Dalla riunione della Bank of Japan (BoJ) è uscito un quadro pessimista sull’economia giapponese. L’Istituto centrale ha confermato i tassi di interesse a -0,10% e il programma di acquisto asset a 80.000 miliardi di yen l’anno.
Sembra quasi un segnale lanciato a Mario Draghi quello della Bank of Japan (BoJ) nella riunione di politica monetaria tenutasi oggi. L’istituto centrale ha lasciato i tassi di interesse in territorio negativo (-0,10% con maggioranza di 7 a 2) e per il momento non è intenzionato a muoverli ulteriormente anche se rimane pronto a intervenire anche su questo fronte “se sarà necessario”. Settimana scorsa parole simili sono state usate da Mario Draghi nel corso della conferenza stampa seguita al meeting della Banca centrale europea (Bce). A molti analisti la frenata di Draghi sui tassi negativi (anche se i tassi di deposito sono stati portati dalla Bce a -0,4% da -0,3% precedente) è apparsa un invito alle altre banche centrali a smettere di farsi del male a colpi di riduzione dei tassi di interesse.
La Bank of Japan ha portato i tassi di interesse in territorio negativo per la prima volta nella storia del Giappone a gennaio e ha deciso di adottare un sistema multi-livello (cosa che la Bce non ha fatto). Oltre a Bce e BoJ hanno scelto la strada dei tassi sotto zero anche la Swiss national bank (Snb), la Riksbank svedese e la Banca centrale danese mentre è meno propensa ad adottarli la Bank of England (l’economia britannica non sembra comunque averne bisogno).
In settimana sarà quindi interessante vedere quali saranno le scelte e le indicazioni della Snb su questo fronte nonché quelle della Bank of England. Entrambi gli Istituti si riuniranno giovedì 17 marzo.
Giappone, quadro economico non entusiasmante
La Bank of Japan ha confermato anche il programma di acquisto di asset a 80.000 miliardi di yen l’anno con una maggioranza di 8-1 e ha rivisto al ribasso le aspettative di inflazione.
Nel corso della conferenza stampa il governatore Haruhiko Kuroda ha sottolineato i rischi di indebolimento della ripresa a causa di fattori esterni, in particolare l’effetto che sulle esportazioni hanno le difficoltà dei Paesi emergenti. “Anche se si prevedere una prosecuzione della debolezza nelle esportazioni e nella produzione – ha detto Kuroda – la domanda domestica si muoverà al rialzo. L’economia giapponese dovrebbe mantenersi su un sentiero di espansione moderata. Sul fronte dei prezzi – ha detto Kuroda – la variazione annua è di circa lo 0%. Anche se le aspettative di inflazione sembrano in crescita in una prospettiva di lungo termine, recentemente si sono indebolite a causa del declino dei prezzi energetici“.
Tra i rischi per lo scenario economico giapponese Kuroda ha indicato le incertezze delle economie emergenti dell’area asiatica, “in particolare la Cina” e gli sviluppi dell’economia americana con “le conseguenze che le decisioni di politica monetaria della Fed possono avere sui paesi più legati alle di materie prime”.