Notizie Notizie Mondo Banche Centrali Bank of Japan: da Ueda svolta YCC anti-inflazione. Tassi bond a record 9 anni

Bank of Japan: da Ueda svolta YCC anti-inflazione. Tassi bond a record 9 anni

28 Luglio 2023 08:42

Bank of Japan: tassi ancora negativi, ma c’è la svolta sulla politica YCC, ovvero di controllo della curva dei rendimenti. Torna alla mente l’alert Giappone lanciato sui BTP e sui titoli dell’area euro.

Svolta Bank of Japan (BoJ): la banca centrale del Giappone, finora eccezione ultra dovish nel panorama delle banche centrali del mondo, conferma la politica di tassi di interesse negativi ma, a fronte di un’inflazione che marcia oltre il target stabilito del 2%, annuncia una modifica alla sua politica di controllo della curva dei rendimenti (YCC).

La borsa di Tokyo non la prende bene, capitolando subito dopo l’annuncio della svolta fin oltre il 2%, per poi ridurre le perdite.

I tassi dei titoli di stato giapponesi JBG scattano al record degli ultimi nove anni, fino allo 0,575%, livello più alto dal settembre del 2014.

Lo yen si rafforza nei confronti del dollaro Usa, salendo fino a 138,64.

Cosa succede?

Succede che anche in Giappone l’inflazione marcia al rialzo, ben oltre i desiderata del governatore Kazuo Ueda, e che la Bank of Japan, finora mosca bianca tra le banche centrali più importanti al mondo con la sua politica monetaria ultra dovish, decide che è ora di attivarsi.

Non sui tassi principali di riferimento, che rimangono inchiodati al livello negativo, pari a -0,1%, ma sulla politica di controllo della curva dei rendimenti (YCC), ovvero su quella politica con cui la Banca centrale del Giappone stabilisce l’intensità dell’oscillazione dei tassi dei titoli di stato made in Japan che è disposta a tollerare.

Lo scorso dicembre, quando alla guida dell’istituzione c’era ancora l’ex governatore Haruhiko Kuroda, la BoJ fece notizia con il bis dello shock di Natale, ampliando il range di oscillazione dei tassi dei titoli di stato del Giappone tollerato, dalla precedente forchetta compresa tra -0,25% e 0,25% alla nuova banda, compresa tra il -0,5% e il +0,5%.

Questa banda di oscillazione, oggi, è stata confermata. Ma qualcosa è cambiato. E a dimostrarlo e a scontarlo sono per l’appunto, in particolare, i tassi sui titoli di stato giapponesi, che si sono impennati subito dopo l’annuncio delle novità.

Bank of Japan annuncia svolta YCC. Cosa succede

Nel comunicato con cui la banca centrale giapponese ha annunciato l’esito della riunione di questi ultimi due giorni, si legge che la BoJ “continuerà a consentire che i tassi dei titoli di stato giapponesi JGB con scadenza a dieci anni oscillino nel range compreso tra il +0,50% e il -0,50%” rispetto allo zero per cento, “livello target” dei tassi.

La Bank of Japan ha aggiunto però anche, si legge ancora nella nota, che si offrirà di acquistare titoli di Stato giapponesi a 10 anni all’1,0% nelle operazioni a tasso fisso.

Praticamente, quei paletti finora tollerati, pari a +0,50% e -0,50%, non saranno più rigidi, visto che la Bank of Japan tollererà un rialzo dei tassi dei bond giapponesi fino all’1%, grazie a “un controllo della curva dei rendimenti” che verrà perseguito “con una maggiore flessibilità, considerando dunque il limite inferiore e il limite superiore come punti di riferimento, e non più alla stregua di limiti rigidi, nelle sue operazioni di mercato”.

Qualcosa d’altronde la Bank of Japan deve fare, visto che la stessa ha rivisto al rialzo l’outlook sulla crescita dell’inflazione in Giappone, prevedendo ora un rialzo del 2,5% per l’anno fiscale 2023, ben oltre il +1,8% previsto lo scorso aprile.

Detto questo, il governatore Kazuo Ueda si è guardato bene dal non esagerare. E così nel comunicato si legge anche che “il raggiungimento del target di stabilità dei prezzi del 2% in modo sostenibile e stabile, accompagnato da un aumento dei salari, non è ancora all’orizzonte. Di conseguenza, la Bank of Japan dovrà continuare pazientemente a portare avanti una politica monetaria accomodante con un allentamento monetario quantitativo e qualitativo attraverso il controllo della curva dei rendimenti”.

Bank of Japan: una svolta che minaccia anche i BTP. L’alert Bce

Fatto sta che i mercati hanno recepito il seguente messaggio: l’inflazione ha dato una scossa, alla fine, anche alla Bank of Japan di Kazuo Ueda.

Il punto è che la svolta, che ha messo subito sull’attenti la borsa di Tokyo e che ha fatto scattare al rialzo lo yen e i tassi dei titoli di stato giapponesi, potrebbe avere ripercussioni negative sui mercati globali dei debiti sovrani, BTP inclusi.

E’ Bloomberg che torna oggi a parlare della minaccia Giappone, nell’articolo “A $3 Trillion Threat to Global Financial Markets Looms in Japan” che quantifica in ben 3 trilioni di dollari il potenziale danno che diversi asset potrebbero soffrire.

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Il rimpatrio degli investimenti giapponesi dai bond stranieri è già partito

Vengono riassunti in una tabella gli investimenti che gli investitori giapponesi hanno lanciato in questi ultimi anni e mesi, puntando su titoli di stato caratterizzati da rendimenti decisamente più appetibili, rispetto a quelli ‘di casa’.

Gli stessi investitori hanno tuttavia già iniziato a rimpatriare i flussi, scommettendo sulla mossa della Bank of Japan che, seppure non annunciata in pompa magna, è stata subito compresa dai mercati.

Abbiamo iniziato a vedere il rimpatrio dei flussi in Giappone – ha commentato a Bloonberg Jeffrey Atherton, gestore di portafoglio di Man GLG, parte di Man Group, l’hedge fund più grande al mondo quotato in Borsa – Sarebbe d’altronde logico per i giapponesi rimpatriare i flussi per non dover accollarsi il rischio di cambio”.

Le distorsioni sul mercato del debito sovrano provocate dalla Bank of Japan

Bloomberg ha ricordato come, con la sua politica monetaria estremamente accomodante, la Bank of Japan abbia acquistato titoli di stato giapponesi (JGB) per un valore di 465 trilioni di yen, l’equivalente di $3,55 trilioni, da quando, dieci anni fa, l’ex governatore Haruhiko Kuroda lanciò il QE-Quantitative easing.

Così facendo, la banca centrale del Giappone ha depresso i rendimenti dei bond di stato, scatenando al contempo, scrive Bloomberg nel suo articolo, “distorsioni senza precedenti nel mercato del debito sovrano”.

Il risultato è che i fondi del Giappone si sono attivati, in tutti questi anni, vendendo titoli per un valore di 206 trilioni di yen e andando a caccia di rendimenti puntando verso l’estero, visti i rendimenti risicati dei bond di casa.

La strategia lanciata dai fondi è stata talmente imponente che gli investitori giapponesi sono diventati i principali detentori di Treasuries Usa, leggi debito pubblico Usa, confermandosi anche grandi investitori in titoli di stato di Australia e di Olanda, con una quota del 10% circa e anche in titoli di stato dell’area euro e, di conseguenza in BTP, come ha avvertito la Bce.

Cosa ha detto la Bce sulla minaccia Giappone

“Un allontamento da un contesto di bassi tassi di interesse, in Giappone, potrebbe mettere alla prova la resilienza dei mercati globali dei bond”, ha avvertito l’Eurotower, in un paper di qualche settimana fa.

La normalizzazione della politica monetaria del Giappone, ha avvertito ancora l’Eurotower, “potrebbe influenzare le decisioni degli investitori giapponesi, la cui presenza sui mercati finanziari globali, mercati dei bond dell’area euro inclusi, è rilevante“.

I numeri in tal senso parlano chiaro: stando alle rilevazioni di Bloomberg, gli investitori giapponesi hanno smobilizzato bond europei per un valore di ben 5,4 trilioni di yen nel 2022, l’equivalente di $38,7 miliardi: una cifra record dal 2005.

Solo il primo capitolo di un terremoto che rischia di colpire il mercato obbligazionario mondiale? La cifra di 3 trilioni di dollari, sicuramente, non promette bene.