottolinea che, “nel prossimo trimestre, il nostro obiettivo per i JGB a 10 anni è l’1,0%, prima di superare l’1,25% nel corso dell’anno”.

Inoltre, “prevediamo che l’aumento dei salari si ripercuoterà sull’inflazione e che anche i dati dell’IPC saranno spinti al rialzo dalla spesa turistica. Con l’aumento dei prezzi, le aspettative di inflazione iniziano a risalire”.

Di conseguenza, secondo il direttore degli investimenti della divisione di reddito fisso di RBC BlueBay AM, “la chiave per i policymaker di Tokyo sarà quella di seguire un percorso attento e di assicurarsi di non rimanere troppo indietro rispetto alla curva, nel caso in cui l’inflazione continui a sorprendere al rialzo”.