Intesa SanPaolo: tutto sui dividendi. Sui buyback da sogno Messina striglia UniCredit & Co.
Intesa SanPaolo osservata speciale in Borsa dopo la pubblicazione dei conti record del 2023 e la grande sorpresa dal fronte dividendi e buyback.
Il titolo segna tuttavia un ribasso, confermandosi il peggiore dell’indice Ftse Mib di Piazza Affari, con un calo del 2,8% circa.
La flessione viene considerata fisiologica dagli operatori di mercato, dopo i buy che si sono riversati sulle azioni, che ieri hanno chiuso la sessione della borsa di Milano a 2,9 euro.
Intesa SanPaolo: analisti confermano rating buy, i nuovi target price
Gli analisti hanno confermato la loro view positiva sul titolo, annunciando anche qualche upgrade. Come è stato nel caso degli analisti di Banca Akros, che hanno reiterato il rating “buy”, alzando l’obiettivo sul prezzo da 3,7 a 3,8 euro.
Revisione al rialzo del target price anche da parte di Intermonte, che ha ribadito il rating “outperform”, migliorando il target price da 3,6 a 3,8 euro.
Per quanto riguarda invece Equita, gli analisti hanno alzato il target price del 3% a 3,7 euro, mettendo in evidenza che le azioni ISP trattano “con un 2025E P/E < 6.5x e un P/TE c.1.0x, multipli a nostro avviso attraenti della ricca e sostenibile remunerazione agli azionisti”, con un dividend yield superiore all’ 11% e considerando anche la progressiva distribuzione di excess capital.
Equita, che conferma il rating “buy” sul titolo, cita anche “un business model in grado di garantire elevata profittabilità in ogni contesto di mercato”.
Insomma, tutto bene per la banca italiana guidata dal ceo Carlo Messina, che ieri ha annunciato una trimestrale migliore delle attese e una guidance che prevede utili nel 2024 e nel 2025 superiori agli 8 miliardi di euro.
Il tutto condito con l’annuncio del piano di buyback, l’altra grande novità comunicata dal gruppo, da 1,7 miliardi di euro, prevista per il mese di giugno.
Equita ha messo in evidenza in particolare, guardando ai conti del quarto trimestre del 2023, due grandi sorprese:
quelle del margine netto di interesse, ovvero della voce di bilancio più condizionata dalle mosse della Bce, e quella degli accantonamenti LLPs, che hanno portato il costo del rischio ad attestarsi a 57 punti base, livello decisamente inferiore rispetto ai 67 punti base attesi dagli analisti.
Intesa SanPaolo: il punto sugli utili. Sorprese positive da NII e LLP
Equita ha così riassunto i conti di Intesa SanPaolo, che hanno messo in evidenza, nell’intero 2023, un utile netto di 7,7 miliardi, migliore di quei 7,5 miliardi della guidance della banca.
- NII: margine netto di interesse di €3,995 miliardi (+5% su base trimestrale, +30% su base annua), meglio dei €3,815 miliardi attesi.
- Ricavi totali: €6,373 miliardi (piatti su base trimestrale, +12% su base annua), praticamente in linea con i €6,308 miliardi previsti.
- Utile operativo: €2,905 miliardi (-22% su base trimestrale, +14% su base annua) , meglio dei €2,855 miliardi attesi.
- LLPs a fronte del rischio NPL (Non Performing Loans, crediti deteriorati): pari a €-616 milioni (57bps), livello inferiore, dunque più confortante rispetto agli accantonamenti di s € 678 milioni (63 punti base) attesi. Tra l’altro dalla conference call con gli analisti è emerso che la banca stima un CoR underlying inferiore ai 40bps. Una guidance, fa notare Equita, che “non include alcun rilascio di overlays”, in una situazione in cui Intesa SanPaolo ha dichiarato di non star osservando “alcun deterioramento dell’asset quality”.
L’utile del quarto trimestre ha battuto anch’esso le attese, attestandosi a 1,602 miliardi, rispetto agli 1,522 miliardi attesi dal consensus.
Gli azionisti di Intesa hanno più di un motivo per essere soddisfatti.
A seguito dell’interim dividend pagato a novembre, la banca italiana ha annunciato di avere proposto all’assemblea degli azionisti “dividendi complessivi pari a 5,4 miliardi di euro , di cui 2,6 miliardi di acconto dividendi 2023 pagato a novembre 2023 e la proposta di 2,8 miliardi di saldo dividendi 2023 da pagare a maggio 2024″.
Per la precisione, la proposta ha per oggetto la distribuzione di 15,20 centesimi di euro per azione, al lordo delle ritenute di legge, come saldo dividendi (che si aggiunge a 14,40 centesimi di acconto pagato a novembre 2023).
Il saldo dividendi di 15,20 centesimi, fa notare Equita, è superiore tra l’altro alle attese di una cedola pari a 15 centesimi, con un dividendo complessivo che corrisponde a un payout del 70%.
Dividendi & Co, Messina: quasi patologico ricorso eccessivo ai buyback
Sulla politica dei dividendi, occhio anche alle dichiarazioni del ceo di Intesa SanPaolo Carlo Messina, che si è messo in evidenza con le critiche rivolte a quei buyback fin troppo corposi, a suo avviso, che vengono promessi spesso dalle banche agli azionisti (riferimento alla rivale UniCredit? Potrebbe giustamente far notare qualcuno).
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Nella call indetta per commentare i conti, il ceo di Intesa Sanpaolo he definito in particolare “quasi patologico” l’utilizzo eccessivo dei buyback azionari da parte delle banche europee, al fine di premiare i soci.
Non solo: Messina si è mostrato prudente anche sul fronte degli LLP, ovvero degli accantonamenti che gli istituti di credito di norma effettuano per tutelarsi e farsi trovare pronti di fronte all’eventuale formazione di NPL, crediti deteriorati.
A suo avviso, sarebbe più sicuro per le banche accantonare riserve almeno al di sopra di una soglia massima, contro il rischio di incorrere in perdite future, anche in caso di assenza nell’immediato di necessità.
L’appunto nel giorno della sorpresa buyback da 1,7 miliardi
Le critiche ai buyback, va detto, sono state fatte nello stesso giorno in cui Intesa SanPaolo ha annunciato una operazione di riacquisto di proprie azioni a un valore superiore rispetto a quanto atteso dai mercati, pari a 1,7 miliardi di euro circa.
La strategia dei dividendi di Intesa SanPaolo – con un dividend payout al 70% – è tra le più generose in Europa, come ha fatto notare un articolo di Reuters.
Messina stesso però ha frenato su quei premi agli azionisti che, a suo avviso, sono fin troppo ricchi tanto che, rispondendo a una domanda sul rischio che gli investitori mettano sotto pressione la banca, in un contesto in cui la rivale UniCredit verserà ai soci il 100% dell’utile 2023, si è così espresso:
“Bisogna avere chiaro che le aziende non sono mucche da mungere, ci deve essere un giusto equilibrio per dare dividendi per cassa e poi se c’è capitale in più fare ulteriori distribuzioni’.
“Per noi non c’è nessuna pressione, non cambia nulla’, ha detto Messina, ricordando che Intesa ha “sempre distribuito dividendi cash e non vogliamo inserire i buyback nella distribuzione ordinaria”.
Al limite, se di buyback si deve trattare, si deve parlare di qualcosa di extra: cosa che la banca ha annunciato per l’appunto ieri, con la comunicazione della trimestrale.
Piuttosto netto il giudizio di Carlo Messina: “I buyback azionari non dovrebbero far parte di una politica di distribuzione dei dividendi ordinaria, almeno per Intesa”. Di conseguenza, “il cda deciderà ogni anno il modo migliore per utilizzare il cash”.
L’annuncio ha avuto come oggetto il lancio di una operazione di buyback pari a circa 55 centesimi di punto di Common Equity Tier 1 Ratio da avviare a giugno 2024, a condizione che la Bce e l’assemblea degli azionisti diano il loro consenso.
E la stessa cosa vale secondo il ceo di Intesa anche per quanto riguarda gli accantomamenti sebbene in questo caso, l’articolo di Reuters ha ricordato che il costo del rischio della rivale UniCredit, ovvero il rapporto tra gli accantonamenti e i prestiti complessivi, si è confermato “eccezionalmente basso, pari a 12 punti base”, un terzo di quello di Intesa.
Messina ha detto tuttavia di credere che “un livello di 30 punti base sia un livello fisiologico per il costo del rischio”.
E che “anche se la qualità degli asset è tale da permettere che il costo del rischio sia anche più basso, noi non andiamo mai al di sotto di questo livello e troviamo qualcosa da accantonare. Qualcosa che bisognerebbe fare quando gli utili sono solidi”.
Insomma, Messina predica prudenza, sia in termini di buyback che di accantonamenti. A questo punto, la scelta va agli azionisti.
Intanto, in una nota pubblicata nella giornata di oggi, Equita ha commentato quanto emerso dalla call, sottolineando che Intesa SanPaolo si è mostrata fiduciosa nella propria capacità di riportare una crescita dell’NII – margine netto di interesse –nel 2024, anche in un contesto di tassi più sfavorevole rispetto a quanto attualmente scontato dalla curva forward (fino a un livello medio di EUR 1M in area 3-3.1% vs 3.6% indicato dalla curva).
In particolare la contribuzione dell’hedging portfolio è stimata in area €800-900 milioni per il 2024 e a c. €700mn per il 2025″, hanno fatto notare dalla SIM.
Ottimismo anche per la “crescita delle commissioni in area mid/high-single digit, con ulteriore accelerazione con i tassi in calo”.
Equita ha così alzato le stime sull’eps di Intesa SanPaolo 2024-25 del 3% in media, principalmente per riflettere un maggiore NII (stimato sostanzialmente piatto nel 2024 e in calo del -5% nel 2025), parzialmente compensata da costi leggermente più elevati.