Notizie Notizie Italia Governo Meloni Caos Italia su Def e Patto Stabilità, con ansia debito. Le risposte di Giorgetti e i commenti di Monti

Caos Italia su Def e Patto Stabilità, con ansia debito. Le risposte di Giorgetti e i commenti di Monti

24 Aprile 2024 16:06

Il Def del governo Meloni? Per il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti è “semplicemente realistico”. Il titolare del Tesoro, che oggi è intervenuto in replica alla Camera nel corso della discussione sul Def, ha affrontato anche il nodo di quel nuovo Patto di stabilità e di crescita che ha visto l’Italia chiamarsi fuori.

Nella giornata di ieri, l’Europarlamento ha dato infatti il via libera al nuovo Patto di Stabilità con 367 voti a favore, 161 contrari e 69 astenuti.

L’Italia si è tuttavia astenuta, rendendosi protagonista dell’ennesimo caso che sta infiammando la politica di casa.

Ad astenersi, infatti, non è stato solo il Pd, a fronte del no del M5S.

L’astensione è arrivata anche dai partiti di maggioranza, ovvero da Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia.

Ma il governo Meloni non aveva detto invece sì a quelle nuove regole sul debito e sul deficit, sfornate dall’Europa dopo tre anni di sospensione del vecchio Patto di stabilità?

Nuovo Patto di Stabilità Ue: Meloni dice sì, ma Italia non pervenuta al voto

La nuova versione del Patto di Stabilità e crescita dell’Unione europea era stata approvata dal governo Meloni quando, in occasione della riunione straordinaria dell’Ecofin dello scorso 20 dicembre 2023, i ministri delle finanze Ue avevano dato il loro ok alle nuove regole di bilancio dell’Unione europea.

Quel voto aveva già scatenato, allora, diverse discussioni e critiche varie, con le opposizioni che avevano definito il Patto l’ennesimo favore dell’Europa alla Germania.

Il giorno prima del voto, avevano riportato tra l’altro alcune indiscrezioni stampa, Francia e Germania si erano dette d’accordo al 100% su alcuni elementi chiave, che si sarebbero confermati poi i pilastri del nuovo Patto.

Si era parlato di tensioni all’interno del governo Meloni, per un Patto che rischiava di tornare a farsi simbolo della tanto temuta e odiata austerity europea.

Nel commentare l’ok dei ministri delle finanze Ue al il nuovo Patto poi arrivato, anche  un articolo di Reiters segnalava che l’accordo raggiunto con la riunione straordinaria dell’Ecofin era stato, di fatto, un compromesso, che aveva cercato di conciliare le diverse richieste arrivate dal fronte dei falchi Ue, come la Germania, con quelle del fronte dei paesi meno virtuosi, come l’Italia e la Francia.

Qualcun altro, come l’analista di Bruegel Zsolt Darvas, affermava che la riforma del Patto rappresentava “un miglioramento” rispetto alle regole precedenti, in quanto le nuove regole sul debito e sul deficit avrebbero inaugurato una “austerity fiscale inferiore” rispetto a quella imposta in passato dall’Unione europea.

La parola “austerity”, tuttavia, continuava a risuonare. E in molti facevano notare come il governo Meloni fosse uscito ammaccato dalla partita.

LEGGI ANCHE

Patto di Stabilità UE: reazione Meloni a nuovi diktat debito e deficit. Ha vinto la Germania?

Patto di Stabilità e crescita: il no all’LSD di Giorgetti

Va detto che Palazzo Chigi non aveva nascosto la propria insoddisfazione, verso un patto che, ora che c’è stato l’ok dell’Europarlamento, tornerà a proporre paletti precisi che i rapporti di debito-Pil e deficit-Pil dei paesi Ue dovranno rispettare.

“Abbiamo partecipato all’accordo politico per il nuovo patto di stabilità e crescita con lo spirito del compromesso inevitabile in un’Europa che richiede il consenso di 27 Paesi”, aveva detto alla fine di dicembre del 2023 il titolare del Tesoro Giancarlo Giorgetti, stando a quanto era stato riportato da un comunicato diramato dal Mef.

Proprio di quel patto inteso come frutto di compromesso è tornato a parlare oggi lo stesso ministro.

Nel commentare l’approvazione arrivata ieri dall’Europarlamento al nuovo Patto di Stabilità e crescita Ue, il titolare del Tesoro ha ribadito che l’accordo è “sicuramente un compromesso”, aggiungendo che il testo “non è la proposta italiana che il sottoscritto ha portato avanti”.

Detto questo, “quando si è in 27 a discutere bisogna ottenere quello che è possibile. E quello che è stato ottenuto è un passo in avanti rispetto alle regole che sarebbero entrate in vigore l’anno prossimo”.

In ogni caso, nello spiegare ancora il Patto di Stabilità, il ministro ha affermato che “certamente non risponde ai criteri di coloro che pensano che la crescita dipenda dal modello LSD: lassismo, debito e sussidio”.

Piuttosto, secondo Giorgetti il modello è “quello che ha fatto grande questo Paese dal dopoguerra: sacrificio, investimento e lavoro. Questo è il pensiero del governo”, ha aggiunto il ministro dell’economia.

Def, Giorgetti: semplicemente realistico

Sul Def e in risposta alle opposizioni, che hanno fatto notare fin dall’ok del Consiglio dei ministri al testo, come si trattasse di un documento monco, vista la decisione dell’esecutivo di presentare un quadro solo tendenziale, rimandando quello programmatico,  il ministro Giancarlo Giorgetti ha così risposto:

Manca il programamtico? Il programmatico chi lo vuole lo trova”.

Detto questo, nella risoluzione della maggioranza sul Def votata poi oggi dall’ Aula della Camera (con 197 sì e 126 no, a fronte di 3 astenuti), è stato rimarcato l’impegno del governo Meloni a presentare “quanto prima il quadro programmatico, nell’ambito del Piano fiscale e strutturale di medio periodo”.

Ancora sul Def, il titolare del Tesoro ha fatto notare che “abbiamo regole non definite e forse è opportuna e consigliabile l’attesa che, in qualche caso, è meglio dell’incertezza”.

LEGGI ANCHE

Mes, Meloni sfida l’Europa: prima nuovo Patto stabilità. Il colloquio con Lagarde

Patto Stabilità e crescita Ue: nuovi diktat sul debito

Dopo il voto del Def alla Camera, è arrivato anche il benestare al Documento di economia e di finanza del governo Meloni del Senato:

La risoluzione presentata dalla maggioranza ha ricevuto 96 voti favorevoli, 66 voti contrari. Due sono stati gli astenuti. 

Def Meloni, Monti: non vedo consapevolezza del problema del debito

Diverse sono state le critiche che si sono levate contro il discorso di Giorgetti, nella giornata di oggi e, in generale, contro il Def del governo Meloni.

Un aspro appunto sulla gestione del debito pubblico dell’Italia è arrivato oggi dall’ex presidente del Consiglio e senatore a vita Mario Monti, che ha espresso tutto il proprio disappunto per i mancati progressi che il paese continua a fare nel percorso di riduzione del debito:

Non vedo sufficiente consapevolezza del problema del debito, né sufficiente volontà di affrontarlo come temo, anzi sono certo, prima o poi sarà duramente necessario“.

Monti ha commentato anche l’ansia Superbonus, che continua a pesare sui conti pubblici dell’Italia:

In un paese in cui è mortale pronunciare la parola ‘imposta patrimoniale’ tutti coloro che hanno votato per il Superbonus hanno votato, spero per loro senza saperlo, per una imposta patrimoniale sulla casa, però al rovescio; con il contribuente che paga un trasferimento di ricchezza ai proprietari di casa”: fattore, ha aggiunto Monti, stando a quanto riportato da Il Sole 24 Ore Radiocor,  che “ha determinato una grossa ridistribuzione perversa del reddito ma sotto ogni profilo che si possa immaginare”.

Ancora, riferendosi al voto di ieri sul Patto di stabilità e crescita, a cui l’Italia ha deciso di non partecipare, Monti ha ammonito:

Stiamo mostrando una totale disconnessione pazzesca tra le componenti del sistema Italia agli occhi dell’Europa”.

Monti ha ricordato di aver suggerito in Senato alla “presidente del Consiglio (Giorgia Meloni), di considerare seriamente se non fosse il caso da parte dell’Italia di porre il veto a quell’accordo poco soddisfacente sulla nuova governance”.

Era stato poi deciso, tuttavia, di non porre il veto.

Ieri, l’astensione dell’Italia:

“Se voi foste cittadini di un altro Paese europeo che impressione avreste?”, ha commentato così oggi l’ex premier.