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Pil e inflazione, l’Istat annuncia i dati. Come va l’Italia di Meloni pre-elezioni Ue

30 Aprile 2024 12:30

Attenzione massima al trend del Pil dell’Italia nel corso del primo trimestre del 2024, e alla direzione, anche, dell’inflazione: entrambi i dati macro sono stati resi noti oggi dall’Istat.

Il livello di attenzione dato ai numeri del prodotto interno lordo italiano è stavolta più alto rispetto al passato, visto l’avvicinarsi dell‘appuntamento delle elezioni europee, e la candidatura appena annunciata dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni:

una notizia, arrivata domenica scorsa, 28 aprile, che sta infiammando la politica italiana.

Del trend del Pil dell’Italia, va ricordato, la premier Meloni ha fatto sempre motivo di vanto, così come della traiettoria discendente dei tassi dei BTP e dello spread BTP-Bund.

Il governo Meloni ha messo in evidenza più volte, anche, il trend al ribasso dell’inflazione in Italia, non risparmiando aspre critiche alla Bce di Christine Lagarde che, negli ultimi due anni, è stata tutta protesa ad alzare i tassi di interesse dell’area euro per cercare di sfiammare il boom dei prezzi.

Pil Italia +0,3% nel primo trim. 2024. Il paragone con gli altri paesi euro

L’Istat ha alzato oggi il velo sul trend del Pil italiano relativo ai primi tre mesi dell’anno, annunciando che il tasso di crescita dell’economia italiana è stato pari a un aumento dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e dello 0,6% rispetto al primo trimestre del 2023.

La crescita resa nota ha considerato il valore reale del Pil corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato.

L’Istituto Nazionale di Statistica ha precisato che il Pil dell’Italia ha riportato la “terza variazione positiva, dopo la flessione registrata nel secondo trimestre 2023″, sottolineando che “la stima preliminare di questo trimestre riflette un aumento del comparto primario, di quello del settore industriale e di quello dei servizi”.

Dal lato della domanda, la componente nazionale, misurata al lordo delle scorte, è in diminuzione, mentre si stima un aumento della componente estera netta”.

“Con questo risultato, di cui si sottolinea la natura provvisoria, la variazione acquisita per il 2024 si attesta allo 0,5%”, ha reso noto ancora l’Istat .

La buona notizia, per l’Italia e per il governo Meloni, è che il Pil ha segnato un’accelerazione rispetto al quarto trimestre del 2023, aumentando al ritmo dello 0,3%, rispetto al +0,1% precedente.

Questo +0,1% precedente è frutto, tuttavia, di una revisione al ribasso. Inizialmente, l’Istat aveva infatti comunicato che, negli ultimi tre mesi del 2023, il trend del Pil era stato di un aumento pari a +0,2%.

Facendo un paragone con il trend dei Pil degli altri paesi euro, alcuni dei quali sono stati annunciati sempre nella giornata di oggi, risulta che il Pil della Spagna ha decisamente surclassato quello italiano, salendo nel corso del primo trimestre del 2024 dello 0,7% su base trimestrale e balzando di ben il 2,4% su base annua.

L’economia spagnola ha continuato a crescere a ritmo sostenuto, con il tasso di espansione del primo trimestre, pari a +0,7%, che ha stracciato le previsioni degli economisti, che avevano previsto un aumento dello 0,4%.

Inoltre, il tasso di espansione del Pil della Spagna relativo all’ultimo trimestre del 2023 è stato rivisto al rialzo, dal +0,6% inizialmente reso noto al +0,7%.

Su base trimestrale, il Pil dell’Italia ha battuto invece sicuramente il Pil della Francia, che è salito dello 0,2%,  facendo meglio delle attese degli analisti, che avevano previsto una espansione trimestre su trimestre pari a +0,1%.

Su base annua, la marcia al rialzo dell’economia francese è stata tuttavia superiore a quella dell’Italia, pari a una crescita dell’1,1%.

Sorpresa positiva, oggi, soprattutto dalla Germania, dove il Pil è salito dello 0,2% nei primi tre mesi del 2024, oltre il +0,1% stimato.

Una nota stonata per Berlino è stata rappresentata tuttavia dalla brusca revisione al ribasso del dato relativo al quarto trimestre del 2023, che ha sofferto una contrazione dello 0,5%, peggio del calo dello 0,3% precedentemente atteso.

Solida, oltre alla crescita del Pil spagnolo, anche quella del Pil del Portogallo, cresciuto dello 0,7% – così come in Spagna – su base mensile, nel primo trimestre del 2024, allo stesso ritmo del quarto trimestre del 2023.

Su base annua, il trend del Pil portoghese è stato di una espansione pari a +1,4%.

Inflazione Italia rallenta, +0,9% ad aprile

Oltre al Pil dell’Italia, l’Istat ha annunciato oggi i numeri di aprile relativi all’inflazione. Anche in questo caso sono state diffuse le stime preliminari.

La buona notizia, per l’Italia e dunque per il governo Meloni, è che l’inflazione è tornata a scendere, ha reso noto l’Istat, “portandosi a 0,9%”.

A rallentare il trend di crescita dell’inflazione, e dunque a condizionare la “lieve decelerazione” è stata soprattutto la “dinamica tendenziale dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (-13,9% da -10,3% di marzo) e dei servizi relativi ai trasporti (+2,9% da +4,5%)”.

Dietrofront lieve anche per i prezzi dei beni alimentari (+2,6% da +2,7%), mentre i prezzi dei beni energetici regolamentati hanno riportato una “decisa ripresa tendenziale (+0,8% da -13,8%), nonostante il calo congiunturale (-8,2%)”.

Ha continuato a scendere invece la “dinamica su base annua dei prezzi del ‘carrello della spesa’ “, passando ad aprile dal +2,6% precedente al +2,4% da +2,6%.

Per quanto riguarda invece l’inflazione di fondo, il trend si è indebolito al +2,2%, rispetto al +2,3% di marzo.

In evidenza, ha segnalato l’Istat, l’ “accelerazione dei prezzi dei tabacchi (da +1,9% a +3,3%), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +3,2% a +3,8%) e dei beni energetici regolamentati (con inversione di tendenza da -13,8% a +0,8%)”.

Diffusi oggi anche alcuni dati relativi al trend dell’inflazione di altre economie dell’area euro: in Francia, in particolare, l’Ufficio nazionale di statistica INSEE ha reso noto che, nel mese di aprile, l’indice dei prezzi al consumo è salito del 2,2%, rallentando il passo rispetto al +2,3% di marzo (buona notizia per la Bce di Christine Lagarde e per chi spera in un taglio dei tassi a giugno);

il dietrofront dell’inflazione francese è stato provocato soprattutto dal rallentamento della crescita dei prezzi dei beni alimentari, che è stata pari a +1,2%, e dei prezzi del tabacco, pari a +9%.

Allo stesso tempo, occhio ai prezzi dell’energia, saliti in Francia al ritmo del 2,8%, rispetto al +3,4% di marzo, a fronte di una inflazione del settore servizi che ha continuato a registrare un incremento pari a +3%.

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Il commento sull’inflazione: bene ma non basta

I numeri relativi all’inflazione dell’Italia sono stati commentati, tra gli altri, dal Codacons, che ne ha apprezzato la discesa, avendo tuttavia cura di sottolineare che “ancora non basta”.

Terminato l’effetto Pasqua che aveva portato alla risalita dei listini con sensibili rincari specie nel settore dei trasporti, l’inflazione torna a calare ad aprile, un dato che però non può dirsi soddisfacente – ha spiegato il presidente Carlo Rienzi – Dopo due anni di caro-prezzi, tra tariffe energetiche alle stelle ed effetti della guerra in Ucraina, i listini al dettaglio non solo non devono aumentare, ma dovrebbero calare registrando segno negativo. Questo perché non ci sono più le condizioni che nel biennio 2022-2023 hanno determinato una inflazione complessiva del 13,8%, erodendo la capacità di acquisto delle famiglie”.

“Per tale motivo – ha sottolineato ancora il numero uno del Codacons – il rallentamento dell’inflazione non può soddisfare i consumatori e, al netto dell’andamento dei beni energetici, auspichiamo un deciso taglio ai prezzi al dettaglio nei settori primari per le famiglie, a partire dagli alimentari”.

Meloni e le frasi sul Pil dell’Italia (e sullo spread)

Commenti a parte, va ricordato che sono mesi e ormai praticamente anni, ovvero da quando si è formato il suo governo, che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni mette in evidenza la resilienza dell’economia italiana.

Non sono mancate occasioni in cui la premier ha presentato l’Italia alla stregua di prima della classe in Europa: e infatti, con la Germania caduta in crisi, il Pil dell’Italia in alcuni casi ha riportato una performance migliore rispetto a quella del resto del blocco. A volte, tuttavia, gli evviva sono stati sbandierati anche in modo alquanto prematuro.

Alla fine di marzo, Meloni ha detto basta all’immagine di “Italia sempre fanalino di coda”, di una “Italia che in tutte le classifiche internazionali sta sempre agli ultimi posti”, sottolineando che “non è così. Noi adesso nelle classifiche internazionali scaliamo, scaliamo, stiamo risalendo e lo stiamo facendo tutti insieme”.

La presidente del Consiglio ha sottolineato, anche, che “oggi l’Italia è il Paese membro del G7 con il tasso di inflazione più basso”.

L’economia che la premier ha presentato poi domenica scorsa, quando ha annunciato la sua candidatura alle elezioni europee, è stata un’economia a dir poco vincente.

“Anche gli osservatori più severi sono costretti a prendere atto della solidità della nostra economia, della serietà con la quale il governo sta gestendo i conti pubblici. Dall’insediamento del nostro governo a oggi lo spread  che tanto piaceva a molti osservatori, a molti commentatori è sceso di oltre 100 punti base” mentre “doveva schizzare a 600 punti nei sogni diciamo così interessati e un po’ antinazionali dei nostri detrattori”, ha detto Meloni alla Conferenza programmatica di Fdi, stando a quanto riportato da Askanews.

E ancora:

“La borsa ha numeri record, il debito sta tornando nelle mani degli italiani (riferimento al BTP Valore, che nelle sue tre precedenti edizioni ha incassato di fatto la grande fiducia dai cosiddetti BTP People, e che ben presto tornerà a essere offerto dal Mef) e l’andamento del mercato del lavoro” in crescita “è quello mi rende più orgogliosa. Non vuol dire che va tutto bene, ma va meglio di prima, siamo più credibili, stabili, guardati con interesse e curiosità e non con un atteggiamento altezzoso”.

Ancora prima, la premier aveva definito l’Italia una nazione modello.

E tuttavia dall’outlook pubblicato poche settimane fa dall’FMI è emerso che la crescita del Pil dell’Italia, nel 2025, sarà la peggiore dei paesi del G7.

Inoltre, a fronte dei numeri più volte rivendicati con orgoglio, Meloni ha dovuto incassare diversi moniti, che sono stati lanciati più volte nei confronti dell’Italia, in primis per la zavorra eterna del debito pubblico, ma anche per alcune misure annunciate che non sempre hanno trovato d’accordo i mercati.

Allo stesso tempo, vero è che la premier si è ritrovata con la pesante eredità del Superbonus, misura che ha peggiorato ulteriormente i conti pubblici italiani.

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